lunedì 4 ottobre 2010
Recensione al Vangelo del 3-10-2010
La mia non potrà mai essere una riflessione volta ad enfatizzare i valori evangelici nel quadro dell' Ortodossia, chi vuole ascoltare qualcosa del genere è giusto che vada a Messa.
Mi interessa piuttosto una breve analisi che consenta di vedere come una Voce tanto antica come quella delle Sacre Scritture sia in grado di stimolare anche l' intelligenza contemporanea e secolarizzata, a patto che quest' ultima sia disposta all' ascolto evitando la fuga nella caricatura.
Mi atterrò al rito ambrosiano, qui avete a disposizione la Parola di Domenica 3 Ottobre, val la pena di leggerla poichè in seguito ho intenzione di chiosare proprio quel testo.
Il Vangelo talvolta esprime messaggi dalla radicalità sconcertante, questo che abbiamo davanti è proprio un caso esemplare. Chiunque ascolta le parole di Luca reagisce d' istinto con un "ma non esagerari per favore!...".
A conferma che non siamo di fronte ad iperboli, il Celebrante ha ribadito che quelle parole che sembrano così sprezzanti nei confronti di ogni buon senso vadano intese alla lettera. Ha aggiunto, bontà sua, che nessuno di noi sarà mai all' altezza di osservare in simile comando, a meno che non sia assistito dalla Grazia.
In questo senso il Don che predicava coglie nel Vangelo una radicalità ancor più spinta di quella che ero pronto a concedere.
Secondo me, infatti, esistono non poche persone in grado di altruismi tanto estremi. Esistono eccome.
Forse nel loro caso la Grazia nemmeno è necessaria. Forse neanche il cattolicesimo è necessario per sviluppare un amore tanto ardente verso il prossimo (nemico compreso). Il comando dell' amore, poi, è comune a molte forme di spiritualità, anche anteriori al cristianesimo.
Cosa ci dice allora di specifico il cristianesimo? Qual è il ruolo della Grazia che anche una mente secolarizzata deve giocoforza ammettere?
Mi siano consentiti un paio di rilievi utili per la conclusione che seguirà.
Quando vedo una persona che "perdona ed aiuta il suo peggior nemico" non posso ancora dire di essere di fronte ad un altruista. Sembra strano ma se ci pensate bene è proprio così.
Quando sono davanti a chi licenzia i suoi dipendenti non posso ancora dire di essere di fronte ad un egoista.
Nel primo caso potrei avere a che fare con un esibizionista per cui il "perdono" offre un allettante palcoscenico; per lui non si tratta di un sacrificio bensì di un godimento, in questo caso l' atto di perdono potrebbe essere ricercato come forma di un po' perversa di piacere e quindi di egoismo.
Nel secondo caso potrei trovarmi di fronte ad una persona riluttante nel dar corso alla sua decisione ma consapevole di farlo per il bene dell' azienda ed in ultima analisi della società.
Questi sono due casi particolari che danno solo un' idea di quello che ho in mente.
Ma quello che ho in mente puo' essere illustrato in una forma più generale.
Gli economisti ipotizzano nei loro modelli che l' Uomo sia un egoista razionale. Sono forse degli scettici realisti? No, optano per quella soluzione solo perchè garantisce un' analisi più potente.
Fateci caso, i loro modelli sono in grado di non escludere pratiche altruistiche. I comportamenti altruistici, infatti, possono SEMPRE essere spiegati in termini egoistici.
Fatemi un esempio di gesta generose e vi riformulerò la storiella in termini egoistici. Nulla di più facile, basta fare delle assunzioni ad hoc sull' interiorità del protagonista.
In altre parole: l' altruismo è un modo dell' interiorità e non ha molto a che vedere con le azioni messe in campo; se ci limitassimo a quelle nulla vieterebbe di interpretarle in termini egoistici.
Ma chi ha accesso all' interiorità più recondita del nostro animo? Chi puo' giudicare se una pratica è egoista o altruista? Nessuno, a volte nemmeno l' interessato: chissà quante volte dietro un "Buono" si nasconde un "Narciso"! Chissà quante volte il "Narciso" si crede un "Buono"! Basta rinunciare all' introspezione per ingannarsi.
Nessuno, dunque. Tradotto nel linguaggio del cristianesimo: nessuno tranne Dio.
Tutto cio' ci porta allo specifico del cristianesimo: fai il bene e non giudicare.
La Grazia è concessa all' uomo per fare il bene ma non esiste per lui una Grazia sufficiente che lo renda in grado di giudicare il prossimo.
Ecco un messaggio, questo sì, che è solamente e autenticamente cristiano.
Mi sembra infine di poter dire che il Vangelo che abbiamo letto è da interpretare molto più come un' ingiunzione all' animo che non un invito a specifiche azioni. In questo senso e solo in questo senso il Cristiano parla dicendo parole che nessuno ha mai detto prima.
***
Bene, qualcuno ha forse voglia di prendere la staffetta e di commentare la Parola di settimana prossima e reperibile al link sopra?
Università in subbuglio
Anche stamattina, un po' ovunque, Università in subbuglio.
Da dove partire per capirci qualcosa senza perdere troppo tempo? Avanzo una proposta.
Ma è poi vero che l' Italia mette poche risorse nella sua Università? La spesa per studente sembrerebbe appoggiare quasta recriminazione ma Roberto Perotti ha scritto un libro, - L' Università truccata - che piace tanto alla Destra ma che dovrebbe leggere anche la Sinistra, in cui si fa notare come, considerando solo gli studenti che frequentano, la spesa per singolo studente balza ai primi posti. Se poi vogliamo dare peso alla spesa per laureato, allora le cose peggiorano ulteriormente; notiamo infatti l' estrema improduttività dei fondi stanziati dal nostro paese nell' istruzione superiore. Qualcuno è autorizzato a trarre considerazioni paradossali: l' Italia spende poco per l' Università ma, se operasse oculatamente, dovrebbe spendere ancor meno per evitare di buttare risorse in un pozzo nero. Una conclusione più meditata ci porta a dire invece che l' Italia spende poco ma è bene che lo sforzo prioritario in questo campo sia innanzitutto quello di migliorare l' efficienza della spesa. Le lamentele dei Rettori hanno un senso ma nel nostro Paese non appaiono certo prioritarie prioritarie.
Luca Ricolfi - Illusioni italiche
Tassare i ricchi
Perchè, per quanto sia vero che un ricco puo' permettersi uno sforzo in più, probabilmente lavorerà meno.
E quando un ricco lavora un pochino meno, molto spesso una marea di poveri non lavora per niente.
http://www.nytimes.com/2010/10/10/business/economy/10view.html
Estremismo numerico
Con i numeri spesso si esagera. I governi si autoelogianoLuca Ricolfi - Illusioni italiche
parlando del recupero di evasione fiscale, la Polizia elenca con orgoglio la
refurtiva sequestrata... ma a volte i motivi delle esagerazioni sono meno palesi.
E' difficile sentire la Chiesa dire che i poveri stanno diminuendo; o sentire la
Fao dire che le persone scarsamente alimentate stanno calando; o l' Oms
minimizzare i rischi di una pandemia; o l' IPCC rassicurarci sul riscaldamento
climatico... Perchè la Caritas, nella conferenza stampa dell' 11.2.2010,
preferisce denunciare l' esistenza di 8 milioni di poveri piuttosto che dire le
cose come stanno, ovvero che i poveri in Italia non superano i 3 milioni? Una
risposta molto semplice è che le grandi istituzioni benefiche vivono di sussidi;
se vuoi massimizzare i sussidi devi convincere governi e privati dell' urgenza
del problema, amplificare le cifre è innanzitutto una strategia di fund raising.
Una seconda risposta è che spesso chi si sente paladino di una giusta causa
pensa che ingigantirne le dimensioni aiuti a sensibilizzare l' opinione pubblica
suscitando indignazione e rivolta morale... ma questo modo di procedere è molto
rischioso: innanzitutto altera le priorità in campo (le cause nobilissime
abbondano), poi perchè, proprio per "cambiare il mondo", sarebbe meglio darne
una rappresentazione fedele... da ultimo: non è che questa "bolla" del male
anzichè instillare una "rivolta morale" finisce per procurare
rassegnazione?
Mi raccomando, non pensiate che le rappresentazioni infedeli in tema di povertà si presentino nella candida veste di "bugie".
Il demonio è più sofisticato e in questi casi diventa decisiva la perversione del linguaggio.
domenica 3 ottobre 2010
Il “Che” colpito e affondato
Figo questo libro: Alvaro Vargas Llosa, The Che Guevara Mith and The Future of Liberty.
Per carità, solo 9 dollari, niente di impegnativo.
Ma è scritto con la verve tipica del vispissimo primogenito di Mario.
Uno che lubrifica meravigliosamente il discorso soggiogandoci a quella che altrimenti sarebbe solo una pallosa trasmissione di notizie documentate.
Forse qualcuno se lo ricorda alle prese con altri 4 baldi intellettuali nello scoppiettante volumetto "Manuale del Perfetto Idiota Latino Americano".
[incredibilmente tradotto anche in italiano da Bietti, forse perchè siamo un paese pieno di idioti Italo/Latino Americani].
****************
Il "Che" è stato un vero mito, lo sappiamo.
Alvaro si stupiva solo di come in molti lo coltivassero anche dopo la fase pre-adolescenziale.
Ammirazione che ha fatto del combattente "contro il capitalismo" una lucrosa "brand" del capitalismo.
La figura del Comandante viene tenuta d' occhio da quattro postazioni.
La prima inquadra la sua crudeltà (spesso inutile).
A quanto pare il Che in battaglia era una spietata "macchina di morte".
Tutti i momenti i suoi poveri e affaticati companeros erano impegnati in esecuzioni sommarie ordinate dal Capo.
