Il cattolico tipo maledice l’individualismo, dopodiché estende la sua condanna al capitalismo, ovvero al “sistema”. Fusaro, che spara senza sosta ad alzo zero contro questo duplice bersaglio, piace.
Il circuito che si segue è abbastanza semplice: l’individualismo ci “atomizza”, ci isola, erode ogni nostra relazione. Ma l’individualismo non è altri che il figlio legittimo del capitalismo, quindi... abbasso il sistema. Mentre sullo sfondo scorrono le immagini luciferine di Capitalismo & Secolarizzazione che se la ridono.
Strano perché il capitalismo è il “sistema” che più di altri esalta la cooperazione volontaria. Impossibile avere successo in quell’ambiente senza la capacità di aggregare e fare squadra. L’impresa in fondo non è altro che una comunità. I vertici sono riservati a coloro che sanno circondarsi da collaboratori capaci, fedeli e volenterosi. I rischi si ridimensionano solo sapendo tessere una solida tela di relazioni. Non a caso il capitalismo moderno nasce e fiorisce in USA, la patria dell’associazionismo: Tocqueville docet.
Certo, c’è anche la competizione. Ma quella, per esempio, c’è anche e soprattutto nello sport: qualcuno è forse disposto a condannare le attività sportive in quanto corruttrici del nostro carattere? Semmai il contrario.
Allora come risolvere il puzzle?
Ipotesi: sotto sotto il “cattolico-tipo” intende condannare la ricchezza per sé: quella sì che rendendoci più autonomi ci induce a tagliare i ponti, a svalutare le relazioni col prossimo spingendoci in un isolamento più o meno volontario. Quando uno basta materialmente a se stesso, rischia di pensare che basti a se stesso anche psicologicamente. Perché stare in buoni rapporti col suocero bizzoso quando non avrò mai bisogno di lui?
Suo malgrado, il capitalismo è il padre anche della ricchezza. Deidre McCloskey sintetizza così la storia dell’uomo:
… prima eravamo poveri, poi scoprimmo il capitalismo e diventammo ricchi…
Il che è tutto dire.
Sarebbe imbarazzante, però, “condannare la prosperità” di fronte allo scandalo della povertà: il benessere ha troppi lati positivi per prestarsi come bersaglio retorico, così ce la si prende con il capitalismo brutto e cattivo, sul quale, per altro, esiste già un’imponente letteratura pre-confezionata da cui il pigro puo’ attingere a piene mani facendo un figurone.