sabato 30 settembre 2017

Grillo è di destra o di sinistra?

Grillo è di destra o di sinistra?

Molti, di fronte all’imbarazzo che pone una domanda del genere, preferiscono dire checategorie come destra e sinistra hanno perso senso. Salvo poi recuperarle immediatamente dopo in altri contesti.
Figuriamoci se non capisco il problema, ma per non essere  ipocrita preferisco  cimentarmi in modo diretto nell‘esercizio di ricondurre Grillo nel suo alveo ideologico stando alle categorie tradizionali.
In genere tutti sono d’accordo nel vedere in Grilloun populista. I suoi “vaffa” e i suoi “diti medi” hanno fatto epoca. Come trasforma la piazza in palcoscenico lui, nessuno è capace.
E qui possiamo già ricavare qualche indizio. Poiché il populismo è un approccio alla politica tipicamente di sinistra, ci sono buone probabilità che Grillo appartenga a questo schieramento.
Anche la storia e le simpatie passate di Grillo – sebbene lontane dalla politica diretta – sembrerebbe collocarlo a sinistra.
Ciò detto, il discorso non può chiudersi, dobbiamo vedere la posizione specifica del movimento sui vari temi.
Le uscite di Grillo sembrano puntare in direzioni disparate: ora spara contro gli immigrati, ora contro l’Europa e le politiche di bilancio rigorose, poi propone un reddito minimo per tutti, si presenta come un moralizzatore della politica e un paladino di onestà e trasparenza, mette la virtù al centro del suo programma e intende “rivoltare” il Parlamento come un Gesù Cristo ha rivoltato il tavolo ai mercanti del tempio.
Tuttavia, se c’è qualcosa che Grillo ama veramente è la democrazia. Ne ha un vero culto.
Il suo movimento è cresciuto sul principio dell’ “uno vale uno”.
I grillini vorrebbero votare su tutto, hanno una vera ansia da voto, girano con la cabina elettorale al seguito, se potessero voterebbero anche su quanto sale mettere nella pasta.
Quando poi vieni a sapere che la loro piattaforma telematica si chiama “Rousseau”, capisci molte cose.
Grillo adora la democrazia, è questo che l’ha condotto ad erigere una vera  chiesa sul principio di maggioranza e su quello di trasparenza.
Ma non tutti ne sono convinti.
Alcuni suoi critici sostengono che la democrazianon è quella cosa ridicola che ha in mente Grillo.
Una critica che giudico bolsa in partenza.
Costoro confondono la “democrazia” con il “buongoverno”. Casomai è il buon governo a non essere “quella cosa lì” ma la democrazia è proprio “quella cosa lì”. La democrazia è proprio ciò che Grillo ama: più si interpella la “volontà generale”, più si è democratici.
Le varianti che hanno in mente i suoi critici “illuminati” sono solo dei sani, per me, tentativi di tenere a bada la democrazia e tutti i danni che produce un suo impiego “esagerato”. Rousseau era più “democratico” di Montesquieu.
Alcuni, di fronte ai furori e ai radicalismi di Grillo parlano di tirannia, lasciando implicito il fatto che tirannia e democrazia siano incompatibili.
E chi l’ha detto che non sono compatibili? Non di certo Tocqueville quando parlava di “tirannia della maggioranza”.
Questo semplice fatto non viene capito da coloro – spesso indottrinati nella scuola italiana anni 70-80-90 – per cui “democrazia” è un termine positivo a priori. C’è un dittatore che ci piace? Chavez o Castro? Basta chiamarlo “dittatore democratico” ed eccolo riabilitato. “Democrazia” diventa un termine taumaturgico. Grillo è invece “sostanzialista”, per lui non esisterà mai un “dittatore democratico”, lui ha il culto del voto e della decisione presa a maggioranza. Ogni giorno un voto.
E’ Grillo il vero amante della democrazia, e non i suoi critici. Il democratico decide appellandosi alla volontà generale. Poiché spesso questo risulta assurdo, la persona di buon senso cerca di limitare il ricorso alla democrazia. Non Grillo, che ricorrerebbe alla piattaforma Rousseau anche per decidere i gusti del gelato  e allo streaming per rendere noto quel che fa il leader quando è in bagno.
Altri ancora dicono che la democrazia telematicadi Grillo non è autentica democrazia, che sono in pochi a partecipare realmente, costoro snocciolano dei numeri che considerano miserrimi e poi ridono. Ma davvero si crede che se Grillo potesse coinvolgere più gente non lo farebbe? Lo farebbe eccome! Adora troppo la democrazia. Certo, visto che vuole votare su tutto la sua democrazia è necessariamente telematica, se potesse fare altrimenti lo farebbe.
Altri ancora dicono che la piattaforma telematica ha delle falle e che quindi la democrazia di Grillo è vulnerabile e soggetta a truffe. Ma credete davvero che se fosse possibile tappare tutte le falle o rendere tutto più trasparente Grillo non lo farebbe? Illusi, lo farebbe domani, perché lui ama la democrazia come la sua vita. A scuola gli hanno detto che la democrazia era Santa e lui ambisce alla santità.
Altri dicono che Grillo è stato il primo a non rispettare il verdetto democratico di alcune elezioni telematiche interne.
Vero, ma avete notato che questa è l’unica critica che non suscita scherni e sberleffi? L’unica critica di fronte alla quale Grillo si trincera dietro un muro di silenzio? Nel momento in cui il movimento ha avuto successo ed è entrato nella stanza dei bottoni, l’utopia grillina  si è necessariamente indebolita, tutti devono fare i conti con la realtà. Ma cio’ non significa che l’ideale continui a fungere da bussola suprema. 
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Dopo avere indicato lo specifico di Grillo, torniamo ora alla questione principale. È di destra o di sinistra?
Ripassiamo i fondamentali: cos’ è la democrazia?
La democrazia è un metodo formale per estrarre la “volontà generale”, un concetto assolutamente centrale per la politica. Senza “volontà generale” non vai da nessuna parte in politica.
Si noti che invece, per chi si disinteressa della politica, la “volontà generale” non esiste, è un mero mito. Solo le persone hanno una “volontà”.
Ergo: il culto della democrazia si traduce necessariamente nel culto della politica.
Se uno è intimamente convinto che la volontà generale esista e che la democrazia sappia esprimerla, allora ritiene che la politica prendadecisioni moralmente ineccepibili.
Ma una fiducia del genere è la premessa ideale perestendere le competenze della politica a tutti gli ambiti sociali. E’ la premessa al cosiddetto “primato della politica”.
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È tempo di conclusioni, ma per trarle bisogna ripassare un secondo “fondamentale” e farsi un’idea di cosa sia la destra e di cosa sia la sinistra.
La mia teoria preferita su questo punto parla chiaro: la sinistra ama la politica, la destra odia la sinistra.
Per l’uomo di sinistra il politico deve intervenirenei processi sociali, deve aggiustarli, migliorarli, costruirli da zero e ricostruirli. Ha una  fiducia disarmante nella politica.
L’uomo di destra vede nel politico fondamentalmente come uno che non lo lascia in pace. Teme la politica, quando il Parlamento è riunito sente che la sua libertà è minacciata.
Se ci affidiamo allora alla mia teoria preferita la conclusione segue placida: Grillo e il suo movimento sono di sinistra.
Gli indizi tratti dalla matrice populista del movimento e dalla storia personale di Grillo sembrano allora confermati in pieno anche da un’ ulteriore analisi. Per ora mi fermo qui, in attesa di sviluppi.
grillo