venerdì 9 novembre 2018

La masnada (laureata)

La masnada (laureata)

Se nei secoli passati la masnada era la plebaglia, nel XXI secolo la masnada si è laureata e infesta il web. Sembra ben rappresentata dal contestatore 2.0. Avete presente il soggetto?
Il contestatore 2.0 è un casinista innocuo (speriamo).
La sua protesta compulsiva è una variazione poco fantasiosa su un tema risaputo: “io non sono merce nelle mani di politici e multinazionali”.
Il tipo non dà all’occhio, è un cane sciolto svincolato da sindacati e partiti politici, che, anzi, ritiene complici nella Grande Truffa. La GF è una brutta cosa che il suo fiuto di “persona normale” ha scoperchiata per tempo a beneficio della collettività.
Perennemente indignato, sente che è l’ora di far sentire la sua rabbia. Quando ci vuole, ci vuole. Si ritiene un tipo sveglio e invita gli altri a “svegliarsi”; punta tutto su un piagnisteo contagioso, ha idee generiche con le quali esprime un generico rigetto dell’esistente, vorrebbe ripartire da zero, vagheggia una “autentica democrazia”.
Si reputa un “giovane senza futuro”, una pecora illuminata che ha smesso di seguire il gregge. Sa bene contro chi lotta ma non sa bene perché, la pura negazione, per ora, gli fa da stella polare.
Mentre lui soffre la precarietà “quelli là pensano solo ai gay”, non lo capiscono, non capiscono l’intera società, sono dellemummie, delle amebe, si ritiene (ed è) una persona normale come me e te, puo’ essere sia progressista che conservatore, sia credente che ateo.
Il “senso della storia” non è il suo forte, a volte sembra incapace di analisi, pronto solo a irridere, disprezzare, condannare; fondamentalmente è amorfo, solo spaventato dal panorama politico-economico-finanziario che lo circonda e che, quasi fossimo in un Matrix, pensa di aver decriptato, cosicché ora ha una missione: liberare gli altri “schiavi” del sistema!
E’ manicheo e settario, parla di casta e di poteri forti (prima del web avrebbe parlato solo del derby), il suo linguaggio evoca un cambiamento radicale anche se nel concreto non propone nulla di credibile, giusto una fantomatica “rivoluzione etica” (onestà-onestà-onestà).
Praticamente è una scatola vuota tallonata da schiere di prof. da tempo ai margini dell’accademia che – nel tentativo di riempirla – aspirano a compensare una vita di mancate citazioni ai loro (sparuti) lavori scientifici.
E’ giovane, laureato nella classica università di massa, terrone fuori sede, inesperto, brillante e tecnologicamente aggiornato. Nel Black Friday acquisterà lo smartphone da cui lancerà i suoi bellicosi appelli (“fate girare”).
Rigetta ogni forma di leadership in nome di un fiero egalitarismo, nuota nell’acquario della rete, un ambiente dove finalmente uno vale uno e al diavolo il curriculum.
E’ un ribelle con troppe cause, un outsider virtuale, non ama l’autorità e le strutture esistenti. Poiché non capisce bene le cervellotiche logiche della politica ha deciso che “trascende” i partiti politici, che si pone “al di là” delle ideologie.
Punta alla “giustizia” (qualunque cosa significhi). Guarda ai partiti esistenti come a un corpaccione unico, lui è diverso, è speciale, è radicale, è anarchico, ecologista, femminista, anit-femminista e molte altre cose tutte insieme.
Il suo anti-capitalismo gli conferisce un certo afrore di sinistra, sarà per questo che la sinistra lo corteggia (“tu porti le tue idee, noi ti forniamo la struttura”) ma lui recalcitra, ci tiene alla sua castità.
In via di principio condanna ogni burocrazia sognando un mondo realizzabile solo con tonnellate di burocrazia.
L’ostilità per lo status quo è il suo contrassegno. Ma cosa dovrebbe rimpiazzare le tanto odiate istituzioni? Al dunque va un po’ in confusione, è la parte che gli viene meno bene, quella in cui riceve meno “like”. Ma eccolo subito aggrappato all’ àncora di salvezza del cospirazionismo, la strategia dialettica con cui riconcilia tutte le sue contraddizioni. I “like” tornano a fioccare.
