venerdì 4 dicembre 2009

Avventure controvoglia

Ho perso molto presto il gusto per i film d' avventura, ma solo da qualche decennio l' ho azzerato.

Non c' è niente da fare, seguendo le peripezie di Tizio e Caio il fiato non mi si mozza. Mi distraggo, chiedo l' ora, apro il frigo, dò fastidio e sporco in giro. Almeno finchè la palpebra non mi si abbassa sono un vero disastro, lo ammetto.

Se vengo poi a sapere che un film ha una trama raccontabile, cerco di evitarlo accampando scuse inverosimili.

Sarà per questo che sono un fan de "Il Grande Lebowski", un film d' avventura con tanto di trama?

D' avventura sì, ma è un' avventura controvoglia.

La trama del film è una strada dritta e ben tracciata, solo gli americani la sanno asfaltare in modo tanto levigato, e i Coen sono americani da cima a fondo. Ma è anche una strada orribilmente ostruita da personaggi logorroici che, affinchè muovano un passo in avanti, devi spintonarli con una maleducazione che solo i F.lli Coen possono permettersi. Come se non bastasse questi idioti che credono di saperla più lunga del regista, imboccano in continuazione delle scorciatoie. Ci vuole un attimo e te li ritrovi sull' ordito a fare i cretini.

Neanche Drugo, infatti, ama le trame. Qui, fortunatamente, è lui il protagonista. Di Indiana Jones neanche l' ombra.

Non so quali siano i film preferiti da Drugo, per certo so solo che non sopporterebbe mai una vita con la trama!

La concepisce piuttosto come un' infinita e informe seduta al bowling inframezzata da spinelli e bagni caldi da prendere con moooolta calma a lume di candela. Ogni tanto, ma con moooltissima calma, si molla la coca e il divanetto per alzarsi ed impugnare la boccia traforata. Poi la si scaglia e la si guarda che rotola, rotola, rotola. La si guarda con gli occhi che girano, girano, girano. La si guarda a lungo, mentre si sognano tanti strike. Lo strike non arriva ma si è contenti lo stesso per il solo fatto che la palla, finita così distante, non necessita di essere recuperata, un portentoso marchigegno lo farà per noi! Grande!

Attenzione, non dico che sia una vita priva di soprassalti, ogni tanto spuntano quesiti che diffondono una certa turbativa. Quando comincia il torneo?

E non crediate che sia un' esistenza priva di asprezze. Può fare capolino una dura monotonia... tutti quei cambi di scarpe per entrare in pista, solo per fare un esempio...

Come potete notare dall' asse del cesso alzata, Drugo è single.

Il suo motto potrebbe essere: "Perchè comprarsi una vestaglia quando c' è l' accappatoio?", oppure: "Perchè comprarsi qualsiasi vestito, quando c' è l' accappatoio?".

Non pensate nemmeno che Drugo sia un pazzo disadattato in cerca di sfide, si dà dei limiti; sì, è vero, in drogheria a prendersi una birra d' emergenza scende in accapatoio e ciabatte. Ma non va oltre, non arriva a fare cose che possano segnalare in modo troppo evidente la sua presenza creando allarmismo. Ha una reputazione da difendere, è pur sempre stato uno degli estensori della Dichiarazione di Port Huron ("La prima, non la seconda"). Eccheccazzo!

Mi viene da cadere in ginocchio quando vedo John Goodman in questo film.

Walter Dice esattamente tutto quello che deve dire chi non ha impegni da qui a dieci anni, chi probabilmente nella sua vita non avrà mai altri veri impegni che non siano il Torneo. E non pensate che le cose che ha da dire siano inezie! Anzi, essendo reduce del Vietnam in genere una parola su due che gli esce dalla bocca merita di essere scritta con la maiuscola (lui le scriverebbe tutte in maiuscolo).

Come un segugio sniffa l' aria a caccia di situazioni in cui possa sollevare questioni di principio da portare alle estreme conseguenze infervorandosi sul nulla.

Se ho avuto voglia di rivedere uno dei miei film preferiti, forse non doveva proprio essere tale. Non lo so, di solito evito di frequentare il posto delle fragole.

Quello che so è che regge ancora maledettamente bene questo film maledettamente seducente.

Ma la Sara lo rifiuta, è un po' in soggezione quando deve calarsi in atmosfere mai definite. Piene di personaggi pronti a sabotare qualsiasi atmosfera.

L' indolenza, la vera protagonista del film, e i metodi per conviverci, sono a lei estranei.

Mi sente ridere dall' altra parte del divano e non capisce mai bene perchè. Tutto cio' la disturba, è normale. Bisogna pur masticare un po' di napoletano per vedere ricomincio da tre.

Non è certo un film per coppiette, semmai il perfetto contrario. E' naturale, l' apoteosi dell' accidia non puo' che essere l' apoteosi della solitudine.

Forse per questo ho terminato in perfetta solitudine la visione di un film quasi perfetto.

I Guano-Padano, con le loro musiche in cerca di un film, evocano al meglio le pimpanti avventure che sembrano accanirsi su persone come Drugo, persone in cerca solo di rilassatezze paludose in cui millantare qualcosa prima di perdersi. [al fischio il maestro Alessandro Alessandroni in persona].



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Primo tentativo fallito

Abbiamo tentato di vedere Wiseman ma è stato un vero fallimento, la Sara ha rinunciato praticamente subito e anch' io, devo dire, non ho avuto la scossa provata quando mi sono imbattuto per la prima volta nella sua opera.

Ho fatto arrivare direttamente dalla Zipporah 3 suoi documentari, il primo, Basic Training (1971), era proprio quello che mi aveva stregato in orari antelucani su Fuori Orario.

Probabilmente la mancanza di sottotitoli e la comprensione difettosa hanno giocato un ruolo decisivo. Non mi do' certo per vinto, so di avere a che fare con un "grande" e presto, in un modo o nell' altro, tornerò alla carica.

Nel frattempono "giacciono", oltre a basic Training, anche Hospital e Domestic Violence.

Tirata per i capelli

Abbiamo visto La ragazza del lago. L' interpretazione del film è stata divergente.

VERSIONE 1. La futura vittima ricattava moralmente il padre dopo averlo visto commettere un delitto: lasciava morire il figlio autistico sotto i suoi occhi.

VERSIONE 2. La vittima stressava il padre ricordandogli l' incuria che costò la vita del figlio autistico.

La morte del figlio è cruciale, il regista ci fa solo capire che figlio e padre, in quel momento, stanno in due stanze separate. C' è però anche una madre disperata che non vuole sapere nè ricordare.

La seconda versione è un po' tirata per i capelli, lo ammetto. E' la mia.

Mi piace di più, primo perchè fa dell' assassino una persona più vicina a noi: chi non ha momenti di sconforto accudendo un figlio autistico che grida tutto il giorno? Chi non ha quei fugaci momenti di odio nei suoi confronti?

2 punti deboli

Ieri sera rivisto un super classico: Che fine ha fatto Babe Jane.

Qualche punto debole però, resta:

1. che bisogno aveva Blanche di trascinarsi con la spina dorsale spezzata fino al cancello? Ha improvvisato un piano B sul momento? Poco credibile.

2. Perchè quando Blanche lancia il suo messaggio in bottiglia non chiede aiuto urlando?

giovedì 3 dicembre 2009

Far finta di amare la vita grazie al cancro

Non mi aspetto che la mutua "passi" le cure crioniche, eppure, come abbiamo visto, i motivi razionali per farlo non mancherebbero.

Poichè su queste questioni a contare è la razionalità politica, dobbiamo deporre le nostre speranze e non farci illusioni. Infatti:

1. Parliamo di trattamenti con effetti sulla lunga distanza, una distanza che non viene considerata nella razionalità del politico destinato a transitare velocemente sulla scena; come ben sappiamo, solo il privato è lungimirante.

2. Nonostante certa retorica, noi non amiamo la vita al punto di desiderarne un prolungamento probabilistico, per quanto esso sia godibile in perfetta salute.

3. Le probabilità di successo dei trattamenti misurate sulla distanza secolare sono piuttosto basse (10-15%); i costi, invece, non sono poi così irrisori. Certo, c' è la possibilità di andare oltre il secolo, ma...

Le prime due giustificazioni sono accettabili, la terza decisamente meno. Alla luce di pochi esempi appare subito quanto sia abborracciata.

Basta dare un' occhiata al lussuoso ed inutile trattamento che già oggi la mutua passa per "curare" il cancro.

Qulasiasi persona razionale, per quanto benestante, declinerebbe l' invito a farsi curare qualora debba pagare di tasca propria.

... When it comes to cancer care, we’re not getting what we pay for. … Few cancer clinical trials are designed to “cure” patients. They are commonly aimed at … an extension of average survival from 5 months to 6 months...

... the treatments alone cost more than $15,000 a month, yet on average add only a few months to survival...

I frequently ask my students and peers if there is a cancer drug today that they would pay for out of pocket if they had to. … After a long pause, someone invariably will say “Gleevec,” … a true magic bullet!


Una montagna di soldi per garantire - forse - qualche mese di vita da passare tra le sofferenze o completamente rincoglioniti. Per contro, quando si tratta di dare una chance reale all' immortalità, facce scandalizzate.

Spiegazioni per tutto cio'? Forse dobbiamo far finta di amare la vita e ci serve un pretesto.

link

Il proprietario di tutti media scende in politica

E' uno scandalo?

Bè, se i media incidessero sul voto...

Ma non incidono.

... We find no evidence that partisan newspapers affect party vote shares, with confidence intervals that rule out even moderate-sized effects...

mercoledì 2 dicembre 2009

Un giorno qualunque in accademia

La comunità scientifica alle prese con la peer review...

Labilità delle prove



particolari

Nazionalismo e Socialismo. Vota il meno peggio.

Qualcuno giudica la struttura ideologica, altri privilegiano i fatti.

One big problem with nationalism is that it is a leading cause of mass murder. Fascism and Nazism were, of course, extreme forms of nationalism and the mass murders Nazi and fascist regimes committed were justified on the grounds that they were necessary to advance the interests of racially or ethnically defined peoples. Obviously, most nationalist governments do not commit mass murder on that scale. This is one reason why nationalism is not quite as pernicious as socialism. Nearly all full-blown socialist regimes that have lasted for any length of time have engaged in mass murder; "only" a substantial minority of nationalist regimes have done the same.

Sono abbastanza d' accordo.

Spesso, da noi, chi è chiamato a sbilanciarsi sulle questioni in oggetto, cerca immediatamente asilo nella storia patria ("... noi abbiamo avuto il fascismo..."). Un po' come se l' astronomo chiamato a giudicare le traettorie astrali giustificasse la sue ipotesi conferendo centralità ad un particolare punto di osservazione: il balcone di casa sua.

Darwinisti conservatori alla riscossa

"Se il mercato non ha bisogno di un pianificatore centrale, perché la vita dovrebbe necessitare di un artefice intelligente?”.

