martedì 6 luglio 2010

Regalmente ridicoli

Il Sole - Alexander Sokurov.

Non è passato molto tempo da quando il mondo occidentale si chiedeva se i giapponesi non fossero davvero la razza superiore che affermavano di essere quando, nella guerra del Pacifico, misero in gionocchio gli USA, la Francia, la Gran Bretagna e i Paesi Bassi. Anche se alla fine vennero sconfitti, la ferocia combattiva dei loro guerrieri era sbalordiva.

Senza pronunciare alcun comando, li comandava un omino chiuso in un palazzo e quasi mai uscito da lì, si trattava dell' incarnazione di Dio in terra: l' Imperatore.

Grazie a dei nati-vecchi come Kaspar Hauser o il Ragazzo Selvaggio, riusciamo a proiettarci alle scaturigini della grammatica, laddove il linguaggio sgorga per la prima volta da non si sa cosa.

Anche questo imperatore è un bambino anziano mai veramente uscito dall' incubatrice del Palazzo Reale. Ad impedrgli di nascere, a tenerlo barricato lì dentro, è il ferreo cerimoniale: ha visto quasi solo zucche inchinate che hanno visto quasi solo il pavimento di Corte.

Ma come passa il suo tempo il dio?

Lo passa acculturandosi, una cultura fiorita nel vuoto pneumatico dell' inesperienza.

Di fronte a questo Dio fattosi carne ci sentiamo come di fronte al campionissimo di Genius, il gioco a quiz per bambini: ammirazione e sfiducia si alternano in noi. Un Gesù bambino coltissimo e mai veramente nato.

Se Dio è tutto, il resto è nulla. Il genocidio di Hiroshima puo' convivere con l' accurata indagine sulle abitudini della Dorilla Convex, abitatrice di corsi d' acqua salmastri nell' alto Giappone.

L' Uomo Dio si reca all' ambasciata dei vincitori per trattare la pace, il breve tragitto in auto percorrendo la Tokio bombardata lo riconosco: è quello del Budda che lascia per la prima volta il suo palazzo per scoprire il male guardando dal finestrino.

Ma il dio nipponico scopre anche i sigari offerti da Mac Arthur e li fuma con la voluttà del ragazzino di terza media che si occulta nei gabinetti.

Gesù scendeva in strada e guardava in faccia i figli di suo padre, anche per questo vestiva alla moda con abiti ricercati che destavano l' ammirazione dei suoi contemporanei; il cristo re dei giapponesi, invece, veste all' occidentale ma con vent' anni di ritardo sulla moda.

Il suo aspetto è ridicolo e regale, risolini ed inchini si alternano al suo passaggio.

Privato della scorta, ridicolmente e regalmente, con l' espressione di Giovanna D' Arco e l' incedere di Charlot, tenta di prendere la porta giusta, quella che lo sottragga alla barbarie di una discussione pratica e lo riconduca al cospetto della Luce di suo Padre, il Sole.

[Peccato, ho cercato a lungo di estrapolare e mettere qua questa scena emblematica di tutto il film, ma il mio dvd deve essere difettoso]

Il film è pesante e non ripaga tutta la fatica. A questo punto preferisco il Sokutov vero, quello ancora più pesante ma che regala rari squarci di spiritualità cinematografica.

Richiesta di chiarimento: ma perchè l' imperatore atteggia continuamente la bocca a quel modo? Boh.