Sempre più di frequente, da certi macchinoni contrassegnati dai simboli del tamarraggio globale, anzichè il solito rassicurante umtz-umtz-umtz, si sentono fuoriuscire melismi foresti che serpeggiano sinuosi nell' etere senza mai il benefico declivio della riposante cadenza, il tutto condito da vocali profondamente aspirate, quasi prelogomeni allo scaracchio, che ci fanno sentire nelle mani dell' invasore magrebino. Nel week end, lui, il tamarro levantino, si tiene su il morale così.
Ci fanno sentire nelle mani dell' invasore?
Alzeremo dunque le barricate contro questa musica, simbolo della subdola colonizzazione canora?
In realtà, in passato Mediolanum le barricate le alzò con successo, ma non contro quella musica, bensì grazie ad una musica chiaramente imparentata con quella: il nemico da respingere veniva da nord, era l' arianesimo, e la medicina musicale per alzare il morale alla truppa (la folla resistente stipata nelle Basiliche) era genitrice di quella che esce dai GT.
Alla testa di Milano, il milanese più degno di sempre, parlo del tedesco Ambrogio. E a riferire le eroiche gesta del crucco, un altro grande amico di Milano, l' africano Agostino (mia mamma non ci crede ancora che era africano... "ma va là...").
Le ridondanti melodie orientali che veleggiavano nelle volte ambrosiane, anche se ascoltate senza l' ausilio di un Gt che sgasa, rimangono inequivocabili. Esempio:
La vera colonizzazione musicale venne più tardi, da "Roma", con lo splendido gregoriano come grimardello.
Ensemble Organum, Marcel Pérès - Chants de l' eglise milanaise - Harmonia Mundi.