mercoledì 10 giugno 2015

Robin Hanson su cazzeggio e umorismo

  1. L'uomo, come  altre specie animali, dedica molto tempo al gioco, ovvero ad un'attività in cui, in un ambiente sicuro si impara a muoversi nel rispetto di alcune regole.
  2. Si può giocare a scacchi, a nascondino ma si può anche giocare "a parlare", o a cazzeggiare. Il cazzeggiatore domina le regole del linguaggio e per lo più parla di cose poco serie. Ma può anche darsi che affronti argomenti seri e qui la funzione del gioco cambia leggermente: ci si esercita a dominare le regole per violare una regola, magari in modo benigno. Cazzeggiando su argomenti seri si è autorizzati a dire cose che non si possono dire in un contesto di serietà. In un certo senso si è sempre giustificati poichè possiamo far passare per ottuso chi ci critica poichè "non capisce" l'aria di cazzeggio della conversazione. L'abilità del cazzeggiatore consiste nel barcamenarsi tra i diversi livelli del linguaggio affinchè il messaggio espresso sia sempre messo al riparo da un abile tono semiserio.
  3. L'umorismo è l'esito inevitabile del cazzeggiatore. L'umorismo allena alla comunicazione indiretta, al messaggio obliquo, alla creazione di codici personali, a un livello di comunicazione  che sia comprensibile solo agli amici. I nemici, quando intervengono per difendersi, intervengono per definizione fuori luogo: dimostrano di non avere senso dell'umorismo. I nerd, per esempio, sono le classiche vittime degli umoristi: hanno un solo livello di comunicazione e ciò gli rende facili prede di chi invece è abile nell'esprimersi su più livelli. L'umorismo è un residuo del dogmatismo del passato. Se ieri chi criticava un dogma co metteva un peccato, oggi chi si attarda a criticare l'idea sottostante una battuta viene additato come privo di senso dell'umorismo, il che è la massima scomunica del nostro tempo.
  4. L'ipocrita invece è simpatetico all'umorismo. E si capisce, il mondo della comunicazione polisemica, il mondo dalle mille uscite di sicurezza è il suo regno. L'umorismo è un'attività in cui alleniamo ed esibiamo le nostre potenzialità di produrre ipocrisia, ovvero un linguaggio ellittico, multistrato, dove tutti i livelli si mescolano in modo apparentemente incongruo. Il riso è una caratteristica basilare dell' Homo Hipochritus.
  5. Siamo molto legati a chi ci fa ridere perchè sentiamo che con lui si apre una comunicazione privilegiata fatta con un codice esclusivo. L'umorismo ci allena per la ricerca di complici nella violazione benigna di norme.
  6. Storia del riso. Nella storia dell'umanità il riso è stato sempre visto con sospetto dai moralisti, un segno di arroganza, di disprezzo, di superiorità e di derisione. Oggi invece viene per lo più considerato con simpatia. Perchè? Forse oggi un bene come quello della fiducia è meno ricercato visto che lo garantisce lo stato. Il riso, infatti, con le sue mille ambiguità, mette sempre a rischio la produzione di fiducia trasparente.
  7. Alcuni dati delle ricerche sul riso. Il riso non è una reazione a situazioni comiche bensì una vocalizzazione socievole: l'80% delle nostre risate non avvengono in contesti comici ma in contesti socializzanti. Chi parla, per esempio, ride molto di più di chi ascolta. Le donne ridono molto di più degli uomini, si ritiene sia un segno di sottomissione. Gli uomini per contro sono fonte di riso molto più delle donne, pensate solo a chi era il buffone della classe quando eravate al liceo.