Kulturinfarkt: Azzerare i fondi pubblici per far rinascere la cultura (I grilli) (Italian Edition)
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I sintomi di un crollo imminenteRead more at location 166
Note: Con la crescita economica è giunta l'esplosione dei sussidi alla cultura. Non viceversa... L' espansione è avvenuta senza un progetto e oggi, che l'economia europea registra una frenata decennale, un simile impero nn si sostiene senza ricorso allo sponsor privato... Pensiero sottostante dell approccio mainstream: l offerta genera la domanda. È un pensiero elitario: il produttore nn è al servizio del consumatore ma è il suo educatore... Le avanguardia miravano ad educare l'uomo nuovo ma lo scolaretto nn ha seguito il Maestro, anzi, spesso lo ha ripudiato. Oggi i "maestri" ben lungi dall'ammettere il loro scacco dicono che manca la pedagogia e la piacevolezza dell'opera... Oggi domina la pedagogia e il suo è un modello predemocratico... Una teoria sulla svalutazione della bellezza. Per compensare la cpntraddizione di chi si dice democratico senza voler rinunciare ai metodi antidemocratici si è deciso di finanziare tutto, qualsiasi tipo di arte. l arte deve essere libera e la bellezza relativa... Il paradosso dell'Europa: oggi l' europa è quella che spende di più in cultura ma che influenza meno e domina meno in ambito culturale... Edit
«mentalità autoconservatrice tipica delle corporazioni»Read more at location 168
con i finanziamenti statali abbiamo decretato la fine di una produzione artistica e culturale orientata al futuro.Read more at location 174
Dagli anni settanta i musei, i teatri, le biblioteche, le università popolari3, le scuole di musica, le sale per concerti, i centri socioculturali, le scuole d’arte, i circoli letterari, le associazioni culturali, le spese per la cultura hanno registrato un aumento esponenziale.Read more at location 177
Tutto ciò è stato possibile grazie alla crescita economica degli anni settanta e ottanta.Read more at location 199
l’esplosione della concorrenza abbia portato all’«eventizzazione» delle attività culturali che godono di incentivi pubblici.Read more at location 230
tra i politici la posizione prevalente è: lasciateci ampliare l’offerta!Read more at location 239
la formula magica proposta dalla politica è: procuratevi sponsor e sviluppate capacità imprenditoriali.Read more at location 247
E quando, dal 1989, la faccenda dei fondi di bilancio si è fatta più problematica, tutti hanno invocato il management culturale.Read more at location 253
«Cultura per tutti» è stata un’iniziativa di grande successo. Uno slogan semplice, oltretutto reso tangibile dall’ingresso della cultura pop nel tempio dell’arte.Read more at location 257
Senza cultura niente sembra più funzionare: né l’organizzazione della propria vita né la rappresentazione della società, né l’intervento della politica né la vendita di merci. Tutto sembra essere demandato a quel vago mezzo che è la cultura»Read more at location 266
«Cultura per tutti» era una pura politica dell’offerta.Read more at location 299
In un discorso del 1978 dichiarava: «La musica rock non è cultura». Tuttavia, già nel 1980 egli dovette cedere alle pressioni della piazza e aprire al pubblico la Rote Fabrik, centro culturale alternativo che si alimentava dello spirito punk,Read more at location 302
La logica della «cultura per tutti» si basava, e si basa tuttora, sulla speranza che sia il prodotto, facendo la sua comparsa sul mercato, a generare i propri consumatori.Read more at location 307
Serviva qualcuno che gestisse questa espansione: così è nato il management culturale,Read more at location 312
Negli anni novanta dominava il marketing; oggi va di moda la didattica.Read more at location 318
Nessuno si è chiesto, però, quali fossero gli interessi dei fruitoriRead more at location 319
Questo modello scaturisce da una visione elitaria della struttura della collettività, non da un’effettiva richiestaRead more at location 322
L’infrastruttura di oggi si basa su una visione pedagogica.Read more at location 327
Peccato che questo principio provenga dal periodo dell’aristocrazia illuminata, dall’epoca predemocratica.Read more at location 328
