Sono un fan del sito dell' UAAR!
E' semplice, chiaro e ben fatto. Lo consulto spesso per temprarmi, e dove altrove annaspo nella nebbia dei gerghi e del detto/non-detto, qui spesso trovo il sollievo della chiarezza.
Unica riserva: si ha sempre l' impressione che pretendano la botte piena e la moglie ubriaca.
Prendiamo ancora l' argomento pascaliano, altrove avevo espresso perplessità, forse dovute ai paradossi impliciti nel calcolo probabilistico.
L' UAAR non tocca questi temi, rischierebbero di gettare ombre sulla validità di un caposaldo del ragionamento logico-deduttivo.
Come si oppone, dunque?
Non c' è che l' imbarazzo della scelta, e risuona il beffardo ammonimento di Dawkins:
"...Pascal might have been joking when he put forward this argument. As a leading philosopher and mathematician it is not worthy of his more serious thoughts. There are many arguments against it, if you feel it is worth arguing against..."
Ma vediamoli questi "innumerevoli" argomenti.
... Una prima risposta è che le percentuali non sono 50-50...
Ma non è affatto necessario che lo siano affinchè l' argomento pascaliano regga.
Inoltre, questo argomento non indica in quale religione credere
Sarà una bega tra credenti. L' irrazionalità dell' ateismo non si salva certo con questa osservazione.
Peraltro, se Dio ci ha dato la sua intelligenza per credere in lui, e noi non gli crediamo, vuol dire che Dio non ci avrebbe donato abbastanza intelligenza per riuscirci
Magari non l' hai esercitata. Devi prima dimostrare di non essere libero, e la vedo mooolto dura.
... anche accettando il ragionamento di Pascal, non è assodato che Dio gradisca che gli si creda solo per un semplice calcolo di convenienza
Ma nelle scommesse non c' è mai nulla di "assodato"! Perchè mai dovrebbe essere assodato che...? Ma soprattutto, cosa potrebbe mai cambiare dopo questa osservazione che ha tutta l' aria di essere irrilevante?
... potrebbe sempre esistere una divinità che subordina la felicità eterna all’assenza di qualsiasi forma di credenza: si salverebbero solo gli atei e gli agnostici…
Ma per fare dell' ateismo/agnosticismo una scelta razionale, nell' esistenza di una divinità del genere bisogna poi crederci! In caso contrario si deve correre verso una divinità concorrente!
In ogni caso la fede nel dio-degli-atei sarebbe incongrua in sè, poichè si DEVE credere in un dio che ci chiede di "non credere".
Non pensi di salvarsi l' ateo che fa il pesce in barile su simili questioni evitando di considerarle. Dimostrerebbe solo l' irrazionalità del suo sistema decisionale.
Ultima cosa: questa eventuale fede dell' ateo nel Dio dei non-credenti, oltre ad essere incongrua (ma passiamoci sopra) farebbe di lui un dogmatico, crederebbe infatti in qualcosa che non puo' assolutamente dimostrare vera.
Gli innumerevoli argomenti che ci venivano ventilati per difendere ateismo e agnosticismo sembrano ridursi sul sito dell' UAAR sempre allo stesso, con varianti dovute a giochi di parole.
Uno modo per "sconfiggere" Pascal in realtà ci sarebbe e chiunque lo scorge: consiste nel dimostrare con rigore l' inesistenza di un "dio portatore di felicità eterna".
Auguri.
La scommessa di Pascal non aiuta granchè la fede del cristiano, eppure conserva la sua lezione principale: si puo' essere atei, si puo' essere razionali, si puo' essere pure anti-dogmatici... ma non si puo' essere atei/razionali/anti-dogmatici. A meno di costruirsi l' Universo in casa su misura.
Purtroppo è proprio la pretesa dell' UAAR: atei/razionalisti/anti-dogmatici.
E qui mi tocca rinviare alla splendida mogliettina ubriaca di cui sopra.
venerdì 26 marzo 2010
Pentiti!
Pentiti! - e prega - Il giorno del giudizio è vicino.
Aperta parentesi.
Ogni cabina numerata da 1 a 100 è predisposta per ospitare una persona ignara del suo numero.
Dio lancia la moneta: se esce Testa in ogni cabina metterà una persona, se esce Croce riempirà solo le prime 10 cabine.
Chiuso nella mia cabina, mi è dato di uscire. Corro subito a leggere il mio numero: 7!
Croce? Sì, almeno con una propabilità del 91%.
Chiusa parentesi.
Passeggiando per la città ne incontro di tutti i tipi, ma due categorie m' incuriosiscono: alcuni pregano e postulano la Grazia, la fine è vicina e non rimane che pregare devotamente e pascalianamente sperando in un' inspiegabile salvezza. Altri gozzovigliano e si mostrano sprezzanti: se è andata bene fin ora, perchè darsi pena? E poi noi che ne sappiamo di queste cose...
Millenaristi e Ottimisti. Chi ha ragione secondo la ragione?
Per il mio amico Millenarista non più di 200 bilioni di uomini hanno visto/vedono/vedranno la luce. Per lui il verdetto della Moneta divina è chiaro: Croce, Croce. Dio ha scelto di creare pochi uomini, è la logica a dircelo.
Per il mio amico Ottimista non c' è da preoccuparsi, almeno 200 trilioni di uomini, tra morti, in salute e nascituri, mi terranno compagnia nel club dell' Umanità. E forse anche di più! Su con la vita, è uscita Testa e l' energia creativa del nostro Dio non ha limiti.
Ho fatto quattro conti anch' io, mi sono cioè liberato dall' involucro che m' impediva di vedere il numero della cabina che mi racchiudeva. Ora lo vedo con terrore: 70b. Sono il 70 bilionesimo uomo che calca il palcoscenico terrestre.
Cristo, aiuto! la fine del mondo è qui, pietà... è uscito Croce... Croce!
Al 91%.
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Aperta parentesi.
Ogni cabina numerata da 1 a 100 è predisposta per ospitare una persona ignara del suo numero.
Dio lancia la moneta: se esce Testa in ogni cabina metterà una persona, se esce Croce riempirà solo le prime 10 cabine.
Chiuso nella mia cabina, mi è dato di uscire. Corro subito a leggere il mio numero: 7!
Croce? Sì, almeno con una propabilità del 91%.
Chiusa parentesi.
Passeggiando per la città ne incontro di tutti i tipi, ma due categorie m' incuriosiscono: alcuni pregano e postulano la Grazia, la fine è vicina e non rimane che pregare devotamente e pascalianamente sperando in un' inspiegabile salvezza. Altri gozzovigliano e si mostrano sprezzanti: se è andata bene fin ora, perchè darsi pena? E poi noi che ne sappiamo di queste cose...
Millenaristi e Ottimisti. Chi ha ragione secondo la ragione?
Per il mio amico Millenarista non più di 200 bilioni di uomini hanno visto/vedono/vedranno la luce. Per lui il verdetto della Moneta divina è chiaro: Croce, Croce. Dio ha scelto di creare pochi uomini, è la logica a dircelo.
Per il mio amico Ottimista non c' è da preoccuparsi, almeno 200 trilioni di uomini, tra morti, in salute e nascituri, mi terranno compagnia nel club dell' Umanità. E forse anche di più! Su con la vita, è uscita Testa e l' energia creativa del nostro Dio non ha limiti.
Ho fatto quattro conti anch' io, mi sono cioè liberato dall' involucro che m' impediva di vedere il numero della cabina che mi racchiudeva. Ora lo vedo con terrore: 70b. Sono il 70 bilionesimo uomo che calca il palcoscenico terrestre.
Cristo, aiuto! la fine del mondo è qui, pietà... è uscito Croce... Croce!
Al 91%.
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giovedì 25 marzo 2010
Perchè sono Cristiano?
Non è solo per il disagio di restare appeso ad un filo nel vuoto...
... non è solo per la sete di libertà...
è soprattutto perchè...
... perchè per saperne di più sulla struttura dell' atomo chiedo all' insigne professore di Fisica. E' nella miglior posizione per "conoscere".
Così, per saperne di più su Dio, chiedo e ascolto chi compie miracoli. E' nella posizione migliore per conoscere.
Tra gli annunciatori della fede - ce ne sono tanti - è Cristo a fondare tutto, ma veramente tutto il suo messaggio su un miracolo concreto e specifico avvenuto nella storia: la Resurrezione.
... non è solo per la sete di libertà...
è soprattutto perchè...
... perchè per saperne di più sulla struttura dell' atomo chiedo all' insigne professore di Fisica. E' nella miglior posizione per "conoscere".
Così, per saperne di più su Dio, chiedo e ascolto chi compie miracoli. E' nella posizione migliore per conoscere.
Tra gli annunciatori della fede - ce ne sono tanti - è Cristo a fondare tutto, ma veramente tutto il suo messaggio su un miracolo concreto e specifico avvenuto nella storia: la Resurrezione.
Povero Alain
ALAIN CONNES: nella mia esperienza gli oggetti matematici hanno una purezza tale che li rende liberi da ogni involucro culturale. La lista dei numeri primi, tanto per fare un esempio, ha una realtà più stabile e permanente di ogni realtà che ci circonda: è un fatto bruto se mai ne esistano al mondo.
JEAN-PIERRE CHANGEUX: non siamo piuttosto di fronte a strumenti che l' uomo si è costruito nella sua testa, chiedo allo specialista?
AC: non bisogna confondere la realtà con gli strumenti. Attingendo alla matematica ci costruiamo degli strumenti (sistema metrico decimale, datazione...), ma la matematica è una realtà. Ci sono "continenti" matematici, penso ai corpi "piadici", che non sono mai serviti a nulla ma sono stati "scoperti" da tempo e indagati nel dettaglio.
JPG: eppure la matematica ha una storia...
AC: il sapere matematico ha una storia, ma la matematica non sembra averne: quando una conoscenza si stabilizza la sua architettura resta poi immutabile, questo è cio' che osserviamo. Una realtà stabile e permanente, dunque. Neanche le geometrie iperboliche hanno mai sconvolto la coerenza della geometria euclidea. La sua idealità sembra proprio preesistere all' uomo.
JPG: non mi spingo ad accostare il tuo atteggiamento a quello di Teilhard de Chardin ma quando dici che il matematico "scopre" una realtà senza sotria (evolutiva) intravedo una sorta di "finalismo". Anche noi biologi in laboratorio utilizziamo metafore finalistiche per semplificare la comunicazione, ma ci guardiamo bene dal prenderle alla lettera. La tua mentalità mi sembra invece "creazionista".
AC: intendiamoci sul concetto di evoluzione: in matematica le conoscenze evolvono ma la realtà sottostante non cambia. Che cosa c' entra il finalismo con tutto cio'?
Povero ingenuo Alain, sarai anche il più grande matematico vivente, ma ancora non hai capito che in molti cervelli l' idea darwiniana si è trasformato da paradigma scientifico in teologia? E a quanto pare il biologo con cui dialoghi si è trasformato in teologo e ti sta dando a ragione del miscredente: credi fermamente che esista un grosso pezzo di realtà che non "evolve" affatto. Ahi, Ahi.
Povero ingenuo Alain, sarai anche il più grande matematico su cui oggi puo' contare l' umanità, ma ti sfugge che quando i neo-bio-teologi evoluzionisti ti danno del "finalista" è come se il capo-cupola ti desse dell' infame. L' infame ha fatto la "soffiata", il che è male per le sorti della cosca, il "finalista" crede nell' esistenza di "strane coincidenze", il che è male per le sorti dell' umanità tutta.
Ed è inutile - povero e caro Alain - che ingenuamente all' oscuro del gergo mafioso, vieni a dirci: "... cosa c' entra il Finalismo?...".
"Finalista" è colui che rivela l' esistenza di "strane coincidenze" e tu, nel corso del colloquio, non fai altro che stupirti per la "sorprendente efficacia della matematica", non fai che raccontare aneddoti su matematici che trovano soluzioni a problemi che ancora non esistono.
Il tuo inascoltabile racconto del reale così come lo avvisti dalla tua postazione di genietto è una sequela di "coincidenze", di "permanenze", di "stabilità", di "coerenze" del tutto indipendenti dall' uomo e dal suo pensiero; una pappa decisamente indigeribile dallo struzzo evoluzionistoide! Ma con tutto cio' cosa pretendi? Per carità, nessun problema con l' evoluzionismo, ma non puoi pretendere di evitare grane con quella strana e imbarazzante appendice che è la casta sacerdotale del darwinismo. Come minimo la scomunica di Caifa dovevi aspettartela!
Povero, ingenuo Alain...
JEAN-PIERRE CHANGEUX: non siamo piuttosto di fronte a strumenti che l' uomo si è costruito nella sua testa, chiedo allo specialista?
AC: non bisogna confondere la realtà con gli strumenti. Attingendo alla matematica ci costruiamo degli strumenti (sistema metrico decimale, datazione...), ma la matematica è una realtà. Ci sono "continenti" matematici, penso ai corpi "piadici", che non sono mai serviti a nulla ma sono stati "scoperti" da tempo e indagati nel dettaglio.
JPG: eppure la matematica ha una storia...
AC: il sapere matematico ha una storia, ma la matematica non sembra averne: quando una conoscenza si stabilizza la sua architettura resta poi immutabile, questo è cio' che osserviamo. Una realtà stabile e permanente, dunque. Neanche le geometrie iperboliche hanno mai sconvolto la coerenza della geometria euclidea. La sua idealità sembra proprio preesistere all' uomo.
JPG: non mi spingo ad accostare il tuo atteggiamento a quello di Teilhard de Chardin ma quando dici che il matematico "scopre" una realtà senza sotria (evolutiva) intravedo una sorta di "finalismo". Anche noi biologi in laboratorio utilizziamo metafore finalistiche per semplificare la comunicazione, ma ci guardiamo bene dal prenderle alla lettera. La tua mentalità mi sembra invece "creazionista".
AC: intendiamoci sul concetto di evoluzione: in matematica le conoscenze evolvono ma la realtà sottostante non cambia. Che cosa c' entra il finalismo con tutto cio'?
Povero ingenuo Alain, sarai anche il più grande matematico vivente, ma ancora non hai capito che in molti cervelli l' idea darwiniana si è trasformato da paradigma scientifico in teologia? E a quanto pare il biologo con cui dialoghi si è trasformato in teologo e ti sta dando a ragione del miscredente: credi fermamente che esista un grosso pezzo di realtà che non "evolve" affatto. Ahi, Ahi.
Povero ingenuo Alain, sarai anche il più grande matematico su cui oggi puo' contare l' umanità, ma ti sfugge che quando i neo-bio-teologi evoluzionisti ti danno del "finalista" è come se il capo-cupola ti desse dell' infame. L' infame ha fatto la "soffiata", il che è male per le sorti della cosca, il "finalista" crede nell' esistenza di "strane coincidenze", il che è male per le sorti dell' umanità tutta.
Ed è inutile - povero e caro Alain - che ingenuamente all' oscuro del gergo mafioso, vieni a dirci: "... cosa c' entra il Finalismo?...".
"Finalista" è colui che rivela l' esistenza di "strane coincidenze" e tu, nel corso del colloquio, non fai altro che stupirti per la "sorprendente efficacia della matematica", non fai che raccontare aneddoti su matematici che trovano soluzioni a problemi che ancora non esistono.
Il tuo inascoltabile racconto del reale così come lo avvisti dalla tua postazione di genietto è una sequela di "coincidenze", di "permanenze", di "stabilità", di "coerenze" del tutto indipendenti dall' uomo e dal suo pensiero; una pappa decisamente indigeribile dallo struzzo evoluzionistoide! Ma con tutto cio' cosa pretendi? Per carità, nessun problema con l' evoluzionismo, ma non puoi pretendere di evitare grane con quella strana e imbarazzante appendice che è la casta sacerdotale del darwinismo. Come minimo la scomunica di Caifa dovevi aspettartela!
Povero, ingenuo Alain...
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mercoledì 24 marzo 2010
Una roba violacea
L' abortista ritiene di poter sopprimere la vita umana nel suo stadio iniziale: "quella roba violacea", ognuno la chiami come vuole, non ha nessun diritto, nemmeno quello fondamentale di sopravvivere.
D' altro canto l' abortista ritiene ripugnante sopprimere "quella roba violacea" per il fatto che da essa nascerà una femmina (aborto selettivo).
Come conciliare queste due posizioni? O il "purple haze" ha dei diritti o non li ha.
A quanto pare non si scappa, l' abortista è anche sessista: "quella roba lì" ha qualche diritto giusto se catalogabile come "femmina".
Che fatica raddrizzar banane!
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D' altro canto l' abortista ritiene ripugnante sopprimere "quella roba violacea" per il fatto che da essa nascerà una femmina (aborto selettivo).
Come conciliare queste due posizioni? O il "purple haze" ha dei diritti o non li ha.
A quanto pare non si scappa, l' abortista è anche sessista: "quella roba lì" ha qualche diritto giusto se catalogabile come "femmina".
Che fatica raddrizzar banane!
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Trappoloni
I tre trappoloni più ricorrenti in cui cade il lettore di statistiche.
1. La "significatività" statistica indica che esiste una probabilità del 5% che la Relazione supposta non esista in presenza dei Dati sperimentali. Il che non significa una probabilità del 95% dell' esistenza di R in presenza di D. Infatti se sposando un non-biondo ho il 5% di possibilità di sposare un uomo intelligente, non significa che sposando un biondo le probabilità di accasarmi con un tipo brillante siano del 95%!**
2. La singola relazione deve essere testata in un modello. Specie nelle scienze sociali i Dati sperimentali sono ballerini e contengono essi stessi numerosi bias. In questo senso la conoscenza è olistica.