Ma nelle boscaglie le cose si dissimulano e la realtà trasfigura nella leggenda.
Molto meglio osservare le attitudini naturali del Nostro quando assunse la direzione della prigione La Cabana (da allora nota come El Inferno).
La seconda prospettiva ci mostra lo "stalinista puritano" e le sue manie da stalinista puritano.
Proibito il gioco, il sesso, l' alcol...proibito tutto. Tranne la colletivizzazione compulsiva di ogni risorsa.
In altre parole veniamo a conoscenza di quanto il Che fosse vicino ai nemici che combatteva.
La sicumera ottusa con cui enunciava le sue utopie oggi fa correre un brivido a chi la ricorda.
Nessun dubbio nella sua mente circa l' esigenza di creare uno stato totalitario ed oppressivo. E' la Revolucion, baby (gli accenti metteteli voi).
Il legame con l' URSS fu voluto fortemente da lui.
Almeno finchè non si rivolse alla Cina apparendogli l' URSS un paese in cui andavano diffondendosi pericolose pratiche capitaliste
Fortunatamente a Cuba i ruoli di maggiore responsabilità furono assunti da Castro (un uomo essenzialmente opportunista, diversamente dal Che).
La Terza prospettiva ce lo fa vedere come cattivo capo in tempo di pace.
Sovrintendente a tutti i collassi cubani, ministro di tutte le carestie, la sua ignoranza nelle materie economiche è oggi diventata un proverbio (vivacemente alimentato tra frizzi e lazzi dai suoi autorevoli ex sottoposto).
La quarta prospettiva mi fa cadere braccia e calze. Anche il genio militare del Che viene questionato.
Mazzette per entrare a Santa Clara e solo fallimenti altrove (Nicaragua, Haiti, Panama, Bolivia, Congo...).
Laddove intervenne ricevette scarso aiuto dalle masse contadine disorientate e consentì, come era facile prevedere, alle dittature militari di rinsaldarsi e diventare più spietate abbandonando i barlumi di riforma intrapresi.
Scarsa consolazione, al Che viene riconosciuto un "coraggio disorganizzato", una passione semidilettantesca (il suo scritto "Guerilla Warfare" non è certo libro di testo nelle Accademie Militari) appena sufficiente a sfangarla contro l' esercito corrotto e demotivato di Batista.
Un pamphlet distruttivo che lascia solo cenere?
No, la chiusa è un commovente omaggio a Juan Bautista Alberdi, rivoluzionario vincente che non uccise mai una mosca e contribuì a fare dell' Argentina di fine 800 un paese che stracciò tutti i record.
Alvaro si mostra preoccupato per il suo amato continente Sudamenricano. Come è importante la giusta "mentalità" per uscire dalle ambasce nelle quali ora si trova!
Il messaggio è questo: finchè l' icona del Che campeggerà ed Alberdi sarà poco più che uno sconosciuto potremo aspettarci solo il populismo dei Chavez e dei Morales accompagnati nelle loro gesta dal trombone ammaccato suonato dai Galleano/Minà
sabato 2 ottobre 2010
Promozioni a casaccio
Da questo semplice fatto potete riconoscere immediatamente il principio che informa le politiche del personale in quell' organizzazione: promuovere ad un posto di più alta responsabilità chi ha fatto bene nel suo incarico precedente.
Come mai un principio tanto di buon senso sfocia in esiti così perversi?
Il fatto è che un' organizzazione del genere raggiunge il suo equilibrio solo allorchè i posti a disposizione sono ricoperti da incompetenti.
[si ipotizza che salendo nella carriera i nuovi posti occupati richiedano competenze almeno in parte differenti rispetto a quanto si faceva prima]
Corollario: promuovere a casaccio è più efficiente.
La cosa è stata dimostrata matematicamente a Catania (vedi anche qui), che si è così portata a casa il meritato IgNobel.
Il principio di fondo era già ampiamente noto.
D' altronde il dubbio sorge spontaneo, chi sa fare bene una cosa forse è meglio che continui a farla!
Sognando sotto il neon
NY è oggi cio' che l' Italia fu nel Rinascimento, cio' che Parigi fu nella Belle Epoque, cio' che fu Vienna nalla prima parte del Novecento.
I pedoni attraversano allegramente con il rosso ubbidendo a regole più profonde che i neofiti cercano di ricavare in qualche modo.
Si fa colazione con una torta di mele marciando a passo di carica verso l' ufficio... oppure leggendo i giornali dal "portatile" mentre si succhia il caffelatte con la cannuccia dello starbucks.
Una Avenue sberluccica e la parallela è un antro infido.
Nel buco affianco al centro commerciale avvenieristico campa il negozietto che accatasta e vende frutta+giornali+cosmetici +...(a Brenno Useria mia zia aveva un' attività altrettanto obsoleta, ha chiuso vent' anni fa).
La storia la sappiamo, farsi illustrare il filo di perle dall' ossequioso commesso in ghingheri di Tiffany fa solo bene alla salute; ma è una goduria anche essere serviti all' una di notte dal cinesino nevrotico che nel dely sotto l' albergo ci approvigiona con una pesca (recuperata -freschissima! - dietro le confezioni dei collant Omsa). Proprio quello che ci mancava prima di dormire.
Bombay e Zurigo collassano in quel fantasmagorico buco nero che è NY, limousine guidate da neri in divisa e sulki guidati da "graduate" che arrotondano spuntano da ogni dove (spesso in contromano).
Questi trgloditi che vivono e lavorano perlopiù con i cavi scoperti hanno insegnato al mondo a "connettersi"!
La Chiesa in garage e la prostituta nell' attico tengono viva la fiamma dell' Occidente.
Intanto il taxista ti chiede la strada.
Intanto Tom Cruise esce da Cipriani e tappa un buco allo stomaco al baracchino con un Pretzel.
Laggiù ci sono le gang ed è meglio non andare la sera, ma qui a Manhattan ci sono i ventenni più gentili del mondo! Quasi quasi ti salutano come se li incrociassi sui sentieri di montagna.
Ci sono stato a NY, ma avrei potuto tranquillamente non andarci mai: la "sapevo" a memoria.
Un capitolo a parte è la Metro scassatissima:
"... a roaring, breathing place. A place to reflect, scheme, mourn, groove or dream under neon light pressed hard agaist you neighbors. A secular underground temple encourages endless celebration and aknowledgement..."
Lo dice un pendolare di lusso, Roy Nathason, che alla metro di NY dedica la sua ultima musica: un pezzo, una fermata.
Sì perchè, se la scienza ha già tentato di spiegare come dal... "letame nascano i fior", Roy Nathason ci rifà la lezione in musica.
Come è possibile suggere in succo da una simile Mela senza risentirne l' ebbrezza al cospetto del suo sghembo sax?
Ecco un assaggino tanto per gradire...
venerdì 1 ottobre 2010
Riabilitatazione
Io, elettore, so bene che il controllo democratico che potrò esercitare sarà scarso e tengo conto razionalmente di questo sapere quando voto.
Ottima difesa, Democrazia e Mercato 1 a 1.
Eppure qualcosa - il concetto di irrazionalità razionale - potrebbe ancora far pendere il bilancino in favore del mercato.
Irrazionalismi perfettamente razionali
Si puo' dire che "gusti" del genere siano ben strani!
Alla maggioranza delle persone che conosco infatti piace esprimere quelle idee che sentono dentro di sè come vere, quelle idee che trovano significative e autentiche. Senza star lì troppo a vedere che tutti gli argomenti siano impeccabili.
Anch' io spesso cedo a questa tentazione. Ma perchè poi vogliamo chiamarla "tentazione"?
All' innamorato non interessa essere coerente: deve urlare le sue passioni costi quel che costi!
All' ideologizzato non interessa essere coerente: deve urlare le sue verità ideologiche costi quel che costi!
Allo scienziato non interessa essere coerente: deve urlare cio' che ha visto costi quel che costi!
Costi quel che costi? Bè, non proprio. A volte il costo è eccessivo e facciamo marcia indietro.
Il bene che ci occorre per alzare al cielo il nostro insopprimibile "ululato" è l' IRRAZIONALITA'. Dobbiamo comprarlo al mercato, ma quanto costa?
Dipende, ogni caso è un caso a sè.
Sicuramente all' "elettore" l' IRRAZIONALITA' costa meno che al venditore/compratore!
In altri termini, in democrazia l' IRRAZIONALITA' costa meno che in economia.
E' il motivo per cui la Democrazia è meno efficiente del mercato! Quando voto mi lascio andare ad istinti ideologici, la cosa è piacevole, compro parecchia IRRAZIONALITA', mi serve e mi costa così poco!
Ma se sono in ballo i miei interessi concreti allora calma, il prezzo dell' IRRAZIONALITA' s' impenna e devo procedere con cautela.
Si badi bene che tutte le strategie di comortamento personale che ho abbozzato sono perfettamente razionali.
E si badi bene anche a non confondere la RAZIONALITA' con l' IGNORANZA.
Prendiamo ancora la politica, tanto per esemplificare e capirsi.
L' ignoranza è una componente insopprimibile in ogni affare umano, ma l' uomo razionale la tratta razionalmente, esempio: i politici "mangiano", io votante razionale lo metto già in preventivo anche se probabilmente non saprò mai dove come e quando "mangeranno" alle mie spalle. Questa razionalità del votante protegge l' efficienza della democrazia.
Purtroppo, come dicevo sopra, al votante democratico l' IRRAZIONALITA' piace e costa talmente poco da irrompere prepotentemente sulla scena e pregiudicare una buona parte delle protezioni garantite dal trattamento razionale dell' ignoranza.
***
Domanda: quanto costa l' IRRAZIONALITA' in ambito religioso?