La teoria darwiniana, come teoria scientifica, a volte lascia dei dubbi a chi l' approccia per la prima volta. Probabilmente perchè è troppo semplice, non abbisogna nemmeno di formalizzazione matematica! Come si puo' spiegare "tutto" senza nemmeno una formuletta?

In realtà non è altro che una trasposizione in ambito naturalistico della teoria economica del Laissez Faire (liberismo?): anche organizzazioni complesse e funzionanti possono emergere spontaneamente senza un pianificatore che modelli il tutto dall' alto.

Non solo, l' economia vanta una primogenitura: Darwin mutuo' i formalismi di cui abbisognava dal suo amico Malthus. Solo con i classici argomenti dello "small government" la macchina di Darwin poteva lubrificarsi al punto giusto e intraprendere la sua inarrestabile corsa.

Se l' evoluzionismo fila via liscio ridicolizzando i tentativi "creazionisti", perchè mai quei concetti non vengono ripresi in ambito sociale per ridicolizzare la necessità di un governo centrale robusto?

Sono concetti piuttosto abrasivi se trasposti con gli opportuni ritocchi nelle scienze sociali, questa ammissione va fatta. Guai comunque a chi se li dimentica e a chi evita di accennarli anche solo sottovoce.

A tener sveglia la mente possono aiutare due recenti pubblicazioni: La Politica secondo Darwin e Darwinian Conservatism

Probabilmente si puo' credere sia a Darwin sia al paternalismo progressista. Anzi, si puo' senz' altro visto che in molti ci riescono. Sarebbe bello però che costoro ci spiegassero come fanno.

martedì 1 dicembre 2009

Ragione ed erudizione

Paolo Giordano la fa semplice, per lui tutto è naturale: Mahmoud Vahidnia, essendo un matematico, odia i dogmi e, con una forma mentale del genere, non puo' che opporsi al regime iraniano.

Risponde Israel con "mille controesempi" (che in realtà sono quattro).

La teoria di Giordano ha i suoi pregi, ma i fatti dove stanno?

I contro-esempi di Israel sono eclatanti, ma i fatti dove stanno? Non c' è materiale per supportare la la null-hypothesis.

Da che parte stare? I contro-esempi di Israel neutralizzano gli esempi di Giordano? Il cigno nero è stato trovato? Popper sta con l' uno o con l' altro?

Non scherziamo, Popper faccia il piacere di restare a casa propria, qui tutto rimane a livello di chiacchiericcio stimolante e polemico, godiamoci semplicemente lo sfoggio di erudizione.

Se invece siamo interessati a soluzioni rigorose di questo come di altre centinaia di enigmi del genere, sappiamo tutti cosa fare, sono lì a portata di mano, ma sono faticose e bisogna tirarsi su le maniche. Consistono essenzialmente nel contare.

Soluzioni forse troppo pedanti per trovare ospitalità in giornali dediti all' intrattenimento colto. Per quello ci vogliono i fuochi d' artificio con "mille esempi e mille controesempi". Purchè il "mille" non vada mai oltre il "tre" o il "quattro" perchè le pause caffè sono molto brevi e la campanella suona per tutti.

Chi sei?

Scommetto che non lo sai nemmeno tu così bene.

Forse posso ucciderti senza danno per nessuno e senza rimorsi di coscienza.

Forse non tutti gli omicidi sono uguali.

Ma chi sei veramente, si puo' saperlo?

Decidilo pure con calma e poi me lo spieghi, ma solo dopo aver dato un' occhiata al filmetto.

https://www.youtube.com/watch?v=KfHbsMa_wao



... urge teoria dell' identità!

Sembra proprio che non ci si possa identificare con le proprie funzioni psicologiche. In fondo il gemello le mantiene inalterate senza essere "me".

Ma nemmeno possiamo dire che l' identità risieda nei corpi! In questo caso eludere l' accusa di omicidio sarebbe un gioco da ragazzi: basterebbe creare una copia innocente di noi stessi e autodistruggerci.

Forse parliamo di anima proprio per eludere la doppia impossibilità.

n.b il video è recuperabile qui https://vimeo.com/72696357 john weldon to be




lunedì 30 novembre 2009

Prima che sia troppo tardi

Alla mia morte potrei farmi ibernare per poi chiedere uno scongelamento il giorno in cui la medicina sarà in grado di curare la malattia che mi affligge.

Non ci vuole poi molto, basta una firmetta qui e qualche garanzia economica. I prezzi sembrano convenienti.

Ma arriverà mai il mio momento? Quando rinascerò a nuova vita? Basta andare in là solo 100 anni e le possibilità cominciano a diventare concrete.

Se prendo sul serio la scommessa di Pascal, non vedo perchè dovrei snobbare la criogenetica. Si tratta pur sempre di vita eterna, magari non paradisiaca, ma eterna (o giù di lì). E con possibilità più che concrete di realizzarsi!

Sono sicuro che molti, non gradirebbero l' estensione di una vita che già ora giudicano grama. Ma per un vero credente è diverso, lui è chiamato ad amare la vita! Di fronte alla possibilità di prolungarla darebbe cattiva prova di sè tirandosi indietro con una rinuncia immotivata. E questa è una possibilità di vita eterna, inutile girarsi intorno e cercare l' inghippo. E' una possibilità per noi e per il nostro prossimo. Cosa stiamo facendo per favorirla? Forse dobbiamo già batterci ora per trasformare in un un diritto cio' che al momento si configura solo come mera possibilità. Riflettiamoci senza lasciarci prendere dal panico per il semplice fatto che il buon senso non puo' soccorrerci. Riflettiamoci traendo ispirazione dalla scommessa di Pascal.

Forse gli entusiasmi ci obnubilano nascondendoci alcuni problemi filosofici. Perchè di problemi ce ne sono, e non pochi. Penso solo ai problemi legati all' ambiguo concetto d' identità.

E' urgente comunque che il credente si dia una risposta anticipando i pronunciamenti ufficiali della sua Chiesa. Qualora vi rinunciasse potendo compiere autonomamente la riflessione richiesta, perderebbe la possibilità di un confronto, sarebbe portatore di una fede passiva e pigra, una zavorra mortifera che rallenta ed intralcia la marcia vitale della Chiesa nella storia. Non mi prolungo oltre sul punto, visto che in questa sede m' interessa solo il caso concreto.

Problemi filosofici, dicevamo; problemi d' identità, dunque. Per esempio, sono ancora "io" il resuscitato?

E perchè non dovrei essere "io"?

Purtroppo le cose potrebbero complicarsi.

Molti chiedono di conservare solo il proprio cervello al fine di "uploadarlo" su computer idonei. Questa macchina che pensa esattamente quello che avrei pensato "io", sono ancora "io"?

Per molti l' identità è ovvia, visto che l' uomo si identifica con la sua ragione; eppure io tenderei a rispondere negativamente. Basta fare un esperimento mentale immaginando che certe tecniche siano disponibili già ora. Se clonassi il mio cervello in una macchina, ora ci saremmo sia "io" che il mio clone sintetico, dunque quest' ultimo non puo' identificarsi con me.

I problemi che presenta la criogenetica sono davvero entusiasmanti e sicuramente meritano una tag nel blog. Purtroppo restano anche aperti e potrebbero disturbare chi vuole andare sempre a nanna con tutte le questioni chiuse a doppia mandata.

Ma guardiamo anche al positivo della faccenda: se molte questioni si aprono e ci costringono alla meditazione, altre vengono finalmente chiuse. Una in particolare, ovvero: non ha senso credere in Dio per il fatto che Dio ha vinto la morte; quella la vincerà anche la criogenetica! Chi crede perchè in preda a queste paure e a questi bisogni, preghi un altro Dio. Dobbiamo credere per placare la nostra sete di verità lasciando che la sete di immortalità trovi altre fonti a cui abbeverarsi.

sabato 28 novembre 2009

Sete di martirio

Innanzitutto Pascal Bruckner scrive da dio, il che lo rende imprescindibile anche quando si cimenta in variazioni su argomenti triti. Ho sempre invidiato chi puo' concedersi questo lusso, la sfibrante ricerca di originalità, alla lunga, elargisce come unico regalo la paralisi.

Il libro che ho in mano è suo ed è un saggio, uno dei pochi che non riesco a trascurare pur sapendo che apprenderò ben poco dalla sua lettura e ben sapendo che lo inizierò, senza inconvenienti, aprendo a caso.

E' un libro in cui si replica un glorioso precedente aggiornandolo. Parla di vecchi che amano dare buoni consigli non potendo più dare cattivi esempi. I vecchi in questione siamo noi, quelli che da qualche secolo godono, unici al mondo, di uno stranissimo quanto raro diritto: la libertà di parola.

Basta leggere il titolo per capire che se la prenderà con i soliti tic. Per esempio l' automatismo con cui l' Occidente guarda al mondo e conclude denunciando se stesso come una lebbra che imbratta nivee epidermidi. Il reo confesso, consultando l' Atlante dalla sua confortevole poltrona imbottita, troverà sempre in qualche periferia planetaria una rivoluzione religiosa da giustificare o un regime illiberale per cui trepidare; una terroristica bellezza con cui esaltare il suo estetismo o una banda di guerriglieri cocainomani da sostenere in quanto resistenti alle logiche imperialiste.

Come al solito si abbandonerà alla piacevole frivolezza con cui puntualmente fustiga la propria cultura, incamerando così i vantaggi di chi si barrica dietro la facciata del criminale perpetuo della Storia che si auto-carcera. Prima fra tutte, il potere, da carcerato, prendere le distanze da ogni realtà spinosa, quelle che come le tocchi ti pungono.

Probabilmente PB ha imparato da Nietzsche che, in nome dell' Umanità, le ideologie laiche non hanno fatto altro che sovracristianizzare il Cristianesimo potenziandone un messaggio; ora però quel messaggio ci entra in testa solo se trinciato in pezzettini minuti. In questo ampio cavallo di millennio, PB ne è certo, il "pezzetino" che va per la maggiore è quello relativo al dovere penitenziale con allegata auto-flagellazione lirica. Solo affondando preventivamente l' affilato bisturi nelle carni, si riceve regolamentare diritto di parola dai nuovi sacerdoti del culto. Ma il via libera si limita alla parola necessaria per macerarsi nella vergogna prima di rintanarsi in un riserbo taciturno sulla condotta altrui: l' Occidente, con la sua Storia costellata di cadaveri, non giudica. Rinuncia. D' altronde il mondo intero non lo ascolta, è chiaro: lo odia perchè se l' è meritato.

Quanto più il cocktail di disastri costituito dalle alternative all' ortodossia liberal-democratica si allontana dalla navicella della Storia che ci trasporta, tanto più puo' risorgere la loro dottrina liberata finalmente dal noioso confronto con il reale. E così Minà riparte per la foresta alla ricerca di qualche dittatore che lo possa redimere dall' alienazione di civiltà ormai tenute in ostaggio da pubblicità pervasive e dal web 2.0 Per fortuna ha incontrato Hugo Chavez e le baracche cubane, una tenue speranza puo' essere ancora alimentata.

