mercoledì 25 marzo 2009

Parole che riempiono la bocca

Il termine "Scienza" ha una doppia valenza che dovrebbe essere precisata prima di cominciare ogni dibattito. Confusione e perdite di tempo potrebbero essere eluse e con tutto cio' anche i litigi furibondi tra chi tutto sommato ha in merito a certe questioni epistemologiche idee simili.



Di seguito esprimo le due concise nozioni.



  1. Un argomento è scientifico quando lo si consegue mediante il metodo sperimentale.
  2. Un argomento è scientifico quando per il suo rigore è in grado di prevalere nel tempo in una comunità di uomini liberi e ragionevoli.


La prima nozione riduce la scienza ad una "tecnica cieca", ad un mero strumento.



Il "riduce" non vuole giudicare: a volte è meglio un significato "riduttivo" ma più nitido.



La seconda nozione implica un connotato etico: si rinvia infatti alla definizione di libertà, ovvero alla definizione di un valore.



La seconda definizione ingloba la prima: chi potrebbe negare che una conoscenza confermata sistematicamente dall' esperienza abbia buone opportunità di affermarsi?



D' altronde la storia della scienza puo' essere spiegata meglio con la seconda nozione: per esempio, molte teorie più rigorose dal punto di vista sperimentale sono state scalzate da altre meno accurate ma più semplici.



La seconda nozione fa arretrare nel tempo la nascita della "Scienza": antichità e medioevo ne uscirebbero rivalutati e non esisterebbero più "rivoluzioni scientifiche".



Ma quali sono i criteri che dovrebbero affiancarsi al metodo sperimentale? Ecco chi ne parla in modo semplice e convincente riferendosi all' economia (è una scienza?) e alla crisi contemporanea.



Curiosamente sono stati proprio i filosofi "relativisti" a rilanciare involontariamente la seconda nozione: con le loro critiche al significato di "metodo sperimentale" hanno fornito una miriade di esempi in cui ben altri criteri entrano in gioco in attività che noi pacificamente consideriamo scientifiche.

Breve storia dell' antidogmatismo contemporaneo

C' è poi la questione dei "dogmi"...



Ma soprattutto c' è la questione dell' "antidogmatico": un pulcino implume ma dal pigolio penetrante. Ora scorazza facendo tanto chiasso, ma da dove viene? In questo post cerco di individuare l' uovo che ha rotto con il suo beccuccio prima di piombare quaggiù saturando il panorama culturale con il suo strano verso a cui in molti hanno ceduto acriticamente.



Tutti noi, in un modo o nell' altro, crediamo in qualcosa. Pensiamo che ci siano alcuni criteri di fondo su cui basare il nostro giudizio, qualcosa che ci fa dire che certe pratiche sono inaccettabili. La ragione, infatti, non è in grado da sola di "motivare" l' uomo.



Avere dei "buoni dgmi" diventa decisivo per combattere le cattive idee e rendere migliore la nostra vita.



Ma le "cattive idee", oggi come oggi, ci minacciano con armi scariche, almeno se paragonate ai cannoni tonitruanti con cui ci bombardano gli intelligentoni che vorrebbero "liberarci dai dogmi".



Il modo consueto per dichiarare guerra ai "buoni dogmi" lo conosciamo molto bene: consiste nel dire che qualsiasi dogma è una calamità.



Riflettiamo un attimo. Espulsi i dogmi cosa ci resta? Su cosa puo' ancora applicarsi la ragione?



Restano i sentimenti più superficiali o più animaleschi, restano le "buone intenzioni", l' estetismo del lessico impiegato, l' isteria viscerale (scandalo/indignazione), il pragmatismo delle voglie estemporanee, resta la mera tecnica che ci fa veleggiare a tutta velocità infischiandosene del timone.



E' per questo che l' anti-dogmatico contemporaneo, dovendo far leva sul sentimentalismo, ci appare continuamente come "buono". Continua a ripetere "I Care" appena le cose vanno male. Lo sfoggio dei buoni sentimenti è la sua ultima trincea. Dopodichè passa subito all' azione (tecnica) svincolato da ogni principio guida che per lui sarebbe una gabbia dogmatica.