3. La lettura dei dati deve essere bayesiana, quasi sempre questo sfugge.
**Consider this simplified example. Suppose a certain dog is known to bark constantly when hungry. But when well-fed, the dog barks less than 5 percent of the time. So if you assume for the null hypothesis that the dog is not hungry, the probability of observing the dog barking (given that hypothesis) is less than 5 percent. If you then actually do observe the dog barking, what is the likelihood that the null hypothesis is incorrect and the dog is in fact hungry?
Answer: That probability cannot be computed with the information given. The dog barks 100 percent of the time when hungry, and less than 5 percent of the time when not hungry. To compute the likelihood of hunger, you need to know how often the dog is fed, information not provided by the mere observation of barking
1. La "significatività" statistica indica che esiste una probabilità del 5% che la Relazione supposta non esista in presenza dei Dati sperimentali. Il che non significa una probabilità del 95% dell' esistenza di R in presenza di D. Infatti se sposando un non-biondo ho il 5% di possibilità di sposare un uomo intelligente, non significa che sposando un biondo le probabilità di accasarmi con un tipo brillante siano del 95%!**
2. La singola relazione deve essere testata in un modello. Specie nelle scienze sociali i Dati sperimentali sono ballerini e contengono essi stessi numerosi bias. In questo senso la conoscenza è olistica.
3. La lettura dei dati deve essere bayesiana, quasi sempre questo sfugge.
**Consider this simplified example. Suppose a certain dog is known to bark constantly when hungry. But when well-fed, the dog barks less than 5 percent of the time. So if you assume for the null hypothesis that the dog is not hungry, the probability of observing the dog barking (given that hypothesis) is less than 5 percent. If you then actually do observe the dog barking, what is the likelihood that the null hypothesis is incorrect and the dog is in fact hungry?
Answer: That probability cannot be computed with the information given. The dog barks 100 percent of the time when hungry, and less than 5 percent of the time when not hungry. To compute the likelihood of hunger, you need to know how often the dog is fed, information not provided by the mere observation of barking
Disegnando nuovi incastri famigliari
1. Ogni donna nasce con 300.000 ovuli. Dopo i 30 anni gliene resta il 12%, dopo i 40 il 3%.
2. I rischi di diabete gestazionale, ipertensione, anomalie cormosomiche, autismo crescono con l' età della mamma.
3. I figli di mamme anziane riscuotono un maggiore successo socio-economico. Ma se introduciamo variabili quali reddito ed istruzione familiare, il legame con l' età svanisce.
4. La maternità tardiva stronca anche la carriera meglio avviata.
5. Le maternità non volute si concentrano in giovane età. Un figlio indesiderato spesso è causa di povertà.
Se questo è il quadro, come disegnare un piano razionale?
Forse, per avere una nuova ed efficace riforma familiare, qualche tradizione andrebbe rispolverata e qualche innovazione introdotta.
SCHIZZO IPOTETICO: sposarsi e filiare tra i 16-22 anni. Riprendere gli studi successivamente e intraprendere la propria carriera in modo lineare.
Per rendere la proposta concreta basta poco.
STRUMENTO 1: trasferimenti di reddito nella famiglia verticalmente allargata.
STRUMENTO 2: scuole e università in grado di gestire e valorizzare la sospensione degli studi.
Veniamo alle conseguenze dell' incastro parentale proposto.
EFFETTO 1. Figli più sani.
EFFETTO 2. Figli più numerosi.
EFFETTO 3. Figli inattesi meno numerosi: l' età critica coincide con quella in cui i figli si cercano.
EFFETTO 4. Meno bamboccioni: ci si sposa e si esce di casa presto.
EFFETTO 5. Meno asili: genitori, nonni e bisnonni più numerosi ed energici.
EFFETTO 6. Meno pensioni: i vecchi hanno un nugolo di giovani in forze che pensano a loro.
EFFETTO 7. Famiglie più estese, compatte e solidali: nonni e bisnonni sono cruciali nel dare aiuto alimentando l' obbligazione morale di figli e nipoti.
EFFETTO 8. meno ghetti nel ciclo di vita: oggi si "studia" nella giovinezza e poi non si prende più in mano un libro per l' intera vita.
EFFETTO 9. Carriere più lineari e (quindi) reddito famigliare maggiore.
EFFETTO 10. Meno discriminazioni sul lavoro: si assume e si responsabilizza con la certezza che la donna non avrà figli, oggi c' è la certezza contraria.
EFFETTO 11: Meno divorzi? Non saprei dire, non ho dati in merito... ma forse "crescendo insieme"...
2. I rischi di diabete gestazionale, ipertensione, anomalie cormosomiche, autismo crescono con l' età della mamma.
3. I figli di mamme anziane riscuotono un maggiore successo socio-economico. Ma se introduciamo variabili quali reddito ed istruzione familiare, il legame con l' età svanisce.
4. La maternità tardiva stronca anche la carriera meglio avviata.
5. Le maternità non volute si concentrano in giovane età. Un figlio indesiderato spesso è causa di povertà.
Se questo è il quadro, come disegnare un piano razionale?
Forse, per avere una nuova ed efficace riforma familiare, qualche tradizione andrebbe rispolverata e qualche innovazione introdotta.
SCHIZZO IPOTETICO: sposarsi e filiare tra i 16-22 anni. Riprendere gli studi successivamente e intraprendere la propria carriera in modo lineare.
Per rendere la proposta concreta basta poco.
STRUMENTO 1: trasferimenti di reddito nella famiglia verticalmente allargata.
STRUMENTO 2: scuole e università in grado di gestire e valorizzare la sospensione degli studi.
Veniamo alle conseguenze dell' incastro parentale proposto.
EFFETTO 1. Figli più sani.
EFFETTO 2. Figli più numerosi.
EFFETTO 3. Figli inattesi meno numerosi: l' età critica coincide con quella in cui i figli si cercano.
EFFETTO 4. Meno bamboccioni: ci si sposa e si esce di casa presto.
EFFETTO 5. Meno asili: genitori, nonni e bisnonni più numerosi ed energici.
EFFETTO 6. Meno pensioni: i vecchi hanno un nugolo di giovani in forze che pensano a loro.
EFFETTO 7. Famiglie più estese, compatte e solidali: nonni e bisnonni sono cruciali nel dare aiuto alimentando l' obbligazione morale di figli e nipoti.
EFFETTO 8. meno ghetti nel ciclo di vita: oggi si "studia" nella giovinezza e poi non si prende più in mano un libro per l' intera vita.
EFFETTO 9. Carriere più lineari e (quindi) reddito famigliare maggiore.
EFFETTO 10. Meno discriminazioni sul lavoro: si assume e si responsabilizza con la certezza che la donna non avrà figli, oggi c' è la certezza contraria.
EFFETTO 11: Meno divorzi? Non saprei dire, non ho dati in merito... ma forse "crescendo insieme"...
lunedì 22 marzo 2010
Insider Trading? Don't worry.
Tre argomenti pro:
1. non crea danno per gli investitori di lungo periodo;
2. internalizza l' innovazione e la funzione imprenditoriale;
3. rende disponibili a tutti le informazioni.
Fonte: Henry Manne - The collected works of HM - Liberty Fund
1. non crea danno per gli investitori di lungo periodo;
2. internalizza l' innovazione e la funzione imprenditoriale;
3. rende disponibili a tutti le informazioni.
Fonte: Henry Manne - The collected works of HM - Liberty Fund
Diritto fantasma
Tempo fa un sacerdote mi accennò al fatto che non avere bambini è riprovevole. Lo fece in amicizia, lo ritenevo un invito alla riflessione e lo accettai per tale.
Devo dire che, una volta ponderate, queste velate accuse mi convincevano ben poco: certo, in alcuni casi dietro un comportamento rinunciatario puo nascondersi dell' egoismo, lo ammetto, ma dell' egoismo che non danneggia nessuno è veramente malvagio? No, la storia del "soffrire per soffrire" non passa il vaglio del mio setaccio razionale.
Il bambino che non esiste non esiste. Una cosa che non esiste non puo' essere nè bianca, nè rossa, nè larga, nè lunga.
E' il motivo per cui chi maltratta i bambini è un criminale mentre chi non ha bambini pur potendoli avere è in una condizione ben diversa, per quanto il bambino maltrattato preferisca "esserci" che "non esserci".
O no?
Purtroppo mi accorgo ora che ci sono alcuni controesempi inquietanti a questa conclusione che ritenevo pacifica. Mi limito ad enunciarne uno e a lasciarvi con l' inquietudine, visto che non ho soluzioni da proporre.
Giovanni ha un bambino ma questo bambino avrebbe preferito non nascere, la sua vita è grama, tant' è che ora vorrebbe morire. Il bambino cresce nella sofferneza e conferma anche da adulto la sua funesta "preferenza". La conferma finchè riesce a farla finita e a morire, solo sapendo che sta per morire ha un piccolo moto di sollievo.
Per motivi che non c' interessano supponiamo adesso che Giovanni sapeva con precisione come sarebbero andate le cose ben prima che il bambino nascesse.
Il buon senso ci dice che Giovanni, con la conoscenza posseduta, avrebbe dovuto rinunciare a procreare. Oso dire che quello era un "dovere" a tutti gli effetti, un "dovere" morale.
Fila? Mi sembra di sì.
Spiacevole sorpresa: questa conclusione è in clamoroso contrasto con quella che ci impedisce di equiparare chi maltratta i bambini con chi non ne ha. Se davvero le preferenze di chi non esiste sono irrilevanti, allora nulla di nulla si puo' rimproverare al Giovanni che decide consapevolmente di diffondere sofferenza!
Ach! Come uscirne?
Precisazione. Le questioni dell' aborto sono in questo caso irrilevanti: che una persona venuta ad esistenza abbia dei diritti è pacifico, ma qui trattiamo invece di fantasmi puri e dei loro diritti. A quanto pare potrebbero averne e potrebbero pesare più del cemento! Ma allora, come considerarli?
Non ho cambiato opinione rispetto a prima, certo che ora le rotelle del ragionamento non sono più lubrificate come una volta.
Landsburg ha un bel po' di pelo sullo stomaco, se vogliamo l' enunciazione chiara di una verità scomoda è la persona adatta. Eppure nemmeno lui cava un ragno dal buco e resta con il dubbio.
Devo dire che, una volta ponderate, queste velate accuse mi convincevano ben poco: certo, in alcuni casi dietro un comportamento rinunciatario puo nascondersi dell' egoismo, lo ammetto, ma dell' egoismo che non danneggia nessuno è veramente malvagio? No, la storia del "soffrire per soffrire" non passa il vaglio del mio setaccio razionale.
Il bambino che non esiste non esiste. Una cosa che non esiste non puo' essere nè bianca, nè rossa, nè larga, nè lunga.
E' il motivo per cui chi maltratta i bambini è un criminale mentre chi non ha bambini pur potendoli avere è in una condizione ben diversa, per quanto il bambino maltrattato preferisca "esserci" che "non esserci".
O no?
Purtroppo mi accorgo ora che ci sono alcuni controesempi inquietanti a questa conclusione che ritenevo pacifica. Mi limito ad enunciarne uno e a lasciarvi con l' inquietudine, visto che non ho soluzioni da proporre.
Giovanni ha un bambino ma questo bambino avrebbe preferito non nascere, la sua vita è grama, tant' è che ora vorrebbe morire. Il bambino cresce nella sofferneza e conferma anche da adulto la sua funesta "preferenza". La conferma finchè riesce a farla finita e a morire, solo sapendo che sta per morire ha un piccolo moto di sollievo.
Per motivi che non c' interessano supponiamo adesso che Giovanni sapeva con precisione come sarebbero andate le cose ben prima che il bambino nascesse.
Il buon senso ci dice che Giovanni, con la conoscenza posseduta, avrebbe dovuto rinunciare a procreare. Oso dire che quello era un "dovere" a tutti gli effetti, un "dovere" morale.
Fila? Mi sembra di sì.
Spiacevole sorpresa: questa conclusione è in clamoroso contrasto con quella che ci impedisce di equiparare chi maltratta i bambini con chi non ne ha. Se davvero le preferenze di chi non esiste sono irrilevanti, allora nulla di nulla si puo' rimproverare al Giovanni che decide consapevolmente di diffondere sofferenza!
Ach! Come uscirne?
Precisazione. Le questioni dell' aborto sono in questo caso irrilevanti: che una persona venuta ad esistenza abbia dei diritti è pacifico, ma qui trattiamo invece di fantasmi puri e dei loro diritti. A quanto pare potrebbero averne e potrebbero pesare più del cemento! Ma allora, come considerarli?
Non ho cambiato opinione rispetto a prima, certo che ora le rotelle del ragionamento non sono più lubrificate come una volta.
Landsburg ha un bel po' di pelo sullo stomaco, se vogliamo l' enunciazione chiara di una verità scomoda è la persona adatta. Eppure nemmeno lui cava un ragno dal buco e resta con il dubbio.
venerdì 19 marzo 2010
Rosario miracoloso
In vista di esami delicati vengo invitato a dire un Rosario per la bambina in arrivo affinchè tutto vada per il meglio, si tratterà di una preghiera per "chiedere".
Secondo mio costume lo farò solo se trovo la cosa razionale, e devo dire che di primo acchito le ingiunzioni specifiche alla divinità mi mettono un po' a disagio.
La piccola è lì e si sviluppa secondo le leggi naturali, se qualcosa non va per il giusto verso, solo un miracolo puo' intervenire per correggere il decorso.
Vediamo allora di approfondire un po'.
Per chi trova ragionevole credere in Dio, è ragionevole anche credere nei miracoli, sarebbe incoerente il contrario. Di fronte a certe evidenze storiche, il miracolo è la spiegazione che da persona razionale mi sento di privilegiare.
Ma la ragione mi dice anche un' altra cosa: i miracoli sono rarissimi, altrimenti il male non potrebbe generare il bene: come potrebbe l' uomo "conoscere" se l' ordine venisse turbato di frequente? Se il malato di cancro venisse graziato non avremmo mai una ricerca, e magari neanche una cura.
Noi non viviamo semplicemente in un mondo "buono", noi viviamo nel migliore dei mondi possibili. D' altronde il cristiano sa bene di essere salvo grazie ad una preghiere non esaudita: quella del Cristo nell' Orto degli Ulivi.
Ci sono due motivi, dunque, per cui stasera dirò il Rosario: primo, trovo sensato chiedere un miracolo; secondo, trovo ragionevole che Dio non lo esaudisca.
Il primo motivo mi protegge dall' irrazionalità, il secondo dall' eventuale delusione.
P.S. lettura consigliata sul tema: Response to a Statistical Study of the Effect of Petitionary Prayer.
Secondo mio costume lo farò solo se trovo la cosa razionale, e devo dire che di primo acchito le ingiunzioni specifiche alla divinità mi mettono un po' a disagio.
La piccola è lì e si sviluppa secondo le leggi naturali, se qualcosa non va per il giusto verso, solo un miracolo puo' intervenire per correggere il decorso.
Vediamo allora di approfondire un po'.
Per chi trova ragionevole credere in Dio, è ragionevole anche credere nei miracoli, sarebbe incoerente il contrario. Di fronte a certe evidenze storiche, il miracolo è la spiegazione che da persona razionale mi sento di privilegiare.
Ma la ragione mi dice anche un' altra cosa: i miracoli sono rarissimi, altrimenti il male non potrebbe generare il bene: come potrebbe l' uomo "conoscere" se l' ordine venisse turbato di frequente? Se il malato di cancro venisse graziato non avremmo mai una ricerca, e magari neanche una cura.
Noi non viviamo semplicemente in un mondo "buono", noi viviamo nel migliore dei mondi possibili. D' altronde il cristiano sa bene di essere salvo grazie ad una preghiere non esaudita: quella del Cristo nell' Orto degli Ulivi.
Ci sono due motivi, dunque, per cui stasera dirò il Rosario: primo, trovo sensato chiedere un miracolo; secondo, trovo ragionevole che Dio non lo esaudisca.
Il primo motivo mi protegge dall' irrazionalità, il secondo dall' eventuale delusione.
P.S. lettura consigliata sul tema: Response to a Statistical Study of the Effect of Petitionary Prayer.
Grazie di esistere
Il giorno che troveremo una cura per il cancro dovremo formulare molti ringraziamenti. Innanzitutto ringrazieremo il cancro stesso per "esserci stato".
Ma come? Se il cancro non fosse esistito, nemmeno avremmo dovuto combatterlo?
Già, ma cosa valuti di più, il bene della conoscenza aquisita e della libertà esercitata in questa lotta, o il male che il cancro ha portato tra noi?
Se per te pesa di più il bene, hai in tasca una magnifica teodicea, ovvero una giustificazione del male. Non sono cose che servono molto quando si soffre ma in altre occasioni possono venir comode.
Il cancro insegna a sintetizzare nuove medicine come a soffrire. Il suo magistero è vasto.
Senza storture, niente raddrizzamenti.
Il male potrebbe dunque non essere insensato, serve per conoscere e per arricchire l' esercizio della nostra libertà. Esistono beni più preziosi? Fatemelo sapere.
Ma come? Se il cancro non fosse esistito, nemmeno avremmo dovuto combatterlo?
Già, ma cosa valuti di più, il bene della conoscenza aquisita e della libertà esercitata in questa lotta, o il male che il cancro ha portato tra noi?