Lo schema di riferimento come al solito lo fornirà San Bernardo per cui: c' la coscienza buona e tranquilla (Paradiso), la buona turbata (Purgatorio), la cattiva turbata (Inferno) e la cattiva pacifica (Disperazione). Abitando la parte più ammuffita dell' Europa, PB ritiene di conoscere bene solo l' ultima, e di quella parla sempre.

Da polemista di razza, PB non si risparmierà i nomi. E non parlo di certa impresentabile feccia antidemocratica del secolo passato, nemmeno della sponda più nobile ma morta e sepolta (Dostoevski, Mann, Heidegger...), parlo di personalità, magari non sempre vive, ma sempre molto trendy, e con schiere di seguaci incazzosi verso chi allunga una mano con l' intento di trarre il bambino travolto dallo sciacquone del pensiero critico; verso chi tenta un passo in avanti (giudicando, parlando, rispondendo, agendo...).


I Maestri più recenti verranno riesumati, ci scommetto. Magari comincerà da Claude Levi-Strauss, noto per considerare lo sviluppo della civiltà occidentale come un mostruoso e terribile cataclisma che minaccia il mondo più innocente. Una civiltà, la nostra (e la sua), colpita irrimediabilmente da un maleficio che ne corrompe il senso minacciandone la grandezza. Da come la descrive viene naturale l' idea di neutralizzarla con la formalina.

Figuriamoci se si dimenticherà di Edgard Morin, proprio colui che incita la massa a concentrarsi sulle barbarie europee perchè siamo in condizioni storico-politiche che le favoriscono. E' lui uno dei bachi più produttivi nel formare il bozzolo di pentimento in cui amiamo rinchiuderci assumendo rassicuranti posizioni fetali.

Serge Latouche sarà di certo un bersaglio che PB inquadrerà, segnale da sempre il modo in cui chiude ogni sua riflessione con la domanda: chi è il colpevole? Di più monotono c' è solo la risposta: Noi. Ma anche come gialli i libri di Latouche funzionano poco visto che pongono il cruciale quesito dopo avreci appena dipinti per pagine e pagine come una congrega di visi pallidi privi d' anima e appena reduce dall' aver sottomesso l' Umanità al proprio servizio. Ogni atrocità commessa in Africa, Asia e Medio Oriente vede la decisiva complicità di mia mamma che fa la spesa al supermercato.

Visto che un concetto per cui "lo sterminio è il nocciolo del pensiero europeo", sta al cuore della poetica di Sven Lindqvist, vuoi vedere che pure lui finirà nel mirino?

Magari, tanto per divertirsi, partirà da lontano. Si divertirà rievocando la vibrante quanto insensata conferenza che il sommo Poeta Louis Aragon tenne di fronte agli studenti assiepati, quella nella quale senza tante licenze poetiche si augurava la distruzione della maledetta civiltà europea, una civiltà che ci modella uno per uno come fossili nello scisto. Per chiudere poi in crescendo con la visione del grande Brahma leggendario venuto a schiacciarci tutti sotto il tallone. Ma che nessuno si preoccupi: la nostra morte sarà concime per la fioritura di nuove bellezze e nuovi mondi. Ottant' anni dopo la stessa idea è ripetuta con la noia di chi la dà per scontata dal sociologo Latouche.

Pregusto già nel vederlo punzecchiare la buonanima di Braudillard, il primo dopo "le due torri" a dichiarare, con grande sfoggio di sottigliezze e i cadaveri non disintegrati ancora sull' asfalto, che "gli americani se l' erano voluta". Un riequilibrio si era ristabilito, le "condizioni oggettive" avevano fatto scattare l' anonima azione. A distanza di anni parole del genere dette a caldo sono un titolo di merito, e contano un casino per la carriera e l' endorsement di le Monde Diplomatique.

Vi ricordate quando il sindaco di londra Ken Livingston, impegnato anche lui a poche ore dalle stragi nella sua città in una ricostruzione degli eventi, sembrava aver finalmente scoperto le cause delle bombe: il fatto era che i paesi Arabi avevano subito troppe pressioni dopo la prima guerra mondiale, e la cosa non poteva non aver pesato sulla catastrofe della metropolitana. Sono certo che PB saprà pennellare al meglio questi episodi innalzandoli da gaffe ad archetipi platonici del penitente compulsivo.

John Le Carrè vede nell' "umiliazione" subita dai popoli arabi le fonti del terrorismo. Uno entra in casa tua e crea lo Stato di Israele, ma dove siamo? il bombarolo esercita così un regolare diritto di rivalsa, manca solo il timbro in calce dell' ONU. Il pendolare di treni spagnoli e metropolitane inglesi sta dunque pagando un risarcimento dovuto, di cosa si lamenta? Ho già constatato che nell' indice dei nomi John è presente. E come poteva mancare?

Per lo stoico Mario Soares non si tratta mai di "combattere" - errore fatale - ma di "cercar di capire". Anche quando ti cade una bomba in testa? Da tempo siamo in molti a voler porre la questione a Mario. Così, tanto per sapere. Sono sicuro che l' imbarazzante quesito è stato formulato nel modo più gustoso e inevadibile proprio da PB. Quindi io mi ritiro e anzichè porla, mi limiterò a leggerla puntellata di tanti piccoli corollari che la rinforzano.

I predicatori d' odio non avrebbero vita tanto facile senza i predicatori di vergogna. Tra questi si distingue Jacques Derrida, il quale conclude il suo saggio sugli Stati Canaglia come Ghezzi - recentemente riuscito nell' impresa di spettinarsi il cervello più della lubrica e rada chioma - concluderebbe una sua assonnata e sfocata recensione al film delle due di notte: siamo tutti Stati Canaglia. Poi, per distinguersi dal trasandato cinefilo e darsi un contegno, aggiungerebbe: noi in particolare. Ma il mitico Ghezzi, offeso per il sorpasso, metterebbe di nuovo la freccia facendo osservare come American Beuty dimostri genialmente che siamo tutti serial killer senza che nessuno lo sia. La gara dei paradossi è solo all' inizio ma io mi sono già annoiato. D' altronde gli allibratori non consentono più di scommettere sulla presenza del decostruzionista nel tomo di PB, lui è un fuori quota in questo campo.

Come tutti noi da tempo sappiamo, le zone di fermo degli stranieri irregolari, specie in Italia, sono praticamente indistinguibili dai lager nazisti. E pensare che se non me lo diceva Giorgio Agamben, mica c' avevo fatto caso. Dopo un' osservazione del genere tengo la lingua a freno nel giudicare Foday Sankoh, l' inventore della mutilazione "short sleeve", al gomito, e "long sleeve", alla spalla. Da che pulpito potrei mai rivolgere un monito io in quanto europeo a questo dilettante africano dell' orrore. Sto qui e me ne sto zitto. Certo, almeno al Prof. Agamben avrei una voglia matta di chiedergli se mi fa vedere dove sono le camere a gas, ma è un tipo irritabile e non oso. Speriamo che PB, da accademico ad accademico, osi; perchè sono certo che anche lui ha questa voglia matta.

"O dio, assolvimi dalle colpe che ignoro e perdonami da quelle altrui". Quando non prega con le parole del salmo, il vanitoso Josè Saramago è impegnato a fare paralleli tra Isrele e il regime nazista. Intanto il tempo passa e Josè, a corto di paralleli, è passato all' identificazione. La cosa è inevitabile visto quanto somiglia al nostro lo stato di Israele e quanto stimoli dunque quello specifico vanto che è l' odio di sè. Probabilmente la presenza di JS su questa terra porterà via un paragrafetto del libro che ho già letto senza bisogno di aprirlo.

Se PB scrive da dio, Cioran scrive da Dio. Ma è avvantaggiato dal nutrire pensieri che con la bellezza si sposano al meglio. Per lui, rifiutarsi di ammettere la completa interscambiabilità delle idee significa condannarsi a far scorrere del sangue. Mi spiace che il grande rumeno finisca in lista con Gianni Vattimo ma il suo posto è quello, e PB non guarda in faccia a nessuno.

Sì, Gianni Vattimo, anche lui. Lui che chiede al Cristianesimo di "tacere" per mettersi in ascolto dell' altro in modo da non favorire forme di colonizzazione. Per me questi dialoghi con uno che tace, più che altro favoriscono il monologo. Siamo alla caricatura dello spirito critico. Del resto ci si guarda bene dal rivolgere il medesimo invito all' Islam o al Buddismo o all' Induismo. La Rochefoucauld aveva un' espressione per definire il motore di simili richieste unilaterali: "l' artificio dell' orgoglio". Cosa sia lo spiegherà di sicuro meglio PB fuori dal vincolo aforistico.

Lo spirito critico si muta in odio di sè e diventa voglioso di espiare ininterrottamente, coltivando così un orgoglio tutto particolare. L' importante è non pentirsi ma limitarsi al rimorso. Solo il rimorso "coltiva e conserva la colpa per il bisogno di continue trafitture". E infatti chi si limita a pentirsi è malvisto. La Chiesa Cattolica, per esempio, recentemente ha ammesso alcune mancanze storiche porgendo scuse solenni, ora alla comunità ebraica, ora agli indios sudamericani. E poi sono venuti i popoli africani e poi protestanti e ortodossi. La cosa ha fatto irritare enormemente il noto giornalista inglese Robert Fisk che su quante più colonne poteva è saltato su a urlare "... cosa aspetta la Chiesa a chiedere scusa ai musulmani per la sanguinosa invasione dell' Iraq?". Siccome sono sicuro che PB sappia che la Chiesa Cattolica non ha invaso l' Iraq, siccome penso anche che sappia quanto la CC fosse contraria a quella guerra (arrivò a ricevere l' ambiguo Terek Aziz), ritengo che per il suo libro l' esistenza di un tale come Robert Fisk sia molto preziosa e vada valorizzata.

Per Oliver Roy e Franco Cardini si è parlato di "sindrome dello specialista". Ci si innamora dell' oggetto dei propri studi difendendolo con le unghie anche nei casi disperati. Presto si perde il senso della misura. I due hanno dedicato un due terzi della loro vita allo studio dell' Islam. PB non ama la Chiesa Cattolica e non manca mai di tirare una frecciatina appena puo', ma so anche che sposa la tesi di Eric Conan: "le religioni cristiane sono state sanguinose e assassine allontanandosi dai propri testi, l' Islam avvicinandosi ai suoi". Dello stesso parere sono molti islamici moderati che caldeggiano una revisione del canone. Per questo motivo e non per altro sono fiducioso di ritrovare Roy e Cardini nella foto di famiglia scattata da PB.

Jean Genet ha cantato la bellezza delle SS, dei criminali, degli assassini, delle Black Panthers, dei fedayn. Tutti scappano sciamando quando lui sta per scoccare il suo bacio della morte. Ma i palestinesi non hanno fatto in tempo a ritrarsi e Genet, con mossa fulminea, ha sposato la loro causa fornendo la sua egida di intellettuale controverso ma ben inserito. Su le Monde Diplomatique è stato chiaro nell' esporre a Tahar Ben Jelloun i motivi dell' imbarazzante abbraccio. In giro non vedeva niente di più anti-occidentale. E poi sono poveri e musulmani! Mi sembra che la cosa fornisca spunto di riflessione per un libro che non cerca altro che casi del genere.

