martedì 16 giugno 2015

Alcuni motivi per non redistribuire la ricchezza

In ordine sparso:
  1. Gli incentivi contano
  2. Il governo è inefficiente
  3. I costi del risentimento pesano
  4. Esiste un effetto dotazione per cui chi perde soffre più di quanto non goda chi guadagna
  5. Probabilmente l'utilitarismo è falso e redistribuire rappresenta un rischio etico
Continua

Tre morivi contro la redistribuzione

http://econlog.econlib.org/archives/2015/06/not_so_hard_to.html

Richard Swinburne su Hume, Kant e la teologia naturale

  1. La critica di Kant e Hume alla teologia naturale è sostanzialmente una critica all' induttivismo. Purtroppo i due non considerano la conoscenza bayesiana che è poi quella improntata sul metodo scientifico, in particolare trascurano il ruolo dell'analogia nella formulazione di ipotesi sensate.
  2. Teologia naturale (t.n.): dal mondo fisico a quello divino. Nella tradizione è a disposizione per chi dubita ma oggi, in un mondo di "acculturati", la sua importanza cresce
  3. Sotto il programma "i limiti della conoscenza", t.n. è stata screditata da Hume nel mondo anglosassone e da Kant in quello continentale
  4. La proposizione di Hume: non c'è nulla nell'intelletto che prima non sia nei sensi, Problema ma quanto possono essere generali le idee ricavate dai sensi? Come si passa da uomo del 700 a uomo di tutti i tempi? Sì perchè Hume pretende di parlare di quest'ultimo senza che la sua filosofia lo autorizzi in modo chiaro.  Evidentemente il punto di partenza di Hume non sembra impedire generalizzazioni anche vaste.
  5. Altro argomento di Hume: la causa non è altro che una successione regolare ma poichè la creazione divina è unica non può essere inferita da alcuna regolarità. E il big bang? Hume trascura il ruolo delle analogie, esse ci aiutano a formulare ipotesi probabilistiche, in fondo ogni evento è unico e irripetibile! Noi sperimentiamo anche noi stessi come causa, ovvero sperimentiamo la spiegazione personale e l'atto libero, il  che è una potente analogia della creazione divina.
  6. Kant: sebbene possediamo un'idea di assoluto ci è impedito di ragionarci su senza ricadere nelle antinomie della ragione(paradossi...). Nel ragionare applichiamo categorie formate sulla nostra esperienza, la loro applicazione è lecita solo se ha per oggetto enti affini. Assoluto e relativo sono enti sostanzialmente differenti e quando noi tentiamo di passare dal secondo al primo la ragione incorre in paradossi irrisolvibili (per ogni argomento "contro" ce n'è uno "pro" altrettanto fondato).
  7. In realtà non è affatto detto che le "alternative equivalenti" di Kant siano altrettanto "equivalenti", spesso una è più probabile dell'altra. La cosa è evidente nel pensiero scientifico, secondo la prima antinomia noi non possiamo sapere se abitiamo uno spazio finito (qualcuno potrebbe ipotizzarlo poiché tutta la nostra esperienza riguarda oggetti finiti), esiste infatti un anti-tesi altrettanto probabile fondata sul fatto che nella nostra esperienza se lo spazio fosse finito dovrebbe esistere qualcosa al di là di esso. Ebbene, il big bang postula uno spazio finito mentre modelli diversi (inflazionistico e stazionario) ipotizzano un universo infinito. Si tratta di ipotesi assurde in quanto equivalenti per definizione? Non sembrerebbe proprio, tant'è che le varie scoperte alimentano ora l'uno ora l'altro modello costringendoci ad aggiornare le nostre credenze.
  8. Esempi avanzati da Kant a sostegno dei limiti della ragione: poiché viviamo in un unico spazio euclideo e le nostre categorie sono informate a questo tipo di realtàente, noi non possiamo ragionare su più spazi, non riusciamo ad immaginarli come logicamente possibili. L'esempio non sembra felice visto che la scienza negli anni successivi ha ripetutamente ragionato anche su spazi curvi, su multiversi e altro. Posso anche svegliarmi e pensare di essere in un nuovo spazio parallelo. Dal punto di vista logico non c'è nulla che me lo impedisce, posso facilmente immaginarmi spazi paralleli e sliding doors.
  9. Critica a Kant: si concentra sulla conoscenza pura anzichè su quella probabilistica, è solo sulla prima a che si applicano i paradossi logici. Ma noi utilizziamo la seconda conoscenza per fare ipotesi intorno al difficilmente osservabile partendo dall'osservabile. La scienza procede allo stesso modo e non di rado postula nelle sue teorie realtà inferite ma non osservabili, da Dalton alle particelle subatomiche gli esempi sono disponibili in abbondanza. Se solo Kant fosse nato dopo Dalton, forse il primo scienziato a compiere in modo palese operazioni del genere, forse avrebbe rivisto la sua teoria dei "limiti", era infatti un grande ammiratore della scienza. Da Dalton in poi gli scienziati hanno sempre piùspesso teorizzato sull'infinitamente piccolo, sull'infinitamente grande, sull'infinitamente distante... Tutti "infinitamente" che rendevano l'oggetto delle speculazioni inosservabile e purtuttavia queste speculazioni restavano sensate e in costante evoluzione poiché fondate sulla logica bayesiana.