Ma per chi vota? Boh, nei giorni in cui è moderato secondo coscienza, in quelli in cui è radicale non vota dichiarando sprezzante che tutto gli fa schifo.
Il contestatore 2.0. si sente fondamentalmente tradito, a scuola gli hanno spiegato le meraviglie della liberal-democrazia e oggi, nell’epoca dello streaming, ne osserva quotidianamente al microscopio l’aspetto più repellente. Gli avevano promesso una film romantico e si è ritrovato a guardare un porno.
Le sue aspettative sono state tradite, il progressismo da scuola statale gli ha costruito un immaginario che ha per protagonista un governo onnipotente, onnisciente, onnicompetente e ben intenzionato. Questa fede nella bacchetta magica l’ha orientato verso il “primato della politica”. Purtroppo, specie dopo la recente crisi, la politica lo ha deluso e vuole prendere in mano personalmente la cosa (ovvero la bacchetta di cui sopra).
Dei politici tradizionali non sa più interpretare le parole, ma cosa dicono?: fanno promesse? Auspici? Profezie che si auto-avverano? Nel dubbio ora considera tutto una  dichiarazione fraudolenta. Anche questa mossa fa montare i “like”, una delle poche soddisfazioni della sua vita al contempo acerba e disincantata.
Di fronte al suo occhio giudicante la politica, presa di sorpresa, non fa che spendere ed indebitarsi nella speranza di un’assoluzione che non arriverà mai. Recentemente l’occhiuto giudice ha scoperto che il Leviatano dei suoi sogni non esiste poiché quello che si trova di fronte è un invertebrato alle dipendenze di Bruxelles, sentina di tutti i mali. Si sono venduti il paese e a fare le spese del “tradimento” è lui e la sua generazione.
Eppure il contestatore 2.0 non ha un tenore di vita così malvagio, non se la passa poi così male, ha vissuto tutta la sua vita al riparo dalle guerre, potendo dare per scontati certi suoi diritti (e infatti li dà per scontatissimi), dal punto di vista materiale è abbastanza ricco da poter accedere ai media di ultima generazione, di fatto è ricco come pochi esseri umani nella storia dell’homo sapiens e appartiene pur sempre al 5% dell’umanità più ricca oggi presente sul pianeta, tuttavia, per quanti sforzi faccia, riesce solo a concepirsi come un defraudato, e laddove il nemico non è chiaro se lo inventa grazie alla sublime arte del complottismo (speculatori, finanza, multinazionali, tecnici, manine, burocrati…).
E’ sempre pronto a drammatizzare ogni inconveniente, dal disastro aereo al maltempo tutto è monito di apocalisse imminente. C’è sempre qualcosa “sotto”. Qualcosa di molto preoccupante.
Di fronte ad un futuro nero ritiene non resti altro che prendere l’esistente e rivoltarlo come un calzino, l’azzeramento è premessa indispensabile alle sue fantasie turbinose, la tabula rasa l’unico punto da cui ripartire (per dove? E’ secondario).
Tutto cio’ si traduce nell’assalto a quel sistema che gli ha dato tutto, gli ha dato i diritti con cui anima il suo movimento, oltre ad avergli messo gentilmente a disposizione quei mezzi che utilizza tanto abilmente per diffondere la sua protesta radicale.
Vi sembra che abbia parlato troppo male di lui? Non era mia intenzione. In fondo si tratta pur sempre di una “masnada”. Forse è anche meglio delle masnade del passato. Le brutture a cui accenno sono oggi allo scoperto, c’erano anche ieri ma occultate. Uscendo allo scoperto avranno meglio modo di temprarsi, il tempo sarà un buon medico.
P.S. Il ritrattino qui sopra sembra pennellato sull’archetipo del grillino. In realtà la fonte d’ispirazione è il movimento degli Indignados spagnoli che nel 2011 ebbero un momento di gloria e trassero il loro nome da un fortunato libro di Stephen Hessel.