Poiché discussioni sullo specifico delle arti si ripetono sempre, forse puo’ essere prezioso stenderne un canovaccio, magari per evitarlo la prossima volta:
1. Tu proponi una teoria dell’ arte (es. quella del 50 genio 50 tecnica).
2. Io cerco di confutarla facendo presente che la presenza di artisti come X e Y è incompatibile con quella teoria.
3. Tu ribatti che X e Y non sono artisti, o comunque non sono artisti degni di considerazione.
4. Io faccio presente che la critica li ha consacrati come tali.
5. Tu dici che gli “esperti” da cui emergono i “verdetti della storia” non sono competenti poiché solo gli artisti stessi hanno diritto di parola quando si entra nel merito.
6. A questo punto io ritengo confermata la mia tesi visto che l’attacco al buon senso di cui al punto 5 gioca a mio favore. Con questo nessuno esclude che tu possa aver ragione.
Mi sembra tutto chiaro, forse vale la pena chiudere con l’ ennesimo esempio. Prendiamo Ernst Gombrich, è ritenuto il più grande critico d’ arte che il Novecento ci ha regalato, ma poiché non sa tenere in mano un pennello e non sa schizzare un’ anatomia credibile, secondo te non ha diritto di parola e le opinioni che coagula cono prive di fondamenta quanto il consenso che fa emergere grazie alla sua analisi.
Cosa aggiungere? Nulla, mi ritengo soddisfatto e penso di aver così dimostrato la mia tesi nel modo più trasparente. Cio’ non toglie, ripeto, che tu possa sempre essere dalla parte della ragione quando dici che Gombrich o chi per lui non capisce niente d’ arte.
In conclusione mi sembra necessario avvertire di un doppio rischio.
Il primo consiste nel confondere i propri gusti personali con i fatti. A uno puo’ anche non piacere l’ arte contemporanea (Dubuffet, Queneu o Braxton che sia) ma non puo’ dire che non esiste o sia di serie B solo per eludere i problemi che incontrano le sue formule quanto tenta una definizione dell’ arte stessa.
In secondo luogo non bisogna confondere l’ arte con la sua produzione. Certe “ricette” riguardano la produzione più che l’ estetica. Occorre separare i due domini per operare con ordine. La comprensione di un suono o di un segno è cosa ben diversa dalla sua produzione materiale.