Se per te pesa di più il bene, hai in tasca una magnifica teodicea, ovvero una giustificazione del male. Non sono cose che servono molto quando si soffre ma in altre occasioni possono venir comode.
Il cancro insegna a sintetizzare nuove medicine come a soffrire. Il suo magistero è vasto.
Senza storture, niente raddrizzamenti.
Il male potrebbe dunque non essere insensato, serve per conoscere e per arricchire l' esercizio della nostra libertà. Esistono beni più preziosi? Fatemelo sapere.
Fuori dalle grinfie
Che peso dare alle statistiche descrittive del comportamento umano? Parlare dell' uomo usando i numeri divide.
Alcuni rifiutano ogni forma di "matematizzazione" dell' umano (gruppo 1 - G1), per altri è l' unico strumento per "sapere": se non "i dati", cosa? (gruppo 2 - G2).
La matematica è una fastidiosa ragnatela da spazzare con la scopa (G1) o, pur piena di buchi, cattura l' insetto e ci fa mangiare?
Pensando a cosa sia la scienza mi dissocio da entrambi i gruppi per privilegiarne un terzo (gruppo bayesiano); e mi spiego con l' esempio di Pierino.
Pierino diffida dello "scandalo" sui preti pedofili, ci vede un attacco alla Chiesa. Certo, ci sono dei "casi", ma di "casi" ce ne sono ovunque. Per lui i Preti sono pur sempre persone moralmente superiori alla media e cio' deve valere anche per la pedofilia.
Dogma? No, Pierino non è il tipo; lui è "quasi" sicuro e pensa che la sua ipotesi sia vera... al 98%.
Poi Pierino s' imbatte in un autorevole studio statistico di Princeton che evidenzia una particolare propensione alla pedofilia dei Preti Cattolici.
Se Pierino appartenesse al G1 riterrebbe lo studio irrilevante e lo userebbe per lanciarsi nel suo cavallo di battaglia: la ciarlataneria di chi spara numeri quando si occupa dell' Uomo.
Se Pierino appartenesse al G2 direbbe che prima non aveva in mano nulla e ora ha "qualcosa", per quanto "qualcosa" d' incerto. A questo "qualcosa" è razionale uniformare la propria credenza.
Poniamo invece che Pierino abbia una mentalità bayesiana.
Di fronte allo studio non puo' sminuirlo, non puo' intrupparsi nel G1.
Certo, la materia è complessa, le variabili in campo sono molte, individuare un gruppo di controllo da paragonare ai Preti è difficile. D' altro canto si tratta di professori prestigiosi e dalla tecnica impeccabile, anche il campione è nutrito e scelto con oculatezza, in più le serie storiche si presentano complete.
Che probabilità ci sono che in presenza di uno studio simile i Preti abbiano veramente una propensione alla pedofilia maggiore rispetto a gruppi sociali simili? Pierino risponde: 70%.
D' altra parte Pierino non puo' nemmeno farsi arruolare in G2: non è vero che prima non aveva in mano niente! Aveva in mano quel 98%.
A Pierino non resta che applicare il teorema di Bayes: lo studio impatta sulle credenze e quel 98% passa a 95%. Avete notato che piccola variazione?
Bravo Pierino! Grazie ad alla tua mentalità scientifica sei sfuggito dalle grinfie dei dogmatici evitando di ricadere in quelle dei creduloni. Mi piacerebbe proprio essere un topolino guizzante come te.
link
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Alcuni rifiutano ogni forma di "matematizzazione" dell' umano (gruppo 1 - G1), per altri è l' unico strumento per "sapere": se non "i dati", cosa? (gruppo 2 - G2).
La matematica è una fastidiosa ragnatela da spazzare con la scopa (G1) o, pur piena di buchi, cattura l' insetto e ci fa mangiare?
Pensando a cosa sia la scienza mi dissocio da entrambi i gruppi per privilegiarne un terzo (gruppo bayesiano); e mi spiego con l' esempio di Pierino.
scrittura disegnata (cat+mouse)
Pierino diffida dello "scandalo" sui preti pedofili, ci vede un attacco alla Chiesa. Certo, ci sono dei "casi", ma di "casi" ce ne sono ovunque. Per lui i Preti sono pur sempre persone moralmente superiori alla media e cio' deve valere anche per la pedofilia.
Dogma? No, Pierino non è il tipo; lui è "quasi" sicuro e pensa che la sua ipotesi sia vera... al 98%.
Poi Pierino s' imbatte in un autorevole studio statistico di Princeton che evidenzia una particolare propensione alla pedofilia dei Preti Cattolici.
Se Pierino appartenesse al G1 riterrebbe lo studio irrilevante e lo userebbe per lanciarsi nel suo cavallo di battaglia: la ciarlataneria di chi spara numeri quando si occupa dell' Uomo.
Se Pierino appartenesse al G2 direbbe che prima non aveva in mano nulla e ora ha "qualcosa", per quanto "qualcosa" d' incerto. A questo "qualcosa" è razionale uniformare la propria credenza.
Poniamo invece che Pierino abbia una mentalità bayesiana.
Di fronte allo studio non puo' sminuirlo, non puo' intrupparsi nel G1.
Certo, la materia è complessa, le variabili in campo sono molte, individuare un gruppo di controllo da paragonare ai Preti è difficile. D' altro canto si tratta di professori prestigiosi e dalla tecnica impeccabile, anche il campione è nutrito e scelto con oculatezza, in più le serie storiche si presentano complete.
Che probabilità ci sono che in presenza di uno studio simile i Preti abbiano veramente una propensione alla pedofilia maggiore rispetto a gruppi sociali simili? Pierino risponde: 70%.
D' altra parte Pierino non puo' nemmeno farsi arruolare in G2: non è vero che prima non aveva in mano niente! Aveva in mano quel 98%.
A Pierino non resta che applicare il teorema di Bayes: lo studio impatta sulle credenze e quel 98% passa a 95%. Avete notato che piccola variazione?
Bravo Pierino! Grazie ad alla tua mentalità scientifica sei sfuggito dalle grinfie dei dogmatici evitando di ricadere in quelle dei creduloni. Mi piacerebbe proprio essere un topolino guizzante come te.
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giovedì 18 marzo 2010
Storia della Musica in Soldoni
La Musica è quella Occidentale e i Soldoni sono quelli sonanti, non abbiamo tempo per le metafore.
Iniziamo saltando l' inizio, chi vuole se lo puo' ascoltare.
Dopo la falsa partenza, partiamo sul serio.
La Musica nasce con il Capitalismo. Anche il luogo è il medesimo: Francia del Nord, Paesi Bassi.
C' è bisogno di carta e di stampa per buttar giù le note, solo una società ricca e innovativa se la puo' permettere.
Purtroppo la Musica, diversamente dalla Pittura, non fu da subito un bene privatizzabile. Cio' fece del musicista uno straccione. Monteverdi, dopo 20 anni di onorato servizio a Mantova, se ne andò che aveva ancora le pezze al culo. Intanto i suoi amici con il pennello in mano se la tiravano.
La grande risorsa del musicista erano i piedi. Dove le distanze tra una corte e l' altra si accorciavano, il musico prosperava.
Nei Paesi frammentati le distanze erano brevi, in Germania massimamente brevi, in più nel frattempo era arrivato il capitalismo. Bach cambiò non so più quanti padroni, c' era sempre qualcosa che non andava e poteva farlo.
A Lubecca i bottegai già organizzavano i primi concerti pubblici, gli organi e la musica venivano trascinati fuori dalle Chiese. Il musico benedice l' iniziativa e passa all' incasso salutando benevolo questa nuova fonte d' introito.
Principi, concerti e commissioni private: comincia la bella vita.
Le nazioni che non producono talenti se li comprano: l' Inghilterra si compra Haydn e Handel. Ad Haydn viene chesto come mai non avesse composto quintetti, rispose il milionario: "nessuno me l' ha chiesto".
Il cattolicesimo porta gaiezza nei costumi e il capitalismo ricchezza negli averi. Dove la concentrazione di cattolicesimo e capitalismo è massima fiorisce anche la musica. Nasce l' opera italiana.
In Francia la musica è cosa per burocrati di stato. I burocrati sono prevedibili, si organizzano sempre alla stessa maniera, una bella piramide e via. Sul vertice della piramide ci piazzarono Lully, si suonava solo roba sua o dei suoi favoriti. Conseguenze: Venezia metteva in scena una dozzina di opere all' anno, la Francia una, del solito di Lully.
Ma cattolicesimo e capitalismo c' erano anche a Vienna, ecco spiegato Mozart, un compositore benestante che ebbe qualche problema economico solo quando scoppiò la guerra con i turchi e si ammalò tutta la famiglia di botto (che sfiga). Morì comunque vagliando offerte che gli venivano un po' dappertutto (Londra, Russia, Amsterdam, Ungheria).
Bach al suo Principe: "alla Vostra esaltante, magnanima e sublime Altezza dal vostro umile schiavo...". Beethoven al suo "... senta se le va bene è così, ci sono 100 principi e un solo Beethoven".
Affianco di commissioni e concerti, arriva il copyright. Si era capito?
L' Ottocento è per l' artista un secolo all' insegna della libertà creativa. Beethoven, con gli ultimi quartetti, tenta di liberarsi anche degli ascoltatori inaugurando la separazione tra musica alta e musica bassa. Sarà Brahms a perfezionarla scrivendo roba talmente astrusa che - scandalo! - non poteva essere eseguita in casa. Schoenberg e Stranvisky, seguendo il solco, evacuano diverse sale da concerto e Cage siglerà il tutto dicendo: "se qualcuno accetta la mia musica, è segno che devo spingermi oltre".
Ma ci sono anche i revival bachiani di Mendelssohn, mai nessuna epoca aveva suonato la musica del passato.
Rivoluzione: il novecento porta radio e dischi. Rivoluzione: la musica si trasforma. Prima era fatta di suoni, ora diventa una performance. Non sarà più quella di prima.
Mi piace quella canzone di Iggy Pop, ma deve essere lui ad inscenarla/cantarla. Non ha senso che io la riproduca strimpellando la mia chitarra, non ha senso avere la partitura, non ha senso ascoltare una cover band. Voglio lui! Non si celebrano messe senza sacerdoti.
Solo radio e dischi mi danno "lui".
Il 90% della musica classica diffusa oggi da Radio e Dischi è stata scritta nel passato. Ma non ingannatevi, spesso è musica contemporanea. Gould che suona Gibbons non è barocco, è musica contemporanea.
La "scelta artistica" per eccellenza non è più la scelta compositiva. Diventa centrale invece la "scelta interpretativa", "la scelta strumentale" (Gardiner, Harnoncourt)... Il capitalismo è performance, l' avete capito o no?
Rivoluzione: la musica non è più suono, è performance. Coltrane o Parker, pescano dal bussolotto cosa suonare stasera, e a noi va benone, cio' che non conta puo' ben essere casuale, non siamo interessati a quello, siamo interessati a Coltrane e Parker che si "esibiscono" evocando lo spirito della loro grande arte.
Intanto tutto è accessibile schioccando le dita, e al negozio di Cocquio Trevisago ritrovo oscuri compositori come Pousser, Aho, Scelsi....
Rivoluzione: nel novecento uno strumento s' impone su tutti: lo studio di registrazione.
Come potrà mai giudicare chi ascolta senza avere un' idea di come suona questo strumento? I Beatles compongono in fretta e furia le canzoni di Sgt. Pepper's, poi spendono 40.000 sterline per registrarlo fondendo 700 ore di nastro. Il 20% dell' arte sta nella prima operazione, l' 80% nella seconda. Nel doppio bianco si passa al rapporto 10/90.
Milton Babbit scrive il manifesto: "Composer as specialist". Intanto Ligeti scrive canoni per 56 voci con "virtuosismi compositivi" inauditi e inudibili. Microtoni e cluster sono il pane quotidiano. Con l' elettronica si andrà oltre. Con il rumore ancora oltre.
Conosciamo bene la legge che domina la società capitalista: divisione del lavoro. Il compositore ha una perizia con cui domina partiture che fanno sembrare rudimentali i grandi capolavori del passato.
L' esito è elitario? Poco male: se la diffusione è a costo zero e il mercato vasto, c' è una nicchia per tutti.
Allam Bloom si lamenta: la musica di oggi è nichilista.
La musica del capitalismo parla di libertà, anticonformismo e scetticismo verso l' autorità. Nazisti e Sovietici spingevano a manetta Bach, Mozart e Beethoven, ma si guardavano bene dal rock e dal jazz, la colonna sonora del capitale. Come il Savonarola, che osteggiava la grande pittura del suo tempo, in fondo avevano fiuto.
Iniziamo saltando l' inizio, chi vuole se lo puo' ascoltare.
Dopo la falsa partenza, partiamo sul serio.
La Musica nasce con il Capitalismo. Anche il luogo è il medesimo: Francia del Nord, Paesi Bassi.
C' è bisogno di carta e di stampa per buttar giù le note, solo una società ricca e innovativa se la puo' permettere.
Purtroppo la Musica, diversamente dalla Pittura, non fu da subito un bene privatizzabile. Cio' fece del musicista uno straccione. Monteverdi, dopo 20 anni di onorato servizio a Mantova, se ne andò che aveva ancora le pezze al culo. Intanto i suoi amici con il pennello in mano se la tiravano.
La grande risorsa del musicista erano i piedi. Dove le distanze tra una corte e l' altra si accorciavano, il musico prosperava.
Nei Paesi frammentati le distanze erano brevi, in Germania massimamente brevi, in più nel frattempo era arrivato il capitalismo. Bach cambiò non so più quanti padroni, c' era sempre qualcosa che non andava e poteva farlo.
A Lubecca i bottegai già organizzavano i primi concerti pubblici, gli organi e la musica venivano trascinati fuori dalle Chiese. Il musico benedice l' iniziativa e passa all' incasso salutando benevolo questa nuova fonte d' introito.
Principi, concerti e commissioni private: comincia la bella vita.
Le nazioni che non producono talenti se li comprano: l' Inghilterra si compra Haydn e Handel. Ad Haydn viene chesto come mai non avesse composto quintetti, rispose il milionario: "nessuno me l' ha chiesto".
Il cattolicesimo porta gaiezza nei costumi e il capitalismo ricchezza negli averi. Dove la concentrazione di cattolicesimo e capitalismo è massima fiorisce anche la musica. Nasce l' opera italiana.
In Francia la musica è cosa per burocrati di stato. I burocrati sono prevedibili, si organizzano sempre alla stessa maniera, una bella piramide e via. Sul vertice della piramide ci piazzarono Lully, si suonava solo roba sua o dei suoi favoriti. Conseguenze: Venezia metteva in scena una dozzina di opere all' anno, la Francia una, del solito di Lully.
Ma cattolicesimo e capitalismo c' erano anche a Vienna, ecco spiegato Mozart, un compositore benestante che ebbe qualche problema economico solo quando scoppiò la guerra con i turchi e si ammalò tutta la famiglia di botto (che sfiga). Morì comunque vagliando offerte che gli venivano un po' dappertutto (Londra, Russia, Amsterdam, Ungheria).
Bach al suo Principe: "alla Vostra esaltante, magnanima e sublime Altezza dal vostro umile schiavo...". Beethoven al suo "... senta se le va bene è così, ci sono 100 principi e un solo Beethoven".
Affianco di commissioni e concerti, arriva il copyright. Si era capito?
L' Ottocento è per l' artista un secolo all' insegna della libertà creativa. Beethoven, con gli ultimi quartetti, tenta di liberarsi anche degli ascoltatori inaugurando la separazione tra musica alta e musica bassa. Sarà Brahms a perfezionarla scrivendo roba talmente astrusa che - scandalo! - non poteva essere eseguita in casa. Schoenberg e Stranvisky, seguendo il solco, evacuano diverse sale da concerto e Cage siglerà il tutto dicendo: "se qualcuno accetta la mia musica, è segno che devo spingermi oltre".
Ma ci sono anche i revival bachiani di Mendelssohn, mai nessuna epoca aveva suonato la musica del passato.
Rivoluzione: il novecento porta radio e dischi. Rivoluzione: la musica si trasforma. Prima era fatta di suoni, ora diventa una performance. Non sarà più quella di prima.
Mi piace quella canzone di Iggy Pop, ma deve essere lui ad inscenarla/cantarla. Non ha senso che io la riproduca strimpellando la mia chitarra, non ha senso avere la partitura, non ha senso ascoltare una cover band. Voglio lui! Non si celebrano messe senza sacerdoti.
Solo radio e dischi mi danno "lui".
Il 90% della musica classica diffusa oggi da Radio e Dischi è stata scritta nel passato. Ma non ingannatevi, spesso è musica contemporanea. Gould che suona Gibbons non è barocco, è musica contemporanea.
La "scelta artistica" per eccellenza non è più la scelta compositiva. Diventa centrale invece la "scelta interpretativa", "la scelta strumentale" (Gardiner, Harnoncourt)... Il capitalismo è performance, l' avete capito o no?
Rivoluzione: la musica non è più suono, è performance. Coltrane o Parker, pescano dal bussolotto cosa suonare stasera, e a noi va benone, cio' che non conta puo' ben essere casuale, non siamo interessati a quello, siamo interessati a Coltrane e Parker che si "esibiscono" evocando lo spirito della loro grande arte.
Intanto tutto è accessibile schioccando le dita, e al negozio di Cocquio Trevisago ritrovo oscuri compositori come Pousser, Aho, Scelsi....
Rivoluzione: nel novecento uno strumento s' impone su tutti: lo studio di registrazione.