Tutti tratteniamo il fiato ingoiando pillole di Prozac, il momdo trema, la pace è in pericolo, siamo sull' orlo del baratro. L' unica nota positiva è che tutti in Europa conosciamo bene il nostro nemico, ovvero colui che sta minando la sicurezza dell' intero mondo: Israele. Bè, "tutti" proprio tutti no, diciamo il 59% degli intervistati in merito. Di sicuro lo sa bene Gilles Deleuze, il quale è fine analista del genocidio che Israele compie sotto i nostri occhi tutti i giorni, nonchè fine analista del mimetismo tra Israele e il regime hitleriano. PB invece è un fine analista dello strano fenomeno-Deleuze, spero che in questo libro voglia andare ancora a fondo nel decifrare l' oscuro mistero di tanta fama.

A proposito di Israele, da quando ha smesso di essere il migliore per diventare non-peggiore degli altri, nessuno lo perdona più. E gli arabi (a cui nessuno frega niente) sono diventati il bastone da dargli in testa. Il bello che spesso dello stesso Israele facciamo un bastone per auto-bastonarci. Il filosofo norvegese Jostein Garder è un bastonatore folle e ormai va dicendo a destra e a manca che Israele premedita una "soluzione finale" attraverso la quale farla finita con i palestinesi. Il tutto con l' aiuto di Dio. Prendo atto e trasmetto la pratica al dott. PB. Il quale probabilmente l' archivierà nel cassetto che già ospita da tempo Alain Badiou e Saramago, altri due per cui Israele sta pianificando genocidi in gran segreto. E alla solita domanda: e le camere a gas? Rispondono come un sol uomo: non tarderanno!

Altro caso di cui occuoparsi: Harold Pinter ritira il Nobel appena dopo aver firmato il suo sostegno a Milosevic, evidentemente l' ultimo autocrate nazi/comunista d' Europa lo faceva ancora sperare. Chissà con quale interesse si accosterebbe al pensiero neo fascista di de Benoist che teorizza un' alleanza tra terzo Mondo e Europa contro l' Occidente (aiuto, mi gira la testa!). Cosa abbiamo mai noi da insegnare al mondo visto che riposiamo sul trionfo della vacuità sostanziale e su un passato maledetto? Senza abiure non potremo mai muovere un passo. L' Europa è e deve restare preda di un "un paralizzante dolore". Per precisazioni intorno a questa poetica citofonare Ulrich Beck.

Il predicatore Tariq Ramadan sostiene che i musulmani di oggi sono paragonabili agli ebrei degli anni trenta. Siccome con un piccolo passaggio è abbastanza facile capire chi sia il regime hitleriano, queste parole mandano regolarmente in visibilio i fantici della modestia che finalmente possono predersela con se stessi e con la loro cultura intrinsecamente totalitaria.

Le Cour Grandmaison possiede una particolare bacchetta magica. Pensate per un attimo alla banalizzazione del male: il carnefice trasformato in contabile e viceversa. Basta un tocco della masochistica bacchetta magica ed ecco che chiunque lavori in azienda viene mutato ipso facto in un kapo'. Marx aveva edulcorato la realtà, chiamava "sfruttamento" dell' uomo sull' uomo cio' che è "sterminio" dell' uomo sull' uomo. Quadra tutto? C' è ancora qualcuno che riesce a distinguere il capitalismo da Aushwitz? E non rompete con le camere a gas! Leggetevi piuttosto due paginette di storia della Rivoluzione Industriale e ci troverete pure quelle: come chiamereste infatti le fabbrica dove i deportati dalle campagne venivano stipati? Leggetevi poi due romanzetti contemporanei sull' angoscia da precariato e noterete come da quei lager ottocenteschi siamo evoluti con il passo del gambero. La bacchetta magica di Le Cour sembra proprio essere l' arma del delitto e nel giallo di PB avrà di sicuro un posto centrale.

Il binocolo di PB è da sempre puntato su una certa Europa che si va trasformando in un misto di "rimorsi & comodità". Poichè i secondi sono imprescindibili, per dare sfogo ai primi si proietta la propria immagine sull' America, che viene bestemmiata come l' ateo bestemmia un dio per meglio resuscitarlo. Ci si crede votati allo Spirito sebbene il proprio ethos rimanga esclusivamente mercantile: dai no global al pacifismo, ogni richiesta concreta al fine formulata si riduce in un differente circuitazione delle risorse materiali; l' anticapitalismo segnala la forte dipendenza dal mercato. Amano Jeremy Rifkin che spiega loro quanto in Europa lo Spirito sopravanzi la ricchezza, proprio nel mentre persino l' amor di patria, il primo embrione della mistica, viene ormai liquidato come un arcaismo.

Spero si sia capito quanto il brodo possa essere allungato. Senonchè, solo un virtuoso puo' suonare la stessa solfa per un ventennio. E PB, su questo non ho dubbi, ha tutte le carte in regola per esibirsi. Chi non ama il senso delle sue parole, ne apprezzerà perlomeno il concerto

venerdì 27 novembre 2009

Teologia portatile 1

La fede in Dio non è altro che fede nell' esistenza di una "verità" e, indirettamente, nell' esistenza di un "significato".

Ma è davvero tanto preziosa la "verità"? E il significato? Cosa ce ne dovremmo fare del "significato"? Ci interessa veramente?

Probabilmente al relativista interessa poco, così come si sente autorizzato a disinteressarsi dei "significati", lo capisco. Ma chi coltiva anche solo una morale oggettiva, non è autorizzato a seguirlo oltre su quella via.

E' difficile interessarsi a qualcosa prima ancora di capire bene cosa sia, eppure non è molto che abbiamo le idee un po' più chiare in merito. Il logico polacco Alfred Tarski ci ha offerto probabilmente la penetrazione più incisiva di un concetto centrale come quello di "verità".

I suoi teoremi ci descrivono la verità come un affare informe, come qualcosa di indefinibile all' interno del linguaggio che intenderebbe esprimerla. Ma tutto cambia se si trascende il "linguaggio-oggetto" per passare ad un "meta-linguaggio".

Con le sue trovate Tarski, da un lato blandisce il buon vecchio Wittgenstein poichè conferma come fosse assurdo per un linguaggio esprimersi sulla propria forma logica, dall' altro lo smentisce caregoricamente perlomeno quando l' austriaco invocava il silenzio: infatti si scopre che, quanto non puo' essere detto in una linguaggio non ci zittisce per nulla, basta adottarne un altro e il gioco è fatto.

In fondo, la vera innovazione introdotta da Tarski nella logica furono le virgolette: "la neve è bianca" è vero perchè la neve è bianca. Punto e basta. Anche i discorsi architettonicamente più involuti poggiano su piloni del genere.

Evidentemente, da qualche parte si annida una particolare (e provvidenziale) proprietà che trasferisce la verità del linguaggio senza virgolette al metalinguaggio tra virgolette. Ma l' esistenza di qualcosa del genere puo' essere dimostrata o dobbiamo rinunciarci?

Penso proprio che la risposta sia affermativa.

Essendo una proprietà positiva, almeno per la compagnia che indicavo più sopra, puo' essere dimostrata l' esistenza di almeno un ente che la annovera tra le sue proprietà peculiari: Dio (l' ente perfetto che detiene tutte le proprietà positive e solo quelle).

L' esistenza di Dio ci rassicura sull' esistenza della proprietà che trasmette la verità dai linguaggi ai metalinguaggi. Possiamo costruire delle Tavole della verità in grado di attribuire i significati. Il significato dei concetti che utilizziamo, quindi, è garantito al di là del loro senso. La cosa c' interessa? Forse a molti basta il senso, ma io di un senso senza significato non saprei che farmene.


mercoledì 25 novembre 2009

Meta-teismo

Bertrand Russell disse: "è più facile convincersi che l'argomento ontologico sia viziato che trovare dove stia l'errore".

Oggi è un po' come allora: ascoltiamo l' argomento e facciamo un risolino. Poi il tempo passa, l' analisi si approfondisce ma non riusciamo ad andare molto oltre.

Non che spremendosi manchi la possibilità di produrre delle critiche. Insigni filosofi si sono cimentati nell' impresa. Ma...

Ne prendo in considerazione solo un paio: l' argomento dimostra l' esistenza di Dio dopo averlo definito come l' ente che possiede tutte le proprietà positive. Dopodichè l' "esistenza" viene definita una proprietà positiva. Ma perchè mai dovrebbe essere tale? Perchè mai dovrebbe essere più "positiva" dell' inesistenza. Dirò di più, perchè mai dovrebbe essere una proprietà?

Lo sconcerto si diffonde e l' ateo a prescindere rifiata.

Ma come puo' l' Uomo (a prescindere ateo o credente) far finta di essere ragionevolmente interessato a dissipare queste nebbie? Forse affidandosi al dato sperimentale.

Soccorre in particolare il metodo-Rey. Il poco diplomatico filosofo mette a punto una strategia per individuare gli atei che dicono di credere. Si potrebbe rubargli l' idea e andare a caccia di credenti che si dicono atei.

Non consideri l' esistenza una proprietà positiva? Per te "esistere" o "non-esistere" è indifferente? Dimostramelo nei fatti, suicidati cessando di esistere!

Per altri l' "esistenza" molto semplicemente non è una "proprietà" che appartiene al soggetto, è solo una copula che si esprime con il verbo essere.

Sei di quell' avviso? Dimostramelo suicidandoti, noi continueremo a pensarti in modo che continuerai a vivere nell' immaginario collettivo. Come è naturale che sia continueremo a parlare di te senza risparmiarci nell' uso della copula. Promesso.

Dato che il tasso dei suicidi è un' infima percentuale sulla popolazione complessiva, siamo circondati da gente con le carte in regola per snobbare le critiche più serie alla prova ontologica.

Avviso per loro: la Messa è alle 10.30 in Basilica, ci vediamo lì.

Oppure non piace l' approccio sperimentale?

martedì 24 novembre 2009

Primo amore





solo chi è felice è amato
la sua voce la si ascolta volentieri
il suo volto conquista
sott' acqua tine gli occhi aperti

Odifreddi in ginocchio

Al buon Odifreddi non difetta la sensibilità religiosa, chi non lo legge per partito preso potrebbe trasalire nel venirne a conoscenza.

E' più che disposto ad accettare una presenza divina, anzi, sembra non poterne fare a meno.

La prova teologica che più lo seduce è quella teleologica: poichè esiste un ordine, esiste anche un ordinatore.

Il buon Odi potrebbe apporre qui un bel punto e recarsi in una Chiesa monoteista qualsiasi.

