lunedì 14 dicembre 2009

L' intemperante Vallauri

La premessa di Vallauri

Esistono due Mondi: 1) mondo naturale (preesiste all' uomo) e 2) mondo artificiale (creato dall' uomo).

UNO è "continuo". Non contempla transizioni istantanee: se esco dal bosco non c' è un istante in cui passo dal "bosco" al "non-bosco". Trattasi di un mondo "intemperante".

DUE è "discreto". Prendi la città: o sei in via Mazzini o sei in via Cavour. O sei in una corsia o sei nell' altra. Sono strade "ben temperate".

La denuncia di Vallauri

Rischiamo di perdere il contatto con UNO per dedicarci unicamente a DUE. Il nostro cervello si abitua a pensare secondo i moduli di DUE e, alla lunga, le priorità di quel mondo fagocitano quelle del mondo naturale: per esempio produciamo ricchezza a scapito del pianeta.

Per capire bene questi concetti non c' è niente di meglio che ascoltare tutta la puntata. Oltre all' ambiente- in- pericolo, lo schema si applica bene a tacchi alti e tatuaggi. Come sempre interessante.

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Posso dirlo? Per quanto senta interesse, o non capisco bene o non sono molto d' accordo. Cito tre motivazioni.

A. I nativi americani adoravano la Terra e viveno immersi in (1), eppure sovracacciagione e sovraraccolta erano la norma; le loro pratiche più comuni risultavano devastanti per l' ambinete e se non fosse stato per la loro pochezza tecnologica... (link - link...). Il discorso vale per quasi tutte le popolazioni primitive.

B. La curva di Kuznets parla chiaro: le società più avanzate hanno una maggiore sensibilità ambientale. E nelle società avanzate predomina "2".

C. Noi sappiamo perchè il pianeta è in pericolo, abbiamo una teoria solida a riguardo e ci riferiamo ad essa parlando di "tragedia dei beni comuni". Quando una risorsa non risulta privatizzata, non c' è nessun padrone che ne abbia cura. La soluzione: rintracciare espedienti per la privatizzazione. Ma in fondo "privatizzare" = "digitalizzare".

Ecco allora il paradosso: quanto più riusciremo a "digitalizzare", tanto più scongiureremo i rischi per il pianeta. In realtà tutto cio' è un paradosso per lo schema proposto da Vallauri. Per l' alternativa invece è una naturale conseguenza.

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Vorrei offrire ora una mia considerazione conclusiva.

Vallauri parla di mondo "discreto" per riferirsi al mondo artificiale e di mondo "continuo" per riferirsi al mondo naturale. La mia sensazione è che il mondo "discreto" sia molto più semplicemente quella parte di mondo che conosciamo meglio, tanto che possiamo esprimerla parlandone con un linguaggio chiaro e intelleggibile. Non è infatti una condizione del linguaggio non ambiguo quello di essere "discreto"? Il mondo continuo è, molto più semplicemente, il mondo a noi sconosciuto.

La contemplazione della natura è per me la contemplazione del non-appropriato, del non-conosciuto. Il suo fascino si dispiega al meglio nell' animo proteso all' appropriazione e alla conoscenza.

***pspspspspspspspsps

In campo musicale riesco ad amare sia le musiche temperate...



... che quelle intemperanti



Con il giusto schema interpretativo entrambe hanno un loro fascino, in fondo la contemplazione dell' informe non necessità modalità mistiche...