giovedì 21 ottobre 2010

Santa "Maria", patrona di tutte le bambine

Forse che le donne hanno sul lavoro rendimenti inferiori perchè scarsamente idenee a misurarsi in un clima competitivo?

Qualcuno dice di sì.

Ma ora, almeno nel mondo degli studenti, possiamo integrare quanto sappiamo con ulteriori suggerimenti...

"... If we tell the students that the competition is “not a race,” or if we use language arts questions instead of math questions, then we find no evidence of a male advantage in any round of competition... This suggests that the existence of the male advantage depends crucially on the framing of the competition as a race, and only exists for certain tasks..."

http://www.voxeu.org/index.php?q=node/5697

Resta da capire come dissociare credibilmente la "competition" dalla "race" affinchè le disposizioni femminili non siano da ostacolo alla resa finale. Non sempre è possibile.

Faccio quattro osservazioni osservazioni in merito:

1. nell' assumere personale una politica efficiente tiene conto del gap per favorire la donna qualora sia poi chiamata a lavorare in assenza di pressioni competitive oppure qualora tali pressioni possano essere mascherate da frame opportuni.

2. laddove non esistono frame di sorta a copertura delle pressioni compoetitivi, una politica efficiente vedrà prevalere l' uomo. Purtroppo questi casi riguardano per lo più posizioni di vertice e di dirigenza.

3. se questo gap è solo culturale e quindi colmabile, allora evviva Maria De Filippi che con i suoi programmi diffonde una cultura della competizione anche presso le ragazzine.

4. come spiegare il comportamento di chi da un lato non crede in un gap profondo e dall' altro invoca una limitazione delle situazioni competitive?