Gli sembra così facendo di essere dalla parte giusta. I "buoni" hanno sempre ragione. Gli sembra così facendo di andare da qualche parte: gli specialisti (allevati e vissuti sempre in laboratorio, meglio se robot) sanno quello che fanno.



Forse è stata la Storia a spingerlo in quell' angolo. Una Storia male interpretata.



L' anti-dogmatico guarda alla macelleria del XX secolo e incolpa le ideologie.



Siccome comprende anche la sua (il comunismo), si sente nobilitato da questa autocritica e dalle rughe del suo volto compunto. Questo teatrino della sofferenza di chi fa i conti con la propria storia piena di errori lo rende un "esistenzialista" e gli consente di tenere le distanze dai borghesi appagati che ha sempre disprezzato. Redento sì, ma convertito no e poi no!



Ora mi chiedo (retoricamente) se il '900 sia stato solo il secolo delle "ideologie". Il Fascismo è innanzitutto un parto intellettuale, in questo senso pochi potrebbero toglierli il marchio di "ideologia". Lo stesso dicasi per il Comunismo.



Ma il Nazismo cosa è stato? Tonnellate di libri sono stati scritti per definire questo strano socialismo statalista, ma in pochi hanno potuto svincolarlo dalla persona di Hitler per farsene un' idea oggettiva. Al punto che Nazismo e Hitlerismo sono ormai diventati sinonimi. In questo senso il regime Nazista non è affatto ideologico, bensì la forma assunta dal pragmatismo hitleriano. Una forma del pragmatismo, dunque. Che se lo metta bene in testa l' anti-dogmatico.



L' antidogmatico naturalmente ha i suoi dogmi, ma la Storia del novecento - grossolanamente interpretata come fallimento di tutte le ideologie - lo terrorizza al punto che non oserebbe mai metterli nero su bianco con onestà. Ironia della sorte, quella stessa Storia che l' ha disilluso, oggi continua a danneggiarlo terrorizzandolo.



La ragione mi fa considerare dannosa la presenza dell' anti-dogmatico: nega l' influsso altamente positivo che i "buoni dogmi" hanno sulle nostre vite.



Il sentimento me lo rende antipatico: non si potrebbe negare l' esistenza delle proprie credenze senza una buona dose di ipocrisia. Proprio in dispregio a questo fariseismo ho voluto chiamare "dogmi" cio' che avrei potuto chiamare "principio" o "ideale". Ho insomma snobbato la guerriglia terminologica che tanto appassiona l' antidogmatico (nel "cosa rimane senza i dogmi" elencavo anche i sterili distinguo sul lessico).



Infine, chi non sarebbe disturbato da un "buono" di professione tanto dedito ai comizi?

martedì 24 marzo 2009

Qualcuno dà ragione al Papa...

... per esempio Harvard.

Perchè gli economisti bravi non sono anche ricchi?

Perchè le due cose richiedono abilità diverse.

All' economista ortodosso non viene chiesto di fare previsioni sul medio/breve periodo.

Sono le sue stesse "scoperte" a disimpegnarlo: l' ipotesi fondamentale della teoria finanziaria dice che ogni previsione, se i mercati finanziari sono sufficientemente efficienti, è irrazionale.

Certo, l' economista puo' raccomandare un ben preciso assetto istituzionale, ma poichè questo assetto intergisce con il contesto culturale e lo trasforma, i tempi necessari per produrre "efficienza" sono variabili.

Ma se la "predittività" delle teorie non è decisiva nel giudizio sul lavoro dell' economista, a costui spetta ancora il titolo di scienziato?

Forse sì. Se chiamiamo "scienza" quell' apparato di argomenti in grado di convincere in modo duraturo una comunità di uomini liberi e ragionevoli, c' è ancora qualche speranza. Infatti, altri elementi oltre alla verificabilità assumono importanza capitale. Quali?

Un buon post sul tema.

lunedì 23 marzo 2009

Accesso ai sanitari: il bagno come risosrsa scarsa

... lascia perdere cene, aperitivi, viaggi, risate, iperboli, frizzi & lazzi...


