Come mi immagino un dibattito sui diritti degli animali tra persone ragionevoli (che si ascoltano e rettificano le loro posizioni).
- Gli animali non hanno diritti perché non hanno responsabilità.
- Eppure ci sono uomini irresponsabili a cui non neghiamo certo dei diritti: prendi i bambini.
- C’è una differenza: i bambini sono destinati a diventare uomini coscienti. Se neghi loro dei diritti, dovresti negarli anche all’uomo svenuto o addormentato: anche lui è incosciente ma destinato alla coscienza. Ma questo sarebbe assurdo.
- Allora faccio notare che esistono uomini con ritardi mentali irreversibili, tali da non poter essere considerati esseri “ragionevoli" nemmeno in potenza.
- Vero, però appartengono pur sempre alla razza umana.
- Ma questo è “specismo”: perché mai dovrei attribuire diritti a qualcosa solo per un'astrazione come l' appartenenza ad una specie anziché sulla base di una concretezza come il suo essere specifico (presente o futuro)?
- Ben detto. Forse per gli stessi motivi per cui ci opponiamo alla pena di morte: prudenza. Perché mai chi uccide non dovrebbe essere ucciso? I due atti sono equivalenti. Uccidere e conculcare ogni diritto sono misure radicali: meglio evitarle di principio in presenza d’incertezze.
- E la sofferenza degli animali senza diritti? Conta zero?
- No. Vale la pena di tenerne conto: se cio' che conta è la sofferenza, applichiamo agli animali una morale utilitarista e agli uomini riserviamo invece una morale basata su principi inderogabili. Per esempio, è sbagliato tormentare un animale per passatempo.
- La tua proposta è un compromesso ragionevole, e secondo me – passatempi perversi a parte - ha importanti conseguenze, per esempio sulla nostra alimentazione.
- Forse no: tieni conto che gli animali che mangiamo (o cacciamo) non esisterebbero in numero tanto elevato in natura, in molti casi non esisterebbero affatto. Dal punto di vista utilitarista mangiare (o cacciare) animali fa bene agli animali. Non arrivo a dire che esiste un dovere di mangiarli ma…
- Esagerato!