Malauguratamente prosegue i suoi ragionamenti scortato questa volta da Leibniz. L' insigne tedesco, speculando sul concetto di "ordine", così si pronuncia:

... supponiamo che qualcuno segni sulla carta una quantità di punti a caso... sarebbe sempre possibile ricavare una curva geometrica che passi per tutti quei punti ed esprimere poi quella stessa curva mediante un' equazione. In qualsiasi modo Dio avesse creato il mondo, il mondo sarebbe stato sempre "regolare"...

Odifreddi ne ricava dunque che Dio non è l' ordinatore ma piuttosto l' ordine. Dio non è che la descrizione matematica dell' universo.

Il passo successivo è agevole e consiste nella "divinizzazione" della matematica. Lo spirito religioso latente nello scrittore impone che qualcosa debba essere divinizzato.

In realtà, a quanto colgo, Leibniz ci dice che l' universo è sempre spiegabile in astratto, da cio' non possiamo ricavare che sia sempre prevedibile.
Anzi, nel caso fatto dal filosofo non lo è per definizione.

Qualora l' universo fosse prevedibile, e non solo spiegabile, dall' osservazione di L. non ricadrebbero talune conseguenze e la prova teleologica potrebbe essere ripristinata nella sua forma tradizionale, quella che divinizza il "programmatore" anzichè il "programma" (... e a Odi toccherebbe andare a Messa).

Pensare l' Universo come "prevedibile" è un atto di fede, su questo non ci piove. Ma è un atto di fede sensato oppure è degno solo di un "cristiano" "cretino"?

Bè, avendo un' idea per quanto vaga di cosa sia la Scienza, sappiamo che quello è l' atto di fede per eccellenza che compie ogni scienziato appena indossa il camice ed entra in laboratorio. Che senso avrebbe infatti la sua dedizione per il lavoro se solo fosse scettico su questo punto?

Ecco allora una prima conclusione: siccome la Scienza è una forma di sapere particolarmente autorevole nella società contemporanea, possiamo concludere che l' atto di fede di cui sopra è sensato, anzi, probabilmente è il più sensato che abbiamo a disposizione oggi.

Odi, in ginocchio!

Climagate

Avevamo appena finito di teorizzare sull' Accademia, che l' Accademia stessa si incarica di fornirci un brillante esempio del lavoro svolto dietro le quinte.

La climatologia è una scienza seria? Senza dubbio. Eppure... un taroccamento di qua, un veto politico di là, e la prossima riunione dell' IPCC è pronta per partire con l' esito finale già in tasca.

Fortunatamente ora abbiamo una teoria per spiegare cio' che succede dietro la cortina fumogena del "prestigio accademico" e della "comunità scientifica", altrimenti ci avrebbero preso veramente alla sprovvista!

Facciamoli scommettere questi professori! Forniranno indicazioni più utili e avranno meno tempo per concordare e taroccare via e-mail le conclusioni da apporre ai loro noiosissimi paper sul clima da leggere poi all' assemblea dormiente dell' ONU che deciderà per tutti.

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lunedì 23 novembre 2009

Il gioco delle tre carte

Ci sono i mammiferi prensili... e poi c' è Dimitri Arleri...

Intuizionismo etico

This is an outstanding defense of the straightforward view that there are objective ethical facts, that such facts are not reducible to other kinds of (e.g. natural) facts, and that some of these ethical facts are simply seen to be true without being inferred from other things we know.

La posizione a cui mi sento più vicino.

Razionalità impensabili

Il problema sembra essere questo: perchè valutando un atteggiamento prudente siamo portati a giudicarlo come razionale mentre invece, quando prendiamo in considerazione gli slanci entusiastici di Tizio o di Caio, li bolliamo come irrazionali?

Effettivamente non c' è ragione che tenga: a priori un comportamento ad alto rischio è tanto razionale quanto un comportamento prudente.

Come giustificare allora la stranezza?

Risponde Vallauri: il Potere da sempre ci vuole timidi, timorosi, rispettosi. Non ci vuole certo scatenati e iperattivi. Per questo, da sempre, associa la razionalità - parola che gode di ottima stampa - alla prudenza guardinga.

Le cose quadrano ma, non so perchè, ancora non convincono.

Sarà che il potere più desideroso di controllo sociale subito da noi italiani nella storia recente, non si presentava certo con queste fattezze. Il fascismo esaltava l' intraprendenza, il rischio, la vitalità, l' ardimento. L' understatement era prerogativa dell' oppositore. Ad essere timido, impacciato e piuttosto pauroso era l' antifascista, con i suoi compassati occhialini...

D' accordo sulle premesse, propongo quindi una spiegazione alternativa: il prudente pensa, l' entusiasta no.

Eh sì, perchè l' errore che commettiamo non è tanto quello di giudicare razionale il prudente e irrazionale l' entusiasta, quanto quello di associare la razionalità al pensiero.

Come dirlo in due parole... dunque, potrei dire che mia mamma è costituzionalmente incapace di pensare o di inferire alcunchè, eppure, se la giudicassi dai suoi comportamenti, è l' essere più razionale al mondo tra quelli che conosco.

E' un illusione ottica ritenere che la razionalità per essere applicata debba essere pensata. La stessa illusione che ci inganna quando giudichiamo il "prudente" e l' "avventato".

Teoria dell' Accademia

Il colloquio intrattenuto con Vallauri mi stimola a stendere in modo più organico una teoria dell' Accademia.

Ma perchè sono tanto scarse le risorse che s' indirizzano verso la formazione superiore? Ma perchè languono gli stipendi dei professori universitari!? Eppure lo constatiamo tutti i giorni, avere un sistema accademico di prim' ordine non è mai dsgiunto da ricchezza e progresso sociale.

Difficile rispondere. Comincerei con il cassare la "logica della zucchina", quella secondo cui si tende a non premiare i fattori produttivi che intervengono "lontano" dal consumatore. La respingo poichè irrazionale.

Cos' altro ci resta?

Ci sarebbero pur sempre le teorie standard, quelle per cui la riluttanza ad applicare le logiche del libero mercato in questi settori finisce per colpire i migliori livellando tutto verso il basso. Ma anche qui c' è qualcosa che non convince.

Dobbiamo dunque rinunciare ad una comprensione del fenomeno?

No, ci sono pur sempre le teorie radicali dell' Accademia.

Di cosa si tratta?

Attribuiscono all' Accademia funzioni ausiliarie che si affiancano a quella formativa.

Ovvero?

Alcune ritengono che l' Accademia sia anche un' agenzia matrimoniale, altre che sia un' agenzia di accreditamento; poi c' è chi ritiene che sia una griffe. Altri la reputano una palestra dove i cervelli sono chiamati a fare esercizi anche banali purchè faticosi al fine di allenarsi allo sforzo continuato. Potrei continuare.

Mi chiedo perchè mai ipotesi all' apparenza tanto stravaganti.

Per spiegare un dato di fatto: non esiste una relazione chiara tra la qualità degli studi superiori e la produttività sul posto di lavoro di coloro che hanno portato a termine quegli studi.

Strano, di solito chi frequenta corsi di studio prestigiosi ha poi una posizione invidiabile in campo lavorativo.

E infatti la relazione tra qualità degli studi ed entità dello stipendio percepito a posteriori esiste eccome!

Ma tutto cio' come si ricollega al quesito iniziale?

Per l' Accademia diventa decisivo produrre una risorsa particolare: il "prestigio accademico".

Perchè?

Pensaci un attimo. Facciamo il caso dell' Accademia agenzia matrimoniale. Cosa garantisce all' Accademia di essere un' ottima agenzia dove fare incontri esclusivi? Il prestigio che puo' vantare!

Vabbè, e se bisogna produrre "prestigio", come si procede?

Ci sono vari modi, ma adesso voglio concentrarmi su uno particolare. Ad uso e consumo dei profani (ovvero di coloro per cui è troppo costoso approfondire) viene fatta circolare una "versione eroica dell' insegnamento". Chiamiamola versione essoterica. Nella vulgata, quindi, la qualità dell' insegnamento diventa decisiva.

E qual è la versione esoterica corrispondente?

Se ci limitassimo alla produttività reale dell' Università, avremmo delle Università à la Murray, un posto dedito alla selezione prima ancora che alla formazione. Qui l' insegnante non è un eroe, bensì un semplice ed onesto operaio. Usando il gergo del post d' origine diremmo che è un semplice "Giovanni" con tanti "Carlo" dietro pronti a sostituirlo. Quello che fa è essenziale, ma lui non è essenziale, lui è sostituibile. Questa è la versione degli iniziati.

Conseguenze?

Innanzitutto ci sarà una discrepanza tra lo stipendio effettivamente percepito dall' insegne docente e quello che per lui attende l' opinione pubblica. Il prestigio che aleggia intorno alla sua figura, abbiamo visto, non riguarda la crucialità del suo ruolo, serve invece all' Accademia per assolvere al meglio quelle che ho chiamato "funzioni ausiliarie". Lo stesso dicasi sull' entità dei fondi destinati al settore.

Altre conseguenze?

Che la "discrepanza" è giustificata e non ha senso intervenire per sanarla.

Tutto quadra, ma io non ce li vedo questi "iniziati" che complottano per diffondere l' ideologia del "prestigio accademico".

Nessuno crede al "complotto". Sta di fatto che un comportamento del genere, per quanto detto, è razionale, e la razionalità non ha certo bisogno di essere pensata per realizzarsi!

link ai link.

sabato 21 novembre 2009

L' inghippo

... una risposta che vorrei conservare...

capire dove sta l’inghippo



La cosa più sorprendente è che non c' è nessun vero inghippo! Poichè la logica è incompleta, per via dei paradossi che crea, non ci garantirà mai circa le sue conclusioni. Nel mio post precedente sottolineavo che nemmeno il Teorema di Pitagora, tanto per dire, è al sicuro.



Ma che cosa non ci garantisce la logica? La verità delle sue conclusioni per quanto siano date le ipotesi. Ma chi non è interessato alla verità, se ne fa un baffo di questa lacuna. Basta che lo strumento funzioni nei casi in cui serve!



Diversa la situazione di chi è interessato alla verità e confida nei poteri della logica. In questo caso deve ricercare per essa un fondamento trascendente e dimostrare che esista e che sia coerente.



Questo sforzo ha una lunga tradizione, ecco una versione aggiornata dell' argomento. Alzi la mano chi lo trova incoerente o impossibile o paradossale o più controvertibile del teorema di pitagora.



Tu, in fondo, hai all' apparenza una convergenza decisiva con Odi. Quando dici: "da un punto di vista prettamente razionale, è impossibile dimostrare la presenza o l’assenza di Dio" riecheggi le sue parole. Ma non lasciarti ingannare dai nebbiogeni in azione per creare vis polemica, quando si passa ai fatti i nebbiogeni si spengono. Io Odifreddi l' ho approfondito, e le conclusioni, quando si fa sul serio, non sono affatto rese da questi slogan.



I conti non tornavano, trovavo strane certe affermazioni offensive ma mai ben calibrate, per cui ho approfondito la lettura rigo per rigo de "Il Vangelo secondo la Scienza".



