- 1) Silvana De Mari ha una teoria sulle botte ai bimbi:
“… c’è una precisa motivazione evoluzionistica: se il bambino subisce brutalità, vuol dire che vive in un ambiente aggressivo e violento; se diventa a sua volta feroce aumenta le possibilità di sopravvivere…”
- 2) Napoleon Chagnon ha una teoria sulla violenza:
“… quello che ho scoperto vivendo con gli Yamonamo per tutti questi anni è l’ubiquità del terrore e dell’ansia… il primitivo non coincide con il “nobile selvaggio” che aveva in mente Rousseau… il primitivo è impegnato in una guerra continua dove la forza bruta stabilisce vincitori e vinti… e dove la vanteria per i soprusi inflitti al nemico sono l’argomento di discussione predominante nei rari momenti di pace…”
- 3) Silvana De Mari ha anche una teoria sulla fiaba:
“… l’uomo mette nella fiaba l’inconfessabile e così facendo riconosce indirettamente la vittima, ovvero il bambino maltrattato (Biancaneve è il bambino ammazzato, Cenerentola il bambino torturato, Rapuntzel il bambino venduto, Pelle d’Asino il bambino abusato…) … costui - che non puo’ rompere i ponti con l’adulto visto che dipende in tutto da lui – gode attraverso la fiaba di un riscatto e di una compensazione terapeutica, finalmente i fari sono puntati sull’adulto e sulle sue malefatte e il bambino si presenta nelle vesti dell’eroe chiamato a rimediare … gli eroi bambini delle fiabe sono spesso dei “resilienti” e insegnano il loro innamoramento alla vita a chi ne ha bisogno per reagire di fronte a situazioni senza uscita…”
- 4) Jeffrey Pfeffer ha una teoria sulla neo-violenza:
“… per far “rendere” la violenza bisogna che sia prodotta al momento giusto, contro la giusta persona e nelle giuste dosi. Per produrla occorre la forza, ma per indirizzarla oculatamente occorre intelligenza e cultura. Nelle società moderne il secondo elemento prevale, cosicché il sapere sovrasta la forza…”.
- 5) Heirich Joseph ha una teoria sulla cultura:
“… i neuroni specchio – che generano invidia ed empatia - ci spingono a imitare e a superare chi ci sta di fronte fungendo da maestro… è grazie a loro che i bambini imparano in un tempo minimo una lingua, come ci si muove, come ci si comporta… imparano cioè una cultura – la vera arma dell’uomo - che contribuiranno poi a migliorare e a trasmettere a loro volta… “
- 6) Deirdre McColskey ha una teoria sulla ricchezza:
“… cio’ che ci ha reso così spaventosamente ricchi negli ultimi due secoli non è il furto verso i più poveri, come vuole la vulgata marxista, ma nemmeno il capitale accumulato, come vuole la vulgata capitalista, e nemmeno le buone leggi, la spiegazione prediletta dagli istituzionalisti… questo mix si è presentato spesso nel passato ma non ha mai sortito effetti così esplosivi… certo, il risparmio e la convivenza ordinata sono elementi necessari ma cio’ che fa fruttare il capitale sono poi le idee… quel che è successo negli ultimi due secoli è che “le idee sono diventate sexy”…”.
Domanda: queste sei teorie sono compatibili tra loro? E come s’incastrano?
1 e 3 si incastrano bene. E lo credo, sono dello stesso autore.
Ma a anche 1 e 2 si sposano meravigliosamente. E questo ci rassicura poiché mentre Silvana De Mari è una geniale dilettante mentre Napoleon Chagnon è un luminare di sicura fama.
4 è convalidata dal senso comune, inoltre è tutt’altro che incompatibile con le teorie precedenti, si limita a storicizzare gli eventi.
5 poi è la prosecuzione naturale di 4 e come 4 si pone in armonia con 1, 2 e 3.
6 è il compimento naturale di tutte le teorie precedenti, poiché il rispetto e l’ammirazione per chi ha delle idee sono il frutto di una cultura ben specifica.
L’unica nota stonata è 3, ma non tanto perché strida con le altre teorie, quanto perché non si allinea bene in una storicizzazione eventuale così come la pone 4. Se proposta insieme alle altre teorie, implica che le narrazioni favolistiche siano in declino: infatti, se la fiaba è una terapia per il bambino maltrattato ma oggi questo soggetto è in via d’estinzione, almeno nelle civiltà superiori, se ne dedurrà che la fiaba sia a sua volta in declino. Ma così non è (o sbaglio?)!
In alternativa, si potrebbe proporre una teoria della fiaba più banale (3bis): la fiaba ci esercita fin da subito nell’atto in sé naturale dell’identificazione, e poiché l’identificazione è alla base dell’imitazione e quindi dell’inclusione in una cultura specifica, una simile teoria si sposa facilmente con le altre cinque qui esposte. In realtà, implica il trend opposto a quello visto prima: poiché oggi la narrazione di storie è ancora più preziosa, ci sarà un incremento della produzione rispetto a ieri. Ma è davvero così così? Penso di sì.