sabato 1 novembre 2008

Il punto sulla globalizzazione

C' erano una volta la "globalizzazione" e tutti i suoi nemici...



C' era una volta... ma se qualcuno non lo ricorda, quasi ce ne scordavamo.



Il movimento no-global è stato colpito da non poche sfortune mediatiche, l' eco delle sue imprese è stato oscurato da parecchi eventi che ci hanno aggredito proprio in questo cavallo di secolo in cui la Storia doveva finire: da Ground Zero, fino al Crack finanziario il mondo ha saputo come distrarsi disinteressandosi di loro. In più arriva Tremonti a rubare il mestiere.



Nel frattempo la "globalizzazione" è proseguita. E oggi qualche somma la si puo' pure tirare, concentriamoci sulla povertà nel mondo.



statua vivente di povero cristo (altre statue)





I critici fanno notare come per molti paesi poveri questi anni siano stati tutt' altro che una manna.



I paesi dell' Africa Sub-Sahariana non vedevano l' ora di mettersi alle spalle la maledetta decade dei novanta. Molti di loro hanno addirittura sperimentato il passo del gambero. E il cocktail di medicine che gli "occidentali" hanno fatto ingollare loro ha prodotto solo malaugurati effetti collaterali lasciando il paziente in uno stato catatonico.



I Paesi Sudamericani restano indecifrabili... bravo chi li capisce! lo psico-dramma in cui sembrano sempre immersi si è risolto in una serie di picchi e risalite. Nel complesso, comunque, predomina la delusione con poche eccezioni.



Le ex tigri asiatiche (Sud Corea, Thailandia, Malaysia...) sono state investite dalle turbolenze finanziarie del 1997, meglio non chiedere loro un' opinione su quel periodo.



Gli ex paesi comunisti, uscendo dal frigorifero sovietico, hanno tentato di sgranchirsi con ginnastiche tra le più varie. Accanto ai non pochi successi abbiamo registrato però il fallimento della Russia. Russia! E non dico poco, dico "quasi" tutto.



Rispondono gli apologeti scagliando le loro due frecce, poche ma buone:



- la povertà nel mondo è chiaramente diminuita.



- la povertà nel mondo è diminuita proprio in quei paesi che più degli altri si sono aperti alla globalizzazione.



Una diminuzione che ha interessato quasi solo Cina ed India. Ma se un numero esorbitanti di poveri era collocato lì, che colpa abbiamo noi?



Facciamola breve e corriamo a schierarci: la mia impressione è che gli argomenti degli apologeti siano vincenti, a me almeno convincono.



Solo un' avvertenza prima del punto finale: non si creda che la Cina, paese che fa pendere la bilancia verso i pro-global, sia poi così "globalizzata" come si ama pensare. Le sue trasformazioni sono state lente e spesso fedeli ad un ricettario molto diverso da quello previsto dietro i palazzi di vetro dei mega-consulenti occidentali.



Nell' ultimo rigo creco di spremere il sugo della storia: la globalizzazione fa bene ai poveri, ma i paesi che l' accettano sono solo all' inizio della loro avventura, poichè non esiste un' unica via sulla quale incamminarsi. La storia conta e l' autorità locale, che ne è l' espressione, non deve mai dileguarsi per lasciare campo libero agli "esperti". Loro sono portatrici di fredde ortodossie, e all' ortodossia non si addice l' esportazione. Occorre quindi stemperarla con i misteri della cultura che ciascun popolo ha saputo produrre.

giovedì 30 ottobre 2008

Martelli e cocci di vetro

Un super classico dell' Heavy Metal commerciale



Un super classico del Punk commerciale



Un tentativo super classico di cross over tra i generi



Un esempio di Punk colto



Un esempio di Heavy Metal colto (ma è ancora HM?)



Gli ascolti presentati sono l' appendice sonora a questo divertimento.

Kletka Red - God

martedì 28 ottobre 2008

lunedì 27 ottobre 2008

sabato 25 ottobre 2008

Il Mito della Mano Invisibile

Il mercato fallisce o si auto-regola?

Io, che simpatizzo con questa soluzione, sostengo il mercato tutto sommato funzioni bene. Per Valeria e per molti, invece, la seconda ipotesi è solo ideologica.

Se la conclusione anti-liberale non risuonasse con intenti offensivi, non mi offenderei. In fondo il sostegno al mercato ha innanzitutto una motivazione etica, lo diceve Einaudi in primis. E per favore che mi vengano risparmiate le sottigliezze con cui distinguere "ideologia" ed "etica".

Nel merito della questione invece potrei cavarmela dicendo che esiste un solido legame tra libertà economica e ricchezza. Non mancano studi a livello planetario.

Ora però voglio mantenermi sul vago proponendo tre punti chiave di cui l' anti liberale farebbe bene a tener conto prima di appisolarsi nelle sue certezze.
  1. Il mercato funzione ma è crudele nei suoi aggiustamenti. Troppo crudele, una democrazia non puo' tollerarlo.
  2. Il mercato funziona ma è lento nei suoi aggiustamenti, a volte è chiamato ad agire anche su cambiamenti "culturali". Noi che reputiamo di avere imparato dalla Storia, troviamo ragionevole imboccare delle scorciatoie.
  3. Il mercato non puo' fallire dove non esiste. Anche nei sistemi di libera economia alcuni prezzi restano controllati, per esempio nell' ambito del credito (il tasso di sconto è designato dalla Banca Centrale). Non solo, questo controllo serve a perseguire una maggiore efficienza a discapito della soluzione naturale (di mercato) che storicamente si è rivelata più prudente (vedi le pratiche del gold standard).

Questi tre punti mi fanno credere all' esistenza di una "mano invisibile". Sia un mercato crudele che un mercato lento, anche qualora vengano messi da parte, non cessano di fungere da bussola per chi intenda intervenire. Il terzo punto invece storna molte accuse che si sentono di frequente.

D' altronde resto un moderato poichè credo anche 1) che gli aggiustamenti del mercato siano troppo crudeli, 2) che a volte siano troppo lenti e debbano ricevere una spintarella, e che 3) l' efficienza nel mercato vada aiutata a discapito della sua eccessiva prudenza attraverso una Banca Centrale.

giovedì 23 ottobre 2008

Vertici (6)


Musica religiosa con il colpo d' ala tipico dell' Heavy Metal. Per gli amanti del "troppo" un vero vertice. La poderosa creatura sembra avere vita propria, pochi i Maestri in grado di mantenerle la briglia, pochi i domatori capaci di scendere nell' arena con lei. E intanto da tutta la Lombardia già sono in viaggio una miriade di cori, a breve Abbado tenterà di nuovo la tremenda evocazione in quel di Milano. Riempiamo la pausa che ci separa dal fatale colpo d' organo iniziale con un ricordo.



Posso dirlo? Del Te deum amo di più le sezioni dedicate alle preghiere, ma in questa sede mi è sembrato opportuno puntare su una delle impennate più virili.

Puntata precedente.