... concentrati sulle procedure e calibra la routine, è lì che il Cobra si annida, colpisce e inocula le tossine della necrosi interpersonale...

mercoledì 18 marzo 2009

Voglia di fermarsi.

Se mai la tribù primitiva che ci abita da qualche parte nell' immaginario rinvenisse l' arma segreta con cui opporsi ad ogni movimento "in avanti", non lo scoprirebbe mai in una lega miracolosa da cui forgiare i ferri delle sue lance...


... piuttosto nella magia di una filastrocca, di un limerik, di una formula, di un abracadabra, di una conta secca che sanno ritmare solo labbra esercitate a sifonare il veleno del Mamba Reale dall' arto lillà degli spacciati...

Quando la confezione è tutto

La Lega propone che lo stupratore, qualora si sottoponga volontariamente a castrazione chimica, possa usufruire di alcuni vantaggi nello scontare la sua pena.



Siamo alle solite, il PD si oppone? No, grida alla "barbarie" usando la voce della capogruppo in commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti. Certi spettacolini tristi non riescono proprio ad evitarli, manco ci fosse ancora di mezzo l' imbarazzante presenza di qualche reperto della "sinistra radicale" o il folklore molisano di un Di Pietro. No, ora che si sono liberati del "vecchio" e dell' "impresentabile" si accorgono di essere loro stessi impresentabili.



In questa "indignazione" sta tutta la sconfitta culturale - prima ancora che politica - di un' ideologia che ha lasciato sul campo cervelli in perenne ricerca di una bussola e provvisti solo di un noioso e prevedibile istinto animalesco verso il pol. corr.



Scommettete che, come già successo decine di volte, passato qualche tempo dall' "indignazione scandalizzata", quando si saranno calmate le acque, dalle file che ora berciano la loro contestazione, si avranno proposte similari salvo che nella confezione?



Sì, perchè i termini della proposta sono più che ragionevoli, si tratta di uno scambio: tu mi dai la garanzia di non ripetere il reato e io ti sconto la pena. Si puo' non essere d' accordo, si puo' proporre una diversa formulazione dello scambio, ma scandalizzarsi in nome della "civiltà" e delle "barbarie" è materia per lo psicologo prima ancora che per il politico o il sociologo.



Ma qui c' è anche qualcosa in più: come poter dare credito a queste persone che fanno finta di difendere la scelta individuale in occasione del testamento biologico o in casi ancora più delicati, quando invece mettere enfasi sulla scelta individuale del condannato non attenua in nulla la loro ennesima crisi di nervi? Forse del pro-choice non frega niente a questa gente. Quel che importa per chi ha solo una "confezione" da offrire e una storia da nascondere, è il brivido che prova a tirare una sassata contro l' ogiva istoriata di qualche Cattedrale che ostenta invece con orgoglio millenni di saggezza e di presenza sostanziale sul campo accanto all' Uomo.

giovedì 12 marzo 2009

Con la sua parlata grassa...


... e con quell' ornamentale crepitio di catarri insinuati tra le bollicine del bianco... quando si dismetteva frettolosamente in un cantuccio il bombardino al termine del servizio bandistico (un funerale) e ancora in divisa erano già pronte le coppie... e si contestava al dirimpettaio un punto a pinacola... e si profanava il cielo per l' anomala concentrazione di assi... usando sempre la parola più giusta, quella che non svilisce in farsa un' incazzatura che pur festosa doveva restare autentica, quella parola che solo il dialetto di confine vende sottobanco, l' unica parola che s' intona con il rigolo che scocca dietro la pergola, l' unica che sposa bene i campanellini dei flipper... mentre in un contrappunto di sordi bip un lazzarone in ciabatte spinge il primo supermario verso una curva a gomito. Impermeabile al terzo tocco che chiama l' ignara Madre alla Santa Messa.

Fascista sarà lei

Sto leggendo l' ultima fatica di Jonah Goldberg. Ci si concentra sull' uso della parola "fascista" e di come viene usata in America nel dibattito politico. O meglio, di come viene usata quando si vuole evitare qualsiasi genere di dibattito.



