Ne parlavamo giusto l' altro giorno con Sara.
Da ciellina sosteneva che il cattolico deve evitare il moralismo: essere cattolico è un piacere, e il cattolicesimo andrebbe proposto come soluzione pragmatica prima ancora che come soluzione etica in senso tradizionale. Sii cattolico fino in fondo e sarai felice.
Figuriamoci, sfondi una porta aperta ma...
Figuriamoci, la statistica conferma uno solido legame tra religiosità e felicità, però...
Però meglio andarci piano, l' Etica non puo' arrivare al punto di coincidere con l' Economia.
I motivi li sappiamo.
Mettere il piacere al centro e ragionare sempre e solo in termini pragmatisti porta a conclusioni ripugnanti: Hanson ritiene che il problema della Shoah consista nel fatto che i nazisti non erano abbastanza numerosi! E in quanto utilitarista ha perfettamente ragione!
Ma quanti nazisti servivano per fare della shoah una soluzione pragmatica? Nebbia.
Ecco, cara Sara, il pragmatismo si affida al "calcolo del piacere prodotto" ma un simile calcolo ci lascia spesso nella nebbia. L' etica resta pur sempre un faro in quella nebbia.
Anch' io credo che il precetto etico mi condurrà alla felicità. Ma è un puro atto di fede, non ha niente a che fare con calcoli di alcun tipo.
P.S. so bene in fondo che Sara ragionava "al margine", ovvero non perorava una verità ma una tendenza. Non: "la chiesa deve essere un' azienda" ma "la chiesa deve essere più azienda".
P.S. per chiesa-azienda intendo la chiesa che non vende precetti morali ma ricette di felicità.