Conoscenza o Bontà? Tabelline o Costituzione?

Strani intrecci, ne abbiamo parlato a fahreunblog.

lunedì 20 ottobre 2008

Spintarelle


Questo crack finanziario non ci voleva. Da ultimo per il fatto che Richard Thaler era in pole position per il Nobel ma, visti gli eventi, si è dovuto ripiegare su un premiato "d' occasione".



Ho letto il suo ultimo libro motivato nel modo migliore: sento che puo' spiegarmi al meglio delle intuizioni che da anni coltivo in modo cofuso.



Inoltre ho sempre segretamente voluto tendere la mano ai miei avversari ideologici, parlo di coloro che diffidano della libertà, sia di quelle economiche che di quelle civili. Il modo in cui Thaler avvicina i due partiti mi sembra il più promettente, il modo in cui sceglie di limitare l' aspetto crudele con cui la libertà aggredisce le nostre vite, mi appare appropriato.







Accettare alcuni dati di fatto è decisivo (le prove empiriche rimpolpano una bibliografia che è 1/3 del testo), per esempio questo:



a seconda di come il catering dispone le pietanze nella mensa scolastica puo':



1) massimizzare le vendite;

2) massimizzare i profitti;

3) massimizzare la salute degli studenti;

4) randomizzare le scelte;

5) incoraggiare la libera scelta.



Dall' esistenza di questo arbitrio nasce il "paternalismo libertario", ovvero quell' ideologia per cui la "libera scelta" è sacra (libertario) ma che non disdegna di incoraggiare (paternalismo) le scelte che il protagonista stesso, in un contesto più neutrale, reputerebbe probabilmente come le migliori.



L' arbitrio delle 5 opzioni di cui sopra nasce a causa di errori sistematici che commettiamo. Siamo stupidi? Tutt' altro. Sono "errori" che ci hanno fatto un gran bene, ma di cui qualche volpone potrebbe approfittare:






  1. Errore dell' Ancora: i punti di riferimento ingannano. A due clienti simili e ignari posso proporre tariffe l' una doppia dell' altra, es. 100 e 200. Non avendo punti di riferimento dopo qualche mugugno di maniera accetteranno. L' anno dopo al cliente privilegiato alzo la tariffa portandola a 150, al cliente vessato faccio uno sconto riducendo la tariffa a 180. Per quest' ultimo diventerò un benefattore dall' onestà specchiata, per il primo sarò un profittatore spregevole. Eppure ho trattato e continuo a trattare molto meglio chi mi disprezza. E' l' errore dell' Ancora, baby.




  2. Errore del sottomano: costruisco la mia visione con quello che ho sottomano. C' è chi ha sottomano i Tg di Fede e chi l' ultima intervista a Gallino di Fahrenehit... Facciamo esempi meno banali: quante probabilità ci sono che un pianeta sia abitato da Marziani? Se non ne so assolutamente niente è corretto dire 50%. Ma allora è praticamente certo che i marziani esistano nell' universo? No, anche in questo caso non ne so assolutamente niente. Nel primo caso mi sono concentrato troppo su quella specifica ignoranza al centro del discorso.




  3. Errore di connessione: siamo ciechi di fronte al caso, specie i profani vedono collegamenti ovunque. Ma anche gli esperti ci cascano: io stesso sono rimasto sconvolto dall' apprendere, per esempio, che nel basket la "mano calda" è solo un mito. Ci sono sorprendenti equivoci che nascono da questo bias.




  4. Errori di ottimismo: l' ottimismo è una benzina che ci "carica". Serve molto meno per ragionare. Sia gli studenti che i professori si credono "sopra la media", sia il matrimonio che lo start-up di un' impresa rivelano "il trionfo della speranza sull' esperienza"; secondo voi un lavoratore esperto e perfettamente informato che firma il suo contratto, quanto soppesa il rischio di incidenti alle condizioni proposte? E' l' overconfidence bias, baby.




  5. Errori sul rischio: perdere qualcosa ci deprime il doppio rispetto a quanto ci renda felici guadagnare quella stessa cosa. Non è prudenza, è prendere lucciole per lanterne. La paura di perdere produce una quantità esagerata di inerzia.




  6. Errore del "nulla di nuovo sotto il sole": per noi tutto continuerà più o meno come in passato, la cosa ci fa comodo. Il cambiamento non ci piace, non lo consideriamo. In fondo per farci vedere il TG5 basta metterci prima Gerry Scotti.




  7. Errore del quadretto: mi sottopongo ad una difficile operazione chirurgica solo se ho le garanzie che riesca perfettamente nel 98% dei casi. Se però sui duecento interventi compiuti mi dicono che ben quattro persone sono rimaste sotto i ferri, chiedo ancora una notte per pensarci su. Il nuovo "quadretto" non mi piace mica tanto. eppure è uguale al primo.




  8. Errore da tentazione: sappiamo che non ci sveglieremo, eppure non puntiamo la sveglia. Bè, magari la sveglia la puntiamo, ma in molte circostanze simili rinunciamo a premunirci. Sei grasso e vuoi dimagrire? Non capisco perchè non scommetti con te stesso 1.000 euro che perderai un chilo al mese! E' del tutto ragionevole farlo (linkati subito a questo sito!). L' errore da tentazione è sempre in agguato (avete già fatto i regali di Natale o anche quest' anno...).




  9. Errore del gregge: ci piace il calore dei nostri simili. Secondo voi cosa funziona meglio per far pagare le tasse?: 1) ricordare le sanzioni operanti 2) ricordae la necessità di opere pubbliche 3) ricordare che tutti le pagano 4) ricordare che c' è un aiuto per compilare i moduli 5) ricordare che ridistribuire la ricchezza è cosa buona e giusta... Basta, fermiamoci pure, tanto sappiamo che funziona solo il punto 3.







Siccome siamo tutti affetti da queste ottusità meritiamo una protezione. Non dico un tutore, ma perlomeno un "calcione" che ci indirizzi correttamente.



In questo libro gli ideologi della "spintarella" si sono scatenati invadendo con il loro genio accademico diversi campi: scelte sul risparmio, scelte d' investimento, scelta del mutuo, scelta delle medicine, donazione d' organi, scelte ecologiche, scelte scolastiche, scelte ludiche (lotterie, gioco d' azzardo, droghe, alcool...), scelte di matrimonio, scelte bioetiche, scelte di beneficienza, scelte sulla dieta, scelte sulla fertilità.



Non mancano le obiezioni, ecco la più forte: sbagliando s' impara. Detto in modo rigoroso: aiutare uno "stupido" pregiudica la sua guarigione evolutiva.



Gli "spintonatori" non hanno molte risposte in merito, si limitano a dire che le loro soluzioni sono da caldeggiare nei giochi "one shot" piuttosto che in quelli ripetuti dove l' evoluzione biologica e non-biologica "lavora" molto meglio.



La "spintarella" viene presentata dunque come un modo intelligente per restringere le nostre libertà. Una "terza via" tra il proibizionismo e il libertarismo.