lunedì 15 giugno 2015

Frences Volley sulla pedagogia dei beni pubblici

Punti:

  1. scopo del saggio: enfatizzare il legame lasco tra teoria dei beni pubblici e spesa pubblica. Eppure, stante la pedagogia attuale, il legame sembrerebbe invece decisivo.Evidentemente questa teoria ha dei limiti.
  2. Perché si vuol far apparire questo legame come importante: per non apparire dei moralisti ma degli efficientisti.
  3. nel collegamento bene pubblico/spesa pubblica si mescolano il concetto di non-escludibilità (non è possibile escludere dei consumatori e cio' incentiva comportamenti opportunistici. Soluzione ideale: trasferimenti volontari) e il concetto di non-rivalità nel consumo (non è desiderabile escludere è un caso particolare di monopolio naturale, il problema sta nella discriminazione dei consumatori). C' è poi un problema di finanza pubblica: come quantificare la spesa confrontando le utilità soggettive dei consumatori.
  4. Questo intasamento concettuale viola i principi pedagogici primari. In particolare, quello per il quale si insegna un principio alla volta. E poi quello per cui nell'insegnamento occorre procedere per gradi.
  5. Esempio di pedagogia ordinata del welfare: 1) concorrenza perfetta 2) buon senso del monopolista naturale 3) regolatore onnisciente 4) buon senso dei cittadini sulla produzione di beni non escludibili 5) tassatore onnisciente. Il tutto facendo notare come 3 e 5 ostacolano l'evoluzione verso 2 e 4.
  6. Per quanto riguarda il principio di non-rivalità: 1) ci sono beni che sono in concorrenza inaspettata con altri (es. libri) e 2) l'intervento governativo, quand'anche fosse necessario, sarebbe cmq solo di ordine regolativo. In altri termini: la spesa pubblica ha a che fare solo con i beni non escludibili
  7. guardando meglio i beni non escludibili scopriamo che non sono altro che esternalità ma cio' crea imbarazzo per il semplice fatto che noi viviamo immersi in esternalità che trattiamo senza il bisogno di tassare e finanziare alcunché. Evidentemente anche il legame beni non escludibili e spesa pubblica appare tutt'altro che nitido, giocano un ruolo buon senso, tradizione eccetera.
  8. se il buon senso dei cittadini e del monopolista appaiono una chimera perché mai dovrebbe essere realistico postulare l'onniscienza del governante e la sua infinita bontà? 
  9. A titolo esemplificativo guardiamo alla generosità, i cittadini donano e donano tanto (l'economia non se lo spiega), inoltre non donano ai governi ma ad altri enti, evidentemente quando sono chiamati alla prova dei fatti 1) reagiscono anche se la teoria non lo prevede e 2) orientano altrove le loro preferenze rispetto al soggetto designato dalla teoria.
  10. Conclusione: il legame tra beni pubblici e spesa pubblica è talmente lasco che per rendere conto di quest'ultima occorrono teorie alternative.
  11. Dicevamo della tesi di fondo: lo stato non puo' essere giustificato come produttore di beni pubblici. Argomento: ci sono beni pubblici puri che lo stato non si sogna di produrre. Esempio? La prevenzione contro gli asteroidi.

