Striscia azzurra ti voglio bene
Ogni qualvolta scarrozzo sulla riviera ligure e noto la sfilza di parcheggi gratuiti mi viene un coccolone. L’assurda regola di città con carenza cronica di parcheggi sembra essere: chi prima arriva meglio si accomoda.
Immaginatevi se l’adottasse anche il panettiere.
Un giorno, giuro, sono andato fino ad Alassio per tornarmene con la coda tra le gambe e centinaia di euro in tasca senza poter scendere dall’auto!
Ma lo capisco, lì le amministrazioni sono prevalentemente di sinistra e “far pagare” una risorsa, per quanto rara, non rientra nella mentalità corrente.
***
Quanto sopra l’ho scritto l’anno scorso ma avrei potuto scriverlo anche l’anno prima e l’anno prima ancora.
Oggi però non potrei più scriverlo.
Dopo il rientro dalle vacanze, è partito a Varese il “piano parcheggi” che significa: tutto a pagamento.
In altri termini, a Varese non esisterà più un parcheggio gratuito, neanche per chi deve prendere al volo una michetta.
Sono incazzato, sono turbato, sono spiazzato, sono rattristato, sono sconfortato, ho voglia di urlare. Ma perché? Solo ed esclusivamente perché una cosa del genere l’ha fatta un’amministrazione di sinistra (e io tifo destra a prescindere)!
L’ha realizzata il sindaco di sinistra cosicché non potrò più riformulare l’ “ alto laio ligure”, un mio personale cavallo di battaglia.
Certo, la sinistra, per quanto s’imbelletti, non si libererà mai del tanfo di burocrazia che la pervade come il tanfo di selvatico pervade le capre: e allora giù con i permessi, le esenzioni, le eccezioni, le esimenti, i casi di necessità… giù con ogni complicazione di sorta fino a snaturare il po’ di buono che aveva fatto.
Sia come sia la questione è finalmente depoliticizzata. Se persino la sinistra si è convinta a bastonare i “parcheggiati”! Se l’ha capito anche lei – sebbene come al solito in ritardo – se davvero è accaduto questo miracolo, forse un giorno capirà persino… persino la Lega.
***
Da questa decisione tardiva ne avrà beneficio tutta la circolazione. Per esempio, sia il buon senso che le ricerche empiriche ci dicono che i parcheggi a pagamento favoriscono il carpooling poiché l’utente di questo servizio puo’ suddividere il nuovo onere.
E, per favore, non preoccupiamoci dei prezzi, se il prezzo è giusto il cliente compra volentieri. E’ una legge universale.
Certo… se fino ad ora hai fatto credere che esisteva Babbo Natale uscire dall’allucinazione collettiva è sempre duro per tutti.
Tuttavia, lo ripeto, il parcheggio a pagamento resta la leva ideale per riformare il traffico, la riduzione del quale non deriva mai da “meno viaggi” ma da “viaggi più brevi”.
Lo sapevate che il 30% delle auto che girovagano per la città sono alla ricerca di un parcheggio? Ed evito di riferire i tempi medi sprecati per trovarlo, o le distanze percorse a questo fine. Nelle grandi città, ma non solo, si tratta di numeri impressionanti.
Al punto che città come Milano cercano di sfuggire alla morsa consentendo il libro parcheggio sui marciapiedi. Non funziona. La cosa produce solo un piccolo è breve sollievo per quegli automobilisti a cui capita quel giorno di essere fortunati, ma produce un costo per tutti gli altri, pedoni compresi.
C’è sempre il burbero assessore rosso col cipiglio che propone: meno parcheggi, meno traffico.
E’ il solito vizietto di pianificare. Si fissino i prezzi giusti e lasciamo decidere agli interessati, per favore. Il nostro cervello (soprattutto quello di un burbero assessore rosso col cipiglio) è troppo piccolo per fare un piano sensato in una materia tanto complessa.
Pensate poi al parcheggio gratuito che spesso un datore di lavoro offre al suo dipendente, di solito il datore di lavoro è un’amministrazione pubblica. L’idea che il parcheggio debba essere gratuito non ci fa percepire che siamo di fronte ad un fringe benefit da tassare a tutti gli effetti in quanto tale. E’ ovvio che chi elude il fisco con trucchetti del genere l’ultima cosa che desidera è che la cosa venga a galla, magari indirettamente quando si rendono tutti gli altri parcheggi a pagamento.