Ma se guardo al mondo in cui vivo ho l' impressione che molte soluzioni avrebbero un effetto "liberalizzante" piuttosto che il contrario [ non sarà un caso se proprio in questo libro si dettagliano i migliori argomento contro l' obbligo del casco?], e allora mi sembra conveniente starci.

domenica 19 ottobre 2008

La vita come parodia dell' adolescenza

Come identificare il libro che più rilascia influssi nel mondo della cultura oggi? Da dove vengono le parole che meglio hanno ingravidato i terreni ubertosi da cui oggi falciamo la messe più abbondante?



Missione impossibile, ovviamente. Non resta che giocarci su in modo si spera intelligente.



Ipotesi, un ascoltatore di Radio Tre potrebbe isolare questa proxy: qual è il libro più citato a Damasco?



Risposta: Raffaele La Capria, Ferito a Morte, 1961. Sono corso a comprarlo (4 euro) e a leggerlo.



E' un libro su Napoli, spietato, disperato. In cio' gemello di un altro bel libro recentemente incontrato/scontrato.



Da Napoli trasuda un calore in grado di sciogliere qualsiasi progetto, una bellezza già perfettamente compiuta, che non richiede ulteriori interventi: la Natura non chiama più la Storia, Posillipo è una creatura fatta e finita da qualche dio in vena di capolavori, l' uomo è superfluo in questo presepe pagano, non gli resta che sfinirsi in una chiacchiera debosciata per distrarsi dall' agonia che lo toglierà definitivamente di mezzo.



In più siamo tra gente ricca, l' alta borghesia della città. In assenza di bisogni materiali, l' inanità di ogni movimento aleggia come una cappa ineludibile sin dal primo mattino. Dopo lo sbadiglio iniziale, la solita amara constatazione: anche oggi c' è il sole. Un sole senza veli, cancerogeno per lo Spirito. La giornata, con l' immota esagerazione di luce che sempre la segue, ha già bloccato la sua morsa sulla città, la tregua notturna esala ormai vinta; il tempo del "non far niente" quando è giusto che sia così, è scaduto. Comincia il "non far niente" con i sensi di colpa, l' amara vacanza, la prigione di un' adolescenza fuori termine.



Per tutto il romanzo in cielo non transita una nuvola a turbare il metallo di quell' azzurro che blocca ogni cosa complice una luminosità dalla trasparenza crudele. Il Sole, invidioso di altre bellezze, non tollera competitori e procede con l' annientamento dall' interno degli animi umani; instilla una pigrizia che costringa i corpi a disubbidire e le "vite pensate" a scivolarsene via da quei corpi come lucertole dalla pietra.



Il pelo dell' acqua marina divide due mondi affetti dalla medesima paralisi. Quello sotto è una metafora geniale di quello sopra. Immergiamoci allora un attimo in quel freddo simulacro, la bara tanto sospirata, tutto si muve in modo rallentato, l' illusione sembra per un attimo smascherata: ecco che arriva la Spigola, ombra grigia profilata nell' azzurro, pare immobile, sospesa, l' occhio fisso, di celluloide, il rilievo delle squame, la testa corrucciata di una maschera cinese... (è il memorabile attacco).



Intanto il mare, con il vai e vieni delle sue onde, caria irreparabilmente le fondamenta alla città che brilla come una stagnola. Scava nel tufo il suo millimetro annuale, solo pochi secoli ci separano dal collasso finale, unico traguardo di chi anela alla maturità affidandosi allo shock.







*************** seconda tentativo di dire la stessa cosa...



Gironzolando in libreria cercavo di accoppiarmi con qualche romanzo, ma questa volta non ero attratto da spiriti affini, piuttosto invece da qualcosa che fosse stato "influente" nel tempo e nel mio Paese. Da dove vengono gli istinti che oggi dominano l' italiano?



Un ascoltatore di Radio Tre che compie queste elucubrazioni, viene subito sospinto verso la trasmissione Damasco, lì i protagonisti della nostra cultura passano in rassegna i libri che per loro sono stati importanti. Qual è il più citato?



Penso proprio di non sbagliare: Raffaele La Capria, Ferito a Morte. Ma ce l' hanno qui? Sì, scontato per giunta. Quattro euro con copertina rigida. Preso. Letto. Meditato.



E' un libro dalla bellezza terribile e smunta in cui vengono illustrate, parlando di Napoli, le ragioni del pessimismo più irredimibile. La vividezza del resoconto non puo' che alzare quelle ragioni a vera filosofia del Negativo. E dire che su Napoli avevo appena letto sentenze definitive non meno ispirate (annamo bene). Mica avrete bisogno del link alla Ortese, spero...



Tornando alla contagiosità di certe visioni. Ma perchè l' ottica catastrofista ha tanta presa sui cervelli pensanti del nostro Paese? Se avessi voluto scavallare qualche generazione per rivolgermi ad un ipotetico Damasco di trent' anni fa, probabilmente avrei isolato un Pasolini, altro apocalittico.



Io in merito ho la mia idea: il pessimismo è sexy.



A voi chiederei se avete responsi alternativi sia all' interrogativo iniziale (quale romanzo ha più influito) che a quello finale (la fascinazione del pessimismo).

sabato 18 ottobre 2008

Ho visto le gengive di Chet Baker


Le ho viste veramente. Negli ultimi tempi, durante i soggiorni europei, faceva tappa allo Splasc (senz' acca) di Induno Olona. Qualche mese prima in California i suoi puscher gli avevano spaccato tutti i denti, non saldava i conti. Solo appoggiando il bocchino della tromba sulla dentiera poteva continuare a suonare. E lui doveva continuare a suonare. Sapeva fare solo quello, in tutto il resto era un debole, si perdeva continuamente, era un uomo-bambino, era un uomo nudo, nudo e vivo come una gengiva di alcolizzato.

Fu un attimo, lo incrociai nei bagni, per l' espletazione di chissà cosa si era tolto i denti finti facendo balenare il rosso vivo di mucose che ora tremolavano come la sua anima di vecchio imprevidente lasciato in balia di tutto.

Vecchio scemo californiano, nel tuo occhio bagnato perfino io ho colto un' ombra di estraneità in quei luoghi che per me erano quelli dove sono cresciuto!

Vecchio Chet, scommetto che se ti prendiamo in giro ridicolizzandoti ridi anche tu nella speranza che alla fine ti offriamo un cicchetto. Allora beccati questa...



MFC Baker

La tentazione nazionalista

La patria come fine e la Patria come mezzo. Da Ciampi in poi, molti che erano infastiditi da questo concetto ora ne sono attratti. Un mistero di cui si parla a Fahreunblog.

A scuola la differenza è bella?

Come rispondere alla proposta di "classi differenziate" nelle nostre scuole. Su Fahreunblog svolgo alcune considerazioni. Chi fosse interessato clicchi qui.

Pensieri esoterici su Saviano

Il "fenomeno" Saviano. Alcuni rilievi critici su Fahreunblog.