Come potrà mai giudicare chi ascolta senza avere un' idea di come suona questo strumento? I Beatles compongono in fretta e furia le canzoni di Sgt. Pepper's, poi spendono 40.000 sterline per registrarlo fondendo 700 ore di nastro. Il 20% dell' arte sta nella prima operazione, l' 80% nella seconda. Nel doppio bianco si passa al rapporto 10/90.
Milton Babbit scrive il manifesto: "Composer as specialist". Intanto Ligeti scrive canoni per 56 voci con "virtuosismi compositivi" inauditi e inudibili. Microtoni e cluster sono il pane quotidiano. Con l' elettronica si andrà oltre. Con il rumore ancora oltre.
Conosciamo bene la legge che domina la società capitalista: divisione del lavoro. Il compositore ha una perizia con cui domina partiture che fanno sembrare rudimentali i grandi capolavori del passato.
L' esito è elitario? Poco male: se la diffusione è a costo zero e il mercato vasto, c' è una nicchia per tutti.
Allam Bloom si lamenta: la musica di oggi è nichilista.
La musica del capitalismo parla di libertà, anticonformismo e scetticismo verso l' autorità. Nazisti e Sovietici spingevano a manetta Bach, Mozart e Beethoven, ma si guardavano bene dal rock e dal jazz, la colonna sonora del capitale. Come il Savonarola, che osteggiava la grande pittura del suo tempo, in fondo avevano fiuto.
mercoledì 17 marzo 2010
Considerazione su musica e arte
Mi racconti una storia?
Bel duello a chi chiede prima. Stavolta hanno vinto i genitori.
The Three Girls from Angela M. Sheehan on Vimeo.
Ipotesi "Babilonia"
La catena dei "perchè" ti ha portato quaggiù, ora che hai toccato il fondo devi scegliere l' ultimo pensiero da pensare, fai che sia quello vero.
Non lasciarti prendere dal panico e rifletti. La concorrenza tra "pensieri ultimi" in fondo puo' essere limitata a due: Teismo o Materialismo? Cosa buttare dalla torre?
Per scegliere in modo rigoroso e responsabile considera i criteri con cui la Scienza screma le sue teorie, mi sembra un buon benchmark:
1. Capacità predittiva.
2. Semplicità.
3. Coerenza con il resto.
4. Niente di meglio in giro.
Bene, scartiamo subito 3: dovendo selezionare una "teoria ultima e completa", non esiste un "resto" a cui porre attenzione.
Ora scartiamo 4: le due teorie in lizza sono complementari tra loro e "in giro" non resta granchè.
Spazziamo via subito anche 1: entrambe le teorie rivali sono compatibili con la Scienza, vero oracolo del nostro tempo.
Veniamo al sodo, veniamo a 2.
Rasoio di Occam? Ci dice di rinunciare agli enti di cui non abbiamo bisogno. Quindi non ci dice nulla, visto che tutto dipende dalla parolina "bisogno".
Cellule, atomi, protoni, quark, brodo primordiale, costanti cosmiche, coincidenze e chi ne ha più ne metta... più che il "caso" è il "casino", un Gran Casino, potremmo chiamarla l' ipotesi "Babilonia"!
Dio: la perfezione infinita... che semplicità!
L' ipotesi di qualcuno che fa tutto è molto più semplice dell' ipotesi di molte cose che fanno una moltitudine di cose molto strane.
Il limite è più articolato dell' illimitato: richiede di essere isolato tramite concettualizzazioni complesse. La velocità della luce newtoniana era supposta infinita finchè non fu necessario ridurla. Il motivo è chiaro: nella scienza come altrove a parità del resto si privilegia la semplicità.
Obiezione: chissà che cervellone incasinato che c' ha Dio!
Risposta: ma il teismo non considera Dio un cervello! Così come io non sono il mio cervello. Sciocchino!
Obiezione: ma chi ha soluzioni tanto semplici s' impigrisce, non si spreme le meningi per "cercare".
Risposta: chissà che tu abbia ragione, posso anche concedere l' "obiezione psicologica", salvo precisare che è estranea alla valutazione scientifica dei 4 Criteri.
E dire che quasi quasi mi vergognavo della vecchietta ignorante che va in Chiesa e sgrana rosari come pannocchie; ora, in quanto indizio della semplicità divina, la sua esistenza diventa un punto di forza. Perchè dobbiamo correre a psicanalizzarla? Forse, visto che la spiegazione di Tutto è tanto semplice, ha solo "capito". Poverina.
Bene, il setaccio della Scienza ha dunque parlato. Spero qualcuno abbia ascoltato.
Per ascoltarlo meglio consiglio comunque il libro che ho appena finito di leggere. Farsi raccontare quanto ho detto dai piani alti dell' Accademia puo' essere rassicurante di per se'.
Non lasciarti prendere dal panico e rifletti. La concorrenza tra "pensieri ultimi" in fondo puo' essere limitata a due: Teismo o Materialismo? Cosa buttare dalla torre?
Per scegliere in modo rigoroso e responsabile considera i criteri con cui la Scienza screma le sue teorie, mi sembra un buon benchmark:
1. Capacità predittiva.
2. Semplicità.
3. Coerenza con il resto.
4. Niente di meglio in giro.
Bene, scartiamo subito 3: dovendo selezionare una "teoria ultima e completa", non esiste un "resto" a cui porre attenzione.
Ora scartiamo 4: le due teorie in lizza sono complementari tra loro e "in giro" non resta granchè.
Spazziamo via subito anche 1: entrambe le teorie rivali sono compatibili con la Scienza, vero oracolo del nostro tempo.
Veniamo al sodo, veniamo a 2.
Rasoio di Occam? Ci dice di rinunciare agli enti di cui non abbiamo bisogno. Quindi non ci dice nulla, visto che tutto dipende dalla parolina "bisogno".
Cellule, atomi, protoni, quark, brodo primordiale, costanti cosmiche, coincidenze e chi ne ha più ne metta... più che il "caso" è il "casino", un Gran Casino, potremmo chiamarla l' ipotesi "Babilonia"!
Dio: la perfezione infinita... che semplicità!
L' ipotesi di qualcuno che fa tutto è molto più semplice dell' ipotesi di molte cose che fanno una moltitudine di cose molto strane.
Il limite è più articolato dell' illimitato: richiede di essere isolato tramite concettualizzazioni complesse. La velocità della luce newtoniana era supposta infinita finchè non fu necessario ridurla. Il motivo è chiaro: nella scienza come altrove a parità del resto si privilegia la semplicità.
Obiezione: chissà che cervellone incasinato che c' ha Dio!
Risposta: ma il teismo non considera Dio un cervello! Così come io non sono il mio cervello. Sciocchino!
Obiezione: ma chi ha soluzioni tanto semplici s' impigrisce, non si spreme le meningi per "cercare".
Risposta: chissà che tu abbia ragione, posso anche concedere l' "obiezione psicologica", salvo precisare che è estranea alla valutazione scientifica dei 4 Criteri.
E dire che quasi quasi mi vergognavo della vecchietta ignorante che va in Chiesa e sgrana rosari come pannocchie; ora, in quanto indizio della semplicità divina, la sua esistenza diventa un punto di forza. Perchè dobbiamo correre a psicanalizzarla? Forse, visto che la spiegazione di Tutto è tanto semplice, ha solo "capito". Poverina.
Bene, il setaccio della Scienza ha dunque parlato. Spero qualcuno abbia ascoltato.
Per ascoltarlo meglio consiglio comunque il libro che ho appena finito di leggere. Farsi raccontare quanto ho detto dai piani alti dell' Accademia puo' essere rassicurante di per se'.
martedì 16 marzo 2010
Strani abbracci
Uno strano abbraccio avvinghia l' Etica e l' Efficienza.
Il guaio dell' utilitarismo è che non è mai utile... per tutti. Altrimenti chiuderemmo baracca & burattini.
La cosa sembra chiara. Servono davvero degli esempi? Pesco dal mazzo: abolire il comunismo in Nord Corea sarebbe bello ed efficiente. Ma non per Kim Jong-Il.
Tappo la falla inventandomi un "feliciometro", ma i feliciometri non funzionano mai. La falla si allarga e la barca dell' utilitarsmo affonda.
Come confrontare il segno meno di Dittatore & Scagnozzi, con il segno più del Coreano medio? Pantano generale.
E qui la morale entra in ballo... se non volete che entri in ballo l' irrazionalità.
Prsento i miei due articoli di fede in merito: 1. i "feliciometri" più prudenti, dovrebbero confermare l' intuizione etica (amen!); 2. se l' efficientismo è pieno di limiti, l' etica è piena di dogmi, si discute poco da quelle parti; l' utilitarismo, al contrario, pur non arrivando a niente, alimenta lo scambio e il cambio di idee, cerchiamo quindi di gettare solo l' acqua sporca.
Da notare che chi sottoscrive il primo articolo, corre spedito a firmare in calce al secondo. Purchè i puntini vengano messi sulle i. Chi nicchia sul primo, raggela tremebondo di fronte al secondo.
Mi sembra comunque l' accrocco migliore per far convivere questi due vicini tanto litigiosi quanto preziosi per animare la vita del nostro piccolo e meraviglioso condominio.
link
P.S. A proposito, vedo che il buon berlic ogni tanto butta l' occhio dalle nostre parti e mi affretto a consigliare il suo blog. Ricordo che il post a cui si aggancia il presente mi fu ispirato da un piccolo scambio con lui. Mi sembrava giusto integrare il tutto con un match tra pesi massimi.
Il guaio dell' utilitarismo è che non è mai utile... per tutti. Altrimenti chiuderemmo baracca & burattini.
La cosa sembra chiara. Servono davvero degli esempi? Pesco dal mazzo: abolire il comunismo in Nord Corea sarebbe bello ed efficiente. Ma non per Kim Jong-Il.
Tappo la falla inventandomi un "feliciometro", ma i feliciometri non funzionano mai. La falla si allarga e la barca dell' utilitarsmo affonda.
Come confrontare il segno meno di Dittatore & Scagnozzi, con il segno più del Coreano medio? Pantano generale.
E qui la morale entra in ballo... se non volete che entri in ballo l' irrazionalità.
Prsento i miei due articoli di fede in merito: 1. i "feliciometri" più prudenti, dovrebbero confermare l' intuizione etica (amen!); 2. se l' efficientismo è pieno di limiti, l' etica è piena di dogmi, si discute poco da quelle parti; l' utilitarismo, al contrario, pur non arrivando a niente, alimenta lo scambio e il cambio di idee, cerchiamo quindi di gettare solo l' acqua sporca.
Da notare che chi sottoscrive il primo articolo, corre spedito a firmare in calce al secondo. Purchè i puntini vengano messi sulle i. Chi nicchia sul primo, raggela tremebondo di fronte al secondo.
Mi sembra comunque l' accrocco migliore per far convivere questi due vicini tanto litigiosi quanto preziosi per animare la vita del nostro piccolo e meraviglioso condominio.
link
P.S. A proposito, vedo che il buon berlic ogni tanto butta l' occhio dalle nostre parti e mi affretto a consigliare il suo blog. Ricordo che il post a cui si aggancia il presente mi fu ispirato da un piccolo scambio con lui. Mi sembrava giusto integrare il tutto con un match tra pesi massimi.
Nostalgia delle passate stitichezze
Quanti musici girano oggi tecnicamente dotati quanto Mendelssohn? Legioni.
Quanti poeticamente al suo pari? Un' infinità. Anzi, due.
Naturalmente nessuno "riscrive" le sinfonie di Mendelssohn, si sentirebbero e sarebbero bollati come manieristi marcescenti. Da quei talenti così amorosamente coltivati ci aspettiamo l' arte del nostro tempo senza che si perda tempo in sterili esercizi.
Ma sul punto non insisto oltre, è impossibile dire se Pierre Boulez, o Morton Feldman, o Barry Guy, o george Lewis, o Charles Mingus, o... abbiano prodotto "più o meno bellezza" rispetto a Mendelssohn. Mi basta rilevare il rapporto numerico di 1:1000.
Anche perchè la reale differenza rispetto al passato la fa la diffusione: la società dei consumi ci ricopre di "bello" doc per il modo geniale in cui lo "trasporta".
Taglio la testa al toro con un quesito: l' amante del bello preferirà nascere oggi o coevo di Mendelssohn?
Sciagurata colui che sceglie la seconda opzione!
Se proprio il suo animo delicato non riesce a penetrare l' arte di Tim Hodgkinson, se proprio non ce la fa a capire che Cornelius Cadrew è un ottimo sostituto di Mendelssohn, con pochi euro puo' tenersi in casa tutte le sinfonie del venerato Idolo eseguite in modo fantastico e ascoltabili tutte le sere.
Miracolo? No, società dei consumi. Fine del discorso.
Vediamo ora quei campi in cui la semplice tecnica non fa finire tanto brutalmente il discorso.
Moby Dick? Capolavoro.
Ma mi vengono in mente almeno un centinaio di libri del novecento al suo pari. Se ci penso ancora un po' me ne vengono in mente altri 100, ne sono certo. Riflettendo trenta secondi sugli ultimi anni sono a quota 15. Tutti libri a cui manca quel centinaio di pagine di troppo che c' è in Moby Dick e che spero salterai indirizzando in modo più proficuo la tua sete di bellezza.
Nell' ultimo anno, tanto per mantenere il mare come scenografia, l' afflato epico, e la potenza poetica basterebbe l' antillano Derek Walcott. Oppure l' australiano Les Murray. Oppure... Sono prodotti letterariamente molto più sofisticati rispetto a Melville, ma altrettanto d' impatto.
Più sofisticati e ricercati? Ma è ovvio! Ascolta Harold Bloom: i grandi del passato sono grandi per il valore genealogico della loro opera prima ancora che il valore assoluto. Dunque i nostri sono nani sulle spalle di giganti? Direi nani su una colonna smisurata di nani con qualche gigante qua e là. Sta di fatto che sono nani altissimi ma soprattutto nessun gigante è tanto alto quanto il nano che si siede sulle sue spalle. E nani del genere per nostra fortuna proliferano come formiche al campeggio.
Anche qui basta schioccare le dita. Miracolo? No, società dei consumi.
Ri-fine del discorso.
Ultima perplessità da fugare: di fronte all' evidenza, come spiegare la posizione del "pessimista culturale" (pc).
Cowen cita i tre bias cognitivi del pc. Ho fretta, c' è troppa bellezza in giro e rischio di perderla, lascia che dedichi un rigo per ogni centuria di pagine:
1. Il pc ama cio' che gli hanno insegnato ad amare e cio' che ha imparato ad amare. Nel giudicare, poi, non tiene conto di questo fatto elementare. Premessa finale: imparare costa.
2. il pc confronta il "meglio" del passato - l' unico dato a disposizione - con il "complesso" dell' oggi. Mele con Pere, insomma. Non dategli addosso, non ha alternative. Vedi punto seguente.
3. Il consumo della cultura contemporanea è inefficiente: procediamo a tentoni, perdiamo tempo, non sappiamo dove stia il meglio. Per il passato la pappa è pronta, mille inteligenze ce l' hanno per-masticata.
C' è poi il pessimismo culturale degli artisti: la concorrenza furibonda rispetto al passato è davvero scocciante.
c' è il pessimismo culturale dei marxisti (Scuola di Francoforte): siccome a New York non spuntano i Soviet, ecco che a New York fa schifo tutto, produzione culturale compresa.
C' è il pessimismo culturale dei religiosi: siccome NY è secolarizzata, a NY tutto è demoniaco.
C' è il pessimismo culturale dei conservatori: siccome la società cambia e non sta ferma mai, il cambiamento imbarca solo schifezze e degrado.
C' è il pessimismo culturale dei multiculturalisti: siccome il darwinismo culturale s' inghiotte intere "culture", le digerisce e le restituisce irriconoscibili, allora non è abbastanza "culturale".
C' è il pessimismo culturale delle elite: siccome la cultura si diffonde troppo, allora fa schifo per definizione (è la posizione consueta di chi batte cassa).
Ci sono tanti pessimismi culturali, tutti frutto di una logica fallace con i fatti che se ne vanno per conto loro completamente trascurati.
***
Ma su una cosa posso essere d' accordo. La nostra capacità di assorbire bellezza potrebbe essere limitata. Averne troppa a disposizione potrebbe dunque produrre solo effetti negativi: costo opportunità e costo di concentrazione.
Ecco l' unica via per arrivare alla meta agognata, ovvero per rimpiangere la stitichezza del passato.
Quanti poeticamente al suo pari? Un' infinità. Anzi, due.
Naturalmente nessuno "riscrive" le sinfonie di Mendelssohn, si sentirebbero e sarebbero bollati come manieristi marcescenti. Da quei talenti così amorosamente coltivati ci aspettiamo l' arte del nostro tempo senza che si perda tempo in sterili esercizi.
Ma sul punto non insisto oltre, è impossibile dire se Pierre Boulez, o Morton Feldman, o Barry Guy, o george Lewis, o Charles Mingus, o... abbiano prodotto "più o meno bellezza" rispetto a Mendelssohn. Mi basta rilevare il rapporto numerico di 1:1000.
Anche perchè la reale differenza rispetto al passato la fa la diffusione: la società dei consumi ci ricopre di "bello" doc per il modo geniale in cui lo "trasporta".
Taglio la testa al toro con un quesito: l' amante del bello preferirà nascere oggi o coevo di Mendelssohn?
Sciagurata colui che sceglie la seconda opzione!