L'ipotesi teistica

Ipotesi scientifiche alternative:

  1. Ipotesi Feynman: esistono infiniti universi, cosicché il fatto che esista anche il nostro non è un caso straordinario e inspiegabile.
  2. Ipotesi Tegmark: l' universo è un'entità matematica (e quindi eterna). La matematica non descrive l'universo, la matematica è l'universo.
  3. Ipotesi Smolin: la legge dell'evoluzione si applica anche alle leggi della fisica, cosicché le attuali leggi sono solo un pacchetto tra i tanti possibili.
  4. Ipotesi Hawking: l'universo origina da un salto quantico, è quindi una fenomeno casuale.
  5. Ipotesi Einstein: ovvero ipotesi panteistica: l'universo ha un'unica anima di cui noi facciamo parte.
  6. Ipotesi Nietzsche: (padre dei relativisti): l'universo è un prodotto della mente dei "superuomini" che lo ha costruito così e avrebbe potuto costruirlo diversamente.
continua.

domenica 14 giugno 2015

Nicholas Shalcke: the vacuity of postmodernism

Punti

  1. Il postmod tenta di sminuire il valore della verità al fine di liberare contraddizioni creative e utili
  2. NPP. No Position Position. Affermare è sempre negativo, una protervia che implica violenza. La verità è violenta e i buoni argomenti oppressivi
  3. La razionalità ha una sua storia che ne definisce la costruzione. Il che implica una costruzione differente e secondo diverse convenienze
  4. il fox trot di Rorty: la verità è un aspetto secondario della mia posizione in ogni caso nn puoi confutarmi poichè io non ho una posizione NPP. Credere alla ragione è una fede religiosa
  5. risposta a rorty: certo, anche la ragione parte da premesse autoevidenti e indimostrabili ma tali premesse, contrariamente a NPP, sono condivise
  6. NPP è coerente fintantochè nessuno l'avanza, cosicchè il postmod non parla in modo esplicito ma allude con discorsi obliqui che dovrebbero risultare convincenti
  7. Accuse a NPP: 1 è comoda 2 è autorimuovente 3 è indimostrata (quindi trascendentale)
  8. Bloor: premesse simili possono condurre sia a conclusioni false che vere. Accusa alla razionalità: introduce elementi sopranaturali, noi dobbiamo essere naturalisti integrali. Consideriamo corretto il ns programma ma evitiamo di dirlo per nn cadere in contraddizione introducendo elementi razionali e quindi sovranaturali
  9. Obiezione a Bloor: non si capisce perchè bloor ragioni con noi o risponda alle ns obiezioni viste le premesse da cui parte che implicano un rifiuto della ragione.
  10. Spesso la critica postmod alla ragione si risolve nell'introduzione dei soliti paradossi, quasi fossero distruttivi. Ma così nn è, e basterebbe guardare alla storia: l'introduzione dei paradossi logici è spessostata occasione di miglioramento della ragione e non di empasse.
  11. Postmod è un relativista assoluto e si difende saltando da un'affermazione ambigua all'altra. La retorica è la sua arma insieme all'allusione, al non detto e al discorso ellittico.

venerdì 12 giugno 2015

Sul salario minimo

http://econlog.econlib.org/archives/2013/03/the_vice_of_sel.html

The Language Hoax: Why the World Looks the Same in Any Language John H. McWhorter

