Visto che per loro il calcolo non conta molto, probabilmente saremo di fronte a preferenze ideologiche anzichè razionali.
La cosa puo' essere interpretata diversamente.
- Gli ottimisti ritengono che l' accantonamento di comportamenti razionali sia cosa buona e giusta in simili circostanze. Mettere da parte la coerenza indica che si fanno largo preferenze pro-social altrimenti compresse e inspiegabili postulando individui egoisti e razionali (vedi Surowiecki Winsdom of the Crowds).
- Altri economisti la fanno più semplice. Essendo scarsissimi gli incentivi a votare - e qui appare chiara la differenza con l' aggregatore di mercato - il lavoro, quand' anche si senta l' esigenza di svolgerlo, verrà svolto con leggerezza. Cio' spiega quanto tempo i candidati passano in sala-trucco e come si sloghino le mascelle per ampliare al massimo il loro sorriso da simpaticoni. Da queste premesse è difficile scommettere molto sulla tutela del bene comune.
- C' è una possibile soluzione intermedia: lo sforzo pro-social del singolo viene intercettato a livelli differenti rispetto a quello delle votazioni effettive. Per esempio a livello di partito. Il bene comune diventa il bene del partito. In seguito il Partito, avendo gli incentivi opportuni, puo' dedicarsi ad un attività razionale ed egoistica.