Togliamo di mezzo il fatto che la “mamma in affitto” possa essere sfruttata, anche perché è una preoccupazione cara ai marxisti, meno a chi presume l’esistenza di soggetti in grado d’intendere e volere. Ad ogni modo, sia chiaro, qui non si parla di questo aspetto della questione.
Togliamo poi di mezzo il fatto che il bambino sottratto alla mamma che lo partorisce possa soffrirne, anche perché in genere si preferisce nascere con qualche inconveniente piuttosto che non nascere. Ad ogni modo, qui non si parla di questo aspetto della questione.
Cosa resta? Resta la mercificazione della maternità. Per molti anche solo questo atto è una barbarie. Perché?
E’ la parola “mercificazione” che sembrerebbe contenere qualcosa di negativo in sè.
Ma cosa c’è che non va nel mercificare la maternità o nella mercificazione in generale? Non capita spesso di sentirlo dire. C’è chi si chiude a riccio nel suo soggettivismo affermando che la cosa “è evidente”. Ma non a tutti è così evidente, per questo qui di seguito esplicito le sette obiezioni più comuni alla mercificazione (bambini compresi):
- Obiezione del sacro. Alcune cose hanno un valore intrinseco che la negoziazione oscura per mettere in risalto il valore strumentale.
- Obiezione della dignità. Alcune compra-vendite ledono la dignità di alcuni se non di tutti i soggetti coinvolti.
- Obiezione dell’egoismo. Vivere in una società che mercifica tutto ci rende più egoisti.
- Obiezione dello spiazzamento. Dove il soldo prevale le motivazioni interiori vengono lentamente erose.
- Obiezione delle preferenze. Dove tutto si puo’ comprare le nostre preferenze tenderanno a corrompersi fino a cadere in tentazione.
- Obiezione della qualità. Se pagati, certi servizi perdono la loro purezza e quindi la loro qualità originaria.
- Obiezione civica. Quando predomina la mercificazione l’impegno civico si degrada.
Le obiezioni 1-2 sono dette “semiotiche”: poiché la compravendita è anche un atto espressivo, il danno della mercificazione deriverebbe dal fatto che comprando o vendendo certi servizi lanciamo cattivi segnali. In genere la consistenza di queste obiezioni dipende dalla cultura dell’ambiente in cui avviene la mercificazione: presso alcuni popoli, tanto per dire, la moglie viene pagata dopo ogni prestazione sessuale e non farlo è segno di grande disprezzo, un marito rispettabile non puo’ astenersi dal farlo. La buona notizia, in questo senso, è che la cultura è fatta dall’uomo e l’uomo puo’ cambiarla quando diventa dannosa.
Le obiezioni 3-7 riguardano invece la “corruzione caratteriale” e la loro consistenza va provata empiricamente. Faccio un esempio, noi sappiamo che i gattini oggetto di compravendita sono mediamente trattati meglio di quelli donati, in questo senso il mercato dei gattini non sembra corrompere il nostro carattere. Le obiezioni 3-7 richiedono dunque una serie di studi empirici per essere prese sul serio.
Lettura consigliata: Markets without Limits: Moral Virtues and Commercial Interests di Jason Brennan e Peter Jaworski.