Se proprio il suo animo delicato non riesce a penetrare l' arte di Tim Hodgkinson, se proprio non ce la fa a capire che Cornelius Cadrew è un ottimo sostituto di Mendelssohn, con pochi euro puo' tenersi in casa tutte le sinfonie del venerato Idolo eseguite in modo fantastico e ascoltabili tutte le sere.
Miracolo? No, società dei consumi. Fine del discorso.
Vediamo ora quei campi in cui la semplice tecnica non fa finire tanto brutalmente il discorso.
Moby Dick? Capolavoro.
Ma mi vengono in mente almeno un centinaio di libri del novecento al suo pari. Se ci penso ancora un po' me ne vengono in mente altri 100, ne sono certo. Riflettendo trenta secondi sugli ultimi anni sono a quota 15. Tutti libri a cui manca quel centinaio di pagine di troppo che c' è in Moby Dick e che spero salterai indirizzando in modo più proficuo la tua sete di bellezza.
Nell' ultimo anno, tanto per mantenere il mare come scenografia, l' afflato epico, e la potenza poetica basterebbe l' antillano Derek Walcott. Oppure l' australiano Les Murray. Oppure... Sono prodotti letterariamente molto più sofisticati rispetto a Melville, ma altrettanto d' impatto.
Più sofisticati e ricercati? Ma è ovvio! Ascolta Harold Bloom: i grandi del passato sono grandi per il valore genealogico della loro opera prima ancora che il valore assoluto. Dunque i nostri sono nani sulle spalle di giganti? Direi nani su una colonna smisurata di nani con qualche gigante qua e là. Sta di fatto che sono nani altissimi ma soprattutto nessun gigante è tanto alto quanto il nano che si siede sulle sue spalle. E nani del genere per nostra fortuna proliferano come formiche al campeggio.
Anche qui basta schioccare le dita. Miracolo? No, società dei consumi.
Ri-fine del discorso.
Ultima perplessità da fugare: di fronte all' evidenza, come spiegare la posizione del "pessimista culturale" (pc).
Cowen cita i tre bias cognitivi del pc. Ho fretta, c' è troppa bellezza in giro e rischio di perderla, lascia che dedichi un rigo per ogni centuria di pagine:
1. Il pc ama cio' che gli hanno insegnato ad amare e cio' che ha imparato ad amare. Nel giudicare, poi, non tiene conto di questo fatto elementare. Premessa finale: imparare costa.
2. il pc confronta il "meglio" del passato - l' unico dato a disposizione - con il "complesso" dell' oggi. Mele con Pere, insomma. Non dategli addosso, non ha alternative. Vedi punto seguente.
3. Il consumo della cultura contemporanea è inefficiente: procediamo a tentoni, perdiamo tempo, non sappiamo dove stia il meglio. Per il passato la pappa è pronta, mille inteligenze ce l' hanno per-masticata.
C' è poi il pessimismo culturale degli artisti: la concorrenza furibonda rispetto al passato è davvero scocciante.
c' è il pessimismo culturale dei marxisti (Scuola di Francoforte): siccome a New York non spuntano i Soviet, ecco che a New York fa schifo tutto, produzione culturale compresa.
C' è il pessimismo culturale dei religiosi: siccome NY è secolarizzata, a NY tutto è demoniaco.
C' è il pessimismo culturale dei conservatori: siccome la società cambia e non sta ferma mai, il cambiamento imbarca solo schifezze e degrado.
C' è il pessimismo culturale dei multiculturalisti: siccome il darwinismo culturale s' inghiotte intere "culture", le digerisce e le restituisce irriconoscibili, allora non è abbastanza "culturale".
C' è il pessimismo culturale delle elite: siccome la cultura si diffonde troppo, allora fa schifo per definizione (è la posizione consueta di chi batte cassa).
Ci sono tanti pessimismi culturali, tutti frutto di una logica fallace con i fatti che se ne vanno per conto loro completamente trascurati.
***
Ma su una cosa posso essere d' accordo. La nostra capacità di assorbire bellezza potrebbe essere limitata. Averne troppa a disposizione potrebbe dunque produrre solo effetti negativi: costo opportunità e costo di concentrazione.
Ecco l' unica via per arrivare alla meta agognata, ovvero per rimpiangere la stitichezza del passato.
La caccia
Pensierini sul terzo Mondo:
1. Esiste un "circolo della povertà": senza una leva esterna non se ne esce.
2. Il colonialismo è la causa ultima della povertà.
3. E la penultima è la sovrapopolazione, vero flagello di Dio.
Ed ora le scoperte che li hanno resi obsoleti trasformando d' incanto tanta sicumera in luogo comune:
1. Nessuno degli attuali Paesi sviluppati ha ricevuto in passato aiuti dall' esterno.
2. Gli Stati ex-colonie stanno meglio degli altri. Chi si è "liberato" dopo sta meglio di chi si è "liberato" prima.
3. E' la condotta degli uomini a creare ricchezza, non il loro numero.
Questi tre righi sono la selvaggina di una caccia durata lo spazio di una vita: quella di Peter Bauer.
Anticlericale e agnostico, chiese funerali cattolici alla sua morte.
Presuntuoso! Bacchettò così l' economista suo collega che usava troppa matematica a sproposito anzichè scendere sul campo. Incompetente! Bacchettò così la Chiesa che varava piani di "assistenza" anzichè spirituali.
Non serve il pesce, non serve molto nemmeno saper pescare: serve saper scambiare il pescato evitando di tenerselo stretto!
Peter Bauer non c' è più e finalmente in Italia esce benemerito un suo libro.
Sul solco da lui tracciato, nel tentativo di arginare la valanga di perniciosi aiuti, oggi lavorano indefessi Dambisa Moyo e Glenn Hubbard, tanto per dirne due.
1. Esiste un "circolo della povertà": senza una leva esterna non se ne esce.
2. Il colonialismo è la causa ultima della povertà.
3. E la penultima è la sovrapopolazione, vero flagello di Dio.
Ed ora le scoperte che li hanno resi obsoleti trasformando d' incanto tanta sicumera in luogo comune:
1. Nessuno degli attuali Paesi sviluppati ha ricevuto in passato aiuti dall' esterno.
2. Gli Stati ex-colonie stanno meglio degli altri. Chi si è "liberato" dopo sta meglio di chi si è "liberato" prima.
3. E' la condotta degli uomini a creare ricchezza, non il loro numero.
Questi tre righi sono la selvaggina di una caccia durata lo spazio di una vita: quella di Peter Bauer.
Anticlericale e agnostico, chiese funerali cattolici alla sua morte.
Presuntuoso! Bacchettò così l' economista suo collega che usava troppa matematica a sproposito anzichè scendere sul campo. Incompetente! Bacchettò così la Chiesa che varava piani di "assistenza" anzichè spirituali.
Non serve il pesce, non serve molto nemmeno saper pescare: serve saper scambiare il pescato evitando di tenerselo stretto!
Peter Bauer non c' è più e finalmente in Italia esce benemerito un suo libro.
Sul solco da lui tracciato, nel tentativo di arginare la valanga di perniciosi aiuti, oggi lavorano indefessi Dambisa Moyo e Glenn Hubbard, tanto per dirne due.
lunedì 15 marzo 2010
Wurstel insipidi
Guardate laggiù chi sta seduto al tavolino della birreria. C' è il vecchio dott. Brecht alle prese con il solito wurstel da tre soldi.
Il burbero dott. Brecht ci scruta in tralice, si mette in guardia alla maniera dei pugili, finchè rompe gli indugi e sferra un gancio allungando il suo guantone... per strisciarci sulla guancia una ruvida carezza.
Poi torna a rosicchiare il suo wurster insipido, tanto per mettere in chiaro che lui non è un intellettuale dispersivo, che lui ha da tempo rinunciato a pensare tutti i pensieri. Ne ha scelti alcuni, li ha avvolti con cura nella sua carta stagnola, e con quelli si è rimpiattato in trincea.
Questi rivoluzionari... sono proprio abitudinari. Glielo leggi in faccia lo scontento per le cose che non stanno mai ferme, progresso compreso. Cosa c' è di meglio allora che il Wurster non-cucinato al modo in cui non-lo-cucinava la mamma? Sempre quello, ora come allora.
D' altronde a lui piace così il cibo: insipido, disadorno, dimesso. Chi non scorge in tutto cio' una patente civetteria?
La civetteria ingenua del rude ormai prolifico solo nello scrivere libri... viene in mente il Corona gasato dalle cantilene della Bignardi come un bimbetto quando hai ospiti in casa.
Cessa la guerra, ma a lui dispiace sfangare la trincea; e quando lo congedano a forza si aggirerà tra i nostri divertimenti con il fare del reduce rancoroso. Cerca dove affondare la baionetta e trova solo morbidi cuscini, cerca la mischia rigeneratrice e trova solo sangue colorato.
Brecht davanti al suo wurstel insipido... Chi non scorge i fasulli rimpianti dell' arricchito, del fresco borghese? Come farsi perdonare al più presto la scalata sociale? Che forma dare alla punizione da autoprescriversi?
E poi, chi non trova sbilanciato un uomo che ha scelto di sbilanciarsi tanto? Chi non scorge ad ogni suo passo mille zoppie? Chi non nota insicurezza in colui che reagisce alle critiche radicalizzando ulteriormente le sue posizioni? Chi non trae almeno dieci difetti da ciascuno dei difetti appena rilevati?
Gli spiriti guerrieri come il suo amano denunciare la putrescente tranquillità della pace (borghese), è una debolezza insuperabile.
Naturalmente lo fanno in nome della "vera pace", mai disgiunta dalla giustizia. Quest' ultima da conseguire mediante crociata con in appendice la messa in cantiere dell' Uomo Nuovo. Gliene serve uno su misura per lubrificare i meccanismi ritorti della macchinosa Utopia.
Poichè i mulini a vento di allora decisero di indossare le svastiche, il cantore di denunce ebbe la sua ora di gloria, le sue immobili lancette segnarono l' ora esatta come per incanto. Forse urtato da tanta rispettabilità guadagnata, il mangiatore di Wurster insipidi si fece stalinista e finalmente, ma a fatica, fu ricoperto del fango che agognava.
Il dott. Brecht ora siede al baretto su un tavolo in disparte, continua imperterrito a cantilenare la sua canzone da tre soldi. Quella valuta è ormai fuoricorso, il vocalizzo imbarazzante, la melodia monocorde... ma è pur sempre la "sua" canzone. Tanto attaccamento a cose che valgono tanto poco, tanto appetito per cose tanto insipide, meritano lo scappellamento del passante. E tutto sommato non mi è spaiciuto affatto passare di qua.
Il burbero dott. Brecht ci scruta in tralice, si mette in guardia alla maniera dei pugili, finchè rompe gli indugi e sferra un gancio allungando il suo guantone... per strisciarci sulla guancia una ruvida carezza.
Poi torna a rosicchiare il suo wurster insipido, tanto per mettere in chiaro che lui non è un intellettuale dispersivo, che lui ha da tempo rinunciato a pensare tutti i pensieri. Ne ha scelti alcuni, li ha avvolti con cura nella sua carta stagnola, e con quelli si è rimpiattato in trincea.
Questi rivoluzionari... sono proprio abitudinari. Glielo leggi in faccia lo scontento per le cose che non stanno mai ferme, progresso compreso. Cosa c' è di meglio allora che il Wurster non-cucinato al modo in cui non-lo-cucinava la mamma? Sempre quello, ora come allora.
D' altronde a lui piace così il cibo: insipido, disadorno, dimesso. Chi non scorge in tutto cio' una patente civetteria?
La civetteria ingenua del rude ormai prolifico solo nello scrivere libri... viene in mente il Corona gasato dalle cantilene della Bignardi come un bimbetto quando hai ospiti in casa.
Cessa la guerra, ma a lui dispiace sfangare la trincea; e quando lo congedano a forza si aggirerà tra i nostri divertimenti con il fare del reduce rancoroso. Cerca dove affondare la baionetta e trova solo morbidi cuscini, cerca la mischia rigeneratrice e trova solo sangue colorato.
Brecht davanti al suo wurstel insipido... Chi non scorge i fasulli rimpianti dell' arricchito, del fresco borghese? Come farsi perdonare al più presto la scalata sociale? Che forma dare alla punizione da autoprescriversi?
E poi, chi non trova sbilanciato un uomo che ha scelto di sbilanciarsi tanto? Chi non scorge ad ogni suo passo mille zoppie? Chi non nota insicurezza in colui che reagisce alle critiche radicalizzando ulteriormente le sue posizioni? Chi non trae almeno dieci difetti da ciascuno dei difetti appena rilevati?
Gli spiriti guerrieri come il suo amano denunciare la putrescente tranquillità della pace (borghese), è una debolezza insuperabile.
Naturalmente lo fanno in nome della "vera pace", mai disgiunta dalla giustizia. Quest' ultima da conseguire mediante crociata con in appendice la messa in cantiere dell' Uomo Nuovo. Gliene serve uno su misura per lubrificare i meccanismi ritorti della macchinosa Utopia.
Poichè i mulini a vento di allora decisero di indossare le svastiche, il cantore di denunce ebbe la sua ora di gloria, le sue immobili lancette segnarono l' ora esatta come per incanto. Forse urtato da tanta rispettabilità guadagnata, il mangiatore di Wurster insipidi si fece stalinista e finalmente, ma a fatica, fu ricoperto del fango che agognava.
Il dott. Brecht ora siede al baretto su un tavolo in disparte, continua imperterrito a cantilenare la sua canzone da tre soldi. Quella valuta è ormai fuoricorso, il vocalizzo imbarazzante, la melodia monocorde... ma è pur sempre la "sua" canzone. Tanto attaccamento a cose che valgono tanto poco, tanto appetito per cose tanto insipide, meritano lo scappellamento del passante. E tutto sommato non mi è spaiciuto affatto passare di qua.
Un viagra per lo spirito
Il libertario Alex Tabarrok, ogni dieci giorni, ritiene opportuno recitare una smentita delle sue credenze più ferme. Chiamiamole "prove tecniche di onestà intellettuale". Ecco un esempio delle sue periodiche confessioni:
Had the idea of a government plan to shift the clocks back and forth twice and year been proposed today I am reasonably certain that I would have been against it. I probably would have argued that it would be chaotic, inefficient and unnecessary (private firms could agree with their employees to change working hours at any time, right?). Central planning of time! Washington bureaucracy messing with the clocks! Get your government hands off my time! And yet, it works and I like it. It is good to be reminded of this twice a year.
Ogni tanto fa bene una confessione senza pentimento di tal genere, rinvigorisce lo spirito e si riparte alla grande.
Quando un tizio parla così, prendo molto più sul serio il resto che ha da dire. Ed è una fortuna per tutti che Alex abbia davvero parecchio da dire.
Had the idea of a government plan to shift the clocks back and forth twice and year been proposed today I am reasonably certain that I would have been against it. I probably would have argued that it would be chaotic, inefficient and unnecessary (private firms could agree with their employees to change working hours at any time, right?). Central planning of time! Washington bureaucracy messing with the clocks! Get your government hands off my time! And yet, it works and I like it. It is good to be reminded of this twice a year.
Ogni tanto fa bene una confessione senza pentimento di tal genere, rinvigorisce lo spirito e si riparte alla grande.
Quando un tizio parla così, prendo molto più sul serio il resto che ha da dire. Ed è una fortuna per tutti che Alex abbia davvero parecchio da dire.
Preti pedofili: hard data
Chissà quanti Santi non sono stati proclamati per mancanza della "giusta occasione"!
Avendo questo in mente mi chiedo se c' è una particolare propensione dei preti cattolici verso la pedofilia?
Difficile dirlo ma, a quanto pare, sembra di no.
Inutile dire che l' articolo linkato non è in sè molto interessante: confronta i preti con il resto della popolazione maggiorenne (Austria), ovverossia mele con pere. Del resto è una replica a chi inaugura questo genere di macedonie.
Ma poi nei commenti si passa al sodo (il più informato sembra il sig. LaPeste) e si esce abbastanza istruiti su un tema che ricorre: i preti, se paragonati con altre categorie in contatto diffuso con l' infanzia, non escono particolarmente scornati.
Chi ha altri dati attendibili e ragionati? Bisognerà tornarci.
Avendo questo in mente mi chiedo se c' è una particolare propensione dei preti cattolici verso la pedofilia?
Difficile dirlo ma, a quanto pare, sembra di no.
Inutile dire che l' articolo linkato non è in sè molto interessante: confronta i preti con il resto della popolazione maggiorenne (Austria), ovverossia mele con pere. Del resto è una replica a chi inaugura questo genere di macedonie.
Ma poi nei commenti si passa al sodo (il più informato sembra il sig. LaPeste) e si esce abbastanza istruiti su un tema che ricorre: i preti, se paragonati con altre categorie in contatto diffuso con l' infanzia, non escono particolarmente scornati.
Chi ha altri dati attendibili e ragionati? Bisognerà tornarci.
Ateismo puritano
L' intuizione morale dell' uomo è immutabile e si regge sempre e comunque su cinque pilastri: solidarietà, reciprocità, rispetto dell' autorità, appartenenza, sacralità. Non uno di più, non uno di meno.
Jonathan Haidt ne è certo.
Possono variare i "pesi" da persona a persona o da popolo a polpolo, ma nessuna delle fondamenta potrà mai latitare. Siamo fatti così! Giocando con i pesi posso poi tracciare, per esempio, le varie ideologie correnti.