La libertà dell’arte viene vissuta come liberazione dalla domanda,Read more at location 335
i critici non hanno più autorità. Per ogni affermazione esiste un suo preciso e legittimo contrario.Read more at location 339
contraddizione tra il progetto politico della modernità e il progetto premoderno dell’educazione estetica degli individui.Read more at location 342
Che probabilmente dobbiamo figurarci un futuro senza istituzioni culturali lo dimostra il destino delle chiese. Fino alla Riforma esse svolgevano la funzione di musei. Nel mondo cattolico lo fanno ancora oggi. In modo ineccepibile hanno tramandato e plasmato il pensiero e la storia, rendendoli accessibili e comprensibili a tutti.Read more at location 367
Presumibilmente, l’Europa possiede il patrimonio culturale più costoso al mondo:Read more at location 383
in contrasto con l’assenza dell’Europa sui mercati mondiali della cultura.Read more at location 384
Sulla circolazione dei contenuti il nostro continente non esercita alcuna influenza.Read more at location 385
L’industria culturale globale, che determina ciò che è arte e ciò che non lo è, è in mano agli americani, ai giapponesi, ai coreani, ai brasiliani21.Read more at location 386
I film tedeschi non arrivano nelle centinaia di multisala che oggi si costruiscono in India.Read more at location 390
nulla dell’Europa entra a far parte del bagaglio culturale delle nuove generazioni di indiani, cinesi ecc.Read more at location 392
L’avversione dei pensatori occidentali nei confronti dell’industria culturale si è manifestata nel modo più aspro con Max Horkheimer e Theodor W. Adorno.Read more at location 395
I politici e i manager culturali si accostano al concetto di industria culturale. Questo è già un primo segno di cambiamento.Read more at location 397
Un’industria culturale degna di questo nome si aprirebbe all’esterno orientandosi verso prodotti vendibili, dimostrando attenzione per le culture altreRead more at location 399
UN’ÉLITE PER TUTTIRead more at location 403
Note: Il nuovo dogma: poichè il pubblico nn va verso la qualità la qualità andrà verso il pubblico=>sociocultura e didatticismo... il cambio di paradigma: dall arte borghese all'arte rivoluzionaria: la qualità è intollerante e l' arte va resa soggettiva... Paradosso: i protagonisti dello sradicamento sono oggi assessori spendaccioni che devono far rientrare dalla finestra il concetto di qualità per decidere cosa finanziare ma poichè il concetto è irrecuperabile nelle loro scelte finisce x prevalere l'interesse e la relazione col finanziato. E x fortuna xchè l alternatova sono i sussidi a tappeto... Ma la qualità continua ad avere una vita sottotraccia: nn la si menziona ma crea ststus e desideri di secondo ordine (si ascolta dante xchè il canone continua ad imporre soggezione: Benigni è più divertente quando fa altre cose ma è più seguito quando legge Dante). E le politiche culturali fanno leva proprio su queste debolezze: edificare la plebe spingendola all' imitazione delle elite in modo da premiare il loro status... Edit
Alla cosiddetta Nuova politica culturale premeva l’aspirazione borghese di formare la persona, di educarla esteticamente,Read more at location 404
Una reale democratizzazione della cultura, che sarebbe stata necessariamente una «massificazione», non poteva essere auspicata, visto lo scetticismo verso la cultura di massaRead more at location 405
L’interesse delle giovani generazioni per le offerte sovvenzionate di cultura alta, lo sappiamo dalle statistiche, dopo gli anni inquieti non voleva saperne di crescere.Read more at location 413
Fu il concetto di qualità ad aprire uno spiraglio per i nuovi cetiRead more at location 415
Emil Staiger, professore di Letteratura dal 1943 al 1976 nella locale università, nel 1966 ottenne il Premio per la letteratura della città di Zurigo. Nel suo discorso di ringraziamento semplicemente liquidava come ideologica la letteratura contemporanea, che pullulava di «psicopatici e mostruosità in grande stile» e aveva perduto qualsiasi legame con i principi fondamentali della morale. La letteratura non era più arte, poiché aveva reciso il legame con i valori eterni. Dura fu la replica di Hugo Leber («Lo riconosco: mi sono piaciuti i poeti della cloaca»)22; Werner Wollenberger23 e Max Frisch rimproverarono a Staiger di accusare sommariamente un’intera generazione di scrittori e di essere fuori dal mondo.Read more at location 416