Capitolo 1

  1. neowhorfismo: teoria per la quale il linguaggio modella il pensiero. il libro si pone come obbiettivo quello di ridimensionare una simile tesi
  2. spesso gli esperimenti neowhor sono anche accurati ma si prestano ad una presentazione distorta da parte dei media, la critica, più che gli esperimenti, critica la loro pessima divulgazione
  3. le conclusioni neowhor vengono tratte da esperimenti tipo questo: in inglese il tempo è misurato come una lunghezza mentre i giapponesi lo rappresentano come una quantità. ebbene, gli inglesi sono più abili nel predirre quando un corpo in movimento raggiungerà un certo obbiettivo mentre i giapponesi quando un contenitore dove si riversa la sabbia si riempirà completamente. esperimenti sui colori: i russi hanno nomi diversi per diverse sfumature di blu e, forse in virtù del loro linguaggio, sono più veloci a compiere certi abbinamenti.
  4. domanda: ma davvero qualche millesimo di secondo di differenza nel compiere certi abbinamenti tra i colori puo' essere la base per dire che il linguaggio dei russi conferisce loro una diversa visione della vita? Sembrerebbe proprio di no.
  5. quando le differenze cominciano ad essere interessanti scopriamo che non è il linguaggio a guidare i parlanti ma piuttosto la cultura. si dice:"i piraha non hanno parole per i numeri e quindi sono scarsi in matematica". Assurdo, sarebbe come dire che "i tizi non hanno gambe né parole che designino le gambe e quindi non riescono a correre". gli eschimesi hanno 30 parole per designare la neve, nulla di speciale: vivono al polo! il loro ambiente pone delle esigenze su cui si modella il loro linguaggio. i guguu esprimono la posizione coi punti cardinali anzichè con parole tipo dietro, davanti ecc., nulla di speciale: vivono nel deserto dove ci sono certe esigenze di orientamento. L'ambiente incide sulla cultura la quale modella il linguaggio.
  6. linguaggio e cultura, cosa viene prima? E' un dilemma in stile uovo/gallina. No, per almeno tre motivi: 1) i guguu sradicati dal loro ambiente cessano di esprimersi utilizzando i punti cardinali 2) nessuno nella foresta parla il linguaggio dei guguu 3) i vicini dei guguu magari non hanno il liro stesso linguaggio ma possiedono processi mentali molto simili. e qui cade anche la tipica difesa neowhorf: esistono popoli che condividono l'ambiente ma non il linguaggio. ma nessuno sostiene che condividere l'ambiente porti necessariamente allo stesso linguaggio.
  7. conclusione: il linguaggio modella il pensiero? ma cosa si intende per pensiero? se si intende quella facoltà in virtù della quale noi possediamo una certa visione del mondo, la tesi è da respingere. il linguaggio puo' al limite condizionare certi comportamenti minimi che possiamo tranquillamente considerare trascurabili.
continua