***
Una buona riforma dei parcheggi dovrebbe contemplare almeno quattro misure.
Primo, tutti i parcheggi devono essere a pagamento.
Secondo, le tariffe devono essere correlate alla domanda e all’offerta (orari di punta eccetera).
Terzo, tutte le risorse devono andare alle amministrazioni locali ed essere destinate esclusivamente al miglioramento delle strade.
Quarto (la più importante), rimuovere ogni vincolo ai costruttori relativo ai parcheggi condominiali.
Meditiamo per un attimo sul quarto punto perché ad alcuni sfugge. Eppure, una volta che i parcheggi hanno le loro tariffe di mercato non ha più senso richiedere parcheggi condominiali, sarebbe un mero spreco! Noi non chiediamo alle cartolerie di vendere anche il pane, sebbene sia un bene essenziale. Questo perché lasciamo al sistema dei prezzi stabilire chi deve vendere e quanto pane va venduto.
Vincolare la costruzione delle case alla costruzione di parcheggi impenna poi i già esosi prezzi del mercato immobiliare penalizzando i clienti più deboli e favorendo l’orrenda dilatazione della periferia che sfuma negli altrettanto orrendi quartieri dormitorio (tutti dotati di ampio parcheggio).
Come se non bastasse, ostacola la ristrutturazione dell’esistente: una scelta molto più agevole se sgravata da una serie di obblighi collaterali.
Nella Silicon Valley secondo voi i parcheggi sono gratuiti?, ed esiste laggiù forse l’obbligo di costruire parcheggi quando si costruisce una casa? La risposta, ovviamente, è un doppio no.
Siamo sicuri poi che l’auto di proprietà sia un dogma? Certo che se spendo una vita di risparmi per comprarmi una casa con annesso parcheggio – ora non posso agire altrimenti – a quel punto non mi faccio mancare certo l’auto. Ma se il parcheggio condominiale non esiste e i parcheggi sono a pagamento può darsi anche il caso che mi organizzi diversamente.
Il parcheggio a pagamento è anche una soluzione di mercato al problema dell’inquinamento e, più in generale, del global warming. Ai soggetti più preoccupati da questa minaccia basterà aumentare le tariffe. Forse la cosa non è simpatica ma quando si parla di global warming le soluzioni all’ordine del giorno – specie quelle proposte da quei simpatici tipetti che vorrebbero “cambiare il nostro stile di vita”, tipo farci fare una doccia la settimana – sono ben più radicali e inquietanti. E allora, viva le strisce azzurre!
Ma ammettiamolo, la voglia di “parcheggio gratuito” è sia di destra che di sinistra, il cittadino povero è usato come uno scudo umano. Tuttavia, se uno crede davvero che esista un problema di povertà lo affronti nelle sedi opportune in cui si ridistribuisce il gettito fiscale, non quando si discute di parcheggi!
Molta opposizione deriva dalla scarsa familiarità con le modalità di pagamento, ciò lascia qualche speranza. La tecnologia snellirà snz’altro queste formalità. Già oggi a Varese pago con Pyng, ovvero con il cellulare e soprattutto con la possibilità di prolungare la sosta a piacimento senza dover tornare sul luogo fisico dove ho lasciato l’auto.
Andrebbe poi precisato che i parcheggi a pagamento non sono una privatizzazione in senso stretto poiché possono essere gestiti, almeno in una prima fase, anche dall’amministrazione comunale. Poi, quando si scoprirà che esistono gestioni più efficienti (e non c’è nulla di più facile che essere più efficienti di un’amministrazione pubblica), il servizio regolamentato verrà messo all’asta per la felicità dell’assessore al bilancio.
Ma perché tanta opposizione di fronte a tante notizie positive? Ogni novità comporta costi, sono il primo ad ammetterlo. Tuttavia, Machiavelli aveva già capito tutto quando scriveva che non c’è cosa più difficile che introdurre una novità nei comportamenti, questo perché l’innovatore ha per nemici tutti coloro che hanno prosperato nel vecchio mondo, senza avere l’appoggio di chi prospererà nel nuovo, che ancora non conosce la fortuna di cui è destinatario.