qualità era tutto ciò che favoriva una morale nuova e contraria allo sfruttamento.Read more at location 425
In principio, disponeva di qualità artistica ciò che rientrava nei canoni borghesi-umanistici.Read more at location 428
Dagli anni settanta, di qualità era tutto ciò che criticava la società.Read more at location 428
la qualità si manifestava nella distruzione dei principi artistici precedenti, cosa evidente nel free jazz, nel punk, nella pittura e nella musica classica contemporanea.Read more at location 430
Da allora reinventare l’arte come improvvisazione è considerata la più alta tra le imprese,Read more at location 434
Come possono essere riconosciuti i maestri dell’età contemporanea, se fin dal principio ogni allievo che voglia essere preso sul serio può e deve affermare di essere un maestro?Read more at location 435
La felicità dell’atto creativo e quella dell’esperienza sono affidate al solo individuo,Read more at location 440
un concetto di qualità stranamente vuoto, concetto che, quanto più è difficile da comprendere, tanto più viene impiegato con zelo dai promotori della cultura,Read more at location 443
La «qualità artistica», definita come un criterio ovvio praticamente dalla totalità degli enti che la promuovono, è diventata un geniale strumento per difendere i propri interessi.Read more at location 448
Anche laddove si tratta solo di un gesto di buona volontà artistica, questo deve essere sostenuto.Read more at location 457
Siccome noi promuoviamo qualcosa, questo qualcosa è buono. È l’ingegnosa via d’uscita dal dilemma del postmoderno.Read more at location 465
il prezzo della libertà.Read more at location 466
Per questo motivo la promozione culturale del postmoderno privilegia l’eccentrico, l’originale,Read more at location 470
il delitto è per loro quel che per noi è l’arte, semplicemente un mezzo per procurarsi sensazioni straordinarie»26.Read more at location 477
l’autodisciplina è l’ascesa sociale, che la cultura alta esige. Essa è in contrasto – e qui si rendono visibili le fondamenta ideologiche della divisione tra cultura seria (S) e cultura come intrattenimento (I) – con l’estasi vuota della cultura pop. Non può essere un caso che in un’epoca in cui l’autotrascendenza non è più di moda, soprattutto tra i giovani, sia così diffusa la sindrome da deficit dell’attenzione. Il rifiuto di sottoporsi all’autodisciplina deve trovare una motivazione nella medicina, non può risiedere nella debolezza della concezione culturale.Read more at location 500
«desideri di secondo grado»Read more at location 505
Si va all’opera per apparire come coloro che si intendono di opera. Si va al museo perché rientra fra le attività attribuite a una buona educazione; non importa che cosa si assimila. Una delle certezze della sociologia è che questi second order desires determinano in modo significativo il comportamento culturale.Read more at location 506
«Credo [...] in effetti, che l’interesse principale del pubblico risieda nell’esserci stato [...] gli oggetti artistici funzionano come reliquie. Si ricerca una vicinanza magica»Read more at location 509
Il cittadino sensibile è superiore alla plebaglia in preda all’estasi. Da Theodor W. Adorno in poi, un eccesso di emozione genera il sospetto di manipolazione.Read more at location 515
Questa concezione della cultura si accompagna perfettamente all’etica protestante. I cattolici si concedono, con il carnevale, un’opportunità di estasi,Read more at location 519
L’EMARGINAZIONE DELLA «NON CULTURA»Read more at location 522
Note: Cosa nn è cultura? In assenza di alternative spunta un possibile candidato: l'arte che si finanzia da sè… Paradosso europeo: nn si finanzia la cultura ma la si crea con un fiat grazie al sussidio. Il tutto grazie all'impossibilità di definire cosa sia cultura... Edit
Nulla è oggi più sacro e vero dei sentimenti;Read more at location 523
L’iniziativa «cultura per tutti» si proponeva di eliminare la differenza attraverso la massificazione della cultura altaRead more at location 530
