Chi è stato a New York dovrebbe ormai conoscerne il suo segreto: il disordine creativo.
NY è oggi cio' che l' Italia fu nel Rinascimento, cio' che Parigi fu nella Belle Epoque, cio' che fu Vienna nalla prima parte del Novecento.
I pedoni attraversano allegramente con il rosso ubbidendo a regole più profonde che i neofiti cercano di ricavare in qualche modo.
Si fa colazione con una torta di mele marciando a passo di carica verso l' ufficio... oppure leggendo i giornali dal "portatile" mentre si succhia il caffelatte con la cannuccia dello starbucks.
Una Avenue sberluccica e la parallela è un antro infido.
Nel buco affianco al centro commerciale avvenieristico campa il negozietto che accatasta e vende frutta+giornali+cosmetici +...(a Brenno Useria mia zia aveva un' attività altrettanto obsoleta, ha chiuso vent' anni fa).
La storia la sappiamo, farsi illustrare il filo di perle dall' ossequioso commesso in ghingheri di Tiffany fa solo bene alla salute; ma è una goduria anche essere serviti all' una di notte dal cinesino nevrotico che nel dely sotto l' albergo ci approvigiona con una pesca (recuperata -freschissima! - dietro le confezioni dei collant Omsa). Proprio quello che ci mancava prima di dormire.
Bombay e Zurigo collassano in quel fantasmagorico buco nero che è NY, limousine guidate da neri in divisa e sulki guidati da "graduate" che arrotondano spuntano da ogni dove (spesso in contromano).
Questi trgloditi che vivono e lavorano perlopiù con i cavi scoperti hanno insegnato al mondo a "connettersi"!
La Chiesa in garage e la prostituta nell' attico tengono viva la fiamma dell' Occidente.
Intanto il taxista ti chiede la strada.
Intanto Tom Cruise esce da Cipriani e tappa un buco allo stomaco al baracchino con un Pretzel.
Laggiù ci sono le gang ed è meglio non andare la sera, ma qui a Manhattan ci sono i ventenni più gentili del mondo! Quasi quasi ti salutano come se li incrociassi sui sentieri di montagna.
Ci sono stato a NY, ma avrei potuto tranquillamente non andarci mai: la "sapevo" a memoria.
Un capitolo a parte è la Metro scassatissima:
"... a roaring, breathing place. A place to reflect, scheme, mourn, groove or dream under neon light pressed hard agaist you neighbors. A secular underground temple encourages endless celebration and aknowledgement..."
Lo dice un pendolare di lusso, Roy Nathason, che alla metro di NY dedica la sua ultima musica: un pezzo, una fermata.
Sì perchè, se la scienza ha già tentato di spiegare come dal... "letame nascano i fior", Roy Nathason ci rifà la lezione in musica.
Come è possibile suggere in succo da una simile Mela senza risentirne l' ebbrezza al cospetto del suo sghembo sax?
Ecco un assaggino tanto per gradire...