Ogni qualvolta scarrozzo sulla riviera ligure e noto la sfilza di parcheggi gratuiti mi viene un coccolone. L’assurda regola di città con carenza cronica di parcheggi sembra essere: chi prima arriva meglio si accomoda.
Immaginatevi se l’adottasse anche il panettiere.
Un giorno, giuro, sono andato fino ad Alassio per tornarmene con la coda tra le gambe e centinaia di euro in tasca senza poter scendere dall’auto!
Ma lo capisco, lì le amministrazioni sono prevalentemente di sinistra e “far pagare” una risorsa, per quanto rara, non rientra nella mentalità corrente.
***
Quanto sopra l’ho scritto l’anno scorso ma avrei potuto scriverlo anche l’anno prima e l’anno prima ancora.
Oggi però non potrei più scriverlo.
Dopo il rientro dalle vacanze, è partito a Varese il “piano parcheggi” che significa: tutto a pagamento.
In altri termini, a Varese non esisterà più un parcheggio gratuito, neanche per chi deve prendere al volo una michetta.
Sono incazzato, sono turbato, sono spiazzato, sono rattristato, sono sconfortato, ho voglia di urlare. Ma perché? Solo ed esclusivamente perché una cosa del genere l’ha fatta un’amministrazione di sinistra (e io tifo destra a prescindere)!
L’ha realizzata il sindaco di sinistra cosicché non potrò più riformulare l’ “ alto laio ligure”, un mio personale cavallo di battaglia.
Certo, la sinistra, per quanto s’imbelletti, non si libererà mai del tanfo di burocrazia che la pervade come il tanfo di selvatico pervade le capre: e allora giù con i permessi, le esenzioni, le eccezioni, le esimenti, i casi di necessità… giù con ogni complicazione di sorta fino a snaturare il po’ di buono che aveva fatto.
Sia come sia la questione è finalmente depoliticizzata. Se persino la sinistra si è convinta a bastonare i “parcheggiati”! Se l’ha capito anche lei – sebbene come al solito in ritardo – se davvero è accaduto questo miracolo, forse un giorno capirà persino… persino la Lega.
***
Da questa decisione tardiva ne avrà beneficio tutta la circolazione. Per esempio, sia il buon senso che le ricerche empiriche ci dicono che i parcheggi a pagamento favoriscono il carpooling poiché l’utente di questo servizio puo’ suddividere il nuovo onere.
E, per favore, non preoccupiamoci dei prezzi, se il prezzo è giusto il cliente compra volentieri. E’ una legge universale.
Certo… se fino ad ora hai fatto credere che esisteva Babbo Natale uscire dall’allucinazione collettiva è sempre duro per tutti.
Tuttavia, lo ripeto, il parcheggio a pagamento resta la leva ideale per riformare il traffico, la riduzione del quale non deriva mai da “meno viaggi” ma da “viaggi più brevi”.
Lo sapevate che il 30% delle auto che girovagano per la città sono alla ricerca di un parcheggio? Ed evito di riferire i tempi medi sprecati per trovarlo, o le distanze percorse a questo fine. Nelle grandi città, ma non solo, si tratta di numeri impressionanti.
Al punto che città come Milano cercano di sfuggire alla morsa consentendo il libro parcheggio sui marciapiedi. Non funziona. La cosa produce solo un piccolo è breve sollievo per quegli automobilisti a cui capita quel giorno di essere fortunati, ma produce un costo per tutti gli altri, pedoni compresi.
C’è sempre il burbero assessore rosso col cipiglio che propone: meno parcheggi, meno traffico.
E’ il solito vizietto di pianificare. Si fissino i prezzi giusti e lasciamo decidere agli interessati, per favore. Il nostro cervello (soprattutto quello di un burbero assessore rosso col cipiglio) è troppo piccolo per fare un piano sensato in una materia tanto complessa.
Pensate poi al parcheggio gratuito che spesso un datore di lavoro offre al suo dipendente, di solito il datore di lavoro è un’amministrazione pubblica. L’idea che il parcheggio debba essere gratuito non ci fa percepire che siamo di fronte ad un fringe benefit da tassare a tutti gli effetti in quanto tale. E’ ovvio che chi elude il fisco con trucchetti del genere l’ultima cosa che desidera è che la cosa venga a galla, magari indirettamente quando si rendono tutti gli altri parcheggi a pagamento.