l’appartenenza al sistema artistico viene certificata da commissioni che decidono sulla promozione, i cui stessi membri fanno parte del settore culturale che beneficia degli incentivi.Read more at location 533
Affinché esista la cultura alta, deve esistere anche la non cultura.Read more at location 535
Solo quando, nel 1981, la Rote Fabrik fu consegnata alla cultura alternativa con una sovvenzione annuale di due milioni di franchi, Zurigo riuscì a trovare pace dalle manifestazioni.Read more at location 538
Analoghe, ma meno segnate dai cocci, sono le vicende della Kulturkaserne di Basilea31, dell’Usine di Ginevra32 o della fabbrica della cultura Kampnagel di AmburgoRead more at location 541
Nella storia delle iniziative socioculturali della Germania occidentale questo schema si ritrova ovunque. Oggi la cultura alternativa è stata elevata al rango di «impegno civico»Read more at location 545
coesistenza astiosa, ma tutto sommato pacifica, tra coloro che godono delle sovvenzioni.Read more at location 547
Nella cara vecchia Europa vengono preferibilmente relegati nella zona della «non cultura» l’industria culturale d’impronta americana, le forme di cultura amatoriali, il folclore, l’intrattenimento, i videogiochi, l’arte che si finanzia da sé, l’arte degli immigrati.Read more at location 549
Dalla società civile ha ricevuto il potere di definire che cosa è arte e che cosa non lo è.Read more at location 607
Il Goethe-Institut, per esempio, è un’associazione registrata, fondata dopo il 1945 su iniziativa privata. La sua struttura è deliberatamente modellata sulle organizzazioni statali che si occupano dei rapporti con l’estero41.Read more at location 638
ovunque compare la dicitura «in conformità al Contratto collettivo federale per gli impiegati»Read more at location 648
Nel mondo culturale tedesco e austriaco l’essere accostati allo Stato comporta un più alto grado di riconoscimento sociale:Read more at location 656
Quasi in tutti i Länder i primi ministri o i ministri alla cultura sono presidenti dei consigli di fondazione all’interno delle fondazioni dei Länder.Read more at location 696
Il consiglio della fondazione conta soltanto rappresentanti provenienti dall’amministrazione pubblica;Read more at location 758
La produzione di prestazioni e beni privati (merchandising, licensing, commercializzazione di eventi e noleggi) ha ancora un notevole potenziale di sviluppo, ma procede con cautela.Read more at location 776
Ma non è possibile, perché l’onnipresente Kulturstaat impone tutto e ostacola proprio questo.Read more at location 782
LA FINE DELLA POLITICA CULTURALERead more at location 802
Note: Oggi c è troppo e bisogna ridurre ma al politico piace inaugurare nn tagliare. Sfrondare è una politica poco attraente che nn viene fatta da nessuno da qui la convivenza tra vuoto e costipazione culturale. Un tempo si costruivano carriere politiche partendo dall'assessorato alla culrura. Oggi la cosa è impensabile... Soluzione adottata: inserire la cultura in dipartimenti con vincoli di bilancio. Esito: una cultura critica contro il potere oggi è impensabile... Edit
nei due decenni scorsi, abbiamo avuto a che fare con una sempre crescente marginalizzazione della politica culturale. Questa ha origine principalmente dal blocco che deve a se stessa: non sa fare altro che chiedere «più soldi»;Read more at location 804
negli anni settanta ci si concentrava soprattutto sulle implicazioni sociopoliticheRead more at location 813
negli anni ottanta e novanta si intendevano scoprire i potenziali economici di arte e cultura:Read more at location 814
Siamo sinceri: di tutto, più che troppo poco, c’è troppo.Read more at location 819
Gli «eroi della ritirata», come li descrive lo scrittore Hans Magnus Enzensberger in un saggio pubblicato sulla «Frankfurter Allgemeine Zeitung» nel 1989, sono rari.Read more at location 821
Una politica culturale ostinata che, se necessario, si schieri anche contro chi governa, è impensabile all’interno delle strutture odierne.Read more at location 848
Al contrario di quanto avveniva negli anni settanta e ottanta, quando la politica culturale dava ancora ai giovani politici la possibilità di avviare una carriera proficua, soprattutto a livello comunale, oggi la sua considerazione pubblica diminuisce.Read more at location 852