E in ambito scientifico?
E nelle discussioni in internet?
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giovedì 30 settembre 2010
The Era of Expert Failure
Il Killer del multiverso
Io direi di sì.
Gli esperimenti mentali con la macchina del tempo sono capziosi poichè la macchina del tempo è un oggetto incoerente, perlomeno per la concezione che comunemente si ha del tempo.
Per poter pensare ad una macchina del tempo come a qualcosa di ben definito, e dunque per dar corso all' esperimento mentale, occorre abbracciare una B-theory del tempo.
In una B-thery posso "tornare indietro" e far fuori Hitler impedendogli di avere un futuro: ma non si tratta di un futuro che riguarda il nostro universo (quello è intoccabile)!, bensì l' universo parallelo in cui la macchina del tempo avrebbe proiettato vittima e carnefice per consentire l' assorbimento dei "nuovi" comportamenti.
E chi puo' dire che in quell' universo, dove Hitler muore da giovane, non sarebbe stato un pacatissimo imbianchino?
Ma questo genere d' interrogativi puo' valere per qualsiasi persona assassinata: chi puo' sostenere con certezza che la vittima non sarebbe stata a sua volta un assassino? In questo caso sarei solo il suo "giustiziere anticipatario"! Giustiziare prima o dopo nella sostanza è lo stesso.
Nessuno accetta però una logica del genere ed è per questo che opto per considerare un omicidio alla stregua degli altri l' assassinio di Hitler perpetrato avvalendosi della macchina del tempo.
P.S. comunque, accettando le incoerenze per amor di discussione, farei fuori Mao e Stalin prima di prendermela con Hitler.
mercoledì 29 settembre 2010
Chi conosce più da vicino il buon Dio?
Sono loro a saperne mediamente di più in fatto di teologia e storia delle religioni, e questo vale soprattutto per i cattolici.
E' quanto afferma l' ultimo sondaggio della Pew Forum on Religion and Public Life.
Riesco anche crederci.
Qualcuno potrebbe un po' frettolosamente interpretare i dati vedendoli come una conferma del suo credo: se conosci Dio lo eviti.
Come magra consolazione spero che costoro perlomeno si uniscano a chi lotta per l' ora di religione.
In realtà i dati che abbiamo in mano restano coerenti con quanto dicevamo poco fa, peccato infatti che i risultati non siano aggiustati in base al livello d' istruzione, ho l' impressione che l' esito sarebbe capovlto senza problemi.
Osservando il panorama generale restano due ipotesi per spiegarsi il comportamento di molti credenti:
1) Ignoranza razionale;
2) Metateismo;
Ma quando per un cattolico si puo' parlare di ignoranza razionale?
Bella domanda, devo ammetere che lo ignoro.
add1: A conferma di quanto dicevamo nel post: Those who graduated from college also did much better than those who hadn't, and the reearchers conclude that education level is "the single best predictor of religious knowledge."
add2: un commento pertinente.
martedì 28 settembre 2010
Più fondi per la dis-educazione
Siamo all' incentivo del dropping out!
Recentemente sia il Corriere (Dario Di Vico) che il sole (Marraffa) si sono occupati dei lavori vittima di un' ideologia tra le più perniciose: quella dell' istruzione superiore per tutti a tutti i costi.
Chi oggi non si sente "incompleto" senza una laurea?
Ebbene, costoro sappiano che con quella laurea forse avrebbero avuto una vita diversa. Difficilmente avrebbero però delle competenze in più.
Learning how to learn
Se la scuola insegna cose perlopiù inservibili, se non puo' insegnare ad imparare, a cosa serve? Forse a lanciare segnali.
Cosa significa "lanciare segnali".
Quando regalo un anello di fidanzamento alla mia morosa non lo faccio perchè ci piacciono i brillanti. Infatti, se per qualsiasi ragione il prezzo dei brillanti dovesse crollare, non sarei più interessato ad un anello del genere.
Detto in altri termini:
"Which would do more for your career: A Princeton education, but a Phoenix diploma, or a Princeton diploma, but a Phoenix education?"
Religione e pornografia
While researchers have found a negative association between religiosity and pornography use, little, if any, research has examined the specific aspects of religiosity that might be related to the use of pornography. Therefore, the purpose of this study of religious young men was to compare those who view pornography with those who do not on indices of (a) family relationships, (b) religiosity (i.e., beliefs, past/present personal religious practices, and past family religious practices), and (c) personal characteristics (identity development, depression, self-esteem, and drug use). Participants were 192 emerging-adult men ages 18–27 (M age = 21.00, SD = 3.00) attending a religious university in the Western United States. While they all believed pornography to be unacceptable, those who did not use pornography (compared to those who did) reported (a) higher levels of past and recent individual religious practices, (b) past family religious practices, (c) higher levels of self-worth and identity development regarding dating and family, and (d) lower levels of depression
La sorprendente uguaglianza
Guardando ai redditi non c' è storia: se la nostra vita è dura, il sud è di fatto alla fame.
Quando scoppierà la rivolta, mi chiedo?
In realtà basta fare i conti un po' meglio, considerare tre elementi che di solito sfuggono:
1) costo della vita;
2) sussidi ricevuti;
3) tempo libero...
... per accorgersi che il tenore di vita al sud e al nord è praticamente lo stesso.
P.S. il terzo elemento vi lascia perplessi? In realtà noi italiani lo conosciamo bene!
Cos' è la musica pura?
1. un modo per suscitare emozioni nell' ascoltatore;
2. un modo per esprimere le emozioni del compositore;
3. un modo per rappresentare le emozioni;
4. un modo per contenere emozioni;
5. una struttura slegata da ogni emozione;
La massima autorità in materia, Peter Kivy, opta decisamente per 4: il suo obiettivo è di conservare i pregi del formalismo (5) senza togliere alle emozioni ogni ruolo, il che sarebe contro il minimo buon senso.
E così, per lui, l' emozione, per esempio l' ira, è una proprietà della musica, qualcosa che appartiene ad essa: una certa musica puo' essere "iraconda", per esempio.
Ma così facendo forse compromette la sua teoria estetica; ovvero, non riesce più a dirci con chiarezza cosa sia la bellezza.
Se una musica è "calma" nello stosso modo in cui puo' essere "calmo" il mare di stamattina, in un certo senso sarà solo cio' che è; infatti il mare, tanto per dire, non è nè bello nè brutto: è cio' che è, ovvero calmo.
Se il proprio compito si limita ad essere cio' che si è, si puo' ben dire in anticipo che sarà sempre svolto in modo inappuntabile.
Forse non possiamo trattare la musica alla stregua di un fenomeno naturale, e la strada imboccata da Kivy rischia pericolosamente di farlo.
Del resto Kivy è molto convincente nei suoi libri quando disintegra "1"-"2"-"5", molto meno quando attacca "3"; io propendo proprio per "3", penso che la musica sia un linguaggio, per quanto primitivo, ed abbia quindi un minimo di semantica.
"3" mi apre la strada verso una teoria estetica facile facile: una musica è bella quando rappresenta correttamente cio' che vorrebbe rappresentare.
Ma "3" implica platonismo (ahi ahi ahi): se la musica indica la "calma", allora la "calma" deve esistere come esiste un oggetto.
Il platonismo ripugna a molte menti; in più, quand' anche la calma esistesse di per sè, come oggetto è piuttosto sfocato; sarà per queste sfocature che la musica è un linguaggio tanto grossolano? Tra il lusco e il brusco tutte le vacche sono grigie, eppure noi conosciamo musiche la cui raffinatezza andrebbe irreparabilmente perduta se il loro unico scopo fosse quello di indicare una vacca avvolta nella nebbia. Uno spreco imperdonabile.
Ma se abbandoniamo le nebbie del platonismo non resta che ammettere che la musica rinvia ciascuno di noi a quelle situazioni concrete di "calma" che abbiamo esperito nella nostra vita.
E a questo punto mi sorge un dubbio: posso ascoltare un brano calmo, trovarlo molto bello, e accorgermi che questo appagamento estetico non si è mai accompagnato durante l' ascolto al pensiero di "situazioni concrete di calma da me esperite".
Forse l' essenza della musica sta proprio e solo in questo "rinvio" a situazioni concrete: basta sentire questa sollecitazione senza la necessità di pensare fino in fondo ad una situazione reale. La musica ci dà una spintarella senza condurci a nessuna meta, la sensibilità musicale sta nel lasciarsi solleticare da queste spintarelle senza che poi esista alcuna necessità di approdare in nessun porto che "completi" il riferimento.
Cio' spiegherebbe anche la vaghezza della musica: ci spinge verso significati vaghi che non è nemmeno necessario chiarire per catturare tutto il godimento che essa puo' procurarci.
Rettifichiamo allora la teoria estetica: una musica bella è una musica ricca di sollecitazioni che mi "rinviano" astrattamente ad una serie di mie esperienze concrete ed autentiche che non mi occorre comunque specificare.
Aggiungerei allora un 3bis): la musica è un modo di evocare vagamente le emozioni.
Un pensatore vicino a "3 bis" potrebbe essere Jankelevitch.
lunedì 27 settembre 2010
La prossima volta votiamo Veltroni?
Eppure una certa simpatia era sorta quando nelle ultime elezioni aveva finalmente messo fuori di fatto una sinistra arcaica dal Parlamento (per quanto poi te la ritrovi sempre tra le balle, magari nelle inquietanti forme di un Vendola).
E chi dovevamo ringraziare se non lui?
Ora il manifesto che dà un bel colpo all' armata Brancaleone che vuol mettere sù Bersani.
Gli uomini migliori del centro-sinistra stanno oggi con WV.
In mancanza di meglio, in mancanza di una forza liberale... Pensiamoci.
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Perchè il geoengineering non piace agli ambientalisti?