mercoledì 10 giugno 2015

Robin Hanson su cazzeggio e umorismo

  1. L'uomo, come  altre specie animali, dedica molto tempo al gioco, ovvero ad un'attività in cui, in un ambiente sicuro si impara a muoversi nel rispetto di alcune regole.
  2. Si può giocare a scacchi, a nascondino ma si può anche giocare "a parlare", o a cazzeggiare. Il cazzeggiatore domina le regole del linguaggio e per lo più parla di cose poco serie. Ma può anche darsi che affronti argomenti seri e qui la funzione del gioco cambia leggermente: ci si esercita a dominare le regole per violare una regola, magari in modo benigno. Cazzeggiando su argomenti seri si è autorizzati a dire cose che non si possono dire in un contesto di serietà. In un certo senso si è sempre giustificati poichè possiamo far passare per ottuso chi ci critica poichè "non capisce" l'aria di cazzeggio della conversazione. L'abilità del cazzeggiatore consiste nel barcamenarsi tra i diversi livelli del linguaggio affinchè il messaggio espresso sia sempre messo al riparo da un abile tono semiserio.
  3. L'umorismo è l'esito inevitabile del cazzeggiatore. L'umorismo allena alla comunicazione indiretta, al messaggio obliquo, alla creazione di codici personali, a un livello di comunicazione  che sia comprensibile solo agli amici. I nemici, quando intervengono per difendersi, intervengono per definizione fuori luogo: dimostrano di non avere senso dell'umorismo. I nerd, per esempio, sono le classiche vittime degli umoristi: hanno un solo livello di comunicazione e ciò gli rende facili prede di chi invece è abile nell'esprimersi su più livelli. L'umorismo è un residuo del dogmatismo del passato. Se ieri chi criticava un dogma co metteva un peccato, oggi chi si attarda a criticare l'idea sottostante una battuta viene additato come privo di senso dell'umorismo, il che è la massima scomunica del nostro tempo.
  4. L'ipocrita invece è simpatetico all'umorismo. E si capisce, il mondo della comunicazione polisemica, il mondo dalle mille uscite di sicurezza è il suo regno. L'umorismo è un'attività in cui alleniamo ed esibiamo le nostre potenzialità di produrre ipocrisia, ovvero un linguaggio ellittico, multistrato, dove tutti i livelli si mescolano in modo apparentemente incongruo. Il riso è una caratteristica basilare dell' Homo Hipochritus.
  5. Siamo molto legati a chi ci fa ridere perchè sentiamo che con lui si apre una comunicazione privilegiata fatta con un codice esclusivo. L'umorismo ci allena per la ricerca di complici nella violazione benigna di norme.
  6. Storia del riso. Nella storia dell'umanità il riso è stato sempre visto con sospetto dai moralisti, un segno di arroganza, di disprezzo, di superiorità e di derisione. Oggi invece viene per lo più considerato con simpatia. Perchè? Forse oggi un bene come quello della fiducia è meno ricercato visto che lo garantisce lo stato. Il riso, infatti, con le sue mille ambiguità, mette sempre a rischio la produzione di fiducia trasparente.
  7. Alcuni dati delle ricerche sul riso. Il riso non è una reazione a situazioni comiche bensì una vocalizzazione socievole: l'80% delle nostre risate non avvengono in contesti comici ma in contesti socializzanti. Chi parla, per esempio, ride molto di più di chi ascolta. Le donne ridono molto di più degli uomini, si ritiene sia un segno di sottomissione. Gli uomini per contro sono fonte di riso molto più delle donne, pensate solo a chi era il buffone della classe quando eravate al liceo.

martedì 9 giugno 2015

HL ITALIANO Michael Bailey: The man who would be queen. Cap 6

Cap.6. Le origini dell'omosessualità e le teorie sull'omosessualità.
  1. Esiste un gene gay? Risposta breve: si direbbe di sì, anche se non è completo. Dapprima sembrava che i gay nascessero da madri stressate ma gli esperimenti non sono stati ripetuti. L'ipotesi della genetica è nata osservando i fratelli gay (gay nel 20per cento dei casi).
  2. L'esperimento ideale: osservare gemelli omozigoti separati alla nascita. L'osservazione sembra confermare ma i soggetti sono troppo rari. Alternativa: osservare parallelamente omozigoti, eterozigoti e adottati. L'osservazione conferma un influsso genetico anche se non completo.
  3. C'è una correlazione chiara tra ricercatori sul tema e orientamento sessuale dei ricercatori.
  4. L'ambiente conta ma non dobbiamo pensare solo all'ambiente sociale, c'è anche quello biologico. L' ipotesi più probabile sul campo è che l'ordine di nascita influisca tramite le alterazioni del sistema immunitario. Ci sono ipotesi alternative come quella dello sdoganamento: i gay pullulano laddove sono accettati. I dati nn confermano, le stime rivelano percentuali tra l'1 e il 3% nonostante le associazioni parlino del 10%. Ipotesi dell'iniziazione: se il tuo primo rapporto è omo sarai omo. Alcuni studi confermano ma i soggetti osservati erano già sessualmente coscienti.
  5. Questi sono studi difficile con pochi fondi. Perchè? Si teme che la scoperta del gene conduca all'aborto di massa. Il paradosso è che chi teme qs conseguenze di solito sostiene che l'aborto è un affare privato. Quello che condanna è la discriminazione ma si può discriminare anche per  uoni motivi: 1 voglio evitare sofferenze 2 voglio un figlio come me 3 voglio nipoti. E poi, considera l'analogia: educare un figlio cristiano discrimina forse verso gli ebrei? Discriminare è cmq lecito se non fa male a nessuno.
  6. I gay sono un paradosso evolutivo. Tentativi di spiegazione. 1 i gay tengono sotto  controllo la popolazione. Nessuno accetta qs ipotesi. Si sarebbero cmq estinti da tempo e poi il gene resta sempre egoista, ammesso e non concesso che un mondo popoloso sia peggiore. 2 Kin selection.. Ipotesi poco credi ile, resta lo svantaggio evolutivo a meno che i gay abbiano tonnellate di nipoti. Oggi, comunque non è così, quindi se non si sono estinti si estingueranno. 3 Ereditarietà parziale. Resta lo svantaggio riproduttivo a meno che i fratelli dei gay abbiano molti più figli, realtà non osservata.
  7. Ipotesi alternativa: germ theory. Spiega bene la correlazione buona ma non perfetta tra gemelli.
  8. Altra teoria papabile: l'omosessualità è una specie di perversione etero: sono talmente attratto dalle donne che le desidero vicine a me, talmente vicine che mi fingo una di loro.
  9. E i gay che non mostrano tratti femminili? Specie nelle culture dell'antichità sono molti. Nota che anche in carcere sono molti. Spesso costoro pullulano laddove l'accesso alla donna è difficoltoso. Un gay ha scarse possibilità di accoppiarsi quindi è più "disponibile" a farlo. Un' occasione - forse l'unica - per chi cerca sesso disperatamente.
  10. Oggi sappiamo con una certa sicurezza dove rintracciare le differenze cerebrali tra un uomo normale e un gay: IMAH3 una parte dell'ipotalamo.
continua