Ho trovato l' argomento appassionante, anche perchè non mi sembra che le idee del nostro soffrano granchè una volta traslate nel contesto italico. E poi, con B. al governo, la lagna e l' insulto con abusi linguistici diventa puntualmente assordante (deve essere un riflesso super condizionato per gratificare se stessi e la propria autostima visto che dal punto di vista elettorale la cosa non paga).



"Evitare il dibattito". Pratica eminentemente "fascista", penserà qualcuno. E siamo già al cuore della questione.



Anche JG ha notato infatti come la parolina ricorra in bocca a chi vede fascisti dappertutto, tranne che allo specchio.



Ha notato poi come nell' immaginario di costoro la "società ideale", per come la descrivono, assomigli in modo imbarazzante ad una "società fascista", basti pensare all' ossesione per la "giustizia sociale".



I fumi alzati dai camini di campi di concentramento hanno coperto davvero molte cose (e non parlo certo dei treni che arrivavano in orario). Peccato. E meno male che qualcuno cerca di dissiparli tentando di capire da dove diavolo arrivasse l' enorme consenso che ha fatto partorire alla democrazia (madre legittima) un mostro del genere.



Griffin, Gentile, Nolte, Furet, Arendt, Robinson... Goldberg non si nasconde che la "definizione" di fascismo sia piuttosto vaga e quindi idonea a costruire un contenitore vuoto da riempire a seconda del bisogno estemporaneo.



Eppure un profilo ideologico puo' essere stilizzato. Poi, ci si allontana un attimo e si valutano le somiglianze per capire dove bazzicano oggi i figli legittimi. Sorpresa: è la "sinistra progressista" a sfoggiare i cromosomi più compatibili, la storia e la teoria confermano. Avviso: traduco "liberal" con "sinistra progressista", non credo che così facendo s' ingenerino equivoci depistanti.



JG fa innumerevoli esempi tratti dall' attualità dell' abuso linguistico a cui il termine fascista è stato sottoposto, non c' è solo accademia ma anche parecchi casi concreti: nella serie West Wing della NBC, chi sostiene i "buoni scuola" viene liquidato come "fascista". Esiste qualcosa di meno "fascista" dei "buoni scuola"? Una delle poche domande a cui l' universo tutto degli specialisti darebbe risposta concorde.



Presentando situazioni con un simile gradiente di assurdità, è facile per JG rendere interessante il suo voluminoso libro.



Attenzione, JG non vuole arrivare a dire che chi si schiera per la "sanità socializzata" o per lo "smoking ban" sia un fascista in pectore. La sensibilità per l' ambiente non basta a renderti una camicia bruna che marcia con il passo dell' oca. Intende invece attaccare un' assunzione granitica, e cioè quella per cui siano i conservatori ad avere pericolose contiguità con il pensiero totalitario di stampo fascista. E' vero semmai il contrario, sono i "modernisti" a rischiare.



Prima di degenerare nell' orrore, Fascismo e Nazismo erano due ideali utopici che seducevano i cuori più magnanimi e inclini alla giustizia sociale. Erano quelli bei tempi, tutto era più trasparente anche per lo storico: particolarmente sintomatico l' idillio naturale che personalità chiave della "sinistra" intrattennero con le idee e gli apparati fascisti, basti pensare che Mussolini era il dichiarato modello di riferimento per F. D. Roosvelt e per il suo New Deal. Il rosario di nomi e fatti lo lascio sgranare a JG (per l' Italia hanno detto qualcosa la Serri e Battista).



Solo quando i regimi caddero in disgrazia macchiandosi dei noti orrori, partì la retorica della presa di distanza. Una campagna di successo, visto come ha ridotto il nostro povero senso comune e soprattutto il nostro linguaggio quando litighiamo parlando di politica.



A cio' si aggiunge che Stalin cominciò a bollare come "fascisti" tutti quei socialisti "sleali", a partire da Trotsky. Anti-fascista con il bollo, dunque, divenne solo lo staliniano puro sangue.



Il fascismo, una volta compreso, non può essere certamente etichettato come un movimento di destra. Chi non ha recepito il messaggio di De Felice, magari avrà più facilità con quello di un giovane brillante come JG.