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New atheism e fondamentalisti religiosi
Il fondamentalista trova così modo di appagare la sua pigrizia mentale e di ristorare il suo compulsivo bisogno di sicurezze. Finalmente il suo cervello puo' andare in vacanza.
Il new atheist puo' imboccare la comoda via dello straw man dedicandosi a schernire il linguaggio semplice, al limite dell' ingenuo, che la religione impiega per arrivare a tutti. forse pensa: facciamoci quattro risate compiacendoci del nostro spirito sottile.
In fondo si tratta di due pigrizie parimenti colpevoli.
I due ubriachi
Un bel casino?
E' la via maestra per pensare a quanto umano sia ammettere l' esistenza di un giudizio divino.
P.S. Spesso il non credente è parente del fondamentalista religioso: fa finta di non capire i reali problemi sollevati dalla religione equivocando pretestuosamente sul linguaggio, magari un po' naif, che la religione impiega per esporli ed affrontarli. In questo senso gli torna molto comoda una lettura fondamentalista (letterale) dei testi consultati.
Wrong wrong wrong
"... ma vi rendete conto che in Italia tassiamo il lavoro al trenta e rotti per cento mentre i redditi di capitale subiscono una ritenuta alla fonte del 12,5%? Cosa aspettiamo a chiudere questo gap che non è degno di un paese civile?..."
Finchè lo dice il Ministro dell' Economia o un sindacalista, passi, sappiamo con chi abbiamo a che fare. Ma negli altri casi dobbiamo rispondere forte e chiaro: assurdo!
O meglio, come dice il buon Landsburg:
"this is wrong, wrong, wrong, wrong, wrong, wrong, wrong, and you can’t begin to think clearly about tax policy if you don’t understand why".
La cosa è molto semplice: l' imposizione fiscale del capitale non è mai una tassa, bensì una sopratassa; confrontare l' entità di una sopratassa con quella di una tassa è come confrontare mele con pere!!
Capito?
No?
Allora leggere tutto, e di corsa:
link
link
The Myth of the Fairer Sex
women were far more involved in the atrocities committed during the Holocaust than previously thought... Women can be as immoral, malicious, and violent as chaps
Genocidi all' ordine del giorno
All' inseguimento dei camion
A parte fatto che uno ricicla, ricicla, ricicla... e poi... provate a seguire i camion che "ritirano"...
In Raleigh, if you follow the "recycling" trucks, you will see that they mostly take the stuff to the landfill. Recycling is too expensive. Rather than saving money, it costs MORE to recycle. And, friends, "costs" means that it uses more resources.
Dove stanno le "canaglie"?
Potremmo parafrasarlo e dire che l' ultimo rifugio delle canaglie è la "tax compliance?
In fondo i due concetti vanno così bene a braccetto.
domenica 26 settembre 2010
L' uomo del futuro
Perchè?
Innanzitutto perchè la scienza funziona: conferisce all' uomo armi formidabili, lo rende più forte e più adatto ad affrontare le difficoltà su questo pianeta. Chi ha "più scienza" ha più opportunità, chi ha più scienza comanda.
Giù il cappello anche alla Religione.
Perchè?
Per le stesse identiche ragioni.
La religione favorisce l'adattamento dell' uomo al suo ambiente.
++++++++++
Questo parallelo imbarazza molti, eppure... come spiegare altrimenti l' ubiquita della Religione nella storia dell' umanità?
In realtà una spiegazione alternativa ci sarebbe, la religione non come elemento adattivo ma come virus:
Religion is by-products of cognitive mechanisms that evolved for other reasons. The idea is that religions, like viruses, are costly to those infected with them. They demand large amounts of money and time, impose health risks and make people believe things that are demonstrably false or contradictory. Like viruses, they contain instructions to "copy me", and they succeed by using threats, promises and nasty meme tricks that not only make people accept them but also want to pass them on.
Ma oggi non tiene più, alcuni shocking data l' affossano:
This was all in my mind when Michael Blume got up to speak on "The reproductive advantage of religion". With graph after convincing graph he showed that all over the world and in many different ages, religious people have had far more children than nonreligious people. The exponential increase in the Amish population might be a one off, as might Catholics having lots of children, but a comparison of religious and nonaffiliated groups in the USA, China, Sweden, France and other European countries showed that the number of children per woman in religious groups ranged from close to zero (for the Shakers) to between six and seven for the Hutterites, Amish and Haredim, while the nonaffiliated averaged less than two per woman – below replacement rate...
E poi:
Ryan McKay presented experimental data showing that religious people can be more generous, cheat less and co-operate more in games such as the prisoner's dilemma, and that priming with religious concepts and belief in a "supernatural watcher" increase the effects.
Wow!
Alla luce di quanto detto chi è l' uomo del domani?
Semplice: lo scienziato credente.
Ma si puo' essere scienziati e anche credenti?
Certo! Ce ne sono già stati tanti e il nostro futuro è legato alla proliferazione di questa figura.
p.s. il resoconto di una conversione di prestigio nel corso del convegno Explaining religion.
sabato 25 settembre 2010
Stragi record
1) Mao
2) Stalin (Lenin)
3) Hitler
4) Pol Pot
Una domanda s' impone: la cultura diffusa dalle teste d' uovo d' occidente ha saputo far passare questo messaggio? A voi la risposta.
Se poi consideriamo che il mass murder più grave del genocidio...
L' ineleggibile
Anche chi lo condanna deve poi fare i conti con la realtà: non possiamo mica mandare in galera le donne che abortiscono! Non funziona.
Un prezzo però è giusto pagarlo. Che ne dite di un prezzo calcolato secondo i normali criteri economici?
Escludendo gli aborti di stato eviteremmo altresì il paradosso dell' anti-abortista che finanzia gli aborti.
Mamma mia: una vera aberrazione etica e funzionale che dovrebbe schifare anche gli anti-abortisti con la testa sulle spalle.
E allora traiamo le conseguenze dal semplice buon senso: deleghiamo i raschiamenti alle sole cliniche private finanziate dagli anti-abortisti.
Già oggi in realtà esiste un costo per le mamme che vogliono far finta di non esserlo: l' eventualità d' incontrare obiettori di coscienza nei consultori. E' una gran scocciatura, e magari ti tocca pure cambiare provincia.
In mancanza di "prezzi" più accurati, accontentiamoci di questo.
Ma per l' ineffabile Nichi Vendola, governatore pugliese, anche questo prezzo è eccessivo: con un' ordinanza impedisce che medici obiettori possano praticare nei consultori (il colpo di genio, però, incontra qualche resistenza).
Per chi non lo conoscesse, Nichi è un catto-gay-eco-comunista che va per la maggiore, in quanto tale ogni sua parola gronda di bolsa retorica al punto che dopo aver ascoltato pochi secondi una qualsiasi delle sue accorate uscite si è assaliti da una potente nostalgia per i grevi motti berlusconiani.
Si dirà che uno come Vendola non dovrebbe nemmeno essere eleggibile in una seria democrazia.
Ma... un momento... è già in cantiere una legge - unanimemente elogiata - che dall' anno prossimo renderà finalmente ineleggibile il nostro Eroe.
Visto che non tutto va a catafascio?
Dusuguaglianza: pescate la vostra ipotesi.
Siccome lotro sono un' avanguardia dell' occidente e cio' che accade là presto o tardi accade anche da noi, potrebbe essere interessante indagarne le cause.
Ci sono tre ipotesi:
1) tecnologica;
2) politica;
3) finanza e ancora finanza.
Io compro la terza, ma forse voi avete un' altra opinione.
Coscienze mal ridotte
IPOTESI 2. Possediamo uno strumento in grado di fotografare e misurare P. Chiamiamo questo strumento "Feliciometro" (F).
IPOTESI 3. Aldo ha il frigo pieno di coche, eppure lui preilige il chinotto, lo conferma F: quando Aldo beve un chinotto, F segna 1000; se invece si scola una coca, F segna 300.
IPOTESI 4. Giacomo è l' opposto di Aldo. Non si sa perchè ma il suo frigo è pieno di chinotti, eppure lui ama le coche molto più dei chinotti. F in merito è chiaro: 1000 per la coca, 300 per il chinotto.
Come puo' un governante aumentare la felicità complessiva della comunità composta da Aldo e Giacomo?
SOLUZIONE 1. Il politico, F alla mano, delibera una legge in cui impone che i chinotti di Giacomo vengano trasferiti nel frigo di Aldo e le coche di Aldo vengano trasferite nel frigo di giacomo.
SOLUZIONE 2. La disponibilità di F è politicamente irrilevante.
CONSIDERAZIONE 1. S1 identifica la coscienza con il cervello mentre S2 non ha bisogno di operazioni tanto azzardate.
CONSIDERAZIONE 2. S2 ha esiti concreti che possono essere simili a quelli di S1 visto che Aldo e Giacomo possono pur sempre scambiarsi le bevante spontaneamente senza intervento politico.
CONSIDERAZIONE 3. F non garantisce mai interventi politici più efficienti di quelli del mercato libero: il politico non sa se Aldo con il suo "300" sia più o meno felice di Giacomo con il suo "1000". La felicità, per quanto misurabile, resta un sentimento interiore e inesprimibile. Per contro S2 spesso puo' essere più efficiente di S1, pensiamo solo al fatto che Aldo (o Giacomo) abbia il frigo vuoto.
Soldi contro cervelli
Una questione d' interessi.
Quando tornava loro comodo, infatti, mlo amavano eccome.
Alan S. Kahan, Mind vs. Money: The War between Intellectuals and Capitalism.
To put it baldly, since capitalism undermined aristocracy, it was a good thing from an intellectual's point of view.
http://ratio.se/media/52636/dk_kahan.pdf
Spontaneismo
Presa nella sua radicalità l' affermazione è senz' altro eccentrica e in diversi ambiti condanna alla marginalità chi la sottoscrive. Vediamo un po'.