sul campo della cultura sono poche le corone d’alloro da vincere.Read more at location 860
LA GESTIONE DELLA CRISI: LA MORTE ARRIVA IN PUNTA DI PIEDIRead more at location 863
Note: Il dibattito recente: i videogiochi sono arte? L'opinione di chi si contendeva i finanziamenti era chiara sin dall'inizio. E si capisce anche xchè un simile dibattito nn avrebbe senso negli USA. Premi al miglior videogioco: il pc batte il design e la bellezza... Il precariato di artisti e musicisti diventa la norma. I tagli si fanno sentire e la decadenza avanza. Si gestisce l'esistente, l'innovazione è una chimera, il sussidio una droga... La foresta pietrifcata di sussidi: mantenere le strutture sacrificando i valori. L'identità si trae dall'eredità e i politici vogliono solo tramandare. Tutto diventa conservazione e "memoria" . Anche a "sinistra" si tende a fissare il passato... Il rinnovarsi x sopravvivere è una prerogativa del privato... L'istituzione culturale può anche essere susidiata ma la sua sopravvivenza deve cmq dipendere dal mercato: la capacità di adeguarsi alla domanda garantisce il rinnovamento... La finamica classica (ratchet effect): 1) bolla con pioggia di soldi sulla cultura 2) scoppio della bolla senza rientro dei fondi stanziati... l odio x la cultura commerciale. perchè? semplice: il postmoderno ci ga detto che tutto è arte e tutto deve essere sovvenzionato. l unico criterio di demarcazione è allora tra sovvenzionati e no abolire il sussidio? impossibile è un marchio d identità oggi l arte è disponibile x tutti e nn certo x i sussidi. eppyre berlusconi viene rieletto. la musica italiana: estraniata dai sussidi ancora nn si è ripresa proposta baricco: basta soldi alla cultura. diamoli a tv e scuola. il pubblico della cultura: alta borghesia. fallito il sogno di un coinvolgimento oggi il pubblico collassa come i finanziamenti privati. ovvio un eccesso o un errore nell offerta perdita di status simbol per c. lettori in calo. troppo tempo vitale sprecato Edit
scomparsa degli inserti culturali e la perdita di reputazione della critica d’arte.Read more at location 865
Risparmio anziché politica, titolo di due numeri di «Kulturpolitische Mitteilungen»Read more at location 868
Un dibattito simile, ma piuttosto fiacco, si svolse in Svizzera, quando la fondazione statale per la cultura Pro Helvetia, alla fine del 2010, lanciò un programma di promozione dei videogiochi. Il nocciolo della questione era riuscire a definire il concetto di «arte» in relazione al diritto di ricevere finanziamenti statali.Read more at location 878
dal 2009 esiste in Germania il Premio per i videogiochi istituito dal parlamento tedesco (nel 2011 il ministro alla Cultura Bernd Neumann, nel suo discorso in occasione del conferimento del premio a Monaco, disse: «I videogiochi sono ormai diventati una forma d’arte degna di nota dell’età digitale. Lo scopo del Premio per i videogiochi è di rafforzare la consapevolezza della qualità»), a essere premiati non sono però quei giochi che sviluppano il principio dell’interattività e che lavorano sull’estetica, bensì quelli che sprizzano political correctness da tutti i pori, ossia confermano le norme culturali del passato. Nel 2010 «Die Welt» ha definito il premio una «farsa penosa»;Read more at location 887
Nei teatri, prima così fieri delle loro compagnie, gli attori fissi vengono sostituiti da attori ospiti; nelle scuole di musica liberi professionisti prendono il posto dei maestri regolarmente assunti.Read more at location 913
La politica culturale è sempre meno in grado di promuovere i cambiamenti,Read more at location 918
Erhard Eppler62. Per lui il punto decisivo era capire se vogliamo mantenere le strutture a spese dei valori oppure i valori a spese delle strutture63.Read more at location 926
Il rischio di non sopravvivere, che non dà pace alle imprese private, le obbliga a rivolgere l’attenzione ai consumatori, a rinnovarsi di continuo. Le imprese pubbliche sono in buona parte sollevate da queste preoccupazioni,Read more at location 934
Libera le imprese dalla necessità di svilupparsi e seguire la domanda per continuare a esistere.Read more at location 937
