Un tempo, in questo periodo, sarei stato in spiaggia sulla sdraio, magari dopo un bel bagno, quando godi anche dell' afa, con la settimana enigmistica tra le mani e il naso che palleggia qua e là mentre scruta in alternanza un paio di vignette per scoprire cos' abbiano in comune.
In epoca adulta, invece, a palleggiare sono io, nella frescura di un treno pendolari. Guardo Magnolia e tento di scoprire il filo rosso che lega tutte le storie.
Tento di non farmi sviare dall' esordio programmatico della pellicola: non penso proprio che ci si limiti ad esporre i ricami del caso, per quanto spettacolari essi siano. Con il caso ci dobbiamo fare i conti, ok, ma non puo' esser tutto lì.
Tento di non farmi sviare dall' ovvio: sono tutte relazioni avariate tra padri e figli. Ma non puo' essere solo un catalogo di brutture.
Tento di non farmi sviare dalla Saretta: solo la lealtà conta e risolve. Non posso uniformarmi passivamente ad un' idea per quanto brillante.
Tento di non farmi sviare neanche da me stesso e dalla vocina nel film che dice "tu ti dimentichi del passato ma lui non si dimentica di te": cerco di spiegarmi.
Il film dura tre ore, per almeno due ore lo studi, ma poi devi concludere e verificare.
Io pensavo di averlo in pugno, avevo concluso che fosse un film sull' Anima.
Cos' è l' anima? Oggi mi alzo e so con certezza che sono la stessa persona di ieri, questa continuità esiste grazie all' Anima.
Chi rinnega la sua anima la paga cara, non creda.
Chi fa a fette la sua vita, e impacchetta le fette più sgradevoli credendo di farle sparire occultandole sotto il tappeto, non s' illuda, il passato torna alla guida di un bulldozer.
Ho guardato tanti film western e queste cose le so bene.
Una sostanza del genere godeva poi anche del supporto formale: tante storie tagliate a fette ed isolate, con l' arte registica in grado di farle interagire in una polifonia: ora la fuga si stringe (una sola immagine per racconto), ed ora si allarga (intere sequenze). Una musicalità avvolgente al punto di trasformare quell' insieme eteroclito in un tutt' uno, al punto da conferire un' Anima all' intero film.
Ma c' era pur sempre Stanley a non far quadrare i conti: un bambinetto, uno che non aveva "pezzi di vita" buttati che tornavano nella notte come zombi a visitarlo. Al limite, quei "pezzi di vita" se li stava vivendo proprio ora nella brutta storia che lo riguardava.
Stanley era una tessera che non entrava nel puzzle. Dicevo, fa niente, c' è sempre una tessera mal sagomata.
Ma poi vennero le rane. Così come Altman fece venire la scossa di terremoto, qui vennero le rane.
Vennero le rane a farmi cambiare idea, a farmela cambiare in senso quasi opposto: dopo le "rane" mi sono convinto che il passato non è tutto, che lo si puo' annullare o perlomeno ridimensionare.
Insomma, si puo' ricominciare.
A me, in piccolo, è successo: mentre litigo con un amico comincia a grandinare, ma parlo di chicci grandi così. Guardo la grandine, poi ci guardiamo per tornare a quella grandine pazzesca. Alla fine di quello strano fenomeno atmosferico, chissà perchè, non ho più voglia di litigare, sono tutto rilassato e pure il mio "nemico". Bene, sta smettendo, devo andare, alla prossima.
A volte una risata vale quanto grandine e rane. Dovete incontrare quel tale con cui avete da sempre rapporti molto tesi, ma nel corso dell' incontro a base di frecciatine succede qualcosa - lui inciampa buffamente, oppure alla tele danno un film di Toto' e una battuta surreale s' insinua tra voi - fate insieme una crassa risata del tutto casuale, la fate insieme e dopo sentite che non puo' e non deve essere più come prima.
A volte sono i micro-traumi a congiungere ancor più di una risata. Quando facevo l' istruttore militare dovevo andare alle quattro del mattino nelle camerate a dare un' immotivata sveglia con un paio di petardi. Era un trauma per tutti. Quel micro-trauma insensato vissuto insieme serviva per unire la truppa, per livellarla, per creare cameratismo. E funzionava di brutto. Cos' è un raudo sotto il letto alle quattro del mattino? Lo sappiamo solo io e il mio vicino di branda, c' intendiamo con un' occhiata e non riusciamo a dire niente in merito, tu non potrai mai saperlo.
Con le rane interpretate così si giustifica persino un difetto del film: la recitazione sovraeccitata, direi quasi "mucciniana". Serve per far esplodere meglio la bomba distrattiva dello straordinario, nonchè a diffondere la rilassatezza che ne è la conseguente radiazione.
Padre e figlio si confrontano senza considerarsi, chiusi nei propri dolori ed ostili come sempre. Cade la prima rana e già la linea del sopracciglio paterno muta leggermente, non ha più la stessa ostinata curvatura, quella curvatura che per i due era di dovere stando al reciproco cospetto; ora invece cambia, si addolcisce, forse si puo'...
Le rane sono il segnale: ora! Ora è il momento buono, il momento buono per cominciare o per ricominciare, approfittane, fallo, i tuoi debiti sono rimessi.
Un momento buono che grazie alla misericordia di chissà chi arriva sempre, anche in punto di morte.