Un SA puo' essere definito come quell' ordine che emerge da un sistema decisionale decentrato.
L' alternativa ad SA è l' accentramento decisionale. Chi non crede in SA crede in soluzioni centralizzate.
In diversi ambiti del sapere umano le soluzioni SA sembrano decisamente vincenti.
BIOLOGIA. L' evoluzionismo interpreta la vita sulla terra in termini di SA. Secondo sapida metafora il decisore ultimo è il gene egoista. L' alternativa è l' ID.
POLITICA. Federalismo e Democrazia decentrano il potere decisionale ultimo. Chi non crede in SA opta per le forme totalitaria.
ECONOMIA. Il Mercato delega le decisioni ai singoli operatori che faranno emergere un SA. L' alternativa è il socialismo.
DIRITTI. La Common Law anglosassone delega ai singoli tribunali la scoperta del diritto e punta su forme di SA. L' alternativa è il primato della politica, il giuspositivismo.
Creazionista, totalitario, socialista e giuspositivista... ecco un primo profilo di chi "non crede nei sistemi autoorganizzati" in generale.
Due quesiti:
1) e in PEDAGOGIA?
2) le scelte in ciascun ambito sono indipendenti l' una dall' altra?
sabato 11 settembre 2010
Il dilemma della neo-femminista
Non manca chi per "intrattenere" la butta sull' invidia (... io non ne posso più delle brutte che difendono le belle, delle devastate in amore che mettono in guardia le donne corteggiate cercando di impedire a loro di provare a vivere un sentimento, di lesbiche represse...) , ma spiegano poco.
Il fronte più attivo comunque è, come dicevo, quello dei contestatori.
Tra costoro, alcuni ne fanno una questione di gusto, ma qui l' interesse scema visto che de gustibus non est disputandum.
Altri, più raffinati, con le loro denunce hanno in mente di partecipare ad una "strategia di liberazione del corpo femminile".
Anche il neo-femminismo ha paura però d' imparentarsi con l' insopportabile vetero-femminismo. Ecco allora che nel tentativo di edulcorare gli schemi concettuali che ha ricevuto in eredità, parla molto più semplicemente di "stereotipi" dannosi per la donna e da combattere.
Ma così facendo rischia d' imboccare un vicolo cieco.
Sono stato in libreria e ho potuto sfogliare i libri di Loredana Lipperini, sono un lungo elenco di stereotipi che danneggiano la donna. Una malapianta da sradicare. Ma come?
Approfondiamo il concetto di "stereotipo".
Gli economisti traducono il concetto di "stereotipo" nel concetto di "statistical discrimination"; cerco di chiarire quest' ultimo con un esempio.
Vorrei diventare amico di Giovanni e cerco qualcosa per attrarre la sua attenzione, so che è indaffaratissimo e ha poco tempo da dedicarmi, siamo in molti ad ambire un legame con lui.
Riesco ad avere un piccolo contatto nel quale fa giusto in tempo a chiedermi da dove vengo. Saputo che vengo da Varese fa una smorfia e se ne va, il tempo è scaduto.
Giovanni andandosene pensa: "Varese... sarà un leghista e io odio quel genere di persone... eviterò di perdere altro tempo con questo varesino, meglio piuttosto insistere con quel perugino che ho incontrato ieri...".
Giovanni ha sbagliato il suo giudizio e per colpa dei suoi stereotipi io ne ricevo un danno, il mio sogno va in frantumi.
Nondimeno Giovanni ha agito razionalmente: che ne sa lui di me, che ne sa del mio "concorrente" perugino? Nulla. Dovendo decidere opta per il perugino, ci sono meno probabilità di incontrare uno zotico leghista, la cosa che Giovanni vuole evitare innanzitutto.
Mi sento come se avessi subito un' ingiustizia: io non sono affatto leghista! Me se c' è un' ingiustizia, allora c' è anche un colpevole. Cerco qualcuno su cui riversare la colpa.
1. Non posso darla a Giovanni, lui in fondo ha agito razionalmente. Come posso accusare chi agisce razionalmente? Anch' io avrei fatto come lui.
2. Forse dovrei accusare i leghisti varesini, è il loro numero eccessivo ad inficiare il giudizio di Giovanni. Ma come faccio ad accusare una persona per il semplice fatto di avere un' idea? Evidentemente è impossibile.
Nessun colpevole, nessuna ingiustizia, solo un triste destino da accettare.
Gli stereotipi sono dunque portatori di un triste destino da accettare.
Ma il neo femminismo, nel momento in cui si accanisce contro gli stereotipi, ritiene che la donna sia vittima di ingiustizie o di un triste destino?
Come si lotta contro uno stereotipo dal momento che non ci sono colpevoli?
Non posso "lottare" contro Giovanni: lui risponde correttamente agli incentivi che incontra.
Non posso lottare contro gli uomini: loro giudicano (anche) i corpi visto che in genere le donne desiderano e cercano (anche) un giudizio sui loro corpi.
Non posso lottare contro i "leghisti varesini": hanno una loro idea e "de gustibus...".
Non posso lottare contro quelle che giudico "troiette": se amano esibire i loro corpi e cercare un consenso... "de gustibus...".
Che senso avrebbero queste lotte: i gusti degli altri vanno rispettati e così pure chi coltiva i propri interessi nel rispetto altrui.
Ma la neo femminista piuttosto che rinunciare alla lotta preferisce a questo punto recuperare alcuni strumenti "vetero" grondanti di marxismo, roba che avrebbe lasciato volentieri da parte.
Eccola allora attaccare il "maschio" che dà a certe donne cio' che in fondo loro chiedono. In realtà sta custodendo i suoi privilegi.
Questo attacco ha il pregio di identificare un nemico ben preciso ("il maschio") e di mantenere la lotta in termini di "lotta di classe" (maschi contro femmine), detto in altri termini viene salvaguardata la "sorellanza" tra donne. L' aspetto "complottistico" poi affascina sempre.
In altri casi la neo-femminista attinge al repertorio concettuale "vetero" per contrarre prestiti di natura differente, in particolare piace riesumare il concetto di "falsa coscienza": le donne desiderano cio' che in realtà non desiderano... e noi, le illuminate, dobbiamo farglielo sapere.
Probabilmente non ci sono altre vie nella lotta allo stereotipo razionale, di sicuro per una mentalità liberale queste vie sono mulattiere piene di rovi e in genere preferisce evitare escursioni da quelle parti.
venerdì 10 settembre 2010
Dimostrare Dio nel 2010
PROVA COSMOLOGICA. Swinburne: Dio è la spegazione più semplice (*). Vedi anche il Kalam argument riproposto da William Lane Craig.
PROVA LOGICA: da Anselmo a Godel, fino a Berti, gli apologeti non mancano.
PROVA TELEOLOGICA (VERSANTE ANTROPICO): l' esistenza dell' universo e la sua comprensione costituiscono una coincidenza che giustifica la fede. Ruini scala la montagna da questo versante. Il filosofo di riferimento sul punto è John Leslie.
PROVA TELEOLOGICA (VERSANTE PLATONICO): la sorprendente intelleggibilità dell' universo ce lo fa pensare come una realtà matematica e in quanto tale una realtà pensata da una mente (Landsburg e Tagmark ferrano questo versante senza giungere in vetta).
PROVA TRASCENDENTALE: poichè constato che le cose (fisica, etica...) hanno per me un significato (e non solo un senso) ne deduco l' esistenza di un "riferimento" divino. Oggi va per la maggiore, vedi Minossi.
PROVA MORALE: Una morale oggettiva esiste, da dove viene? Huemer trova le parole migliori per trattare perlomeno la prima parte dell' argomento. In ambito analitico s' impone il nome di William Sorely.
PROVA GNOSEOLOGICA: Dio e le altre menti. Da leggere Plantinga ma anche le semplici e cristalline intuizioni di Ambrosetti.
PROVA PROBABILISTICA: Pascal è sempre lì ma un bayesiano come il cardinale Newman costituisce un inizio ancora migliore.
***
Oggi il cristiano si scontra con un muro d' indifferenza quando non di derisione, al più è tollerato se le iniziative a cui dà vita hanno un qualche rilievo sociale, in questo caso si accompagna la pacca sulla spalla con queste parole: "sei un tipo un po' inquietante ma finché ti comporti bene puoi convivere con noi". Tutto cio' lo richiama a una difesa delle fede e se questo è vero per noi, figuriamoci per i nostri figli domani.
Come portare allora qualche argomento a difesa della fede che suoni sensato anche alla controparte? Come deve spiegare cio' che è e cio' che fa a chi sembra vivere su un altro pianeta? Come puo' parlare della sua fede in modo seducente senza edulcorarla? Come deve impostare la sua apologetica?
***
Di seguito faccio le pulci a quattro figure di credente. Nonostante le mie succinte critiche si tratta di figure per molti versi ammirevoli, e lo voglio dire subito per evitare ogni equivoco. Solo che con le loro modalità non rispondono al bisogno a cui vorrei far fronte: guadagnarsi il rispetto sincero dell' ateo mantenendo ferma la dottrina.
***
La ragione insita nell' atto di fede è stata a lungo screditata da chi ha puntato su un fideismo talmente semplice da affascinare soprattutto i "semplicioni". Senonché, oggi, la massa non è composta né da colti né da semplicioni, bensì da un ideal tipo che incute timore: l' acculturato.
L' acculturato segue "duci" come Augias, avete presente? L' acculturato, se da un lato non si beve tutto, dall' altro non ha nemmeno tempo e voglia di approfondire sospendendo prudentemente il giudizio.