Forse un simile rallentamento dello sviluppo è voluto dalla politica. L’identità si trae dal passato e le imprese culturali si occupano quasi esclusivamente di eredità, perché per loro tutto è eredità, non appena ci mettono sopra le mani. In ultima istanza, ciò significa che la sola missione delle istituzioni culturali è semplicemente tramandare,Read more at location 938
Questo fenomeno si manifesta in modo esemplare in Russia: le istituzioni incentivate dallo Stato coltivano un concetto di cultura pressoché tradizionale,Read more at location 941
Sono nati così due sistemi paralleli, dove, però, l’efficienza del sistema privato è di gran lunga superiore a quella del sistema pubblico.Read more at location 942
porre le imprese culturali pubbliche al riparo dal confronto con la domanda ha conseguenze fatali per la loro capacità di produrre innovazione.Read more at location 945
Per le istituzioni culturali, i successi e gli insuccessi sul mercato devono potersi riflettere nel budget, al di là di tutte le sovvenzioni.Read more at location 957
La prosperità di oggi, ecco il messaggio, è stata costruita sui debiti,Read more at location 963
Norbert Lammert, presidente del Bundestag, ha puntualizzato: i teatri sono «rilevanti per il sistema [...] non meno delle banche e dei parlamenti»65. Ciò significa che la cultura ha diritto a un sostegno statale illimitato,Read more at location 966
dov’è il dibattito che individua gli obiettivi della politica culturale che consentono di valutare se e quanto si debba risparmiare, non risparmiare o aggiungere?Read more at location 973
Si può dire che la cultura abbia tratto vantaggio da tutte le bolle che hanno alimentato la nostra economiaRead more at location 1001
L’arte che deve affermarsi sul mercato è giocoforza asservita al gusto delle masse. Per questo non può essere libera.Read more at location 1004
una libertà di quel tal non-conformismo che, nel migliore dei casi, scaturisce dal giudizio di commissioni miste.Read more at location 1010
Incentivare significa, per sua stessa natura, assegnare un riconoscimento sociale. Il postmoderno ha riformulato questo pensiero in un concetto estensivo. Se qualcosa viene incentivato, allora tutto deve esserlo,Read more at location 1012
Risulta chiaro, quindi, perché l’innaffiatoio come modello di incentivazione non sia così facile da abolire. Crea un senso di appartenenza e trasmette a coloro che ricevono gli incentivi un’idea di partecipazione.Read more at location 1018
Ma non funziona senza che vi sia una demarcazione, l’esclusione di coloro che non ne beneficiano.Read more at location 1020
perdita di significato dell’arte e delle sue opere, che si accompagna al calo della stima di cui godono gli artisti.Read more at location 1022
Il suo distacco dai fruitori è per Steven Erlanger, responsabile della cultura del «New York Times», il più grande handicap dell’Europa: «Non occupandosi abbastanza di cultura popolare, intrattenimento, industrie creative, mercato e diversità etnica, l’Europa sta vivendo una grande stagnazione culturale»66.Read more at location 1033
«sensazioni straordinarie», l’eccesso di offerta ha logorato il concetto di «straordinario». Come con il salmone: trent’anni fa mangiare salmone era il top.Read more at location 1039
La regola della «società dell’esperienza» del postmoderno dice che là dove vanno in molti deve esserci un’esperienza: «Il pubblico oggi segue il modello storico del pellegrinaggio», constata Beat Wyss70. L’energia che si accumula con centinaia di migliaia di persone genera un’aura che si spera arrivi a contagiare noi stessi.Read more at location 1052
Un artista di successo non crea un’opera, ma prende decisioni eccezionali, sceglie la strategia estetica giusta.Read more at location 1061
«Alle istituzioni della borghesia colta succedono le comunità di fan», sostiene Aleida AssmannRead more at location 1079
Anche se hanno solo quattrocento anni, i media vantano un percorso paragonabile a quello dell’arte. La liberazione dalla supervisione statale, simile a ciò che ha rappresentato per l’arte la liberazione dal lavoro su commissione, ha portato al moltiplicarsi e infine a un eccesso di offerta che ha annientato il ruolo guida dei media.Read more at location 1081