Emergenza precariato? No, emergenza dualismo

Cosa si cela sotto quella che viene agitata come "emergenza del lavoro precario". Su Fahreunblog sfrutto alcune analisi di Ricolfi.

link

In difesa della media (inferiore)

Alcuni dati recenti stimolano su Fahreunblog un confronto tra scuola media e scuola elementare.

L' enigma di San Francesco

Un mio commento ad un libro chiave di Leonardo Boff. Cerco di isolare un' antinomia interna alla Teologia della liberazione.

Come costruire il futuro dell' Italia

Risorgimento e Resistenza, i due puntelli della Repubblica Italiana che saltano regolarmente. Ma perchè non riescono a fissarsi? Ne parla Augias e noi di Fahreunblog gli parliamo dietro.

Si finisce per spettegolare un po' su questa vetusta colonna della Rai.

Solide certezze che scompaiono

In questo periodo di crisi finanziaria il Papa si pronuncia sul ruolo dei soldi nella nostra vita. Mi permetto alcune puntualizzazioni su Fahreunblog. In due righe esprimo la relazione tra cristianesimo ed economia come mi piacerebbe che fosse e come ogni tanto sembrava emergere dalle encicliche di GPII.

Guttuso

Guttuso al sacro Monte di Varese. Ha senso la sua presenza? Alcuni varesini, tra il serio e il faceto, dicono la loro su Fahreunblog.

Libri maledetti da non bruciare

Questo articolo su Fahreunblog è dettato dalle impressioni sorte dopo una lettura di Time on the Cross, libro chiave per capire il fenomeno della Schiavitù ameriacana. Lo ha scritto Robert Fogel.

Certo che le idee, quando sono feconde, e questo libro ne accoglie parecchie, si sviluppano in tutte le direzioni sfuggendo totalmente al controllo del cervello che le ha prodotte.

Nei commenti si affronta un nodo che ritengo cruciale: il ruolo della semplificazione nel discorso pubblico. E in tutti i discorsi in genere. A cosa serve? Quando è dannosa? Come si relaziona con la pratica del dialogo?

Il Commercialista di Sondrio ci salverà!

Fahreunblog non è una compagnia boccaccesca che si esilia per raccontarsi delle storie. La crisi finanziaria che scuote il mondo doveva rientrare nei nostri discorsi. Ne parlo di sguincio in questo articolo. In realtà mi focalizzo sulla figura dello speculatore e su come sia facile quanto ingiusto utilizzarlo come capro espiatorio. La bastonata metaforica è indirizzata alla testa di Tremonti. Tanto su quella testa non crescono bernoccoli, neanche metaforici.

Nei commenti si finisce sulla psicologia e sulla sapiente arte di far aleggiare paure di convenienza. Ogni parte politiche puo' avanzare accuse documentate nei confronti degli avversari.

Per favore, sai dirmi quali sono i miei gusti?

C' è qualcosa che lega Baricco a Surowiecki? Direi di sì, ne parlo a Fahreunblog.

Conta più l' esperto o il popolo? Era inevitabile che si finisse lì.

Taleb scrocca una lezione di italiano

Su fahreunblog ripropongo alcune riflessioni intorno al Taleb ospite al festival di Mantova. Più che di Taleb si parla dell' intellettuale nel tritacarne dei Festival.

Il festival non si addice alla cultura dei timidi

Sebbene nessuno puo' aver mai notato la mia assenza, ultimamente mi sono trasferito armi & bagagli su Fahreunblog. Un posticino stimolante dove mi capita di proporre qualche riflessione.

Non vorrei lasciare nell' abbandono queste stanze che rimangono pur sempre un confortevole rifugio, finchè ce la faccio segnalo anche qui cio' che di là è trattato più compiutamente.

Qui parliamo dei modi in cui ciascuno di noi fruisce della cultura. Dopo alcune riflessioni sul fenomeno dei festival si finisce a citare Glenn Gould.

venerdì 10 ottobre 2008

Meditazioni nel bush

Di quando in quando sempra fermarsi per sentirsi suonare, fa come dei piccoli rallentamenti, ma non servono a cercare la nota, non è nemmeno la mania di suonarle proprio tutte, il suo virtuosismo lo esenta da simili espedienti. Sono invece dei minuscoli rapimenti a cui va soggetto, ed è inavitabile interpretarli alla luce degli sviluppi futuri. Perchè non si riesce mai ad ascoltarlo facendo sparire dall' orizzonte l' esito a cui saranno destinate le corde che vibrano qua sotto. Molte rock star si fanno ascoltare impreziosendo l' opera con il dramma del loro sacrificio, senza il quale tutto risulterebbe più sciapo. E così pure questo australiano, ma per lui tutto si svolge all' interno di un itinerario artistico, non c' è il cattivo gusto di nessun dramma esistenziale, eppure la leggera deformità con cui suona le ballate più classiche rendono imprescindibile l' impiego di un orecchio prospettico sintonizzato sui tentativi estremi di molti anni dopo, ovvero quei pezzi poco riusciti (ma quante cose racconta la musica venuta male!) dilatati e amorfi come fossero dei raga su cui vigila un occhio vitreo e impersonale. Quei pezzi in cui, come per un incanto indotto, il bush veniva tsasformato in un deserto tebano.

giovedì 9 ottobre 2008

mercoledì 8 ottobre 2008

DFW

ciao ric,
lascio qui un ricordo di David Foster Wallace.

E' un piccolo video.

Girando tra blog, articoli e siti americani, ho trovato il commento di un ragazzo in un blog, che parla di Infinite Jest. Giura che bisogna cominciare la lettura a pag.120.
Che la gente si scoraggia perché la prima parte è una specie di grandissimo fuckyou ai lettori, come per scoraggiarli e tenersi solo quelli fatti in un certo modo.
Io non lo so, l'ho visto in libreria l'altro giorno, quel libro - fa paura.
Ma chissà, magari quello del blogger è un buon consiglio.

martedì 7 ottobre 2008

Vertici (5)

Chopin fa riparare una sua Polacca dal miglior meccanico in circolazione.

Ah le Polacche di Chopin... le credavamo cioccolatini e le riscopriamo orologi. L' artiglio del meccanico la smonta e ci fa pure vedere le molle. Poi ci prende il ditino e ce lo fa passare sui denti dell' ingranaggio. Che emozione la decostruzione!

Per guardare meglio cio' che si ascolta, ecco un dettaglio dell' artiglio:



Per ascoltare meglio cio' che si guarda, entriamo in silenzio nell' officina...



Puntata precedente...

sabato 4 ottobre 2008

Voci da rieducare (5)

Un bel petto spremuto nel tentativo di intecciare polifonie pur avendo a disposizione una sola voce: la propria. Certe donne sono dei veri punti interrogativi.





Puntate precedenti...

venerdì 3 ottobre 2008

Quante ne impara un cuore solitario!