Nulla va lasciato in sospeso. L' acculturato dà un senso alle sue prolungate immersioni nel mare dei mass media, delle librerie e dei festival solo se riesce a guardare dall' alto in basso i pochi sempliciotti rimasti sulla piazza, e spesso li trova nelle Chiese che ama frequentare e punzecchiare.
***
Altri credenti pietiscono l' ascolto dell' uomo moderno puntando sull' etica. Potrei chiamarli eticisti.
In questi casi l' equivoco è sempre in agguato: l' etica non è la fede! La morale serve al fedele giusto per rendersi credibile di fronte all' infedele al fine poi di "evangelizzarlo".
Chi punta sull' etica finisce troppo spesso per dimenticare la fede, esita nel compiere il secondo passo, l' unico che conta.. La lusinga che deriva dal sentirsi riconosciuti lo appaga e lo blocca. L' evangelizzazione, unica meta, è accantonata. Peggio, è sentita quasi come un' offesa arrecata al prossimo che ci ha concesso un' ammirazione che non vogliamo mettere in pericolo. Molto meglio vestire i confortevoli panni dell' amico di tutti.
***
A mezza strada tra il fideista e l' eticista si pone l' esistenzialista, costui sintetizza pregi e difetti dei primi due. Il ciellino-tipo potrebbe rientrare in questa categoria.
Completamente coinvolto in quello che fa, è capace di gesti generosi; si butta a testa bassa nell' esperienza di fede per viverla fino in fondo senza tralasciare nulla. Tutto cio' è cosa buona e giusta ma spesso ci si dimentica dell' altro (dell' infedele) e della sua diversa sensibilità.
L' "altro" resta spiazzato di fronte al fervore dell' "esistenzialista": com' è possibile tanta indemoniata energia al mondo d' oggi? Comincia a sospettare una qualche forma di "integralismo", o di "settarismo", o di "lavaggio della mente" e scappa tra l' ammirato e l' impaurito per tanta sicumera.
La posizione esistenzialista ha un difetto: pretende troppo. Ci si chiede di vivere come se Gesù fosse presente qui ed ora in questa stanza, non è affatto facile vivere così ogni giorno senza assumere qualche droga.
***
Veniamo all' ultimo "tipo" di fedele: il colto ortodosso. Ebbene, in tutta sincerità penso che la ragione sia maltrattata anche da chi si rifugia nell' ortodossia del razionalismo tomistico. In questi casi la fede è ricavata da un freddo esercizio solipsistico condotto a tavolino, un gioco che lascia sempre più indifferente l' indifferente.
Costui si chiede: se la fede è un teorema come mai tanti pareri diversi che provengono da teste tutte stimabili?
Non ricevendo risposta, l' "indifferente" va a fare shopping stabilendo il centro commerciale come sua nuova Chiesa.
Non si puo' parlare all' infedele ricorrendo a concetti atemporali. Io non riesco a parlare neanche a me stesso con concetti del genere, molto meglio le analogie prese dal nostro mondo (e quindi temporali). Il tomista descrive perfettamente l' inferno ma chi lo ascolta immagina l' inferno come una realtà temporale e si scandalizza. E' normale che sia così.
***
Vengo subito alla parte propositiva del post e introduco l' ultimo tipo di credente, il "probabilista", è quello che mi convince di più, non lo nego.
Per lui nel discorso sulla fede deve valere né più né meno quel che vale nel discorso sulla vita: ognuno di noi ha delle intuizioni da cui parte e che aggiorna via via a seconda delle informazioni che riceve vivendo. La fede cambia e fedi diverse sono giustificate purché si sappia che si progredisce convergendo.
Ecco allora che ci formiamo delle opinioni su Dio nella stessa maniera in cui ci formiamo delle opinioni sul concerto che abbiamo ascoltato o sul campionato di calcio che seguiamo con passione. Utilizziamo le medesime abilità cognitive e siamo minacciati dalle medesime dissonanze.
In altri termini, la fede è un' espressione del nostro buon senso, basta scegliere le giuste analogie per comprenderla e farla comprendere.
Il probabilismo è un razionalismo moderato e dialogante poiché rende conto del fatto che io e te possiamo essere entrambi persone ragionevoli anche mantenendo posizioni (al momento) differenti. I nostri "a priori", che dipendono dalle diverse esperienze da cui proveniamo, spiegano cio' che ci separa.
Dopo questo riconoscimento comincia un confronto e se c' è buona fede l' esito finale segnerà dei cambiamenti.
Tutto cio' è troppo ottimistico? Non direi, si è posta la condizione della "buona fede", non mi sembra una condizione da niente, anzi è una condizione molto difficile da realizzare.
Il probabilismo è il metodo che impiegano i commissari della squadra omicidi per restringere la cerchia dei colpevoli. Un metodo molto umano e comprensibile a tutti, di sicuro agli appassionati di film gialli. Penso che il probabilismo sia il modo migliore di incamminarsi verso Dio, quatti quatti, come tanti ispettori Clouseau.
***
Il probabilismo ha un pregio: consente di esplicitare cosa ci farà cambiare opinione.
E' un prerequisito importante per chi tiene all' onestà intellettuale. Esponendo dei fatti per noi rilevanti indirettamente ammettiamo che nuove scoperte intorno a quei fatti potrebbero costringerci a rivedere almeno in parte la nostra posizione.
***
Il probabilismo è avversato da molti, a volte con delle ragioni: come è possibile credere in modo sincero sulla base di probabilità e buon senso? Sarà sempre una fede tiepida.
E' avversato dai tomisti, per esempio, perché non fornisce una giustificazione completa alla fede.
E' vero, il probabilismo lascia aperto un gap. Ma forse si puo' colmare con un eccesso di fede, un' escrescenza irrazionale che ci renda dei credenti in piena regola. Sarà nostra cura liberarci dall' "eccesso" una volta entrati in dialogo con l' infedele.
***
Questo "eccesso di fede" è forse l' irrazionalità che rientra dalla finestra dopo essere stata cacciata dalla porta?
Non mi sembra un' anomalia così preoccupante, tutti noi, credenti e no, coltiviamo nella vita almeno un ambito in cui nutraimo una speranza, in cui gettiamo il cuore oltre l' ostacolo, in cui alimentiamo una fede all' apparenza ingiustificata.
Potrei esemplificare ricorrendo ai settori più disparati.
Chi si occupa di finanza lo sa e puo' dirlo: il rischio dovrebbe avere un prezzo nei corsi di borsa ma così non è, evidentemente ci sono persone che s' "innamorano" di alcuni titoli per quanto rischiosi essi siano; credono in essi e sono addirittura disposti a pagare pur di addossarsi il rischio che comporta il loro possesso. La loro è una forma di fede in ambiti lontanissimi dalla fede religiosa.
Chi si occupa di cavalli lo sa e puo' dirlo: ci si innamora di un cavallo, si crede di riconoscere in lui cio' che gli altri - incompetenti!- non hanno saputo vedere e si fanno puntate irrazionali in omaggio a questa fede che realizza la nostra persona.
Chi si occupa d' innovazione puo' dirlo: l' innovatore non procede calcolando ma credendo in cio' che fa. Se calcolasse si sarebbe già trovato da tempo un impiego al catasto.
Ma soprattutto puo' dirlo e approvarlo chi si occupa di felicità: per essere felici dobbiamo sentirci coinvolti in una causa, abbracciarla completamente e crederci. A maggior ragione se questa causa è di ampio respiro, se la reputiamo importante e significativa in assoluto. In questo senso la fede è preferibile ai titoli di borsa e ai cavalli.
Anche la società umana nel suo complesso si giova della presenza di queste persone, sono un po' come delle avanguardie, dei ricercatori che preparano la via anche per chi verrà, magari anche attraverso un fallimento, perché no?
***
Bene, impostato il problema in questi termini, come costruire un' apologia sensata anche per l' ateo ma che non faccia sconti sul rigore?
Io procederei in questo modo.
1. Dapprima affronterei una preoccupazione che blocca molti da poco; constatare che tra gli scienziati, e tra le persone colte in generale, aumenti il numero degli atei puo' essere imbarazzante per il credente poiché la cosa corrobora l' ipotesi per cui "chi pensa non puo' credere". Eppure ci sono almeno 4 elementi che consentono di eludere questa sconfortante conclusione.
a) molti scienziati non crederanno nel Dio cattolico ma hanno comunque una loro vita spirituale (vedi Elaine Howard Ecklund);
b) poiché lo scientismo (solo la scienza "conosce") è un buon candidato per sostituire la religione, esisterebbe un conflitto di interessi nel momento in cui uno scienziato è interrogato in materia visto che gran parte del suo capitale umano è investito nella scienza;
c) tra i fedeli l' intensità della fede sembrerebbe aumentare con la cultura (anche scientifica);
d) eliminando alcune domande ambigue su evoluzione e big bang ci accorgiamo che il legame cultura scientifica/fede cessa come d' incanto di essere negativo.
2. Disinnescata così una possibile bomba, inquadrerei il problema della scelta religiosa nella più ampia cornice della scelta razionale (vedi Pascal). L' argomento della scommessa pascaliana puo' essere indebolito, lo sappiamo, ma non annullato, L' argomento, inoltre, funziona con probabilità infinitesimali mentre i punti seguenti provano che le probabilità a disposizione sono di un certo peso, al punto da rendere trascurabili le critiche all' argomento della scommessa.