L' errore centrale, ammonisce l' autore, consiste nel pensare comunismo e fascismo come contrapposti. Non lo furono mai sia nella pratica che nelle idee. La guerra che si fecero fu rabbiosa come possono esserlo solo quelle tra parenti strettissimi che reclamano la medesima eredità.



Impressioni personali. Condivido l' idea di fondo, ho sempre mentalmente considerato il Movimento Sociale a sinistra, e certe convergenze che qualcuno giudica sorprendenti non mi hanno mai sorpreso, chissà perchè.



Il dibattito sui "sindaci sceriffo" mi sembra sintomatico. Perchè se un sindaco di sinistra vuole far rispettare con rigore la legge deve essere attaccato tanto pesantemente? Non vedo vere ragioni al di là di quelle ideologiche: una sinistra che usa certi metodi non potrà più distinguersi da cio' che lei stessa ha sempre chiamato con disprezzo puerile "destra fascista", non potrà distinguersi visto che la demarcazione non puo' essere certo reperita nella sostanza. Questa impotenza fa scattare spaesamento, rabbia e aggressione politica.



Lasciamo perdere la tesi azzardata per cui il primo esperimento fascista lo si ebbe nell' America di Woodrow Wilson. Resta comunque una pietra d' inciampo: il razzismo dei Nazisti. Goldberg non la elude. Troppo lungo descrivere la sua traettoria (che non convince fino in fondo), vi partecipo solo la domanda con cui inizia l' esposizione: perchè la Sinistra quando parla delle "Pantere Nere" o dei "Fratelli Mussulmani" o di "Hamas" non mette mai al centro la natura razzista di questi movimenti?



JG è ideologicamente schierato in un movimento dove non tutti concordano sulla sua linea. Ecco un video (in inglese) dove dibatte con un altro libertario di stampo più progressista, Will Wilkinson.

martedì 10 marzo 2009

Nick Naylor docet

Nick
http://snipurl.com/djumn

e dal sito di
British American Tobacco Italia

Come giustificate il fatto che il vostro lavoro consiste nel vendere un prodotto dannoso per la salute?
Le sigarette sono un prodotto legale che, secondo le stime, viene consumato con piacere da un miliardo di adulti in tutto il mondo. Il nostro lavoro consiste nel fornire marche di alta qualità ai nostri consumatori. Riteniamo che le scelte dell'individuo siano un diritto fondamentale. Sosteniamo il diritto degli adulti consapevoli dei rischi del tabacco di decidere liberamente se fumare o meno. Riteniamo che la decisione consapevole di un adulto di concedersi il piacere del fumo, a fronte dei rischi che comporta, non sia più criticabile di tante altre scelte che tutti noi facciamo riguardo al nostro stile di vita. Comprendiamo le preoccupazioni che circondano il nostro prodotto e dedichiamo ogni sforzo a condurre la nostra attività in modo responsabile, in un settore che è al centro di molte critiche. Condividiamo la volontà di quanti operano nella sanità pubblica di ridurre l'impatto del fumo sulla salute e ci impegniamo a collaborare con i governi e le istituzioni sanitarie a questo fine.

La muta degli alfabeti...

Ricordi quando uomini baffuti ragionavano con lentezza peritosa dando manate sul quarto più adiposo del cavallo... o caricando lo schioppo?


Ora si arrangiano come possono masticando senza dentiera una lingua acuminata, crepitante e infarcita di "staccato" anglofono...



Le nuvole scorrono su quelle teste in faticoso fermento, ora come allora. Il passero sul rametto riceve nuovi incomprensibili versi rimandando sempre il medesimo...

Nel paese che non conosceva stupore...

... le conversazioni si raccontavano cio' che non era mai successo... lo scultore dava forma ad una serie di quasi-niente...

... altre bottiglie scolpite da Yu...

I grammofono suonavano senza sosta musiche che non erano mai esistite...



... tutto affinchè ciascuno non indovinasse mai dov' era e perchè...

lunedì 9 marzo 2009

Tavola rotonda peripatetica

Modero io; partecipano tutte le voci che ho in testa...