Cap.3 geneder

  1. la teoria del gender sostiene che esiste un legame lasco tra sessualità e genere. la scienza sembrerebbe confutare una posizione del genere, il legame è robusto. e qui entrano in gioco le vicende di alcuni bambini che per gravi malattie sono stati fatti crescere secondo un'identità di genere che non coincideva con la loro sessualità. il risultato è stato molto spesso disastroso.
  2. tuttavia, anche se la sessualità è binaria, sarebbe esagerato pensare a due soli generi, qui lo spettro è leggermente più ampio.

sabato 6 giugno 2015

Terapie per la depressione

http://digest.bps.org.uk/2015/06/is-cbt-for-depression-losing-its.html?m=1

venerdì 5 giugno 2015

HL ITALIANO Diego Gambetta: Codes of underworld

Capitolo I Criminal credentials.

  1. Il mondo del crimine è ideale per studiare l'uso del linguaggio e i modi in cui si incontrano domanda e offerta. C'è chi allungherebbe volentieri una mazzetta ma rinuncia perchè non sa a chi darla. Come possiamo capire se siamo di fronte ad un criminale doc? E come far capire agli altri che siamo criminali affidabili? So o domande interessanti anche a chi non si appassiona al mo do della mala poichè la questione può essere facilmente allargata: come si crea quel bene primario   che è la fiducia in assenza dello stato?
  2. i posti che si frequentano sono importanti:prigioni, bar nelle ore di lavoro e notturne, prigioni. Le periferie malfamate si trasformano rapidamente perchè i criminali ambiscono ad abitare lì così come la brava gente ambisce ad andarsene. Abitare a lungo in una zona malfamata è importante ma mai come stare in prigione. La prigione è cri inogena poichè ti insegna le tecniche, ti garantisce co oscenze ma soprattutto ti marchia come criminale affidabile.
  3. commettere un reato è un segnale importante per guadagnare la fiducia della malavita. Spesso viene richiesto un omicidio iniziatico: non è una crudeltà ma una forma di giuramento. In fo do parliamo di come fabbricare quel bene che è la fiducia in assenza dello stato. Le azioni rischioso danno una buona immagine, per esempio scommettere molto: i criminali sono propensi al rischio, in caso contrario si guadagnerebbero da vivere aprendo un autolavaggio.
  4. Infiltrati come donnie brasco hanno ingannato anche la mafia ma ciò non significa che la malavita sia stupida: ha subito alzato lo standard di ammissione, ora l'omicidio iniziatico o è tornato d'obbligo, un poliziotto non lo farà mai.
  5. gli infiltrati hanno spesso agito al limite e specie in passato anche oltre il limite, specie se era in gioco la propria vita. Ad un  erto punto era praticamente impossibile capire da  he parte stessero  cergespie. Qui si poneun curioso dilemma per la mala: se punisce in modo troppo duro chi tradisce rischia di non scoprire mai l'infiltrato poichè costui in condizioni di pericolo farebbe di tutto. Certo che sesiarriva a fare  erte cose, ovvero u  idere, allora l'infiltrato non può più nemmeno dirsi tale, forse. Di certo  i sono diverse organizzazioni, per esempio quelle del terrorismo islamico, che vengono considerate ininfiltrabili.
  6. una volta risolto il problema degli infiltrati non è però risolto il problema del tradimento: anche un  criminale incallito può tradire. E qui veniamo a quella cosa che si chiama onore.

