venerdì 21 dicembre 2007

Stepmother City: Sainkho molla il colpo

Me la ricordavo molto diversa, forse si è stufata di stare al fronte e, tornata nelle retrovie per godersi la pensione, ha preso a frequentare, tra le cattive compagnie, alcune delle migliori: la Sumac e Bjork, tanto per sparare un paio di nomi.

Prima, da animalessa di gran razza, inventava “versacci”. Ora si limita a farli. Fa quello uptown di Shelley Hirsch, e poi scende nei bassifondi per fare una capatina al bar con Tom Waits prima del transito in discoteca a sculettare con i Chemical Brother. In questi giri del mondo non manca mai un salto in Giamaica. Infine si accuccia con la tenerezza ruffiana di una Geisha mantenuta, per partecipare subito dopo ad una escursione andina dove volando sul groppone del condor puo' scorgere la sensualità dei tornanti.

Allora vale la pena di sentirsela questa Geisha, proprio mentre i venti dello shakuhachy -flauto giapponese ma che va bene anche per la Cordigliera - le scompigliano i capelli. Sono venti insufflati da Rothemberg, anch’ egli presente in versione sterilizzata. Il pezzo “fake folk” si intitola Old Melodie


Siccome ad una gattona cresciuta nella taigà non si puo’ chiedere di fare a lungo la gallina padovana, ecco che capita piazzi la zampata (frammento da Lonley Soul)