Un mio amico frequentava un club tre giorni alla settimana. Era alla ricerca di un' anima gemella, ma la voleva dal carattere dolce. Sapeva che al martedì scegliere una bionda aumentava le possibilità di una compagnia con queste caratteristiche. Il Giovedì i frequentatori cambiavano completamente, ma dalle meticolose indagini fatte, la dolcezza continuava ad essere una prerogativa delle bionede. Il mio amico si comportava di conseguenza.

La domenica sera al club affluivano tutti, sia le habituè del martedì che quelle del giovedì. Il mio amico nei fine settimana è particolarmente malinconico, senta avvicinarsi una nuova serie di giorni lavorativi che lo strazieranno; più che mai ha bisogno di dolcezza. Per non perdere il suo tempo dietro la persona sbagliata consulta i suoi appunti e si accorge con sgomento che per avvicinare il suo obbiettivo è molto meglio che si dedichi alle more.

La situazione di cui sopra illustra un' illusione statistica molto più comune di quanto si pensi. Ricordo di esperimenti sui farmaci che, separatamente, segnalavano l' efficacia delle medicine testate. Senonchè, riunendo gli esiti si notava come l' effetto placebo fosse predominante.

L' inghippo non è immediato ma nenache difficile. La probabilità è una frazione, ma sommare numeratori e denominatori non equivale certo a sommare frazioni. Non basta considerare la misura di una probabilità ma anche quanto una probabilità incide sull' altra qualora si sommino. Una probabilità puo' essere molto alta ma avere impatto nullo se sommata ad una probabilità bassa e "inamovibile".

Detto in modo molto semplice: le molte (ipotesi) brune del secondo gruppo potrebbero essere più dolci delle bionde del primo gruppo, anche se lo sono meno delle poche (ipotesi) bionde del loro gruppo. Unificando i gruppi la quantità premia la scelta di una bruna.

giovedì 2 ottobre 2008

Il Kamikaze innamorato

... la bombe qui pourrait tout detruire
je ne veux pas m' en soucier
car toujours le soleil va reluire
tant que je serais dans tes bras...



Indimenticabili granuli che nessuna saggina saprà mai spazzare via. Quando il vero virtuoso t' insegna sul campo che all' occorenza basta un braccio per la batteria e un dito per l' organetto, saltano mille tenaci catene e si sciolgono altrettante nevrosi compatte. Con il cartone di quel vinile, 17 anni fa, ci feci un quadretto... le piccole prelibatezze che offre l' immaturità... persone di buon senso hanno fatto sparire i misfatti, oggi resta solo un invisibile pic telematico...

lunedì 29 settembre 2008

I Have a Dream. Quando la politica USA sogna

L' ultimo sogno sembra averlo fatto nel 2003: una casa per tutti gli americani.

Per realizzarlo meglio ha cominciato strizzando l' occhiolino e dando di gomito ad alcune banche, magari sollecitando verso politiche aggressive (spericolate) il colosso bancario più strettamente legato con Washington, ossia FF.

Come molti sogni della politica anche questo si è trasformato in un incubo chiaro a tutti solo nel settembre 2008, cioè oggi. A pagare probabilmente sarà l' odiato "libero mercato", sempre pieno di imperfezioni da additare visto che è il luogo deputato a gestirle. Un po' come l' ospedale, sempre pieno di malati e di malattie.

Dirlo adesso ha il valore semi-nullo di una razionalizzazione. Le denunce di Bill Poole, governatore della Fed di Saint Louis, quelle non erano una "razionalizzazioni" però. E nemmeno il disegno di legge Dole/Hagel/Sununu, respinto dal Congresso democratico proprio perchè poneva un argine alla missione sociale della "casa per tutti" garantita contro l' avidità delle banche che, come si sa, danno soldi solo a chi già ce li ha. Nemmeno quello è una realizzazione, visto che veniva avanzato nel 2005.

La ricostruzione degli eventi a cura di Guido Tabellini sul 24 ore del 28/9/2008.



Comunque sembra scontato, l' arena dei giochi subirà drastici cambiamenti. Con cuore rassegnato dico che non tutto il male viene per nuocere, di alcune riforme si sente la necessità e introdurre forme di chiarezza puo' fare bene.

Nella battaglia sulle nuove regolazioni, la mia personale trincea libertaria penso che sarà all' incirca questa: agire sulla trasparenza e sul modo di presentare le offerte, imporre dei default poco rischiosi preservando comunque la libertà di scelta. Separare Informazione e Libertà (non per niente già prima della buriana avevo ordinato questo libro). E' una posizione di retroguardia? Ho l' impressione che pure quel fortino sarà travolto.

Il Sig. Newcomb misura il libero arbitrio

E' possibile che un problema chiaramente esposto tolleri due soluzioni opposte entrambe perfettamente razionali? Un certo Sig. Newcomb pensa proprio di sì ed avanza altresì un esempio notevole che ancora deve essere decriptato dagli studiosi.

Poniamo che Omega, un essere venuto dallo spazio, con le sue apparecchiature abbia la capacità di leggere nel cervello umano prevenendo le nostre reazioni. Su questo punto le sue sentenze sono infallibili, inutile star lì a discutere, è così.

Omega, che si diverte a giochicchiare con esemplari della razza umana come fossero topolini, un bel giorno ha invitato me e mio fratello nel suo ufficio dicendoci se volevamo giadagnare quattro soldi. Siamo schizzati come schegge.

Sul tavolo c' erano due scatole: una trasparente che conteneva 1.000 euro; l' altra opaca e dal contenuto misterioso. Omega ci assicurò che la seconda conteneva 1.000.000 di euro. In caso contrario sarebbe stata vuota. Non poteva dirci di più se non garantirci che non potevano darsi terze opzioni. Poi ci chiese cosa intendavamo fare: prendavamo solo la seconda scatola oppure le prendavamo entrambe? Naturalmente c' era l' inghippo che fu precisato con un' avvertenza decisiva: la seconda scatola era stata approntata da lui in persona secondo il criterio per cui chi sceglieva entrambe le scatole si sarebbe ritrovato con la seconda vuota, mentre chi sceglieva solo la seconda si sarebbe ritrovato 1.000.000 di euro sull' unghia. Dopo questa concisa ma esauriente spiegazione Omega lasciò la stanza abbandonandoci alla nostra decisione.

Passano pochi secondi e, come al solito, sto già litigando con mio fratello. E' ovvio, intendo prendere solo la seconda scatola, trovo ineccepibile il mio ragionamento: 1) Omega non sbaglia mai nel prevenire le nostre azioni, e su questo tutti noi concordiamo 2) se prendessimo entrambe le scatole ci ritroveremmo con 1.000 euro; quindi: bisogna prendere solo la seconda e partire per una lunga vacanza. Ovvio.

Quello zuccone di mio fratello non ci sta e devo dire con riluttanza che il suo ragionamento non è meno rigoroso: visto che Omega ha lasciato la stanza, non puo' più modificare il contenuto delle scatole (su questo tutti sono d' accordo), e allora noi dobbiamo appropriarci di entrambe le scatole: come minimo avremo assicurato 1.000 euro alle nostre saccocce.