Ebbene, dopo mille battutine, allusioni, risatine, minimizzazioni, quando finalmente il nostro prende in considerazioni gli argomenti più seri, deve ammettere che la dimostrazione logica dell' esistenza di Dio è coerente, inconfutabile e incontrovertibile (non consente affatto, con piccole variazioni di dimostrare la non-esistenza di dio). Ed è tale almeno nella misura in cui è tale il Teorema di Pitagora (che con l' "inghippo" della prefazione è controvertibile pure lui).



E d' altronde, cos' altro potrebbe dire un logico senza farsi espellere dall' Albo! Detto questo l' autore aggiunge che non si farà mai convincere nel merito (il risultato di quelle dimostrazioni non gli serve e lo trova dannoso, e la logica, per lui, non ha altro scopo che "servire").



Questi atei sono un po' così, partono in quarta, per esempio, dicendo che la dimostrazione contiene "petizioni di principio"; all' ultima pagina dei loro libri in un angolino, a bassa voce, sta scritto che c' è QUASI (sic !?) una petizione di principio. Ma nel campo della logica dei "quasi" son piene le fosse. Eppure ti tocca leggerli fino in fondo, fino a quell' angolino rivelatore che fa quadrare finalmente i conti.



Per quanto riguarda il libro prefato, come già detto, penso che l' autore sposi le tue posizioni (da un punto di vista prettamente razionale, è impossibile dimostrare la presenza o l’assenza di Dio). Posso prevederne l' andamento: la storia dell' uomo è lunga, lunghissima quindi è giustificata una rassegna dei mille tentativi che sono spazzatura per sorvolare su quelli più seri e bollarli rapidamente con parole ambigue non abbastanza compromettenti ma di sicuro effetto (dopo aver buttato una montagna di carne sul fuoco puoi dire quel che vuoi assecondando il tuo umore). Però io sono stufo di andarmi a cercare anche qui gli angolini in cui si dice che comunque da un punto di vista matematico certe conclusioni non sono nè attaccabili nè controvertibili (a meno che non lo sia anche il teorema di pitagora).



Come sempre in logica una conclusione corretta è sempre anche "quasi" sbagliata, per cui, ad uso e consuno degli ingenui che non approfondiscono, un buon talento pubblicitario è in grado di partorire una serie di slogan efficaci che vanno benissimo per delle prefazioni con il botto.

venerdì 20 novembre 2009

Quando vi voltate dall' altra parte...

Quando vi voltate dall' altra parte, gli oggetti - cosa volete che facciano? - riprendono la loro vita segreta di tutti i giorni...

... non so proprio come quel guardone Terry Border riesca a fregarli...

... di sicuro le testimonianze riprodotte nelle sue strane sculture, sono attendibili e di prima mano, voi che ne dite?...





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Ci stai?

Breve riassunto: Anselmo dimostrò la necessità dell' esistenza di Dio, Cartesio la necessità dalla possibilità, Leibnitz la coerenza (possibilità) della definizione in un mondo finito e Godel la coerenza in un mondo infinito.

Una considerazione preliminare: l' aritmetica è coerente, mettiamoci sotto il suo scudo. Dio puo' essere definito come un sottoinsieme di numeri (proprietà), per esempio quelli positivi (prprietà positive).

1. DEFINIZIONE DI DIO. Dio è l' ente che possiede tutte le proprietà positive e solo quelle (ente perfetto).

2. DEFINIZIONE DI NECESSITA'. Se una proprietà appartiene all' ente per via (filtro) della sua essenza, allora appartiene a lui necessariamente.

3. DEFINIZIONE ESSENZA. L' essenza di un ente definisce le proprietà necessarie di quell' ente.

1. ASSIOMA DEL PRODOTTO Il prodotto(intersezione) di due pp, dà una pp.

2. ASSIOMA DEI CONTRARI Il contrario di una pp è una proprietà negativa.

3. ASSIOMA MODALE. Nell' eternità (dimensione delle essenze), una proprietà può essere solo o necessaria o impossibile (definisco cio' che è sempre possibile ma mai si realizza come impossibile).

4. ASSIOMA DELL' ESISTENZA. L' esistenza è una pp.

5. ASSIOMA DI PROLIFERAZIONE. Pp implicano solo pp (da cui "essere Dio" è una pp).

1. TEOREMA DELLA POSSIBILITA' se un ente è Dio, allora a lui appartiene necessariamente (per essenza) la proprietà dell' esistenza (e fin qui, già Cartesio).

2. TEOREMA DELLA NECESSITA' Se Dio esiste, esiste necessariamente (visto che l' esistenza è pp e dio contiene tutte le pp, vedi primo teorema - contributo di Cartesio); se dio è possibile (se la sua definizione è coerente, contributo di Leibnitz migliorato da Godel), è necessario che sia possibile che esista; poichè questa possibilità c' è, allora esiste (vedi argomento di Cartesio).

OSSERVAZIONI.

2. I problemi inerenti il passaggio dalla logica alla realtà sono superati assumendo il platonismo.

3. Le pp sono generiche, cio' non invalida la dimostrazione, anzi, la potenzia. Al limite ci si puo' chiedere se convince.

4. L' esistenza è considerata una pp. O concordi o ti suicidi all' istante.

5. L' esistenza è una proprietà? L' immaginazione lo richiede. Come distinguere altrimenti tra l' immaginato e il reale? Ma magari non siete realisti, e allora vi saluto.

6. "C' è una petizione di principio!". Molti confutatori iniziano con simili entusiasmi. Poi finiscono con dei "quasi" che in logica valgono come il due di picche.

7. La dimostrazione è inconfutabile ma non convince? Sì, nella misura in cui le pp sono arbitrarie.

8. Il concetto di essenza è obsoleto? In realtà fa capolino dove meno te l' aspetti, per esempio nel conceto di "significato". E' obsoleto anche quello? E poi puo' essere rimpiazzato dal concetto di "filtro" che fa molto più figo e à la page.

9. L' assioma 2 implica l' "assioma di scelta". E allora? E' un assioma comunemente usato in matematica. Non ti consiglio di buttarlo.

10. Enumerando le infinite pp, posso costruirne un insieme vuoto: quello che contiene tutte le pp più la proprietà di avere tutte le pp. Infatti, non esiste un numero più alto dei numeri naturali, già occupati! Obiezione valida contro Leibnitz (che infatti doveva supporre un mondo finito). Non contro Godel che introduce l' assioma 5 (essere Dio è una pp - quindi l' insieme di tutte le pp intersecate non è vuoto).

10. Kant dimostrò che l' argomento cosmologico è riconducibile a quello ontologico. Concordo, non è un obiezione.

Babbo Natale in Rosso

1) Se spendo il mio denaro farò acquisti oculati.

2) Se spendo il denaro altrui a mio pro, largheggerò (dipendenti in trasferta).

3) Se spendo il mio denaro per altri, avrò scarsa cura (regali).

4) Se spendo il denaro altrui dovendo beneficiare dei terzi, largheggerò avendo poca cura (burocrati).

Il caso 1 non presenta problemi.

Il caso 2 è poco frequente.

Al caso 3 ci si rassegna.

E per il caso 4? Come rimediare?

Il rosso procurato da imputare a Babbo Natale è già stato stimato, ammonta a circa il 20% della ricchezza spesa nell' occasione.

L' obiezione sorge spontanea: ma il dono funge anche da cemento sociale.

Vero, ma anche il "dono obbligatorio"? Direi di no.

Se le cose stanno così, la soluzione non consiste nell' abolire Babbo Natale, ma nell' abolire la festa di precetto. A meno che tutti, anche gli adulti, riprendano a scrivere la letterina.

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giovedì 19 novembre 2009

Il Dio del Silenzio

Che bello sarebbe se potessimo tutti professare una religione del Silenzio.

Gli adepti del culto sanno come quel dio sia portatore di verità e di pace.

Con la terra popolata da persone ragionevoli e amanti della verità, una religione del genere sbancherebbe.

La ragione e l' amore della verità, insieme all' ascolto del silenzio, sono infatti i soli dogmi di questa setta.

Nella setta, grazie alla conoscenza profonda maturata dal (non nel) Silenzio, tutti andrebbero d' accordo. Se non ora, domani. Come potrebbe essere altrimenti visto che cercano onestamente e in modo ragionevole la verità?

E cos' è l' accordo totale se non pace totale? Buttala via...

La setta, in ossequio al dio del silenzio, non discute granchè. I membri si limitano ad esporre i loro punti di vista sulle più variegate questioni ad intervalli regolari. Finchè un giorno, dalle posizioni più contrastate, non emerge trionfante l' inevitabile consenso unanime. Non c' è motivo per cui le cose non debbano procedere in questo modo. Voi ne vedete uno?

Si chiede solo che vengano rispettati i santi dogmi: ragione e onestà. Al resto pensa il potente Dio del silenzio.

Ric e Davide oggi non vanno d' accordo sul riscaldamento globale? Qualora siano membri della setta, domani non escludo che il loro disaccordo permanga, dopodomani pure. Ma, al più tardi Domenica, come per magia, raggiungeranno una veduta identica su tutto, dettagli compresi. E senza proferir verbo in questo lasso di tempo! il dio del silenzio, che lavora per tutti coloro che lo ascoltano, lavora anche per loro due e li benedice tutti i giorni fino alla conversione.

La conoscenza profonda che porta il Dio del Silenzio non ha nulla di mistico, è una conoscenza razionale.

Non si tratta di auspici, come potrebbero abbandonarsi ad "auspici" degli individui ragionevoli. Si tratta di una necessità logica con tanto di dimostrazione ormai accettata in qualsiasi accademia degna di questo nome (Nobel obblige...).

Non me l' aspettavo ma ho scoperto che anche nel campo della logica il "tempo scorre silenzioso" e, così facendo, sana i dissidi. Non puo' rinunciare a questa sua missione. A noi spetta solo di rispettare i dogmi di questo operoso dio, ovvero aderire alla religione che lo adora.

Tanto per solleticare l' intuito, vi mostro come il silenzio e solo il silenzio, in assenza di eventi, possa provocare conseguenze terribili. Si tratta di qualcosa che ho visto con i miei occhi accompagnando un amico antropologo sull' isola degli uomini silenziosi. Ascoltate e sbalordite.

Gli uomini silenziosi vivono isolati e senza contatti. Un tempo erano parecchi ma oggi si sono ridotti a 1.000 anime, 100 delle quali hanno occhi azzurri (!?).

Ma loro ignorano o sono disinteressati a queste notizie, dedicano la loro attenzione unicamente al rispetto di uno strano dogma: nessuno deve mai conoscere il colore dei propri occhi. Chi ne viene a conoscenza, entro mezzanotte del giorno stesso è tenuto a suicidarsi. avete capito perchè a voi ho fornito la strana informazione di cui sopra? Cosa volete farci, si tratta di "civiltà inferiori".

Sbarcammo sull' isola e il soggiorno fu piacevole. Praticavano con fervore anche la Religione del Silenzio. Pensavano che il silenzio fosse portatore di verdetti inappellabili (noi diremmo "informazioni") e di pace.

