Mi piacerebbe spendere ogni settimana un paio di parole sul "Vangelo" che verrà commentato in Chiesa nel corso della liturgia domenicale. Una specie di rubrica fissa, e chi vuole prendere la staffetta si accomodi.
La mia non potrà mai essere una riflessione volta ad enfatizzare i valori evangelici nel quadro dell' Ortodossia, chi vuole ascoltare qualcosa del genere è giusto che vada a Messa.
Mi interessa piuttosto una breve analisi che consenta di vedere come una Voce tanto antica come quella delle Sacre Scritture sia in grado di stimolare anche l' intelligenza contemporanea e secolarizzata, a patto che quest' ultima sia disposta all' ascolto evitando la fuga nella caricatura.
Mi atterrò al rito ambrosiano, qui avete a disposizione la Parola di Domenica 3 Ottobre, val la pena di leggerla poichè in seguito ho intenzione di chiosare proprio quel testo.
Il Vangelo talvolta esprime messaggi dalla radicalità sconcertante, questo che abbiamo davanti è proprio un caso esemplare. Chiunque ascolta le parole di Luca reagisce d' istinto con un "ma non esagerari per favore!...".
A conferma che non siamo di fronte ad iperboli, il Celebrante ha ribadito che quelle parole che sembrano così sprezzanti nei confronti di ogni buon senso vadano intese alla lettera. Ha aggiunto, bontà sua, che nessuno di noi sarà mai all' altezza di osservare in simile comando, a meno che non sia assistito dalla Grazia.
In questo senso il Don che predicava coglie nel Vangelo una radicalità ancor più spinta di quella che ero pronto a concedere.
Secondo me, infatti, esistono non poche persone in grado di altruismi tanto estremi. Esistono eccome.
Forse nel loro caso la Grazia nemmeno è necessaria. Forse neanche il cattolicesimo è necessario per sviluppare un amore tanto ardente verso il prossimo (nemico compreso). Il comando dell' amore, poi, è comune a molte forme di spiritualità, anche anteriori al cristianesimo.
Cosa ci dice allora di specifico il cristianesimo? Qual è il ruolo della Grazia che anche una mente secolarizzata deve giocoforza ammettere?
Mi siano consentiti un paio di rilievi utili per la conclusione che seguirà.
Quando vedo una persona che "perdona ed aiuta il suo peggior nemico" non posso ancora dire di essere di fronte ad un altruista. Sembra strano ma se ci pensate bene è proprio così.
Quando sono davanti a chi licenzia i suoi dipendenti non posso ancora dire di essere di fronte ad un egoista.
Nel primo caso potrei avere a che fare con un esibizionista per cui il "perdono" offre un allettante palcoscenico; per lui non si tratta di un sacrificio bensì di un godimento, in questo caso l' atto di perdono potrebbe essere ricercato come forma di un po' perversa di piacere e quindi di egoismo.
Nel secondo caso potrei trovarmi di fronte ad una persona riluttante nel dar corso alla sua decisione ma consapevole di farlo per il bene dell' azienda ed in ultima analisi della società.
Questi sono due casi particolari che danno solo un' idea di quello che ho in mente.
Ma quello che ho in mente puo' essere illustrato in una forma più generale.
Gli economisti ipotizzano nei loro modelli che l' Uomo sia un egoista razionale. Sono forse degli scettici realisti? No, optano per quella soluzione solo perchè garantisce un' analisi più potente.
Fateci caso, i loro modelli sono in grado di non escludere pratiche altruistiche. I comportamenti altruistici, infatti, possono SEMPRE essere spiegati in termini egoistici.
Fatemi un esempio di gesta generose e vi riformulerò la storiella in termini egoistici. Nulla di più facile, basta fare delle assunzioni ad hoc sull' interiorità del protagonista.
In altre parole: l' altruismo è un modo dell' interiorità e non ha molto a che vedere con le azioni messe in campo; se ci limitassimo a quelle nulla vieterebbe di interpretarle in termini egoistici.
Ma chi ha accesso all' interiorità più recondita del nostro animo? Chi puo' giudicare se una pratica è egoista o altruista? Nessuno, a volte nemmeno l' interessato: chissà quante volte dietro un "Buono" si nasconde un "Narciso"! Chissà quante volte il "Narciso" si crede un "Buono"! Basta rinunciare all' introspezione per ingannarsi.
Nessuno, dunque. Tradotto nel linguaggio del cristianesimo: nessuno tranne Dio.
Tutto cio' ci porta allo specifico del cristianesimo: fai il bene e non giudicare.
La Grazia è concessa all' uomo per fare il bene ma non esiste per lui una Grazia sufficiente che lo renda in grado di giudicare il prossimo.
Ecco un messaggio, questo sì, che è solamente e autenticamente cristiano.
Mi sembra infine di poter dire che il Vangelo che abbiamo letto è da interpretare molto più come un' ingiunzione all' animo che non un invito a specifiche azioni. In questo senso e solo in questo senso il Cristiano parla dicendo parole che nessuno ha mai detto prima.
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Bene, qualcuno ha forse voglia di prendere la staffetta e di commentare la Parola di settimana prossima e reperibile al link sopra?