Due conclusioni opposte raggiunte con due ragionamenti senza pieghe.

Ci siamo consultati con esperti ma non hanno saputo cosa dirci, formalmente abbiamo ragione tutti e due. Forse mio fratello è più ingegnoso e meno fatalista. Io sono più pratico avendo escogitato un metodo dall' applicazione universale.

Quale sia la soluzione corretta nessuno lo sa, c' è chi ancora ci si sta spaccando la testa sopra. Resta il fatto che trattasi di un buon test per misurare la propria sensibilità al "libero arbitrio". Finora per isolare la psicologia di un soggetto lo avevo spiato di fronte a dilemmi per cui non esistevano soluzioni razionali. Ecco a sorpresa uno caso in cui ce ne sono troppe e tutte senza sbavature.

sabato 27 settembre 2008

Memoria e musica

Ho trovato questo breve video di Oliver Sacks. Forse può interessarti. L'"anima perduta" di cui parla è un musicologo e musicista inglese che per una encefalite ha perso la memoria biografica e non trattiene i ricordi per più di qualche minuto. In questo caso la sua "memoria interiore" è la musica. Che fa da ponte col passato cancellato e custodisce l'identità. (Il libro da cui è tratto è: O.Sacks, "Musicofilia", Adelphi)

Tre cose sul Manzoni

Era una difesa del Manzoni, roba vecchia, non ricordo nemmeno bene il quando, il dove e il perchè. Ora, invecchiato di qualche mese, sarei il primo a formulare obiezioni che però non ho più voglia di muovere. Roba ritrovata tra i files... che sprechi di energie, fermiamoci a rileggere ogni tanto...
***


Miriam ha proposto argomenti interessanti per un adolescente di oggi. Visto che non si lascia mai sola una signorina in questi frangenti, mi affianco a lei nel sostenere la debordante ricchezza tematica dei Promessi Sposi.

Ammetto subito di non avere nessun rapporto con le attività didattiche e di non sapere nemmeno cosa passi per la testa di un minorenne, cio' nonostante mi rifiuto di considerare poco attraenti alcuni temi che informano il Romanzo. Soprattutto sostengo con forza la loro bruciante attualità.

Miriam, hai già parlato di Don Abbondio, un tale che ci passa davanti ogni giorno tre volte al giorno. E in più, come se non bastasse, me lo ritroverò nello specchio anche domani mattina. Ti ringrazio di avermi tolto questo peso, una fatica in meno.

Il mio contributo, cara miri, arricchirà la tua lista con altri tre soli punti.

Il capitolo sulla peste contiene la prima lezione di un corso di Sociologia. Poi anche la seconda e la terza. Siamo introdotti alla Psicologia delle Masse senza che si debba rinunciare al godimento estetico. Siamo pronti per Ortega Y Gasset o per Elias Canetti. Penso solo al fenomeno dell' untore: si potrebbero estrarre citazioni buone, ad esempio, per una discussione ogni tre che si fanno sui blog contigui e parlo di quelli più concentrati sui titoli di testa dei telegiornali. E' abbastanza attuale?

Il capitolo sull' assalto ai forni contiene la prima lezione di ogni corso di Economia degno di questo nome. Poi anche la seconda e la terza. Ancora oggi formerebbe lo stundentello sbarbato come il ministro di cui taccio il nome. Penso all' aberrazione dei prezzi controllati e al popolo bestia pazza: si potrebbero estrarre citazioni buone, ad esempio, per una discussione ogni due che si tengono nei vicini forum sull' attualità. Si va dalle commissioni sulle ricariche telefoniche, fino ai problemi negli stadi e alle manifestazioni di piazza. E' abbastanza attuale?

E non dimentichiamoci infine il "sugo" della storia. Contiene la prima lezione di ogni corso rispettabile di Etica. Poi anche la seconda e la terza. Penso al concetto manzoniano di Provvidenza e alle incomprensioni a cui va soggetto, mi impressiona la ricchezza di riferimenti all' attualità che si potrebbero fare: un arguto commentario alle spericolate cronache intorno al recente tsunami, uno scavo sulle basi logiche delle ossessioni climatiche e del pensiero isterico-catastrofista, una delucidazione quanto mai urgente sui concetti oggi resi indistinguibili di male e di ingiustizia.

Mi fermo qui per ora, basta che sia chiaro che Manzoni vive e lotta insieme a noi, la sua spada ci divide ancora profondamente e, se compresa, deve farci litigare nel dialogo proprio per quello che dice.

Le sue tematiche sono roventi e seminatrici di zizzania, la sua semina si tiene oggi, ora.

Forse chi propone una "soluzione" non va di moda, forse l' adolescente preferisce il lamento del disperato che si limita a comunicarci il suo fremito; forse gli hanno detto quanto più nobile sia l' iterata interrogazione del vuoto e nel vuoto. Io invece considero l' interiezione, i bronci, i musi lunghi e gli interrogativi costruiti ad arte per non avere risposte abbastanza demodé.

Questo per quanto riguarda "il contenuto". Il linguaggio è tutt' altra cosa. Probabilmente, qua e là, devono soccorrere forme di "mediazione", ma su questo punto lascio volentieri la parola al didatta.

venerdì 26 settembre 2008

Uomini senza il giorno prima

L' evoluzione semantica sforna sempre nuovi significati, ma ancora più spesso trasla i vecchi da un termine desueto ad un altro. Il primo rinsecchisce cedendo le sue linfe al secondo. La secolarizzazione, lungi dall' aver eclissato il linguaggio religioso, ha operato però profondi camuffamenti; ripercorrere il tragitto in senso inverso puo' essere interessante. La lettura di Carl Schmitt illumina sui retaggi della retorica politica e sui debiti evidenti nei confronti della teologia. Ma anche il linguaggio ordinario non delude l' archeologo degli idiomi.

Ho sempre notato come la gente trovi sconveniente il termine "anima". A volte lo sostituisce con la parola "vita" ma le insufficienze sono palesi. Molto meglio, mi dicevo, "memoria". L' anima, d' altronde, è cio' che regala unità (concetto ascientifico) e consente al soggetto di nascere. Io sono quello che ero ieri, sono responsabile anche di quello che ho fatto ieri. Me lo assicura l' anima, e poichè questa parola ci brucia sulla bocca, possiamo allora sostituirla con "memoria": me lo assicura la "memoria". Il cambio funziona abbastanza bene.

Così, stando a quanto racconta in un suo libro, la pensava pure Oliver Sacks, specie dopo un incontro fugace con Jimmie G., un malato affetto da una forma esacerbata di sindrome di Korsakov. La memoria di Jimmie non oltrepassava il quarto d' ora. Jimmie era un' anima perduta impossibilitata a stabilire una continuità con le sue radici.