...diritto di replica garantito all' eco... basta solo che le parole non si ascoltino affinchè sviluppino il giusto contrappunto nonsense, un motore potententissimo che conduce invariabilmente... where the sun keeps shinin' through the pourin' rain, Goin' where the weather suits my clothes, Bankin' off of the northeast wind, Sailin' on a summer breeze, Skippin' over the ocean like a stone... Buon viaggio.

Facce scelte per mantenere un segreto


Nessuno dal mio viso ebete indovinerà mai cio' che penso...

venerdì 6 marzo 2009

Clorofilla

... senza volontà, senza decisioni, senza delibere, senza ragionamenti, senza illuminazioni, senza valutazioni, senza induzioni né intuizioni...


... fin troppo naturale...

... troppo naturale per come si è formato, per come si è ritagliato, per come si è colorato... Una volta tanto niente vernici, solo clorofilla.

martedì 3 marzo 2009

Voucher di cultura

I finanziamenti alla cultura? Meglio trasferirli verso il consumatore distribuendo una moneta ad hoc. Idea di bruno Frey. Le obiezioni in merito sono tutt' altro che insormontabili.

La crisi pensata velocemente tutta in una volta

Alcune considerazioni sulla crisi finanziaria messe giù alla rinfusa.



  1. Cause: il rischio incorporato nei nuovi strumenti finanziari non è stato ben gestito. La parte migliore dell' economia comportamentale che si occuopa delle psicobolle (The Nudge) puo' dire la sua in merito. Sembra accertato che esistano forme di contagio che si scatenano con un effetto a valanga. Le teorie sulla stupidità sono da preferire rispetto a quelle sull' avidità.
  2. Causa: Basilea
  3. Causa: crescita cinese

  4. Cause: sfortuna.
  5. Cause: media.

  6. Causa: panico e solo panico per una mancanza di liquidità, altro che subprime.

  7. Causa: la finanza è dinamica le regole sono fisse e vengono facilmente superate. negli ultimi anni l' innovazione ha accelerato drammaticamente.

  8. Cause: le politiche pubbliche del credito facile hanno destabilizzato il sistema. Da notare che la BCE rispetto alla FED ha avuto comportamenti più in linea con le teorie liberiste.

  9. Cause: rendimenti finanziari iperbolici dovuti a dual tax nella regolazione fiscale - Unicredit paga l' 11% di tasse, io, con la mia partita iva il 53.(Intervento di Giannino a questa conferenza).

  10. Cause: fallimento delle agenzie di rating. Chiediamoci però anche qual è la storia di queste istituzioni?

  11. Cause: regole contabili mal congeniate.

  12. Cause: le porte girevoli tra Wall Street e il Tesoro. Il regolato mangia il regolatore. Leggi Bhagwati sul 24 ore 2.6.09 p. 6 8il mercato è ferito ma vivrà a lungo)

  13. Cause: troppo grandi per fallire. on è questa una formula che "nazionalizza" le grandi banche ben prima della crisi?

  14. Causa: capital requirements, and their perverse encouragement of banks to hold securities instead of the underlying mortgages (Kling).

  15. Cause: voler implementare una forma di welfare attraverso le banche a cui si faceva l' occhiolino. Il mito della casa per tutti e dei prestiti non garantiti ha avuto ricadute pesanti. A fallire è stato soprattutto il capitalismo del Buon Samaritano. Date un' occhiata alle mail tra i manager di freddie fannie.

  16. Cause: l' importanza dei profitti a breve negli schemi compensativi dei managers.

  17. Causa: le restrizioni all' immigrazione hanno fatto crollare i prezzi delle case.
  18. Causa: il falso ottimismo. Vedi i post taggati "great stagnation" oltre ai commenti al libro di Tyler Cowen.

  19. Prima di criticarla, non dimentichiamoci cosa dice la teoria ortodossa dei mercati finanziari.

  20. False soluzioni. Le accuse verso gli speculatori hanno poco senso. Paradossalmente lo speculatore al ribasso favorisce comportamenti prudenti.

