mercoledì 25 marzo 2009

Parole che riempiono la bocca

Il termine "Scienza" ha una doppia valenza che dovrebbe essere precisata prima di cominciare ogni dibattito. Confusione e perdite di tempo potrebbero essere eluse e con tutto cio' anche i litigi furibondi tra chi tutto sommato ha in merito a certe questioni epistemologiche idee simili.



Di seguito esprimo le due concise nozioni.



  1. Un argomento è scientifico quando lo si consegue mediante il metodo sperimentale.
  2. Un argomento è scientifico quando per il suo rigore è in grado di prevalere nel tempo in una comunità di uomini liberi e ragionevoli.


La prima nozione riduce la scienza ad una "tecnica cieca", ad un mero strumento.



Il "riduce" non vuole giudicare: a volte è meglio un significato "riduttivo" ma più nitido.



La seconda nozione implica un connotato etico: si rinvia infatti alla definizione di libertà, ovvero alla definizione di un valore.



La seconda definizione ingloba la prima: chi potrebbe negare che una conoscenza confermata sistematicamente dall' esperienza abbia buone opportunità di affermarsi?



D' altronde la storia della scienza puo' essere spiegata meglio con la seconda nozione: per esempio, molte teorie più rigorose dal punto di vista sperimentale sono state scalzate da altre meno accurate ma più semplici.



La seconda nozione fa arretrare nel tempo la nascita della "Scienza": antichità e medioevo ne uscirebbero rivalutati e non esisterebbero più "rivoluzioni scientifiche".



Ma quali sono i criteri che dovrebbero affiancarsi al metodo sperimentale? Ecco chi ne parla in modo semplice e convincente riferendosi all' economia (è una scienza?) e alla crisi contemporanea.



Curiosamente sono stati proprio i filosofi "relativisti" a rilanciare involontariamente la seconda nozione: con le loro critiche al significato di "metodo sperimentale" hanno fornito una miriade di esempi in cui ben altri criteri entrano in gioco in attività che noi pacificamente consideriamo scientifiche.