***
Una buona riforma dei parcheggi dovrebbe contemplare almeno quattro misure.
Primo, tutti i parcheggi devono essere a pagamento.
Secondo, le tariffe devono essere correlate alla domanda e all’offerta (orari di punta eccetera).
Terzo, tutte le risorse devono andare alle amministrazioni locali ed essere destinate esclusivamente al miglioramento delle strade.
Quarto (la più importante), rimuovere ogni vincolo ai costruttori relativo ai parcheggi condominiali.
Meditiamo per un attimo sul quarto punto perché ad alcuni sfugge. Eppure, una volta che i parcheggi hanno le loro tariffe di mercato non ha più senso richiedere parcheggi condominiali, sarebbe un mero spreco! Noi non chiediamo alle cartolerie di vendere anche il pane, sebbene sia un bene essenziale. Questo perché lasciamo al sistema dei prezzi stabilire chi deve vendere e quanto pane va venduto.
Vincolare la costruzione delle case alla costruzione di parcheggi impenna poi i già esosi prezzi del mercato immobiliare penalizzando i clienti più deboli e favorendo l’orrenda dilatazione della periferia che sfuma negli altrettanto orrendi quartieri dormitorio (tutti dotati di ampio parcheggio).
Come se non bastasse, ostacola la ristrutturazione dell’esistente: una scelta molto più agevole se sgravata da una serie di obblighi collaterali.
Nella Silicon Valley secondo voi i parcheggi sono gratuiti?, ed esiste laggiù forse l’obbligo di costruire parcheggi quando si costruisce una casa? La risposta, ovviamente, è un doppio no.
Siamo sicuri poi che l’auto di proprietà sia un dogma? Certo che se spendo una vita di risparmi per comprarmi una casa con annesso parcheggio – ora non posso agire altrimenti – a quel punto non mi faccio mancare certo l’auto. Ma se il parcheggio condominiale non esiste e i parcheggi sono a pagamento può darsi anche il caso che mi organizzi diversamente.
Il parcheggio a pagamento è anche una soluzione di mercato al problema dell’inquinamento e, più in generale, del global warming. Ai soggetti più preoccupati da questa minaccia basterà aumentare le tariffe. Forse la cosa non è simpatica ma quando si parla di global warming le soluzioni all’ordine del giorno – specie quelle proposte da quei simpatici tipetti che vorrebbero “cambiare il nostro stile di vita”, tipo farci fare una doccia la settimana – sono ben più radicali e inquietanti. E allora, viva le strisce azzurre!
Ma ammettiamolo, la voglia di “parcheggio gratuito” è sia di destra che di sinistra, il cittadino povero è usato come uno scudo umano. Tuttavia, se uno crede davvero che esista un problema di povertà lo affronti nelle sedi opportune in cui si ridistribuisce il gettito fiscale, non quando si discute di parcheggi!
Molta opposizione deriva dalla scarsa familiarità con le modalità di pagamento, ciò lascia qualche speranza. La tecnologia snellirà snz’altro queste formalità. Già oggi a Varese pago con Pyng, ovvero con il cellulare e soprattutto con la possibilità di prolungare la sosta a piacimento senza dover tornare sul luogo fisico dove ho lasciato l’auto.
Andrebbe poi precisato che i parcheggi a pagamento non sono una privatizzazione in senso stretto poiché possono essere gestiti, almeno in una prima fase, anche dall’amministrazione comunale. Poi, quando si scoprirà che esistono gestioni più efficienti (e non c’è nulla di più facile che essere più efficienti di un’amministrazione pubblica), il servizio regolamentato verrà messo all’asta per la felicità dell’assessore al bilancio.
Ma perché tanta opposizione di fronte a tante notizie positive? Ogni novità comporta costi, sono il primo ad ammetterlo. Tuttavia, Machiavelli aveva già capito tutto quando scriveva che non c’è cosa più difficile che introdurre una novità nei comportamenti, questo perché l’innovatore ha per nemici tutti coloro che hanno prosperato nel vecchio mondo, senza avere l’appoggio di chi prospererà nel nuovo, che ancora non conosce la fortuna di cui è destinatario.