"Cos' è la vita senza collegmaneti", dice il grande Hume, "... altro non saremmo che un fascio, un accumulo indifferenziato di sensazioni diverse". Veniva istintivo parlare di Jimmie come dell' uomo humeano perfetto, come dell' uomo dall' "anima perduta".

Ma bastò confrontarsi con chi conosceva meglio Jimmie per capire che le cose stavano ben altrimenti, che qualcosa di fondamentale eccedeva la semplice equazione Anima-Memoria. "Pensate che ce l' abbia un' anima?", le infermiere che seguivano l' infermo con costanza, rimasero indignate a questa domanda impertinente del celebre neurologo e lo invitarono a giudicare egli stesso osservando Jimmie nella Cappella dell' Ospedale.

Le pagine successive raccontano la commozione di Sacks mentre dal buco della serratura spiava l' intensità e l' attenzione con cui Jimmie si raccoglieva in preghiera. La fruttuosa concentrazione con cui, in ginocchio, riceveva l' Ostia consacrata. Era evidente che Jimmie, pur non ricordando niente di quanto accaduto un quarto d' ora prima, conservava una sua memoria "interiore" che difficilmente saprei spiegare cosa sia, anche perchè non l' ho mica capito mica tanto bene. Sacks la chiama "memoria bergsoniana": "... cio' che era fugace, non trattenibile come struttura formale, era perfettamente stabile, perfettamente trattenuto come arte e volontà...".

giovedì 25 settembre 2008

Più trasparenza con meno regole?

Nella crisi finanziaria che stiamo vivendo la mancanza di trasparenza sui mercati puo' senz' altro aver pesato. Ma qualcuno si fionda subito verso conclusioni indebite: per avere più trasparenza non sono indispensabili più regole. Anzi, una regolamentazione fitta produce spesso opacità:

"... there is a misconception that President Bush’s years in office have been characterized by a hands-off approach to regulation. In large part, this myth stems from the rhetoric of the president and his appointees, who have emphasized the costly burdens that regulation places on business.

But the reality has been very different: continuing heavy regulation, with a growing loss of accountability and effectiveness. That’s dysfunctional governance, not laissez-faire.

...

In the meantime, if you hear a call for more regulation, without a clear explanation of why regulation failed in the past, beware. The odds are that we’ll get additional regulation but with even less accountability and even less focus on solving our very real economic problems..."

Ci sono regole da levare di mezzo per la confusione che creano. Ci sono quelle da abrogare perchè producono incentivi distorti. E ci sono poi anche le regole da cambiare, magari in senso liberale.


martedì 23 settembre 2008

Voci da rieducare (4)

Questa volta si tratta di un novellino recentemente datosi al canto imboccando una china pericolosa. La scelta è discutibile visto che parlo del mio drummer preferito e non vorrei trascurasse il suo talento principale. In ogni caso, qui fa un pezzo di Prince e i talenti li mette entrambi in campo...





Il "qui fa un pezzo..." si riferisce al 1989, e al "... non vorrei che trascurasse...", devo aggiungere che "trascurerà", eccome se trascurerà (oggi canta e basta...)

... una recente foto di David Moss...



... per il costume di carnevale del brennino mi ispiro sempre alla sua effige: lavoro semplice, risultato espressivo...

Puntate precedenti.

P.S. nella biografia dell' artista colpisce il singolare modo in cui il Nostro si è spendidamente adattato alle nuove strumentazioni elettroniche (che hanno messo in crisi molti della sua generazione): ha cominciato a percuotere selvaggiamente pure quelle come niente fosse ottenendo sempre nuove e cangianti sonorità... [d' altronde, se con le sue cortissime bacchette percuoteva pure il pubblico ai pericolosissimi concerti...]

L' etica come reazione chimica

Non che ce ne fosse bisogno... in ogni caso il libertario riduzionista Schermer lo dice con chiarezza a pagina 185: secondo lui ogni precetto etico consiste in un circuito di reazioni biochimiche che vengono innescate nel cerebro da particolari "scosse" elettriche.

Osservazione: nel momento in cui una persona ragionevole scopre che l' etica si risolve in una reazione chimica, deve ritenersi svincolato da ogni osservanza. Perchè mai non dovrei soddisfare i miei più biechi desideri? Forse per una questione di scosse elettriche? Ma siamo matti, quella mi piace e me la prendo! Giunti a questo punto le ipotesi per raddrizzare l' approccio fisicalista sono fortine.

Quindi: se l' etica consistesse "solo" in una reazione chimica, molto semplicemente, sarebbe destinata a "non funzionare". Difetto che un funzionalista giudicherebbe "molto grave".

Se questa critica radicale vale per il funzionalista, gli altri, gli assetati di Verità, possono permettersi di scartare l' ipotesi? Bè, per loro un approccio del genere è inservibile poichè in un discorso simile la parola "verità", molto semplicemente, non trova posto. Chi crede poi che "verità" e "funzionalità" vadano a braccetto, ha ulteriori motivi per respingere la proposta scientista.

Curva del Dormiglione ed Effetto Flynn

E figuriamoci se anche Steve Johnson non andava a sbattere contro la Bell Curve (me la sto ritrovando ovunque).

Nella seconda parte del libro utilizza l' "effetto Flynn" per avvalorare la sua CDD.

CDD: la cultura di massa diventa ogni giorno più sofisticata e ci rende più intelligenti di generazione in generazione;

EF: i punteggi QI degli americano sono eneormemente cresciuti nel tempo, specie nei valori medio bassi.

I tempi di crescita testimoniati dall' EF non possono essere spiegati solo da fattori ereditari, evidentemente anche l' ambiente ha un suo ruolo in questa evoluzione, già Sowell segnalava uno sbocco simile.

SJ è convinto di sapere "quale ambiente" influisce maggiormente: non l' ambiente alimentare; l' alimentazione influenza la statura, ovvero una variabile scarsamente correlata con le impennate di QI. Non l' ambiente scolastico: un ambiente deterioratosi nell' America degli ultimi decenni; senza contare che i punteggi nei test che misurano le competenze strettamente scolastiche (SAT), diversamente dall' IQ, segnano il passo quando non sono in preoccupante calo.

Non rimane che l' ambiente culturale in senso lato. Ma per "culturale" non intendiamo quella cultura che pensiamo renda più intelligenti le persone, intendiamo tutto l' insieme dei processi cognitivi che un ragazzino di 14 anni è chiamato a svolgere non appena esce di scuola: interagire con il cellulare, programmare l' home theatre, seguire le multi-trame di 24, giocare a Zelda... Sono tutte operazioni molto più complesse rispetto a quelle affrontate da un suo coetaneo 20 anni fa.

Ed ecco allora il matrimonio perfetto tra CDD e EF.

lunedì 22 settembre 2008

Catholic Truths on Economics

Cattolici liberisti: un blog.

Ragaaazziiii!!!!!

Settimana scorsa ha aperto le danze l' Isola dei Famosi, e altri ne verranno ad intasare la stagione...