La domanda sorge spontanea: ma un ateo-materialista-desinistra, e tra noi ce ne sono parecchi, come puo' coltivare il valore della "santità" e della "sacralità"? Punto di domanda?
A quanto pare esiste pure un puritanesimo materialista!
Infatti, le misurazioni di Haidt si occupano della vicenda e concludono che lo "scristianizzato sinistrorso" tende innanzitutto a sacralizzare il cibo:
... it can be seen in the liberal tendency to moralize food and eating, beyond its nutritive/material aspects...
... e poi l' ambiente...
... it can be seen in the way the left treats environmental issues and the natural world as something sacred, to be cared for above and beyond its consequences for human welfare...
Da non perdere poi la conclusione: "Can anyone understand Avatar who lacks all intuitions of purity/sanctity?". E' chiaro il concetto?
Ne approfitto per segnalare un saggio brillante: "Is Food the New Sex?". Si comparano i sacerdoti del "sesso" con quelli del "cibo".
Nei suoi esperimenti Haidt fa largo uso dei verdoni valutando le risposte delle "cavie" di fronte ad offerte concrete in denaro. Mi sembra un buon metodo per approntare interviste credibili.
Non solo, lui stesso scommette sulle proprie conclusioni: 1000 dollari a chi le confuta seguendo un protocollo sperimentale ben preciso. Mi sembra un buon modo per fare il Professore in modo credibile.
Per chi fosse interessato ad altre scommesse accademiche a lungo termine: qui.
Jonathan Haidt ne è certo.
Possono variare i "pesi" da persona a persona o da popolo a polpolo, ma nessuna delle fondamenta potrà mai latitare. Siamo fatti così! Giocando con i pesi posso poi tracciare, per esempio, le varie ideologie correnti.
La domanda sorge spontanea: ma un ateo-materialista-desinistra, e tra noi ce ne sono parecchi, come puo' coltivare il valore della "santità" e della "sacralità"? Punto di domanda?
A quanto pare esiste pure un puritanesimo materialista!
Infatti, le misurazioni di Haidt si occupano della vicenda e concludono che lo "scristianizzato sinistrorso" tende innanzitutto a sacralizzare il cibo:
... it can be seen in the liberal tendency to moralize food and eating, beyond its nutritive/material aspects...
... e poi l' ambiente...
... it can be seen in the way the left treats environmental issues and the natural world as something sacred, to be cared for above and beyond its consequences for human welfare...
Da non perdere poi la conclusione: "Can anyone understand Avatar who lacks all intuitions of purity/sanctity?". E' chiaro il concetto?
Ne approfitto per segnalare un saggio brillante: "Is Food the New Sex?". Si comparano i sacerdoti del "sesso" con quelli del "cibo".
Nei suoi esperimenti Haidt fa largo uso dei verdoni valutando le risposte delle "cavie" di fronte ad offerte concrete in denaro. Mi sembra un buon metodo per approntare interviste credibili.
Non solo, lui stesso scommette sulle proprie conclusioni: 1000 dollari a chi le confuta seguendo un protocollo sperimentale ben preciso. Mi sembra un buon modo per fare il Professore in modo credibile.
Per chi fosse interessato ad altre scommesse accademiche a lungo termine: qui.
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venerdì 12 marzo 2010
Volano Pizze
Mi appresto a leggere CARITAS IN VERITATE e voglio fare qualche considerazione preliminare per non presentarmi impreparato all' appuntamento con il testo.
Trovo giusto e doveroso sbilanciarmi e prendere posizione PRIMA della cruciale lettura: se dovrà essere "obbedienza", che non sia quella della pecora.
Il punto sembra essere questo: Etica o Economia?
Detto altrimenti: l' egoismo basta?
Se a questo problema trovate una facile soluzione, probabilmente è perchè non lo avete capito.
Infatti non è solo un problema difficile da risolvere, è soprattutto un problema difficile da capire.
Quel "bastare", per esempio, a cosa si riferisce?
Ipotesi: si riferisce alla costruzione di una comunità agiata e soddisfatta già su questa terra.
Le mie attitudini personali mi fanno propendere per l' Economia. D' istinto dico che l' "egoismo" dovrebbe bastare. Notate le virgolette? Per la mentalità "mediterranea" sono essenziali. Mi spiego meglio, o almeno spero.
Io la vedo così: il Manager si preoccupa di procurare i mezzi, il Santo di spendere. Il Manager agisce egoisticamente, il Santo agisce (anche) in modo altruistico.
Noi siamo per metà Manager e per metà Santi. Lasciamo che la prima metà agisca in autonomia, la seconda avrà più risorse da investire nel "bene".
E' il Manager che arricchisce la società, è dunque l' egoismo che ha questa funzione. Tra Etica ed Economia, prevale quest' ultima, almeno nella fase "produttiva".
Qualcuno potrebbe sobbalzare. Com' è possibile ottenere una felicità generalizzata grazie all' egoismo individuale? Com' è possibile che il vizio privato sfoci nella virtù pubblica?
Ok, anch' io a suo tempo lessi l' aurea favoletta.
Ok, la lezione è vecchia e la conosco bene: "non è certo per la generosità del pizzaiolo che vengo rifornito di ottime pizze a basso prezzo"; ma posso generalizzare questo messaggio?
La mia risposta è "sì". Un timido "sì", intendiamoci, magari pronunciato a fior di labbra e sottovoce, ma pur sempre un "sì".
Qualcuno fa resistenza e pensa soprattutto alle mitiche "Regole". Ma anche per loro in fondo vale quanto detto per il "pizzaiolo": la loro "bontà" non dipende dalla generosità del regolatore, e quindi tale generosità è superflua.
Preoccupa l' "applicazione" delle regole? Ma è solo un servizio per cui continua a valere la "logica del pizzaiolo".
Detto questo, cio' non significa che ogni disguido sia scongiurato: innanzitutto l' egoista puo' sempre sbagliare i propri conti, non siamo infallibili e il mondo è incasinato. Se l' egoista non fosse ragionevole, staremmo freschi. E' la "ragione" la miglior compagna dell' "egoismo": lo cura e lo trasforma in una virtù sociale.
Ma non è finita: molti egoisti potrebbero essere allettati da comportamenti contingenti anti-sociali, non fatico ad accettare questa possibilità, anzi, la constato tutti i giorni.
Niente paura: la gran massa degli egoismi si coalizzerà per prevenire e neutralizzare questo attacco, conviene! E magari, nel bel fervorino che segue, non mancherà un illusorio appello all' "eticità".
Povera Etica, ridotta ad espediente per non "perdere tempo"! A "specchietto per le allodole". Lo ammetto, non è questa una funzione molto nobile. Sono comunque sicuro che il Santo non è orgoglioso e non se la prenderà quando viene a sapere che i suoi sacrifici servono a ben poco quaggiù; del resto, la sua missione è un' altra.
Per quanto mi riguarda, io credo che la "santità" esista, penso dunque che alcuni comportamenti siano "giusti" e non mi chiedo se "serva" considerarli tali, penso solo che le cose stiano così, ed ammetterlo senza tante storie mi evita la fatica intellettuale di elaborare giustificazioni cervellotiche e malferme. Certo, il rasoio di Occam ci chiede di non inventare enti inutili e per qualcuno quelle "giustificazioni" appaiono necessarie, senonchè io non sto inventando nulla!
Concludo con un paradosso che mi riguarda: quando riscontro l' esistenza del "bene" sono invaso da una certezza (vogliamo chiamarla "evidenza"?) ben più salda rispetto a quando speculo sulla scarsa utilità materiale dell' etica. E' proprio in questo secondo caso che la fede prolunga la ragione giocando un ruolo decisivo. E' fede nel fatto che l' Etica raggiungerà il suo apice proprio grazie all' Economia.
P.S. un buon libro dove continuare la riflessione preparatoria è quello in cui si confrontano rispettosamente l' economista Zingales e il gesuita Salvini.
Trovo giusto e doveroso sbilanciarmi e prendere posizione PRIMA della cruciale lettura: se dovrà essere "obbedienza", che non sia quella della pecora.
Il punto sembra essere questo: Etica o Economia?
Detto altrimenti: l' egoismo basta?
Se a questo problema trovate una facile soluzione, probabilmente è perchè non lo avete capito.
Infatti non è solo un problema difficile da risolvere, è soprattutto un problema difficile da capire.
Quel "bastare", per esempio, a cosa si riferisce?
Ipotesi: si riferisce alla costruzione di una comunità agiata e soddisfatta già su questa terra.
Le mie attitudini personali mi fanno propendere per l' Economia. D' istinto dico che l' "egoismo" dovrebbe bastare. Notate le virgolette? Per la mentalità "mediterranea" sono essenziali. Mi spiego meglio, o almeno spero.
Io la vedo così: il Manager si preoccupa di procurare i mezzi, il Santo di spendere. Il Manager agisce egoisticamente, il Santo agisce (anche) in modo altruistico.
Noi siamo per metà Manager e per metà Santi. Lasciamo che la prima metà agisca in autonomia, la seconda avrà più risorse da investire nel "bene".
E' il Manager che arricchisce la società, è dunque l' egoismo che ha questa funzione. Tra Etica ed Economia, prevale quest' ultima, almeno nella fase "produttiva".
Qualcuno potrebbe sobbalzare. Com' è possibile ottenere una felicità generalizzata grazie all' egoismo individuale? Com' è possibile che il vizio privato sfoci nella virtù pubblica?
Ok, anch' io a suo tempo lessi l' aurea favoletta.
Ok, la lezione è vecchia e la conosco bene: "non è certo per la generosità del pizzaiolo che vengo rifornito di ottime pizze a basso prezzo"; ma posso generalizzare questo messaggio?
La mia risposta è "sì". Un timido "sì", intendiamoci, magari pronunciato a fior di labbra e sottovoce, ma pur sempre un "sì".
Qualcuno fa resistenza e pensa soprattutto alle mitiche "Regole". Ma anche per loro in fondo vale quanto detto per il "pizzaiolo": la loro "bontà" non dipende dalla generosità del regolatore, e quindi tale generosità è superflua.
Preoccupa l' "applicazione" delle regole? Ma è solo un servizio per cui continua a valere la "logica del pizzaiolo".
Detto questo, cio' non significa che ogni disguido sia scongiurato: innanzitutto l' egoista puo' sempre sbagliare i propri conti, non siamo infallibili e il mondo è incasinato. Se l' egoista non fosse ragionevole, staremmo freschi. E' la "ragione" la miglior compagna dell' "egoismo": lo cura e lo trasforma in una virtù sociale.
Ma non è finita: molti egoisti potrebbero essere allettati da comportamenti contingenti anti-sociali, non fatico ad accettare questa possibilità, anzi, la constato tutti i giorni.
Niente paura: la gran massa degli egoismi si coalizzerà per prevenire e neutralizzare questo attacco, conviene! E magari, nel bel fervorino che segue, non mancherà un illusorio appello all' "eticità".
Povera Etica, ridotta ad espediente per non "perdere tempo"! A "specchietto per le allodole". Lo ammetto, non è questa una funzione molto nobile. Sono comunque sicuro che il Santo non è orgoglioso e non se la prenderà quando viene a sapere che i suoi sacrifici servono a ben poco quaggiù; del resto, la sua missione è un' altra.
Per quanto mi riguarda, io credo che la "santità" esista, penso dunque che alcuni comportamenti siano "giusti" e non mi chiedo se "serva" considerarli tali, penso solo che le cose stiano così, ed ammetterlo senza tante storie mi evita la fatica intellettuale di elaborare giustificazioni cervellotiche e malferme. Certo, il rasoio di Occam ci chiede di non inventare enti inutili e per qualcuno quelle "giustificazioni" appaiono necessarie, senonchè io non sto inventando nulla!
Concludo con un paradosso che mi riguarda: quando riscontro l' esistenza del "bene" sono invaso da una certezza (vogliamo chiamarla "evidenza"?) ben più salda rispetto a quando speculo sulla scarsa utilità materiale dell' etica. E' proprio in questo secondo caso che la fede prolunga la ragione giocando un ruolo decisivo. E' fede nel fatto che l' Etica raggiungerà il suo apice proprio grazie all' Economia.
P.S. un buon libro dove continuare la riflessione preparatoria è quello in cui si confrontano rispettosamente l' economista Zingales e il gesuita Salvini.
giovedì 11 marzo 2010
Tanti nemici, tanto onore
Intendiamoci: nessun nemico, ancora più onore (forse).
Il fatto è che è meglio diffidare di chi ha un solo nemico, ovvero di colui che tende a concentrare la propria avversione.
Poichè oggi ci s' imbatte continuamente in gente con un solo nemico (di solito è basso, pelato e racconta le barzellette), mi interesserebbe speculare su cosa nasconda questa forma mentis.
Scava, scava non si trovano mostri, piuttosto un briciolo di ansietà. Non possiamo certo definirla "merce rara".
Il fatto è che è meglio diffidare di chi ha un solo nemico, ovvero di colui che tende a concentrare la propria avversione.
Poichè oggi ci s' imbatte continuamente in gente con un solo nemico (di solito è basso, pelato e racconta le barzellette), mi interesserebbe speculare su cosa nasconda questa forma mentis.
Scava, scava non si trovano mostri, piuttosto un briciolo di ansietà. Non possiamo certo definirla "merce rara".
Mal d' Amore Mal Curati
Lo sapevo che sarebbe stato difficile gestire la pratica post-Cvetaeva.
Lo sgancio da una Signorina tanto appassionata è sempre manovra complicatissima.
Me ne stavo lì, convalescente sulla flottante amaca appena smossa dalla tranquilla vibrazione che, a distanza di giorni, ancora promanava il tenero verso sillabato a fior di labbra...
...me ne stavo lì con le spire della maliarda ormai allentate e rassegnate...
...quando mi è venuta la malsana idea di accelerare il decorso del disincanto amoroso prendendo in mano uno dei più sudici cartigli che mai siano stati ospitati nella mia umile dimora. In calce recava la luciferina firma del luciferino Johnatan Swift.
Se solo avessi dato retta alla profetica Censura che con lungimiranza e buon senso lastrica le strade a noi poveri lettori spaesati!
Questa premurosa Madre del Consiglio già dal loro apparire aveva, con pertinenza, stimmatizzato la feccia lutulente di cui sopra con l' infame marchio UP (Unprintable Poems).
Ma io no. Io devo sempre sbatterci le corna di persona, altrimenti non sono contento.
Il Torbido Moralista intonacato comincia da subito a latrarmi nell' orecchio con aria volpina sottraendomi ai balsami incantatori della Russa più innamorata del mondo per poi trascinarmi al cospetto delle sue puteolenti Ninfe Stercorarie.
"La tua bella che non proietta ombra alcuna, sarà pure impegnata a girare l' Europa in puro Spirito nel tentativo di cancellarsi da ogni specchio, ma il pitale lo usa ancora, eccome se lo usa..." e nel pronunciare queste sconcertanti parole ti schiaffa l' oggetto e il rancido contenuto sotto le froge frementi d' indignazione.
E' con agguati di questo tipo che il Pestilenziale Canonico mi ha sfiancato e demoralizzato oltremisura convertendosi da Antidoto a Veleno.
La sua malvagia tempestività mi ha tormentato per giorni. Seguono crudi esempi che non voglio commentare.
Se lei nel languoroso controluce mi saluta sventolando la nivea manina il cui biancore, sempre sul punto di dissolversi, produce un effetto di fantasmagoriche gibigianne dall' arcano morse amoroso...
...allora puoi star certo che lo spregevole Satiro salterà su, bavetta e triplice mento tremante, ad illustrare con dovizia tutto l' inventario di lebbre, scabbie e psoriasi - documentate e reperite di persona negli inesplorati anfratti dell' Amato Corpo.
Dal davanzale appare lei stagliando la fluente e astratta chioma corvina, vero stendardo del sentimento disincarnato...
...e il nocivo Reverendo che non manca un colpo si precipita nell' esporre orgoglioso la nuova refurtiva proveniente direttamente dallo Spogliatoio della Signora: svariati pettini intasati di crassume, ma così aderente da impedire ogni varco.
Lei compare sul filo dell' orizzonte in una leggiadra veste che la rende trasparente fino alla sparizione...
...e lui si affretta presentandosi con l' orribile reperto trafugato chissà dove: una sozza camiciola giallognola, imbrattata da innominabili secrezioni e con le ascelle saldamente incotechite.
Lei porge il padiglione (mirabile conchiglia) al mio verbo innamorato?
E lo smagato pretonzolo mi si para tempestivamente innanzi con la sua orribile collezione di "fiori d' allume" sottovetro, disponibili in tutte le fogge.
Io lo scalcio mandandolo per le terre con tutti i suoi specchietti ingrommati di cerume. Ma la tigna di questo mangiapatate dell' Isola smeraldina è incredibilmente coriacea.
Il Gran Misogeno d' Irlanda stringe l' assedio, lo vedi girare avanti e indietro con la pettegola lente indagatrice, il catalogo del suo contanimato abisso femminile è tanto lungo quanto disgustoso: bacili immondi, bisunte berrette, poltiglia di fazzoletto, stoffe vuncie, corrotti fiati, crassi umori, fetide zaffate, sudori aciduli, rumori sconci, vapori ripugnanti, piaghe purulente...
A questo punto mi decido: addio Marina Cvetaeva, Ninfa ormai scoronata.
Finchè mi starai vicina dovrò giocoforza interpolare la tua compagnia con quella di mostruose Muse Escrementizie.
E allora Addio Marina Cvetaeva, amante precaria, abbandonami con una delle tue memorabili "smemorie".