mercoledì 3 giugno 2015

L' ora di educazione civica

Sì. Purchè ruoti intorno al diritto/dovere alla disubbidienza civile

The problem of political authority di Michael Huemer

Hemer sul problema dell'autorità politica:

  1. Ottimo testo scolastico per l'ora di educazione civica: semplice, ordinato, comprensibile e convincente.
  2. Perchè noi consideriamo illecite talune azioni se le compie Tizio mentre le giustifichiamo se le compie il governo? Questo è il classico problema dell'autorità politica. Se Tizio cattura un vandalo, lo rinchiude in cantina e poi va dal suo  vicino estorcendogli un contributo in denaro a titolo risarcitorio, nessuno giustificherebbe il suo modo d'agire. Se invece lo fa Caio "a nome dello stato" tutto diventa all'improvviso legittimo. Ha senso che esista un doppio standard morale?
  3. Due spieghe:1) l'azione compiuta da Tizio e da Caio non è la stessa e 2) Tizio e Caio sono persone essenzialmente diverse.  Le uniche spieghe valide sono del secondo tipo poichè l'esempio del vigilantes può essere variato a piacimento in modo da rendere le due azioni da confrontare perfettamente uguali.
  4. C'è chi a questo punto introduce la democrazia ma la gran parte delle teorie che giustificano l'autorità politica precedono l'avvento della democrazia e prescindono da essa.
  5. Huemer si concentra sui casi di aggressione fisica, non perchè siano gli unici illegittimi nel rapporto tra privati ma solo perchè si tratta di casi dove quasi sempre si concorda nella condanna. È importante per Huemer partire da una posizione di accordo e quindi considerare azioni dove il doppio standard di giudizio è particolarmente evidente.
  6. Ci sono due metodi di analisi: 1) prendere una teoria etica astratta ed applicarla al caso concreto dell'autorità politica. Una di queste teorie potrebbe essere quella di Rawls. 2) considerare dei casi specifici in cui il giudizio etico è incontrovertibile e procedere coerentemente a giudicare altri casi. Huemer segue questa seconda via, non crede che esistano teorie etiche generali affidabili. Ci sono filosofi che credono nelle teorie (Singer), ci sono poi filosofi (Nancy) che credono nell'esistenza di giudizi specifici, ci sono poi filosofi che non credono a niente in campo etico (Mackie) e ci sono infine filosofi come Huemer cne pur non credendo in nessuna teoria credono in taluni giudizi specifici  condivisi,  questi giudizi sarebbero fondati e ragionevoli. Se così è, partire da una teoria etica o, ancora peggio, da una teoria politica, sarebbe tempo perso. Partiamo invece dall'ovvio. Attenzione: se si parte dall'ovvio e si traggono le ovvie inferenze non è affatto detto che si giunga ad ovvie conclusioni. Anzi, direi che le conclusioni di Huemer sono decisamente originali.
  7. Perchè non partire dall'idea di senso comune per cui un'autorità politica è necessaria? Primo perchè Huemer non condivide questa idea che quindi diventa controversa e non più condivisa, del resto esistono fior di filosofi politici e storici che non la condividono: Stringham, Ostrom, Schmidtz, Leeson, Beito . Ma, secondo, a quanto pare molti hanno ritenuto di doverla giustificare. Quindi non è poi tanto di senso comune.
  8. Tesi del libro: l'a. p. è un'illusione. Confutazione delle principali teorie giustificatorie ( contrattualismo democraticismo utilitarismo...). Altre tesi: le principali teorie politiche sono una razionalizzazione di conclusioni già raggiunte. La parte seconda è dedicata alle conseguenza del precetto che dichiara illegittima l'autorità politica.