A parte il loro singolare dogma, erano gente ragionevole e con una sincera passione per la verità. Non erano poi così "inferiori".

Di "colore degli occhi" non si parlava più e ormai l' argomento si era spostato nell' anticamera dei nostri cervelli. Anzi, probabilmente dal cervello del mio amico era proprio uscito. E infatti, il giorno del congedo, nel formulare i saluti ufficiali, commise una gaffe andando a toccare l' argomento tabu. Disse inavertitamente tra le altre cose e senza cattiveria: "non pensavo di incontrare anche quaggiù persone con gli occhi del mio stesso colore".

I suoi occhi erano blu. Silenzio in sala.

In barca, ripensando all' episodio, cercavamo di tranquillizzarci: in fondo, dalle parole dette, che funeste informazioni potevano mai essere tratte? Ne sapevano quanto prima: qualcuno di loro aveva occhi blu. E allora? La cosa non avrebbe avuto conseguenze.

Ci inquitava un po' solo il fatto che fossero "adoratori del Silenzio". Di quello stesso Silenzio che era sceso in sala.

L' inquetudine era giustificata: sull' isola, dopo cento giorni tacitrni e in ascolto, dopo cento giorni di silente conoscenza profonda, il dio del Silenzio portò il suo verdetto di morte.

In quella terrificante mezzanotte di sangue furono in cento a togliersi la vita.

E
non poteva andare che così.

P.S. non penso che la religione del Silenzio abbia molte chances presso le nostre "civiltà superiori". Non che siamo stupidi, è che siamo completamente disinteressati alla verità, per quanto a parole la tiriamo sempre fuori. Diciamo di credere che esista e di cercarla, ma in realtà di fatto la fuggiamo. Meta-ateismo?

mercoledì 18 novembre 2009

Una proprietà molto particolare (di Dio)

Dio è definibile come l' ente caratterizzato da tutte e solo da tutte le proprietà positive (la vecchia "perfezione"). Espressione esoterica.

Definito in questi termini, è possibile dimostrarne l' esistenza.

Per carità, qualche altro assioma serve...

Ci interessa in particolare una di queste proprietà: quella che conferisce l' attributo della "verità" alle regole della logiche.

Puo' esistere qualcosa del genere? Possono essere corrette le regole logiche?

La logica, quando parla della sua correttezza, si limita a produrre proposizioni indecidibili. Occorre un fondamento che trasmetta carattere di verità, per esempio, al Teorema di Pitagora.

I cercatori di verità che confidano nella logica valuteranno questa proprietà come una proprietà positiva.

Se si tratta di una proprietà positiva Dio la possiede, e, per quanto detto prima, è l' unico a poterla vantare.

Scusa alle favole

La Cicala che imprudente
tutto estate al sol cantò,
provveduta di niente
nell' inverno si trovò,
senza più un granello e senza
una mosca in la credenza.

Affamata e piagnolosa
va a cercar della Formica
e le chiede qualche cosa,
qualche cosa in cortesia,
per poter fino alla prossima
primavera tirar via.
promettendo per l' agosto,
in coscienza d' animale,
interessi e capitale.

La Formica che ha il difetto
di prestar malvolentieri,
le dimanda chiaro e netto:
- Che hai tu fatto fino a ieri?
- Cara amica a dire il giusto
non ho fatto che cantare
tutto il tempo - Brava, ho gusto;
balla adesso, se ti pare.

Tutto chiaro? Fila tutto liscio? Quadra tutto?

Purtroppo no. La solita accolita di ranocchie anti-mercatiste si è messa a fare (gracidare) controinformazione...


Stana l' agnostico che è in te

Dimostrare che Dio non esiste è più facile del previsto.

a) Dio non esiste.

b) Questa affermazione e la precedente sono false.

Si noti come b) sia necessariamente falsa, visto che in caso contrario si produrrebbe una contraddizione. Quindi a) è vera.

Facile, no?

Ma cosa c' è che non va? C' è che così potremmo dimostrare tutto. Anche che non esiste il Papa, o il Presidente della Repubblica.

L' agnostico è presto convinto ad accantonare il tentativo di dimostrare l' inesistenza di Dio come la sua esistenza. Nel concetto di Dio c' è qualcosa che non si concilia con la ragione.

Tuttavia, seguendo quella strada, potremmo dimostrare anche che il teorema di Pitagora è falso. Anche nel TdP c' è qualcosa che non si concilia con la ragione?

E non è un caso se qui invece l' agnostico si ridesta e insorge: il TdP è vero e dimostrato, i tuoi argomenti sono invece spazzatura.

Il fatto è che l' agnostico ha parecchie ragioni, il TdP gode di ottime dimostrazioni, perchè banalizzarlo con il corto-circuito a-b?

Purtroppo il TdP, come il resto della geometria e dell' aritmetica, è riconducibile ai principi logici con i quali abbiamo appena dimostrato l' inesistenza di Dio.

Ma allora questi principi valgono o no? Sono coerenti o producono contraddizioni? Agnostico, perchè una volta ti vanno bene e la volta dopo no?

Cosa c' è che non va? C' è che quando una proposizione è autoreferenziale (b) si creano dei paradossi, questo perchè la logica non è in grado di fondare se stessa.

A formalizzare in modo definitivo questa scoperta è stato il logico Kurt Godel, probabilmente la persona che più di tutti ha penetrato questa stranezza.

Kurt Godel, poi, ha dimostrato anche l' esistenza di Dio. Non è un po' inquietante tutto cio'?

Dio potrebbe essere formalizzato come l' operatore logico che fornisce fondamento alla logica e ci consente di trascurare i noti cortocircuiti del tipo a/b mantenendo le verità acquisite tramite un discorso coerente.

In altri termini, ci autorizza a dire che non è folle prendere per dimostrato il TdB. Che il TdP non è soggetto ai gichi di parole in stile a/b. Lo stesso dicasi per le dimostrazioni della teologia razionale.

Godel era un platonico: considerava le verità logiche come reali ed esistenti in un loro mondo.

Ci sono ottimi argomenti a sostegno di questa posizione. Se per capire uno deve sbatterci la testa, per esempio, talune verità della logica sono ancor più dure della selce.

Se, al contrario, le verità della logica, della geometria e della matematica fossero solo parole nella nostra testa, l' agnostico le ritiene tali, sarebbero soggette ai giochi di parole di cui sopra e al corto circuito a/b.

Ma per mantenersi agnostici si puo' percorrere un' altra via: mostrarsi disinteressati al concetto di "verità" (empirismo).

Ragiono così: il teorema di Pitagora me lo tengo stretto (con tutti gli altri teoremi suoi fratellini) in quanto utile. Dio invece non mi serve e lo butto.

"Dio", la "verità", il "significato" non servono all' empirista. Ma a me sì, se permette l' empirista.

Noto poi una cosa curiosa: per quanta buona volontà abbiano sciorinato gli empiristi nella storia, concetti come quello di "verità" e di "significato" sono continuamente usciti dalla loro bocca, non la chiudevano mai in tempo per evitare la gaffe. A volte, pur di eluderli, si sono prodotti in buffe contorsioni linguistiche.

Occam consiglierebbe loro di optare per la "vita comoda" adottando concetti come "verità", "significato", "logica oggettiva" e.... Dio.

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martedì 17 novembre 2009

La scienza messa su un rigo

La scienza non è altro che una grande statistica?

La mia risposta è sì maiuscolo.

I logici del Novecento hanno ridotto Aristotele ad un paio di paginette.

Ma qualcuno, già nel Settecento, aveva ridotto la Scienza, anche quella a venire, ad un solo rigo.

Andare oltre sarebbe infatti un oltaggio alla parsimonia (virtù sommamente scientifica), e allora meglio arrestarsi qui. Tutto quello che c' è da dire in merito è detto su quel rigo.

Il nocciolo della Scienza puo' essere dunque espresso nel teorema del Reverendo Bayes.

La gravitazione di Newton è un caso speciale di quel teorema.

La relatività di Einstein è catturata dal teorema.

La fisica dei quanti non esce dal dominio del teorema.

Ma il teorema non racchiude in sè tutte le teorie scentifiche concepite dall' uomo, ricomprende al meglio anche il suo pensiero sulla scienza.

L' epistemologia di Popper è facilmente riconducibile a quel teorema.

Ma anche i nemici di Popper (i neo-positivisti) finiscono lì dentro. Tutti insieme appassionatamente senza più tante differenze. Quanti mal di testa risparmiati per gli studenti che imparano bene quel rigo!

Chi penetra il teorema, comprende tutto e fa una sintesi hegeliana della dialettica epistemologica novecentesca.

I fortunati a cui tocca tanto spesso confrontarsi con il Reverendo, sono soprattutto gli scienziati sociali. Sono loro a cui è concesso il privilegio di vedere da vicino il cuore battente della Scienza, ne auscultano i soffi e i rombi toccando con mano difetti e meraviglie.

La scienza è fatta solo da statistiche, chi ne puo' dubitare rimanendo serio? Trattasi solo di una grande statistica, andiamo!

Una grande statistica proteiforme di cui la "certezza" è solo una variante tra le altre possibili. L' assenza di errori è un caso particolare; la precisione, una contingenza.

Avvicinarsi tanto spesso alle molteplici forme che puo' assumere quel Mostro, è un privilegio che consente allo scienziato sociale di sopravanzare quello naturale nell' esperienza epistemologica sul campo.

A volte si dice che la statistica individua solo correlazioni. Santa ingenuità! Ma lo stesso fa la scienza! Ed è normale che sia così, una volta appurato che Scienza = Statistica.

Ascoltami, putacaso che si dimostri con certezza la relazione tra fumo e tumori. Ebbene, abbiamo forse dimostrato che c' è un nesso causale tra fumo e cancro? Noooo, abbiamo illustrato solo una correlazione particolarmente forte (cio' che induce il Cancro, per esempio, potrebbe indurre anche a fumare). Il concetto di Causa è metafisico, e nulla ha a che fare con la Scienza.

La spiegazione è solo una conclusione del "buon senso", la scienza è tutt' altra cosa. E' statistica, appunto.

Mi sia concesso di dichiarare seduta stante "privo di mentalità scientifica" chiunque non segua devotamente il Reverendo. Magari trattasi di un tipo pratico, non lo discuto, ma non ha una mentalità scientifica. Punto.

Ma di questo non si preoccupi più di tanto, molti accademici di vaglia gli fanno compagnia (qui e qui).

Vi ho intrattenuto fin troppo a lungo, un cordiale saluto da chi ha visto la Luce.