Non eri tu che nel verso più bello riportavi l' ingiunzione di Euridice affinchè fosse liberata dal molesto Orfeo?
Addio Marina Cvetaeva, saluto te. Con te saluto quella maschera di ferro che fu la morsa del tuo corpo/carcassa e che insieme abbiamo tentato vanamente di allentare.
Spremi la tua calda lacrima mia Didone. Piangi forte come l' ultima delle sartine. Lo scaffale più alto e inaccessibile del tinello marron sarà lo scoglio dove languirai.
Ti seppellisco in cielo. Ti riconsegno alle polveri da cui venisti regalandoti quell' esilio perenne che è tanto consono alla tua natura.
E quale altra sorte pretende chi canta l' amore solo come "arco teso e disagio" oppure "randagia alleanza"?
Lascia in pace una buona volta colui che lo cerca nella forma di "matrimonio, patrimonio, decoro, indirizzo e numero civico...".
Sei donna - sii forte - sopporta!
Sopporta, tu che hai intonato l' immortale "Poema della Fine", gemma abbagliante destinata ad impreziosire ogni abbandono.
Sopporta questa bordata di addii e ferite che ti infliggo. Sopporta l' aguzzo quando trafigge la polpa.
Unico diversivo sarà per te la triviale compagnia del Lercio Canonico d' Irlanda. Hai capito bene, ho intenzione di liquidarlo per sempre appostandolo al tuo fianco. Leggetevi e neutralizzatevi.
Tutto purchè i vostri bisturi cessino di straziere le frolle carni di noi lettori. Che io possa arrugginire altrove e in santa pace la vecchia latta del mio cuore.
***
Poi magari, già che ci sono, vado a prendere un The al limone con la vecchia Zia Szymborska e mi faccio consolare un po' da lei che sa sempre cosa dire di tutto...di ruggini, di cuori, di tutto.
***
Per Fiorenza: il libro "usato" di cui parlavo nel primo post, era: "Dopo la Russia", Mondadori. Una raccolta poetica tradotta meravigliosamente dalla solita Serena Vitale (forse, senza saperlo, era proprio lei che volevo omaggiare).
In questo post invece parlo di Johnatan Swift, "Lo Spogliatoio della Signora", Einaudi. Altra raccolta di poesie, ma di tenore ben diverso!
Lo sgancio da una Signorina tanto appassionata è sempre manovra complicatissima.
Me ne stavo lì, convalescente sulla flottante amaca appena smossa dalla tranquilla vibrazione che, a distanza di giorni, ancora promanava il tenero verso sillabato a fior di labbra...
...me ne stavo lì con le spire della maliarda ormai allentate e rassegnate...
...quando mi è venuta la malsana idea di accelerare il decorso del disincanto amoroso prendendo in mano uno dei più sudici cartigli che mai siano stati ospitati nella mia umile dimora. In calce recava la luciferina firma del luciferino Johnatan Swift.
Se solo avessi dato retta alla profetica Censura che con lungimiranza e buon senso lastrica le strade a noi poveri lettori spaesati!
Questa premurosa Madre del Consiglio già dal loro apparire aveva, con pertinenza, stimmatizzato la feccia lutulente di cui sopra con l' infame marchio UP (Unprintable Poems).
Ma io no. Io devo sempre sbatterci le corna di persona, altrimenti non sono contento.
Il Torbido Moralista intonacato comincia da subito a latrarmi nell' orecchio con aria volpina sottraendomi ai balsami incantatori della Russa più innamorata del mondo per poi trascinarmi al cospetto delle sue puteolenti Ninfe Stercorarie.
"La tua bella che non proietta ombra alcuna, sarà pure impegnata a girare l' Europa in puro Spirito nel tentativo di cancellarsi da ogni specchio, ma il pitale lo usa ancora, eccome se lo usa..." e nel pronunciare queste sconcertanti parole ti schiaffa l' oggetto e il rancido contenuto sotto le froge frementi d' indignazione.
E' con agguati di questo tipo che il Pestilenziale Canonico mi ha sfiancato e demoralizzato oltremisura convertendosi da Antidoto a Veleno.
La sua malvagia tempestività mi ha tormentato per giorni. Seguono crudi esempi che non voglio commentare.
Se lei nel languoroso controluce mi saluta sventolando la nivea manina il cui biancore, sempre sul punto di dissolversi, produce un effetto di fantasmagoriche gibigianne dall' arcano morse amoroso...
...allora puoi star certo che lo spregevole Satiro salterà su, bavetta e triplice mento tremante, ad illustrare con dovizia tutto l' inventario di lebbre, scabbie e psoriasi - documentate e reperite di persona negli inesplorati anfratti dell' Amato Corpo.
Dal davanzale appare lei stagliando la fluente e astratta chioma corvina, vero stendardo del sentimento disincarnato...
...e il nocivo Reverendo che non manca un colpo si precipita nell' esporre orgoglioso la nuova refurtiva proveniente direttamente dallo Spogliatoio della Signora: svariati pettini intasati di crassume, ma così aderente da impedire ogni varco.
Lei compare sul filo dell' orizzonte in una leggiadra veste che la rende trasparente fino alla sparizione...
...e lui si affretta presentandosi con l' orribile reperto trafugato chissà dove: una sozza camiciola giallognola, imbrattata da innominabili secrezioni e con le ascelle saldamente incotechite.
Lei porge il padiglione (mirabile conchiglia) al mio verbo innamorato?
E lo smagato pretonzolo mi si para tempestivamente innanzi con la sua orribile collezione di "fiori d' allume" sottovetro, disponibili in tutte le fogge.
Io lo scalcio mandandolo per le terre con tutti i suoi specchietti ingrommati di cerume. Ma la tigna di questo mangiapatate dell' Isola smeraldina è incredibilmente coriacea.
Il Gran Misogeno d' Irlanda stringe l' assedio, lo vedi girare avanti e indietro con la pettegola lente indagatrice, il catalogo del suo contanimato abisso femminile è tanto lungo quanto disgustoso: bacili immondi, bisunte berrette, poltiglia di fazzoletto, stoffe vuncie, corrotti fiati, crassi umori, fetide zaffate, sudori aciduli, rumori sconci, vapori ripugnanti, piaghe purulente...
A questo punto mi decido: addio Marina Cvetaeva, Ninfa ormai scoronata.
Finchè mi starai vicina dovrò giocoforza interpolare la tua compagnia con quella di mostruose Muse Escrementizie.
E allora Addio Marina Cvetaeva, amante precaria, abbandonami con una delle tue memorabili "smemorie".
Non eri tu che nel verso più bello riportavi l' ingiunzione di Euridice affinchè fosse liberata dal molesto Orfeo?
Addio Marina Cvetaeva, saluto te. Con te saluto quella maschera di ferro che fu la morsa del tuo corpo/carcassa e che insieme abbiamo tentato vanamente di allentare.
Spremi la tua calda lacrima mia Didone. Piangi forte come l' ultima delle sartine. Lo scaffale più alto e inaccessibile del tinello marron sarà lo scoglio dove languirai.
Ti seppellisco in cielo. Ti riconsegno alle polveri da cui venisti regalandoti quell' esilio perenne che è tanto consono alla tua natura.
E quale altra sorte pretende chi canta l' amore solo come "arco teso e disagio" oppure "randagia alleanza"?
Lascia in pace una buona volta colui che lo cerca nella forma di "matrimonio, patrimonio, decoro, indirizzo e numero civico...".
Sei donna - sii forte - sopporta!
Sopporta, tu che hai intonato l' immortale "Poema della Fine", gemma abbagliante destinata ad impreziosire ogni abbandono.
Sopporta questa bordata di addii e ferite che ti infliggo. Sopporta l' aguzzo quando trafigge la polpa.
Unico diversivo sarà per te la triviale compagnia del Lercio Canonico d' Irlanda. Hai capito bene, ho intenzione di liquidarlo per sempre appostandolo al tuo fianco. Leggetevi e neutralizzatevi.
Tutto purchè i vostri bisturi cessino di straziere le frolle carni di noi lettori. Che io possa arrugginire altrove e in santa pace la vecchia latta del mio cuore.
***
Poi magari, già che ci sono, vado a prendere un The al limone con la vecchia Zia Szymborska e mi faccio consolare un po' da lei che sa sempre cosa dire di tutto...di ruggini, di cuori, di tutto.
***
Per Fiorenza: il libro "usato" di cui parlavo nel primo post, era: "Dopo la Russia", Mondadori. Una raccolta poetica tradotta meravigliosamente dalla solita Serena Vitale (forse, senza saperlo, era proprio lei che volevo omaggiare).
In questo post invece parlo di Johnatan Swift, "Lo Spogliatoio della Signora", Einaudi. Altra raccolta di poesie, ma di tenore ben diverso!
Early childhood education
Intervista a James Heckman.
Raccomando la sezione Early childhood education.
Riassunto: puntare sui big five nei 0-7 anni.
Traduzione a beneficio del Ministro della Pubblica Istruzione e dell' Università: concentrati sulla sostanza formativa, ovvero sugli asili. Del resto occupati nel tempo libero.
Qualcuno ha un' idea pratica di cosa significhi "puntare sulle abilità non-cognitive"?
Ipotesi: regole, motivazioni, tranquillità, concentrazione, devono essere anteposte alla capacità di risolvere problemi?
Sì, ma in concreto? Andare a letto alle 8,30 senza brontolare è più formativo di passare il terzo livello del giochetto elettronico luminescente o di fare l' ingegnere con il Lego, o di imparare presto a leggere e scrivere? Il bambino disciplinato che non si annoia facilmente (perchè sa motivarsi) ha davvero più speranze del genietto capriccioso?
Sembra incredibile ma la posizione modernista e tremendamente all' avanguardia di chi accetta un IQ rigido e in gran parte genetico, rivaluta poi taluni metodi educativi tradizionali.
Raccomando la sezione Early childhood education.
Riassunto: puntare sui big five nei 0-7 anni.
Traduzione a beneficio del Ministro della Pubblica Istruzione e dell' Università: concentrati sulla sostanza formativa, ovvero sugli asili. Del resto occupati nel tempo libero.
Qualcuno ha un' idea pratica di cosa significhi "puntare sulle abilità non-cognitive"?
Ipotesi: regole, motivazioni, tranquillità, concentrazione, devono essere anteposte alla capacità di risolvere problemi?
Sì, ma in concreto? Andare a letto alle 8,30 senza brontolare è più formativo di passare il terzo livello del giochetto elettronico luminescente o di fare l' ingegnere con il Lego, o di imparare presto a leggere e scrivere? Il bambino disciplinato che non si annoia facilmente (perchè sa motivarsi) ha davvero più speranze del genietto capriccioso?
Sembra incredibile ma la posizione modernista e tremendamente all' avanguardia di chi accetta un IQ rigido e in gran parte genetico, rivaluta poi taluni metodi educativi tradizionali.
Donne e asili
Ah, queste donne italiche che non lavorano e non fanno fligli. Come dare loro una mano? Magari con asili e altri servizi del genere!
Tutti d' accordo?
Macchè!
Basterebbe notare come filiano e lavorano sodo fuori casa donne di paesi dove questi servizi sono praticamente assenti.
Il problema è culturale e riguarda il modo in cui la coppia ripartisce i carichi di lavoro.
"... finché le donne italiane lavoreranno in totale 80 minuti in più degli uomini (sommando il lavoro casalingo a quello retribuito) e soprattutto finché saranno loro ad essere sempre "on duty" per la famiglia anche nei momenti in cui lavorano fuori casa, esse non potranno esprimere nel lavoro retribuito la stess energia e la stessa produttività degli uomini..."
A questo punto gli autori propongono di tassare il reddito degli uomini. Ok, ma c' è ancora qualcosa che non mi quadra.
Qualora si ritenga di aver dimostrato come una certa cosa non viene fatta, non tanto perchè onerosa, ma piuttosto per ragioni "culturali", allora non ha più molto senso impegnarsi affinchè si realizzi. Almeno fino a che siamo disposti ad accettare la spiegazione più semplice, lineare ed empiricamente comprovata: quella basata sulle preferenze.
http://www.pietroichino.it/?p=238
Tutti d' accordo?
Macchè!
Basterebbe notare come filiano e lavorano sodo fuori casa donne di paesi dove questi servizi sono praticamente assenti.
Il problema è culturale e riguarda il modo in cui la coppia ripartisce i carichi di lavoro.
"... finché le donne italiane lavoreranno in totale 80 minuti in più degli uomini (sommando il lavoro casalingo a quello retribuito) e soprattutto finché saranno loro ad essere sempre "on duty" per la famiglia anche nei momenti in cui lavorano fuori casa, esse non potranno esprimere nel lavoro retribuito la stess energia e la stessa produttività degli uomini..."
A questo punto gli autori propongono di tassare il reddito degli uomini. Ok, ma c' è ancora qualcosa che non mi quadra.
Qualora si ritenga di aver dimostrato come una certa cosa non viene fatta, non tanto perchè onerosa, ma piuttosto per ragioni "culturali", allora non ha più molto senso impegnarsi affinchè si realizzi. Almeno fino a che siamo disposti ad accettare la spiegazione più semplice, lineare ed empiricamente comprovata: quella basata sulle preferenze.
http://www.pietroichino.it/?p=238
mercoledì 10 marzo 2010
Due vaccinazioni
Contro l' ateismo e la teologia dilettantesca.
Alister McGrath.
Kenneth Miller.
Francis Collins
Ve lo ricordate il "principio antropico"? Molti lo usano come novella prova cosmologica. La cosa non mi convince del tutto, ma da lì si puo' pur sempre partire.
Se pesco a caso delle carte dal mazzo posso sempre stabilire a posteriori una logica ed illudermi che la cosa sia "sorprendente" e richieda una spiegazione. Ma se pesco 10 carte realizzando una scala reale, allora la sorpresa è reale e una spiegazione s' impone.
Per molti l' universo è una scala reale. Non che ci siano grandi prove.
Certo che l' universo (così come tutti gli universi possibili) sembra rispondere ad un ordine. E' intelleggibile, è catturabile dalla logica e dalla matematica.
Ma mentre esistono mille forme di caos, mentre esiste una logica possibile.
In un certo senso il fatto che siamo di fronte ad una "scala reale" è testimoniato dai sorpendenti poteri della matematica più che dalla vita umana in sè.
Certo dobbiamo porre la Matematica come qualcosa a se stante rispetto alla materia, così come la nostra mente. Ma ci sono ottimi argomenti per farlo!
Non che l' intelligibilità dell' universo sia una realtà stabilita, ma di sicuro è l' atto di fede elementare che intraprendono gli scienziati nel momento in cui chinano la schiena sulla loro scrivania e si spremono le meningi.
Alister McGrath.
Kenneth Miller.
Francis Collins
Ve lo ricordate il "principio antropico"? Molti lo usano come novella prova cosmologica. La cosa non mi convince del tutto, ma da lì si puo' pur sempre partire.
Se pesco a caso delle carte dal mazzo posso sempre stabilire a posteriori una logica ed illudermi che la cosa sia "sorprendente" e richieda una spiegazione. Ma se pesco 10 carte realizzando una scala reale, allora la sorpresa è reale e una spiegazione s' impone.
Per molti l' universo è una scala reale. Non che ci siano grandi prove.
Certo che l' universo (così come tutti gli universi possibili) sembra rispondere ad un ordine. E' intelleggibile, è catturabile dalla logica e dalla matematica.
Ma mentre esistono mille forme di caos, mentre esiste una logica possibile.
In un certo senso il fatto che siamo di fronte ad una "scala reale" è testimoniato dai sorpendenti poteri della matematica più che dalla vita umana in sè.
Certo dobbiamo porre la Matematica come qualcosa a se stante rispetto alla materia, così come la nostra mente. Ma ci sono ottimi argomenti per farlo!
Non che l' intelligibilità dell' universo sia una realtà stabilita, ma di sicuro è l' atto di fede elementare che intraprendono gli scienziati nel momento in cui chinano la schiena sulla loro scrivania e si spremono le meningi.
Da qualche parte c' è sempre un Vasco Rossi
Leggendo le avventure stanziali del Giovane Holden ho notato che costui si esprime in perfetto italiano, perlomeno nella copia del mio libro Einaudi. Trovo la cosa inaudita visto che il caproccioso pupillo è progenie di famiglia americana doc e non si è mai avventurato al di fuori dell' asse Pensylvania-Manhattan. Se comunque devo dire... la cosa non mi disturba.
Leggendo le avventure di Renzo Tramaglino, rilevo il linguaggio insolitamente forbito di questo contadinotto lecchese in procinto di accasarsi. In verità me l' hanno fatto notare altri, poichè la cornice è talmente in armonia con il quadro da passare inosservata.
Il minuscolo protagonista del "Factum est" testoriano ansima, impetra, implora, urla, maledice, benedice, prega, guaisce e spira spappolandosi in modo che molti contestano ideologicamente.
Peccato per loro, si sono persi un pezzettino d' arte vera. Ok, in giro ce n' è tanta e recupereranno presto con il concerto di Vasco Rossi, ma resta pur sempre uno spreco.
Quella minuscola ed espressiva agitazione, nel testo si giustifica così: bisogna scuotere la futura non-madre affinchè resista alla proposta di raschiamento avanzata dal futuro non-padre. Oltretutto, il perfetto non-Padre sta perdendo la pazienza e tra un po' mi sa che mena pure.
Cederà! Cosicchè un cristo in miniatura soffocherà nel suo sangue attaccato alla placenta come l' eretico al palo prima che il fuoco gli arricci la pelle.