  9. La tesi conseguenzialista come la presenta Hobbes: gli uomini non collaborano e senza un sovrano assoluto vivrebbero nella miseria, quindi la sua presenza deve essere accettata come naturale. C'è qualcosa di contradditorio nel contrattualismo: se gli uomini non collaborano perché mai dovrebbero collaborare accordandosi nell'accettazione di un sovrano assoluto? Paragrafo estrapolato da Stringham.
  10. Nagel dice che il nostro reddito non sarebbe lo stesso senza a.p., quindi il diritto al nostro reddito non esiste. Obiezione: certo, le istituzioni politiche contano, se vivessimo in URSS saremmo tutti più poveri, ma l'argomento dimostra troppo, dimostra che qualsiasi cosa faccia lo stato è giustificata, anche se violasse i diritti tanto cari a Nagel. E quindi, come la mettiamo? Oltretutto avere argomenti per dimostrare che la soluzione A (statalismo) è migliore della soluzione B (stato minimo) non implica l'obbligo di uniformarsi ai precetti di A. Ci sono auto migliori di altre nel rapporto qualità prezzo ma non esiste una costrizione all'acquisto. Paragrafo estrapolato da Stingham.
  11. la tesi conseguenzialista è la più accreditata per giustificare a.p.: senza lo stato che coordina le conseguenze sarebbero gravi quindi è doveroso obbedire. Obiezione: eppure se io disubbidisco lo stato non collassa affatto. Risposta: e il test kantiano?
  12. Le lacune dell'utilitarismo dei comportamenti fa ripiegare sull'utilitarismo delle regole: si deve ubbidire a una regola se risulta utile in condizioni "kantiane". Ma anche u.delle regole si confuta con casi specifici paradossali: nn posso fare il ragioniere perchè se lo facessero tutti il paese collasserebbe.
  13. dopo la confutazione dell'u.delle regole il conseguenzialista ripiega sulle teorie del fair play: applico il test kantiano per stabilire i doveri più che i diritti. Esempio:la barca imbarca acqua e tutti si danno da fare per svuotarla, si potrebbe fare a meno del mio apporto ma è doveroso che io contribuisca per quanto posso. Inconveniente: se i passeggeri si impegnano in due attività di cui una inutile (es: svuotare l'acqua dalla barca e pregare Poseidone) è mio dovere partecipare ad entrambe? Si direbbe di no, di conseguenza nn è mio dovere ubbedire a leggi sbagliate, o per lo meno lo stato che le emette nn è meno colpevole del cittadino che le infrange, manca quindi di legittimità. Se è vero che siamo eticamente esentati dal partecipare ad attività inutili è ancora più vero che lo siamo dal partecipare ad attività dannose. Per un pacifista la guerra è dannosa, per un anarchico il governo è dannoso, eccetera. La dannosità si rileva anche dalla presenza di alternative più efficienti: givewell è più efficiente dello stato nell'aiutare chi ha bisogno.
  14. con l'argomento del fair play si tenta di giustificare la legittimità generica dello stato nell'agire in modo violento. Tuttavia, per quanto appena detto analizzando l'analogia della barca lo stato può anche essere giustificato nella sua azione ma solo per attività specifiche (es per imporre a tutti un contributo nello svuotare la barca) non in generale. Anche giustificare il monopolio della violenza è difficile da giustificare: se sulla barca gianna estrae per primo la pistola e impone a tutti di contribuire al salvataggio perchè mai non potrebbe farlo Gino qualora l'occasione si ripresentasse?
continua

lunedì 1 giugno 2015

http://www.project-syndicate.org/commentary/education-economic-growth-by-ricardo-hausmann-2015-05#dKLDttg8lyoy8CX0.99

domenica 31 maggio 2015

sabato 30 maggio 2015

Il nazismo buono

http://www.pressreader.com/italy/corriere-della-sera/20150530/282664685990587/TextView