La perdita di autorità che ha investito l’arte e le sue istituzioni non è un’invenzione dei sessantottiniRead more at location 1091
La riforma di Martin Lutero sarebbe stata impensabile senza la stampa.Read more at location 1096
Se è vero che arte è ciò che beneficia delle sovvenzioni, allora non è arte ciò che ne fa a meno.Read more at location 1119
È vero che non ci sono più i committenti, però manca un contraltare, un interlocutore che ponga l’artista davanti a una sfida.Read more at location 1123
Bisogna spingere i cani verso la caccia, le persone verso l’arte, verso il loro momento di felicità culturale? Lo scrittore e critico della cultura Alessandro Baricco risponde di no e propone una soluzione radicale: basta soldi pubblici alle istituzioni culturali; meglio destinare i fondi a scuola e televisione.Read more at location 1125
Il pubblico colto, secondo Baricco, non necessita di alcuna sovvenzione.Read more at location 1128
Non riesco a non pensare, per esempio, che l’insistita difesa della musica contemporanea abbia generato una situazione artificiale da cui pubblico e compositori, in Italia, non si sono più rimessi»,Read more at location 1132
La politica culturale non è riuscita né ad attirare l’attenzione di nuove fasce di pubblico né a livellare le disparitàRead more at location 1139
Baricco giunge alla conclusione che la cultura non è più un privilegio da tempo. Chi lo desidera può goderne. Tuttavia, aggiunge, questo non è merito di una politica culturale, bensì degli sviluppi avvenuti indipendentemente da essa: globalizzazione, internet, benessere, aumento del tempo liberoRead more at location 1146
Infine: la democrazia risulta rafforzata dalla nostra politica culturale? La rielezione di Berlusconi dimostra che l’abbondanza di cultura alta non innalza una barriera difensiva contro il dissesto morale dello Stato.Read more at location 1152
Per quarant’anni la politica culturale ha nutrito la speranza che il pubblico avrebbe trovato la strada giusta, che gli enormi investimenti nel patrimonio culturale e l’occupazione preferita della borghesia colta78 si sarebbero ammortizzati grazie a una vasta partecipazione.Read more at location 1178
«In fondo veniamo sovvenzionati per mettere in scena ciò che le persone non vogliono vedere»Read more at location 1184
«La vita culturale continua a essere prevalentemente una sfera di competenza della borghesia possidente e di quella colta, il coinvolgimento degli altri ceti della società o addirittura della crescente parte straniera della popolazione è un’illusione»Read more at location 1187
il fattore decisivo per il comportamento culturale è l’istruzione.Read more at location 1209
Un’eccessiva lontananza dal pubblico non va – in questo ha fallito per esempio Christoph Marthaler nel 2004 al teatro di prosa di Zurigo. Malgrado gli applausi della critica, il gradimento del pubblico è crollato.Read more at location 1230
Un terzo delle organizzazioni no-profit attinenti all’ambito della cultura, i tipici sostenitori delle istituzioni e dei centri di produzione, è in rosso, il che fa pensare a un eccesso di cultura.Read more at location 1244
la competitività del settore della cultura è pressoché inesistente di fronte ad altri ambiti quali l’istruzione, l’assistenza sociale, gli aiuti umanitari o la religione.Read more at location 1256
I confronti con il passato indicano che la cultura in quanto status symbol diventa sempre meno rilevante.Read more at location 1278
Negli ambienti operai e impiegatizi il numero dei non-lettori è salito dal 33% al 43% nell’arco di dieci anni, quello dei lettori forti (qui definiti come coloro che leggono almeno dieci libri all’anno) è sceso dal 26 al 18%.Read more at location 1301
Oggi la cultura che deriva dalle letture è considerata una zavorra. E questo non solo dagli individui socialmente svantaggiati, ma anche dai consumatori più assidui, categoria compresa tra i diciotto e i trent’anni. È vero che sognano l’e-book, ma della lettura intesa come negli anni settanta e ottanta non hanno nessuna considerazione. Costa troppo tempo vitale.Read more at location 1307
percorsoRead more at location 1309