Chi mette l' ideologia nell' attico e l' arte in cantina, lo riconosci subito: il patetico monologo dell' inerme Presenza lo ispira al punto che non puo' trattenersi dal declamare su cellule neuronali ancora da farsi ed altre amenità varie. Il sipario deve ancora scendere ma lui ha già intrapreso il suo personale trip bioeticista.
Lo sappiamo che in fondo basta un pianeta spento e minuscolo per oscurare un sole enorme ed infuocato. Allo stesso modo nel cervello di taluni basta l' eco del giornalista lunare Massarenti per eclissare il Poeta solare Testori.
Devo ammettere che l' obiezione del Caulfield italofono ha una pregnanza e una capacità spiazzante più meritevole di approfondimento.
Mai come qui si coglie la distanza tra scienza ed arte, la dimestichezza con l' ipotesi contorta che la prima richiede e la seconda disdegna.
Sarà per questo che l' artista è chiamato a depositare il suo particolare occhio cieco/vggente sulla superficie del Reale, sarà perchè si sente chiamato all' ubbidienza verso il santo comandamento della Poetica aristotelica: "molto meglio inscenare un impossibile verosimile che un possibile inverosimile"
Leggendo le avventure di Renzo Tramaglino, rilevo il linguaggio insolitamente forbito di questo contadinotto lecchese in procinto di accasarsi. In verità me l' hanno fatto notare altri, poichè la cornice è talmente in armonia con il quadro da passare inosservata.
Il minuscolo protagonista del "Factum est" testoriano ansima, impetra, implora, urla, maledice, benedice, prega, guaisce e spira spappolandosi in modo che molti contestano ideologicamente.
Peccato per loro, si sono persi un pezzettino d' arte vera. Ok, in giro ce n' è tanta e recupereranno presto con il concerto di Vasco Rossi, ma resta pur sempre uno spreco.
Quella minuscola ed espressiva agitazione, nel testo si giustifica così: bisogna scuotere la futura non-madre affinchè resista alla proposta di raschiamento avanzata dal futuro non-padre. Oltretutto, il perfetto non-Padre sta perdendo la pazienza e tra un po' mi sa che mena pure.
Cederà! Cosicchè un cristo in miniatura soffocherà nel suo sangue attaccato alla placenta come l' eretico al palo prima che il fuoco gli arricci la pelle.
Chi mette l' ideologia nell' attico e l' arte in cantina, lo riconosci subito: il patetico monologo dell' inerme Presenza lo ispira al punto che non puo' trattenersi dal declamare su cellule neuronali ancora da farsi ed altre amenità varie. Il sipario deve ancora scendere ma lui ha già intrapreso il suo personale trip bioeticista.
Lo sappiamo che in fondo basta un pianeta spento e minuscolo per oscurare un sole enorme ed infuocato. Allo stesso modo nel cervello di taluni basta l' eco del giornalista lunare Massarenti per eclissare il Poeta solare Testori.
Devo ammettere che l' obiezione del Caulfield italofono ha una pregnanza e una capacità spiazzante più meritevole di approfondimento.
Mai come qui si coglie la distanza tra scienza ed arte, la dimestichezza con l' ipotesi contorta che la prima richiede e la seconda disdegna.
Sarà per questo che l' artista è chiamato a depositare il suo particolare occhio cieco/vggente sulla superficie del Reale, sarà perchè si sente chiamato all' ubbidienza verso il santo comandamento della Poetica aristotelica: "molto meglio inscenare un impossibile verosimile che un possibile inverosimile"
martedì 9 marzo 2010
Ridatemi le mie vacanze!
E' un' ingiustizia! Rivoglio le vacanze che mi spettano. Rivoglio i miei 15 giorni in Grecia a 500 euro.
La Grecia è un paese fallito, dovrebbe uscire dall' euro, svalutare drammaticamente la sua moneta e, dietro qualche centinaio di euro, consentirmi una lunga e beata vacanza su una delle tante perle del mediterraneo che annovera.
Non nego che qualcuno pagherebbe il fio.
I greci, per esempio. Le loro vacanze le vedo male, d' altronde i loro governi spendaccioni se li sono eletti, quindi...
Anche chi ha prestato ai greci, trema. Pazienza, faranno meglio i loro conti la prossima volta.
Suvvia, non facciamola troppo lunga, fallire non è una tragedia.
Ricapitoliamo, visto come sono andate le cose un elementare principio di giustizia mi consentirebbe di passare all' incasso.
Invece no, mi tocca sì passare alla cassa ma per pagare poichè sembra ci si orienti verso una soluzione differente: salvataggio a spese del contribuente europeo.
Ah... le tortuose vie della solidarietà. E ci credo poi che il liberal è più "intelligente": la soluzione più semplice e lineare non gli va mai bene! Occorre un bel capoccione per uscire dai labirinti dove puntualmente va a ficcarsi.
Solidarietà? Qualche politico ci crede, qualcun altro è stato perfettamente partorito dall' evoluzione per vendere quel genere di merce, e l' ultimo, più consapevole e rispettabile, fiuta l' affare e il monumento.
Chi non capisce la logica che ci sta sotto, non capisce l' 1+1 della politica: in caso di fallimento il pagatore è consapevole (e recalcitra... e non ti vota più), in caso di "salvataggio" il pagatore è un allocco con nella testa tanti bias.
Non ci credete?
Come no? Ma pensate davvero che i defraudati della meritata vacanza a prezzi stracciati organizzino vociferanti cortei? Ma quella vacanza è solo una mera possibilità che ancora non si è concretizzata e non si concretizzerà mai, un puro spettro che i nostri bias ci impediscono di vedere chiaramente. Se la possibilità di un corteo vi sembra assurda, meditatene i motivi e vi sarete risposti da soli. Avrete anche capito perchè al politico conviene sempre il sabotaggio strisciante del mercato.
Ma anche chi conosce come si fanno le sommatorie politiche di cui sopra, dati gli sviluppi, sarà in altre faccende affaccendato: sarà d' uopo infatti consigliare al Ministro Tremonti di rilassarsi e lasciar ammonticchiare un bel deficit, in caso di difficoltà basterà un fischio al neonato Fondo Monetario Europeo. Così, se i greci ci hanno fregato, noi fregheremo i tedeschi quanto prima. Tiè!
E poi, quando tutto salterà in aria, considerando che il "sabotaggio" è stato solo "strisciante" anzichè sotto l' occhio vigile dell' allocco, c' è sempre l' arma di riserva: grideremo in coro contro le ingiustizie del mercato selvaggio! Scommettete che l' allocco griderà più forte di tutti?
La Grecia è un paese fallito, dovrebbe uscire dall' euro, svalutare drammaticamente la sua moneta e, dietro qualche centinaio di euro, consentirmi una lunga e beata vacanza su una delle tante perle del mediterraneo che annovera.
Non nego che qualcuno pagherebbe il fio.
I greci, per esempio. Le loro vacanze le vedo male, d' altronde i loro governi spendaccioni se li sono eletti, quindi...
Anche chi ha prestato ai greci, trema. Pazienza, faranno meglio i loro conti la prossima volta.
Suvvia, non facciamola troppo lunga, fallire non è una tragedia.
Ricapitoliamo, visto come sono andate le cose un elementare principio di giustizia mi consentirebbe di passare all' incasso.
Invece no, mi tocca sì passare alla cassa ma per pagare poichè sembra ci si orienti verso una soluzione differente: salvataggio a spese del contribuente europeo.
Ah... le tortuose vie della solidarietà. E ci credo poi che il liberal è più "intelligente": la soluzione più semplice e lineare non gli va mai bene! Occorre un bel capoccione per uscire dai labirinti dove puntualmente va a ficcarsi.
Solidarietà? Qualche politico ci crede, qualcun altro è stato perfettamente partorito dall' evoluzione per vendere quel genere di merce, e l' ultimo, più consapevole e rispettabile, fiuta l' affare e il monumento.
Chi non capisce la logica che ci sta sotto, non capisce l' 1+1 della politica: in caso di fallimento il pagatore è consapevole (e recalcitra... e non ti vota più), in caso di "salvataggio" il pagatore è un allocco con nella testa tanti bias.
Non ci credete?
Come no? Ma pensate davvero che i defraudati della meritata vacanza a prezzi stracciati organizzino vociferanti cortei? Ma quella vacanza è solo una mera possibilità che ancora non si è concretizzata e non si concretizzerà mai, un puro spettro che i nostri bias ci impediscono di vedere chiaramente. Se la possibilità di un corteo vi sembra assurda, meditatene i motivi e vi sarete risposti da soli. Avrete anche capito perchè al politico conviene sempre il sabotaggio strisciante del mercato.
Ma anche chi conosce come si fanno le sommatorie politiche di cui sopra, dati gli sviluppi, sarà in altre faccende affaccendato: sarà d' uopo infatti consigliare al Ministro Tremonti di rilassarsi e lasciar ammonticchiare un bel deficit, in caso di difficoltà basterà un fischio al neonato Fondo Monetario Europeo. Così, se i greci ci hanno fregato, noi fregheremo i tedeschi quanto prima. Tiè!
E poi, quando tutto salterà in aria, considerando che il "sabotaggio" è stato solo "strisciante" anzichè sotto l' occhio vigile dell' allocco, c' è sempre l' arma di riserva: grideremo in coro contro le ingiustizie del mercato selvaggio! Scommettete che l' allocco griderà più forte di tutti?
lunedì 8 marzo 2010
L' ha detto la scienza
Nell' anno del Signore 2010 non c' è chi rinuncerebbe ad un avallo tanto impressionante.
A qualsiasi conclusione si giunga, si lascia ad intendere che... "l' ha detto la scienza", che la Scienza conferma. Quindi...
Invece, il più delle volte... "l' ha detto una semplice statistica".
Si accende una lampadina e subito crediamo di essere al cospetto del mitico Lume. Poi ci accorgiamo che quella lampadina ha sotto delle svelte gambine con cui se la svigna altrove. E noi ci ritroviamo al buio.
Delusione? Non poi così tanta visto che non è così immediato percepire la differenza tra Scienza e Statistica, ovvero, non si coglie che la prima pur essendo "fatta" da statistiche non puo' essere ridotta ad una statistica isolata.
Vlad: "... la teoria del Kanazawa dice che gli atei e progressisti sono più intelligenti degli altri..."
Una teoria? Una teoria scientifica? No, è solo una conclusione statistica, una semplice descrizione del reale.
"Descrivere" il reale è più semplice che "teoriazzare" sul reale, ma la conclusione di una descrizione non è una conclusione scientifica: affinchè si abbia scienza la teoria è essenziale.
Altrimenti anche la parodia di Diana e della banda-spaghetti diventerebbe seria: la pirateria e il cambiamento climatico sono fenomeni correlati! A dirlo è la Scienza!
In realtà trattasi solo di "descrizioni del reale", non di conclusioni scientifiche.
Per capirci meglio, facciamo il caso di tre "descrizioni statistiche" della realtà che ricaviamo dopo test somministrati in modo accurato ma con una loro intrinseca affidabilità limitata:
1. gli atei sono più intelligenti (affidabilità 90%);
2. pirateria e cambiamento climatico sono collegati (affidabilità 60%);
3. io ho l' AIDS (affidabilità 99%).
Anche se i test che ho usato sono accuratissimi dal punto di vista scientifico e conosco in modo scientifico il loro grado di affidabilità, la conclusione che segue non puo' ancora dirsi scientifica. Manca la teoria! Manca il modello!
Prendiamo il caso 3 tanto per capirci meglio.
Il test a cui mi sono sottoposto e che registra la mia malattia ha un' affidabilità del 99%. Inserisco questo dato in una "vera teoria scientifica", una teoria che contempla, tra le altre, anche questa ipotesi: l' 1% della popolazione è affetta dall' AIDS.
Di colpo mi accorgo che la probabilità che io abbia l' AIDS è "solo" del 9%! Questa sì è una conclusione scientifica, magari sballata (se la teoria è sballata) ma perlomeno frutto di una teoria.
Notata la leggera differenza tra 9% e 99%? Ebbene, è la differenza che rischia di sfuggire a chi confonde una "conclusione statistica" con una "conclusione scientifica".
Non scambiamo dunque la descrizione statistica (99% di affidabilità dell' affermazione "io ho l' AIDS") con la teoria sceintifica (9% di affidabilità dell' affermazione "io ho l' AIDS").
Entrambe le conclusioni sono corrette ma vanno valutate per quello che sono: una descrive cio' che osservo, l' altra teorizza complessivamente sulla realtà. Entrambe sono rilevanti e interagiscono tra loro restando pur sempre concetti ben differenziati. In altri termini, una teoria scientifica puo' subire importanti revisioni dopo alcuni rilievi statistici ma cio' non significa che la singola statistica si trasformi in "scienza".
Inutile aggiungere che se l' affermazione pastafariana ("pirateria ed effetto serra sono collegati") venisse inserita in una teoria scientifica minimamente credibile, la sua affidabilità collasserebbe praticamente a zero.
Nei modelli economici si postula l' agente razionale, eppure la psicologia sperimentale ci dice ogni giorno quanti e quali bias affliggano il povero decisore. Ma quando questi "difetti" statisticamente tanto appariscenti vengono inseriti nel modello diventano immediatamente trascurabili.
Una probabilità ci informa veramente quando viene fatta reagire con le altre e questo puo' realizzarsi solo se abbiamo una "teoria". In altri termini: quando si ha a che fare con l' incertezza solo l' impostazione bayesiana puo' dirsi razionale e quindi scientifica.
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causa e statistica
A qualsiasi conclusione si giunga, si lascia ad intendere che... "l' ha detto la scienza", che la Scienza conferma. Quindi...
Invece, il più delle volte... "l' ha detto una semplice statistica".
Si accende una lampadina e subito crediamo di essere al cospetto del mitico Lume. Poi ci accorgiamo che quella lampadina ha sotto delle svelte gambine con cui se la svigna altrove. E noi ci ritroviamo al buio.
Delusione? Non poi così tanta visto che non è così immediato percepire la differenza tra Scienza e Statistica, ovvero, non si coglie che la prima pur essendo "fatta" da statistiche non puo' essere ridotta ad una statistica isolata.
Vlad: "... la teoria del Kanazawa dice che gli atei e progressisti sono più intelligenti degli altri..."
Una teoria? Una teoria scientifica? No, è solo una conclusione statistica, una semplice descrizione del reale.
"Descrivere" il reale è più semplice che "teoriazzare" sul reale, ma la conclusione di una descrizione non è una conclusione scientifica: affinchè si abbia scienza la teoria è essenziale.
Altrimenti anche la parodia di Diana e della banda-spaghetti diventerebbe seria: la pirateria e il cambiamento climatico sono fenomeni correlati! A dirlo è la Scienza!
In realtà trattasi solo di "descrizioni del reale", non di conclusioni scientifiche.
Per capirci meglio, facciamo il caso di tre "descrizioni statistiche" della realtà che ricaviamo dopo test somministrati in modo accurato ma con una loro intrinseca affidabilità limitata:
1. gli atei sono più intelligenti (affidabilità 90%);
2. pirateria e cambiamento climatico sono collegati (affidabilità 60%);
3. io ho l' AIDS (affidabilità 99%).
Anche se i test che ho usato sono accuratissimi dal punto di vista scientifico e conosco in modo scientifico il loro grado di affidabilità, la conclusione che segue non puo' ancora dirsi scientifica. Manca la teoria! Manca il modello!
Prendiamo il caso 3 tanto per capirci meglio.
Il test a cui mi sono sottoposto e che registra la mia malattia ha un' affidabilità del 99%. Inserisco questo dato in una "vera teoria scientifica", una teoria che contempla, tra le altre, anche questa ipotesi: l' 1% della popolazione è affetta dall' AIDS.
Di colpo mi accorgo che la probabilità che io abbia l' AIDS è "solo" del 9%! Questa sì è una conclusione scientifica, magari sballata (se la teoria è sballata) ma perlomeno frutto di una teoria.
Notata la leggera differenza tra 9% e 99%? Ebbene, è la differenza che rischia di sfuggire a chi confonde una "conclusione statistica" con una "conclusione scientifica".
Non scambiamo dunque la descrizione statistica (99% di affidabilità dell' affermazione "io ho l' AIDS") con la teoria sceintifica (9% di affidabilità dell' affermazione "io ho l' AIDS").
Entrambe le conclusioni sono corrette ma vanno valutate per quello che sono: una descrive cio' che osservo, l' altra teorizza complessivamente sulla realtà. Entrambe sono rilevanti e interagiscono tra loro restando pur sempre concetti ben differenziati. In altri termini, una teoria scientifica puo' subire importanti revisioni dopo alcuni rilievi statistici ma cio' non significa che la singola statistica si trasformi in "scienza".
Inutile aggiungere che se l' affermazione pastafariana ("pirateria ed effetto serra sono collegati") venisse inserita in una teoria scientifica minimamente credibile, la sua affidabilità collasserebbe praticamente a zero.
Nei modelli economici si postula l' agente razionale, eppure la psicologia sperimentale ci dice ogni giorno quanti e quali bias affliggano il povero decisore. Ma quando questi "difetti" statisticamente tanto appariscenti vengono inseriti nel modello diventano immediatamente trascurabili.
Una probabilità ci informa veramente quando viene fatta reagire con le altre e questo puo' realizzarsi solo se abbiamo una "teoria". In altri termini: quando si ha a che fare con l' incertezza solo l' impostazione bayesiana puo' dirsi razionale e quindi scientifica.
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causa e statistica
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