3. E' molto importante a questo punto enfatizzare le relazioni tra buon senso e dimensione soprannaturale. Dire che siamo almeno in parte persone libere e non predeterminate è un' affermazione di buon senso. Dire che viviamo in un mondo reale e non in un' allucinazione è un' affermazione di buon senso. Dire che anche tu hai una mente come la mia è un' affermazione di buon senso. Eppure si tratta di "credenze" pure. Ecco, l' affermazione della credenza in dio ha uno statuto epistemico in tutto simile a quello delle affermazioni precedenti, non puo' essere definita assurda o bizzarra. Magari siamo esseri predeterminati, magari viviamo in un Matrix, magari tu sei un androide, magari dio non esiste... Magari ci sbagliamo ma cio' non significa che noi credenti siamo dei tipi bizzarri (vedi Plantinga).
4. La filosofia che più si oppone alla fede religiosa è il naturalismo. Vale la pena di considerare l' implausibilità della filosofia naturalista, specie se chiamata a sostenere l' impresa scientifica (anche qui il filosofo di riferimento è Alvin Plantinga e il suo ben noto argomento).
5. Poiché l' infinitamente piccolo ci parla di Dio, è il caso fare un un excursus in temi gravidi di conseguenze quali l' incompatibilità tra materialismo e fisica quantistica (Stephen Barr)
6. Fate presente che l' uomo è una "macchina" costruita per credere. Ce ne si ricorda solo per mettere in luce gli svarioni che questa inclinazione ci fa prendere. Bisognerebbe ricordarsene anche quando si tratta di scegliere tra alternative problematiche: è più facile e razionale, in casi del genere, seguire le proprie predisposizioni naturali anziché ostacolarle! La "semplicità" è la nostra stella polare. (Justin Barett https://www.bigquestionsonline.com/content/are-we-born-believing-god)
7. Offrite i misteri della matematica come indizio sulla plausibilità della prova teleologica. Eugene Wigner è forse l' autore che meglio collega le due cose nel suo testo The Unreasonable Effectiveness of Mathematics in the Natural Sciences.
8. Anche l' infinitamente grande ci parla di Dio. In particolare viene riabilitata l' analogia dell' ororlogio. La cosa migliore è rifarsi al concetto di "fine tuning" sviscerato da di John Leslie con la sua secca alternativa: o Dio o molti mondi (http://progettocosmo.altervista.org/index.php?option=content&task=view&id=73).
9. Persino i processi evolutivi portano acqua al mulino del teismo. Le specie animali sono molto diverse tra loro, eppure l' occhio è qualcosa in che hanno in comune e funziona bene o male in modo sempre uguale. Evidentemente le pressioni di un ambiente condiviso pesano sugli esiti finali, in altri termini, esiste una certa "convergenza evolutiva". Se fosse così l' esistenza dell' uomo non sarebbe del tutto casuale. Non è affatto detto che "riavvolgendo il nastro della vita" rivedremmo un film tanto diverso. Dove c' è vita, c' è umanità (altri pianeti compresi). Il fenomeno della convergenza evolutiva è stato indagato a fondo dal paleontologo Simon Conway Morris http://www.amazon.it/Lifes-Solution-Inevitable-Humans-Universe/dp/0521603250
10. Argomentate con la prova cosmologica di Swinburne: se le cose hanno un inizio allora è più semplice ipotizzare un essere onnipotente che non una catena causale infinita e costruita in modo complicatissimo da descrivere (http://broncobilli.blogspot.it/2012/12/le-ragioni-di-swinburne.html).
11. Proseguire con Lane e il suo argomento di Kahlam: un universo che esiste da sempre (ipotesi alternativa all' universo creato) sarebbe contrario al buon senso e pieno di paradossi. http://www.reasonablefaith.org/in-defense-of-the-kalam-cosmological-argument
12. La logica pura la lascerei in fondo, non vale la pena di introdurre le dimostrazioni astratte dell' esistenza divina; forse il fatto più rilevante è che ingegni sopraffini quali Leibniz e Godel si siano convinti alla fede attraverso questa via.
13. Trascurerei anche l' argomento etico, almeno quello esposto nella versione dostoveiskiana: senza un Dio tutto è possibile. Non mi convince, anzi, a volte è controproducente, i valori morali sono oggettivi e appartengono a tutti, credenti e no. Meglio allora ripiegare su autori come A. E. Taylor e Robert Adams: 1) esiste il dovere di migliorarsi, 2) un dovere deve sempre implicare un comportamento possibile 3) per essere sempre possibile il miglioramente occorre che esista un bene infinito, 4) chiamo Dio questo “bene infinito”.
14. Accennerei a due principi, entrambi di buon senso ed espressi originariamente dal filosofo Richard Swinburne:
- Principio di Credulità - data l'assenza di un qualsiasi motivo per non credere, si dovrebbe accettare quello che sembra essere vero (ad esempio, se si vede qualcuno che cammina sull'acqua, si deve credere che stia accadendo)
- Principio di Testimonianza - data l'assenza di qualsiasi motivo di non credere loro, si dovrebbe accettare il fatto che testimoni oculari o credenti stiano dicendo la verità quando testimoniano di esperienze religiose.
***
Bene, giunti in fondo puo' darsi che nessuno dei quindici punti sia convincente. Poco male perché ha senso solo la forza dell' insieme e questa forza un piccolo effetto dovrebbe comunque averlo su un interlocutore onestamente appassionato alla verità.
L' approccio probabilistico mi piace proprio per questa sua caratteristica: è scettico sulla prova regina e fiducioso sull' effetto cumulo, un effetto che agisce in un contesto di scommessa pascaliana e richiede comunque un supplemento di fede che io non definirei "irrazionale" bensì appassionata".
***
Giunti a questo punto si potrebbero introdurre e discutere le verità del credo niceano: Gesù, la Trinità eccetera. Ma lo farei solo con chi è disposto a considerare la forza dei quindici punti nel loro complesso, ovvero con chi è disposto a prendere sul serio l' ipotesi teista. Fare il secondo passo senza aver fatto il primo causa formidabili capitomboli: torneranno ben presto a ridere di voi.
***
giovedì 9 settembre 2010
Etica ed economia
Uno. Esiste un’ etica oggettiva (chiedere a Huemer).
Due. La soluzione etica non è ricavabile da un calcolo economico (chiedere a Sen).
Tre. Esiste un legame tra etica ed evoluzionismo (chiedere ad Hayek)
Le prime due sono affermazioni legate alla ragione, la terza, mi rendo conto, è legata alla fede.
Io comunque le sottoscrivo tutt’ e tre
Ed è subito pareggio
A noi elettori con tendenze destrorse spetta una scelta. Siccome è difficile la tentazione di lavarsene le mani è forte.
Il fatto che alla nuova avventura di Fini si sia aggregato il buon Benedetto (Della Vedova) ci fa riflettere: è quella una delle poche intelligenze autenticamente liberali nel partito ora in disfacimento: 1 a zero per Fini.
Ma poi l' ex camerata comincia ad aprire bocca (Federalismo... "solodale"!?) ed è subito pareggio.
Etica invisibile
Your internet access fees could
more than double the income of a $400-a-year Ghanaian laborer. People are starving to death, and there you sit, with resources enough to save them (and with reputable charities standing by to effect the transfers), padding your own already luxuriant lifestyle. That’s a choice you made. It’s a choice almost everyone in the First World makes. It might or might not be a horrific choice, but it’s one for which we easily forgive each other.
(Do you already give money to Ghanaian laborers? I applaud you and I wish others would do the same. But it doesn’t change the fact that other Ghanaian laborers are dying so you can have your Internet.)
Someday you might find yourself strolling through a desert with a bottle of water and stumble on a man dying of thirst. I bet you’ll offer him some water, and I bet you’d think much less of anyone who didn’t. But there is, as far as I can see, no important moral difference between surfing the web while Africans starve and strolling through the desert while men die in front of you.
I said there’s no moral difference, which is not the same as saying there’s no difference at all. We evolved to be callous towards those who are distant (or invisible) and kind toward those who are close. (Robin Hanson posts frequently and insightfully on the contrast between how we treat the near and the far.) It’s pretty clear why there might be an evolutionary advantage to behaving that way. If you’ve got a reputation for helping your friends and ignoring strangers, then more people will want to be your friends. So it pays to favor the close and the visible. Our emotions are wired that way, and there’s probably not much we can do to change it. Attempts to change human nature do not have a good historical success rate.
Steve Landsburg
Cosa trarne?
Forse chi vede una distanza abissale tra Etica ed Economia dovrebbe riflettere.
Gran parte dei comportamenti che crediamo eticamente fondati sono invece il frutto di scelte economiche.
Altro esempio:
Imagine a miner trapped in a mine. It will cost thirty million dollars to get him out. With that thirty million, we could build a guardrail that will save three lives. We’ve seen the miner’s face on the news; we’ve seen his family; we know his name. All of our instincts — the same instincts that let us ignore those Ghanaian laborers — tell us to save the man we know and ignore the three we don’t know. Those, I think, are bad instincts. Anyone with amnesia — anyone, that is, who is forced to take an unbiased view of the situation — would want us to save three lives rather than one. (Because each of us, in a state of amnesia, has triple the chance of being saved by a guard rail.) It’s no use saying we should both build the guardrail and save the miner; that only raises the question of whether we ought to build two guardrails instead of one.
Obiezioni?
Decisioni morali complesse
To understand the kind of scenario we might use to probe complex moral decision making in humans, imagine you are driving a rescue boat to save a drowning man but get a signal that there is a larger group drowning in the other direction. Changing course to save them would require allowing the one man to die. Is that morally acceptable?
Now your first response might be “yes,” “no,” or “that depends,” but your ability to engage with the question at all requires a number of capacities that are either unique to or, to the best of our knowledge, particularly well-developed in the human brain compared with nonhuman animals. In addition to these, one particular capacity that we highlight in our paper is our brain’s remarkable ability to engage with moral decisions as abstract as the one described earlier.
