Riuscite a prendere sul serio un "determinista"?
Difficile se si mette piede fuori dall' aula scolastica. Per me è evidente che una qualche seppur minima libertà esista.
Eppure ce ne sono molti. Magari sotto la maschera grottesca del "compatibilismo".
[I compatibilisti, onore a loro, un po' si vergognano e corrono a nascondersi infilando la testa sotto il letto. Ma il culone, purtroppo, troneggia denunciandoli]
Ma perchè sono così tanti? Probabilmente per evitare l' inondazione metafisica delle loro filosofie (spesso) materialiste quando ormai lì dentro hanno investito troppo, fino a farne un' ideologia.
Per loro sarebbe davvero disperante.
Se proviamo per un attimo a prendere sul serio il determinismo (d) scopriremmo che è una dottrina contraddittoria, così come lo sono le sue caricature "compatibiliste". Il libero arbitrio (l.a.) allora s' impone (anche) per coerenza logica.
Dimostrazione.
PREMESSA 1: Dovremmo credere solo a cio' che è vero (semplice deontologia epistemica).
PREMESSA 2: Un "dovere" è tale se è anche "possibile" (semplice ragionevolezza).
PREMESSA 3: Se d. fosse vero, tutto cio' che è "possibile" fare verrà fatto (non si scappa).
PREMESSA 4: Io credo nel l.a. (e tutti credono nella mia buona fede).
DERIVAZIONE 1: sulla questione del d., possiamo evitare le false credenze (poiché la ipotizziamo conoscibile: 1+2).
DERIVAZIONE 2. Se il d. fosse vero, potremmo evitare le false credenze (3+5).
DERIVAZIONE 3: poichè evito d., d. non puo' essere vero, quindi sono libero (6+4).
DERIVAZIONE 4: L.a. è vero.
Il determinismo, poichè implica il suo contrario, è una dottrina autocontraddittoria.
Detto più semplicemente: poichè non faccio cio' che potrei fare, sono libero e il detrminismo (che implica si faccia tutto quello che si può fare) è confutato.
Qui Michael Huemer affossa le flebili obiezioni.