P.S. Vuoi testare la tua mentalità scientifica? Seguimi. Le vedi quelle tre porte?: 1, 2, 3. Dietro una di esse c' è un dolcetto (di cui sei goloso), dietro le altre due c' è uno scherzetto irritante. Io so come sono posizionate queste sorprese. Ora scegli una porta ma non aprirla. Tra le due rimanenti, avvisandoti delle mie intenzioni, ne apro una io in modo da scoprire lo scherzetto. Ebbene, ora ne hai di fronte solo due; prima della loro apertura hai ancora la possibilità di cambiare la tua scelta iniziale, procedi al cambiamento? Siamo al dunque: solo chi manca di mentalità scientifica non procede. Leggi qui i chiarimenti.

lunedì 16 novembre 2009

La logica della Zucchina

Vallauri espone la logica della Zucchina, eccola:



Da ascoltare tutto.

Dunque vediamo se ho capito:

1) Giovanni coltiva le zucchine e le vende a Fabio;

2) Fabio le raccoglie dai produttori e le smercia al distributore Antonio;

3) Antonio le smista al ristorante di Giacomo;

4) Giacomo le utilizza per comporre un piatto particolare che serve poi nel suo ristorante di lusso, Franco se lo gusta pagandolo un capitale.

Domanda: perchè i soldi si concentrano su Giacomo e non, per esempio, su Antonio?

Eppure tutti i passaggi sono essenziali per giungere all' esito finale: il ruttino di Franco.

La "logica della zucchina" ha la risposta pronta: perchè Giacomo è il più vicino al pagatore finale mentre Antonio è il più lontano.

La risposta è "pronta", non c' è che dire, ma poco convinvente, direi. Perchè mai i soldi non dovrebbero fluire verso il più lontano? il Sultano del Brunei è lontanissimo dai pagatori ma non se la passa niente male. Invece il mio benzarolo fatica a pagare il mutuo.

Certo, cio' che fa Giovanni è essenziale affinchè Giacomo possa servire il suo piatto. Ma forse non è essenziale Giovanni!

Anche cio' che fa Giacomo è essenziale. Ma in questo caso è essenziale anche Giacomo con il suo locale. Per questo i soldi vanno verso di lui.

Penso che questa logica sia più convincente rispetto a quella delle zucchine.

Invalidando la logica della zucchina vengono invalidati anche i ragionamenti che seguono.

In particolare, Vallauri lamentava uno scarso finanziamento spontaneo alla ricerca di base. La lamentela è fondata, ma per tutt' altre ragioni rispetto a quelle esposte nella "logica della zucchina". In questo settore i benefici degli investimenti non sono, per ora, "appropriabili".

Mi viene un dubbio. Con la logica della zucchina Vallauri lamentava anche i bassi stipendi dei professori. Invalidata la logica della zucchina, tale lamentela risulterebbe infondata.

Come se non bastasse, in questo caso non puo' essere fatta valere nemmeno la logica della "non appropriabilità"!

Forse la "logica della zucchina" serviva per tenere insieme tutto. Mi viene un sospetto: non sarà che Vallauri è un professore?

Problemi con l' IQ

Sembra manchi una relazione tra due abilità fondamentali: essere intelligenti e sapere essere intelligenti. Chi è intelligente non è affatto detto che sappia usare il suo dono.

In particolare, mi ha sorpreso leggere che quasi la metà dei menbri di MENSA (il club che raduna le persone con il più alto IQ al mondo) creda nell' astrologia.

Sanità italiana e sanità USA

Un confronto corretto.'>Un confronto corretto

Il prezzo del giornale

Non sempre capita, ma Venerdì scorso il giornale valeva il suo prezzo.

A pagarlo sono state queste righe che Galli della Loggia indirizzava in risposta a Gherardo Colombo:

... il dottor Colombo si intrattiene su quello che a suo giudizio sarebbe il carattere parziale e limitato della cultura che si insegna nelle scuole italiane. Perché, egli scrive, si tratterebbe esclusivamente della «cultura nord-occidentale», la quale, aggiunge, «manca, talora, di parti importanti del pensiero che non del tutto si confà con il cattolicesimo». In verità non capisco bene che cosa sia questa «cultura nord-occidentale». È per caso la cultura che partendo dalle radici greco-latine si è riversata poi nello stampo cristiano e attraverso l' Umanesimo, il Rinascimento e l' Illuminismo è arrivata fino a noi? Ma se è questa (dove però il Nord, mi permetto di osservare, c' entra come i cavoli con la merenda), quale altra cultura, mi domando, bisognerebbe secondo il dottor Colombo studiare nelle nostre scuole? E a quale altra cultura, del resto, appartengono i libri che solitamente pubblica la casa editrice Garzanti di cui il dottor Colombo stesso è Presidente? Alla cultura degli Inuit? A quella islamica? E quali sono, mi chiedo ancora, «le parti importanti del pensiero che non si confà con il cattolicesimo» che la cultura «nord-occidentale» insegnata nelle nostre scuole ignorerebbe? Lutero e Spinoza, Nietzsche e Freud, Marx e Darwin, Foucault e Lévi-Strauss mi pare che qualche posto ce l' abbiano. E allora? O forse tutto si riduce a un semplice cedimento alla voga anticattolica che oggi va per la maggiore in certi ambienti?

link

Qual è il proplema che affiligge la giustizia italiana?

L' organizzazione degli uffici.

E a chi spetta?

Ai magistrati.

Quindi il processo breve è un primo passo nella giusta direzione?

Sì, purchè il magistrato sia sanzionato quando scade un procedimento.

Qualche tabella: link

venerdì 13 novembre 2009

Trans con il nome sbagliato

... strano nome - Fortunato - per un futuro trans...

... strana lingua il siciliano... che usa un nome maschile (stigghiu) per l' organo genitale femminile e un nome femminile (m....) per quello maschile...



canta Emma Dante in persona...

Ore 11: pausa caffè

Alessandro, mi dicono, si prese la briga di conquistar tutta la Terra,
non riesco a capirlo:
un buon caffè e la terra è bell' e scordata.

Questi grandi uomini secernono troppo sudore...

giovedì 12 novembre 2009

Matt Meola

Grande video di uno dei migliori surfer.

Ha bisogno di me

Colui che amo
mi ha detto che
ha bisogno di me

per questo mangio questo pane
per questo divido questa mensa
per questo guardo dove cammino


amen

SEMPLICITA': CALVINO E WALSER

A volte girare pagina procura un grande ristoro. Che pace si effonde in noi quando passiamo dal rigo impervio dell' ultimo giovane sperimentatore sintattico alla quieta ma non meno creativa pagina di Italo Calvino. Che serenità luminosa ci pervade nell' imboccare l' ultima ansa del barocchissimo labirinto futurista, quando questa immette nelle acque calme e pescose della prosa di Calvino. Ci viene da giurare che non tradiremo mai questa oasi perfetta di pace. Ma poi sopraggiunge la bonaccia. E qui ti voglio. Il marinaio poco esperto non sa che in alto mare la bonaccia puo' essere mortifera quanto la tempesta. Posso ben dirlo, la minaccia di tutte le "semplicità" è la spettrale stagnazione. Quel blocco che costringe il lettore a sfiancarsi e a iprecare mentre lo vedi che risale controcorrente la fiumana delle pagine con la sola forza dei suoi corti remi e armato di una volontà che va scemando a vista d' occhio. Non conosco molti libri di Calvino. E se ho rinunciato ad invadere il suo continente è proprio per il forte sentore di questo pericolo. Cosa che non mi è successa, per esempio, con altri testi dove pure veniva elargita grande povertà di spirito, quelli di Robert Walser per esempio. Ma perchè Calvino giù e Walser su? Cerco di dirlo. Il primo è un "costruttore", lo vedi sempre intento a montare le quinte e i fondali delle sue storie. Esamina in lungo e in largo i pezzi del suo lego e poi, con fare sicuro, incastra. Zac. Walser la sua vera storia ce l' ha alle spalle e non ce la racconterà mai. Probabilmente non è una storia piacevole, il suo problema è semmai di smontarla, di dissolverla. Deve dimenticarsela e farla dimenticare. Deve al più presto guadagnare una deriva e lo fa a suon di passeggiate ottuse e ottundenti. Tra le righe di Walser c' è tanfo di cloroformio, di farmacia. Un dramma si è consumato da qualche parte, lo sappiamo benissimo, eppure questo scrittore semi- deficiente non ne parla. Non sputa il rospo. Da lui con caveremo un ragno dal buco. Ma la possibilità di carpire qualche indizio punge e risveglia di continuo la nostra attenzione. Sotto le travi del racconto walseriano pulsa un cuore rivelatore (Poe) e questo bel tomo ha l' aria di non accorgersene. Dei cadaveri freschissimi sono stati occultati, si vede lontano un miglio. E lui niente, continua ad annusare i fiorellini di campo appena colti e a scappellarsi per salutare festoso una bellezza di cui è innamorato senza nessunissima chances Adesso fa tanto il poeta, lui. See, ma prima del primo rigo cosa avrà mai combinato? Di sicuro l' ha fatta grossa, te lo dico io. Questa coscienza che il vero dramma si sia già concluso nel momento in cui il reticente scrittore austriaco impugna lo stilo è una cosa decisamente frustrante. Ma perlomeno tiene a distanza la bonaccia. Perlomeno le radiazioni dell' orrore ci toccano e ci risvegliano come fossero potentissimi sali. Nonostante le apparenze Walser è un realista dal realismo fuori scena, anzi uno scrittore drammatico dai drammi dissimulati. Il dramma, il realismo, possono essere decisamente kitsch, possono accompagnarsi alla repulsa...ma non allo sbadiglio, non al vero spauracchio del prosatore semplice e leggero. Ecco che la leggerezza di questo "annusatore di fiori" ha trovato il suo anticorpo. Prima di Walser abbiamo visto cosa c' era. Ma cosa c' era invece prima di Dio? Probabilmente un inferno abitato da chi si è fatto questa domanda. Calvino è un dio e non ha senso chiedersi cosa c' era prima che cominciasse a raccontare. E' un creatore di mondi e prima di lui immaginiamo solo una noiosissima tabula rasa a cui possiamo disinteressarci. La sua leggerezza aerea non ci vaccina contro il tedio. E lo si vede. Montato e smontato il suo puzzle non ci resta altro da fare. E' lui stesso che ci aiuta ad aprire tutti gli armadi: nessun cadavere, niente di niente, il sangue è salsa di pomodoro e tutto il resto è solo cartone di prima qualità. Del resto sul suo conto non avevamo mai provato il brivido del sospetto. Lo spauracchio tipico degli scrittori "dai righi ben spaziati" è tutt' altro che esorcizzato, ne incombe ivece la presenza. Io lettore, che percorro le sue strade asfaltate privato del sacrificio che di solito sono chiamato ad elargire in cambio della ricompensa estetica, rimango spaesato. Poi lentamente mi accorgo che la mia assenza di sacrificio si trasforma in una "assenza" tout court. Infine c'è tutto un capitolo che non intendo aprire ma solo socchiudere. Con la Realtà Calvino ha vissuto drammi interessantissimi ma sono tutti fuori dalle sue storie, vengono dopo i suoi racconti, appartengono alla vita privata. Quando ha tentato sul serio di ordinarla secondo il suo rigore libresco gli esiti sono stati tristemente risibili, quindi interessanti