To emphasize what I mean by abstract in this context, it is important to note first that moral decision making of various sorts has been studied and observed in animals for many decades. While animals have exhibited behaviors that at least on the face of it appear “moral” (e.g., rewarding prosocial and punishing antisocial behavior), almost all displays of this behavior have arisen out of contexts in which the animal’s own self-interests, or those of its group or a close other, were somehow at stake.
Religiosi sulla carta
Parliamo però dei praticanti.
Infatti, se includiamo nel mucchio anche chi si limita ad autodefinirsi "religioso" (affiliato), la relazione tra religiosità e volontariato si affievolisce.
mercoledì 8 settembre 2010
Soldi & Felicità
Almeno fino a che il reddito sale a 75.000 dollari. Poi si limita a migliorare la nostra life satisfaction.
Il giorno che diventai relativista
Le relazioni tra persone risultano complesse, ma quelle tra noi e gli animali, a quanto pare, sono un vero rompicapo.
Non che la cosa sia nuova, ma...
[How can so many Americans believe animals have the right to live, and also that people have the right to eat them? Why is it wrong to feed a pet snake kittens but not rodents? Should pit bulls be outlawed? Should mice be used for medical research? Do true vegetarians eat fish? Does living with a pet really make people happier and healthier? What do we make of the fact that in 1933 the Nazi party enacted the world’s most progressive animal protection legislation? Why can a puppy be regarded as a family member in Kansas, a pariah in Kenya, and lunch in South Korea? Who enjoyed a better quality of life—the chicken on a dinner plate or the rooster who dies in a Saturday-night cockfight? Why is it wrong to eat the family]
In fatto di etica è ben difficile raccapezzarsi.
Non mi meraviglia che la sicumera tipica di molti libertari su questi temi faccia naufragio.
Non mi meraviglia nemmeno più la congenita prudenza di Diana, che, sensibile alla materia, probabilmente è proprio avendo in mente certi dilemmi che conduce le sue riflessioni e sviluppa i suoi istinti.
Nell' affrontare casi etici di tale portata, anch' io mi converto di corsa la RELATIVISMO e al CONVENZIONALISMO.
Cio' significa che se dovessi scoprire che anche l' uomo ha una natura animale, il mio relativismo diverrebbe assoluto.
Un disordine alimentare molto particolare
Autopaternalismo
Decise di adottare la strategia di Ulisse: legarsi le mani prima di cadere in tentazione.
E così si iscrisse alla lista degli autoproscritti da tutti i Casino d' America.
Diverse volte fu preso a calci, miultato e fatto sloggiare.
Ora il suo vizio si è ridotto non poco.
Funziona anche con le diete, con la scuola, con internet... e con parecchie altre debolezze che sappiamo di avere.
Ma a volte fallisce.
C' è comunque un premio di consolazione: puoi denunciare l' istituzione (spesso pubblica) che detiene la lista degli auto-proscritti, quando non ti vigila a dovere. Come se Ulisse fosse autorizzato a punire i marinai che avessero ubbidito ai suoi ordini.
link
Fair Pay Is Not Always Equal Pay
Christina Hoff Sommers - NYT
http://www.nytimes.com/2010/09/22/opinion/22Sommers.html?_r=1
Gutting vs.Dawkins
Citazione presa da qui.
Svezia: qualche puntino sulle i
- PROBLEMA ECONOMICO. Il "problema economico" non si presenta acuto come altrove: poche persone e grandi risorse. Un minimo di organizzazione e il libero commercio con l' estero sarebbe sufficiente a garantire prosperità. Certo, non siamo al livello della Norvegia, paese che galleggia sul petrolio...
- STORIA. Il periodo d' oro dell' economia svedese si realizza prima della creazione dello stato sociale (anni 60). Dopo di allora puntuale è giunta la sclerosi economica che ha afflitto il paese dagli anni '70. Il deficit svedese nel 1994 era del 12% sul PIL, oggi ci scandalizziamo del 2.8%. Solo una cura da cavallo a base di politiche tatcheriane (giù imposte e progressività) ha sbloccato un po' la situazione.
- CONFRONTI DISOMOGENEI 1. La Svezia è precipitata dal 4 al 14 posto nella classifica del reddito pro-capite durante il periodo 1970-2002, quello in cui fiorì il suo welfare.
- CONFRONTI DISOMOGENEI 2. La Svezia contiene la diseguaglianza nella distribuzione dei redditi: molto meno quella nella distribuzione della ricchezza.
- CONFRONTI DISOMOGENEI 3. Molta disoccupazione svedese è mascherata tramite la creazione di lavori artificiosi (la presenza femminile nel pubblico è drogata).
- CONFRONTI DISOMOGENEI 4. Il sistema fiscale svedese non "prende ai ricchi", almeno prende molto meno che non quello USA o quello italiano.
- CONFRONTI DISOMOGENEI 5. Un povero USA è molto più ricco di un povero svedese
- CONFRONTI DISOMOGENEI 6. Se oggi la Svezia facesse parte degli Stati Uniti sarebbe tra gli stati più poveri in termini di gdp pro capite.
- CONFRONTI DISOMOGENEI 7. Il reddito medio dello svedese rapportato al suo potere d' acquisto è inferiore a quello del nero americano medio. La classe dei neri è la più povera negli USA.
- CONFRONTI OMOGENEI 7. Il reddito medio della comunità di svedesi negli USA è di non poco superiore alla media del reddito pro capite USA. Anche l' elemento umano conta, evidentemente.
- CONFRONTI OMOGENEI 8. La Svezia è stata risparmiata da entrambe le guerre mondiali. Un confronto omogeneo è tra Svezia e Svizzera (sebbene la Svizzera sia priva di risorse naturali), l' esito è impietoso in molti campi e in tutti quelli più significativi: reddito pro-capite, tasso d' interesse, deficit, inflazione, cambio monetario ecc.
- SCLEROSI 1. Nessun posto di lavoro è stato creato in Svezia nel settore privato dal 1950 al 2002 (in USA più di 60milioni nello stesso periodo).
- SCLEROSI 2. Nessuna impresa svedese tra le prime 50 è nata dopo il 1970.
- NONOSTANTE 1. L' età media per accedere alla pensione è più alta rispetto alla media UE (63.4 in Svezia contro 61).
- NONOSTANTE 2. Non esistono barriere doganali di rilievo.
- NONOSTANTE 3. Oggi in Svezia la tassazione delle società (ovvero dei soggetti produttivi) è tra le più basse d¿ Europa ( 28 contro il nostro 38. 29 e 30 per Finlandia e Danimarca, 30 anche per la Gran Bretagna liberista e 35 per gli USA).
- NONOSTANTE 4. Con una vasta gamma di agevolazioni (assunzione di personale, investimento...) la tassazione delle società in Svezia raggiunge il 14% (è il fenomeno dello schiavismo fiscale).
- NONOSTANTE 5. Lo schiavismo fiscale informa la tassazione sui capitali (aliquota massima per chi non può scappare, aliquota zero per gli altri).
- NONOSTANTE 6. la Svezia abbia una tutela della propietà privata tra le migliori al mondo (sfratti e pignoramenti immediati, processi brevi, bassa criminalità ecc.).
- NONOSTANTE 7. La libertà sul mercato dei capitali sia massima.
- NONOSTANTE 8. L' inflazione sia inesistente (qualche problemino solo all' inizio dei 90)
- CONCESSIONI. Rispetto agli USA la speranza di vita è superiore di qualche mese (in questi casi si dice che pioverà tutto il tempo), l' istruzione media è lievemente superiore (ma indovinate dove migrano i cervelli) e lo svedese ha più tempo libero (non sarà merito dei disincentivi al lavoro ?). Una cosa è certa, un povero vive meglio nella periferia di Stoccolma che in quella di Detroit.
- CILIEGINA. Il degrado morale della Svezia è evidente nella pratica della cosiddetta "eugenetica socialdemocratica". 20.....GRAN FINALE. Oggi, ponderando tutti i fattori (gli 8 NONOSTANTE), l' economia svedese è libera quanto quella USA (vedi Index of Economic Freedom 2004, Wall Street Journal).
martedì 7 settembre 2010
I dieci comandamenti...
Hazony’s conclusions are startling. First, he claims, the Ten Commandments are not really a religious text: “we do not need faith to think about them, understand them, or accept their teachings as true.”
La morale del mercato
Ovvero, l' economia implica l' etica e l' etica favorisce l' economia.
Ovvero, tutto puo' essere ridotto ad economia.
Ovvero, il mercato non ha bisogno di regole.
Ovvero:
The psychologist Joseph Henrich... and his colleagues engaged over 2,000 people in 15 small communities around the world in a two-player exchange called the “ultimatum game,” in which one subject is given a sum of money equivalent to a day’s pay and is allowed to keep or share some or all of it with another person. Let’s say I give you $100 to split between yourself and your partner in the game. Whatever division of the money you propose, if your partner accepts it, you are both richer by that amount, but if he rejects it, neither of you receives any money.
How much would you offer? Why not suggest a $90-$10 split, as classical economics predicts, thus maximizing your personal profit? The other player wouldn't turn down a free ten bucks, would he? As it turns out, he would very often. In Henrich's research, proposals that deviated much beyond a $70-$30 split were usually rejected. But not always. There was variation between groups and societies. Henrich and his team found that people in hunter-gatherer communities shared about 25 percent of the pot, while people in societies who regularly engage in trade gave away about 45 percent. What they called "market integration" was by far the strongest predictor of fairness and generosity.
Henrich concluded that norms of market fairness “evolved as part of an overall process of societal evolution to sustain mutually beneficial exchanges in contexts where established social relationships (for example, kin, reciprocity, and status) were insufficient.” In other words, we are naturally inclined to be fair and generous with our kin and kind because of genetic relatedness and reciprocal connectedness. But to get people to be fair and generous to strangers in other tribes, we need cultural institutions, especially trade.