  21. False soluzioni. Il primo fallimento di Obama: salvare nazionalizzando ha spaventato definitivamente gli investitori, l' unico soggetto in grado di ripristinare la fiducia che è poi il vero problema. Alesina 24 ore 3.3.2009. Sembra si ripetano pedissequamente gli errori del New Deal.

  22. False soluzioni. Le regole contano. Anche per questo a volte ce ne vogliono di meno per avere più trasparenza. E siccome ce ne vogliono anche di buone ci si accorgerà quanto queste siano coerenti con l' impianto liberista.

  23. False soluzioni. Più regole purchessia. Ma la crisi viene proprio dalle porte girevoli tra Wall Street e il tesoro. Le regole non sono la via. Bhagwati sul 24 ore 2.6.09 p. 6 8il mercato è ferito ma vivrà a lungo

  24. False soluzioni. La spesa pubblica spiazza quella privata. Non illudiamoci sullo stimolo fiscale.

  25. False soluzioni. Una volta formatosi il consenso per liberare le mani allo Stato, tutto si paralizza. Dove mai indirizzerà il suo capriccioso quanto poderoso intervento?

  26. False soluzioni. L' equivalenza ricardiana parla chiaro: le tasse ribassate dallo stimolo fiscale finiscono nei risparmi per pagare le maggiori tasse future.

  27. False soluzioni. Più regolamentazione? Ricordiamoci che la crisi nasce in USA su mercati che sono mediamente molto più regolamentati rispetta a quelli europei. Ce le siamo dimenticate le polemiche sull' entità delle pene? Leggi come sarabanes e Oxley non ci dicono niente?

  28. False soluzioni. Chi ci salva dalla crisi, la politica? Veramente la politica con le sue banche nella crisi ci è caduta come e più degli altro. La Germania insegna.

  29. Le crisi sono consustanziali al capitalismo. A volte fanno persino bene. I nuovi strumenti finanziari che oggi malediciamo potrebbero rivelarsi molto importanti in futuro.

  30. Per la serie "non tutto il male viene per nuocere" teniamo presente che la crisi diminuisce le diseguaglianze (Alesina 24 ore 17.4) e realizza parte di quella famosa decrescita auspicata da molti;
  31. Perchè i fantomatici hedge fund hanno perso meno delle banche supervigilate?

  32. Gli speculatori sono spesso sotto accusa, eppure uno speculatore al ribasso avrebbe temperato gli eccessi.

  33. Il capitalismo è all' angolo? Io non credo. Innanzitutto, per capire dove ci ha portato e come ci ha ridotto il "capitalismo", pensiamo ai reali termini della crisi. Le alternative poi non sembrano esserci. Non si puo' escludere che le casse che languono diano un' ulteriore spinta alle privatizzazioni: la Florida, per esempio, ha appena venduto tutte le sue autostrade (24 ore 10.3 p.12).

  34. Soluzioni: regole o principi? Privilegiare i secondi, che è poi la soluzione europea rispetto a quella USA.

  35. Soluzione: il pubblico investa laddove investono anche i privati (Mankiw).

  36. Soluzione: pensare stimoli monetari innovativi (es. penalizzare le riserve FED o azzerare gli interessi).

  37. Soluzione: annunciare politica monetaria con obiettivi inflazionistici.

  38. Soluzione: legare i compensi dei managers ai profitti di medio-lungo termine (grant option anzichè stock option).

  39. Soluzioni: basta con l' oligopolio nel rating.

  40. Soluzioni: giù le tasse. Occorre una politica fiscale e la miglior politica fiscale consiste nell' abbassare le tasse. Concordano Alesina, Barro e Mankiw.

  41. Soluzioni: mancano gli investimenti? Tax credit sugli investimenti.
  42. Soluzione: mettere i ricchi in competizione.

  43. Soluzione. Stimolo fiscale? La legalizzazione di parecchi mercati sarebbe lo stimolo migliore.

  44. Soluzione: evitare il too big to fail. Come: più mercato (Martin Wolf 24 ore p.15 25.6.09).

  45. Soluzione: easy to fix. Snellire le regole e rendere il panorama più chiaro puntando sugli incentivi al risparmio (es. rendere indeducibili gli interessi passivi).
  46. Gli 8 punti di Kling (uno da ascoltare).