Ma c' è solo l' audience a difendere l' insistenza con cui i reality vengono riproposti ormai da diversi anni? E' quello l' unico scudo da opporre alla critica insistente di guardonismo? Naturalmente no, c' è anche il solito Steve Johnson!

In passato, partecipando al forum di fahre, io stesso tentai una pasticciata difesa dei reality, mi conforta rivedere quelle idee integrate, ordinate e esposte con competenza.

In effetti, quando il genere era in piena emersione devo ammettere di aver contribuito a rinfoltire la platea, parlo in particolare delle prime edizioni del Grande Fratello a cui aggiungo qualcosa dell' Isola. Ora ammetto di essermi abbastanza stufato.

Una volta tanto, quindi, anch' io posso parlare per esperienza: molti credono che il pubblico si accalchi davanti ad un reality perchè ama lo spettacolo pruriginoso di altre persone che vengono umiliate alla TV. Sebbene a volte tutto cio' sia vero, la cosa riguarda lo spettatore occasionale ed è fuori strada chi si ferma qui, il richiamo reale è molto più sofisticato.

Innanzitutto allo spettatore interessa chi vince e come vince. Il reality assomiglia più allo sport o ai videogame che al documentario, su questo SJ dice parole definitive. Chi gareggia conosce sul campo i suoi avversarri, li scopre man mano e gradualmente appronta e corregge le sue tattiche. L' imprevisto regna, le regole mutano. Tutto cio' ricorda il videogioco molto più dei programmi di Mike dove le regole invece sono chiare e fisse fin da principio.

Il piacere non perviene dallo spiare l' intimità di qualcuno (la noia irromperebbe subito), deriva piuttosto dal constatare come si orienta un essere umano posto in un ambiente complesso - ovvero con il gomito di parecchi suoi simili infilato nei fianchi - un ambiente in cui non esistono strategie pre-stabilite da seguire.

I partecipanti sono impegnati in un corpo a corpo con i compagni e l' impegno stuzzica di continuo la loro "intelligenza sociale". Con la fortuna, è questo genere di intelligenza che conduce alla vittoria; non basta o non è necessario padroneggiare particolari competenze.

Il cognitivista SJ conosce bene quest' arma vincente, a noi profani ce la presenta come: "l' intelligenza del microsecondo". Consiste nel modulare con prontezza il proprio comportamento sulla base di un' occhiata rilevatrice ricevuta da Z, di una ruga incredula che compare sulla fronte di X, del cipiglio rapidamente cancellatosi dal volto di Y. In società, è noto, ci esprimiamo prevalentemente con i linguaggi non verbali dell' espressione facciale, è un codice che ha i suoi analfabeti e i suoi virtuosi e spesso le graduatorie non rispecchiano affatto quelle stilate avendo come punto di riferimento la parola neutra.

Ebbene, il reality è una selva di segni emotivi che il concorrente è chiamato ad attraversare tra i commenti dello spettatore che si mette nei suoi panni e fa le sue congetture confrontandole con chi sta attorno a lui. Un reality è una vera palestra per l' intelligenza emotiva. Una palestra molto più attrezzata di Canzonissima, o di Fantastico 3, o di Pronto Raffaella, o di Tin Tin Tin - sì, perchè, vista la platea, è con questi programmi che il confronto va fatto per convalidare la Curva del Dormiglione, ovvero la tesi per cui i nostri intrattenimento sono sempre più sofisticati.

SJ raffina queste idee e le infarcisce con esempi concreti, non affronta nemmeno l' obiezione che molti muovono: ma è tutto falso! Anch' io, da spettatore penso abbastanza smaliziato, sono portato a ridimensionare questo argomento che altrimenti sarebbe fatale. Nei concorrenti la componente emotiva certificata prevale, per quanto siano consapevoli di dove si trovino e perchè. In loro la quantità di "autentico" è più che sufficiente per consentire al gioco di girare. Al punto che la cosa più irritante è proprio il collegamento tra il campo di gare e lo Studio, un momento in cui si tocca con mano il contrasto tra luci della ribalta e polveri della strada. Ricordo momenti di TV memorabili in cui da studio si cercava di pompare la souspence per l' annuncio di una "eliminazione", mentre dalla "casa" arrivavano continuamente involontari segnali sabotatori e anti-climax poichè i concorrenti "scazzatissimi" ridacchiavano già conoscendo l' esito della faccenda.

Ho provato forti repulsioni per lo "studio", non c' è presentatrice del GF che io a fine stagione non sia arrivato ad odiare, quell' artefatto "ragazziiii!!!" mi procura ancora emicranie esplosive e rabbie incontrollate, probabilmente questa idiosincrasia ha contribuito ad allontanarmi. Cio' non mi impedisce di pronunciare il mio "grazie" al pizzaiolo Salvo così come in passato lo rivolsi ad Hanna e Barbera.

sabato 20 settembre 2008

Parti difficili

Se vuoi puoi ascoltare una ballata di Vincent Gallo (was) che va alla deriva sfaldandosi con una dolcezza pari a quella che dispettosa decompone il ragionamento all' assonnato. Il vigore e la voglia di articolare tornano poi solo nel sogno rem, e non fa niente se si sognano delle ingiustificabili prugne (quando si mangiano i crostini tutto è giustificato), e non fa niente se sentiamo su ogni muscolo pesare la pastoia onirica come fosse un pitone reticolato adulto. E' il momento che vogliamo dire la nostra anche se non abbiamo niente in testa... Ma, chissà, dalla sistole dell' organo o dalla diastole della chitarra, un messaggino verrà forse espulso per quanto il parto sembri problematico. Il nuovo nato... lui non si puo' dire che non abbia nè capo nè coda; un capo ce l' ha, anche se non ben definito; una coda ce l' ha, per quanto qualcosa sia senz' altro fuori posto; ma non è poi così importante, tanto è un messaggino per il mondo che non ascolta...



Nella crociata anti-liberale i conti non tornano (ancora)

Le nazionalizzazioni USA mettono a dura prova l' ideologia di mercato che sembrava essersi affermata a partire dagli anni '80.

Furono quelli anni cruciali in cui Reagan e Thatcher riconciliarono i liberali sfiduciati con la democrazia.

Ora i liberisti (e mi ci metto) tentano una sortita facendo notare come sul "mercato" operino istituzioni che di mercato non sono.

Naturalmente imputano proprio a queste istituzioni le maggiori colpe del crack. Indiziata numero uno è la FED con le sue politiche lassiste imperniate sul credito facile. Ma è "credito facile" artificioso o credito prodotto dalle libere forze di mercato sospinte da spiriti animaleschi?

Cerco di schematizzare elencando alcune tipiche politiche monetarie della banca centrale, dalla più accomodante alla più integerrima:
  1. keynesiani: manovrare i (saggio d' interesse) non è mai disdicevole, se serve a produrre sviluppo si proceda senza timore, ancorchè un keynesiano non-revisionato non possa credere a quest' ultima relazione;
  2. Inflation target; c' è una relazione tra i e p (inflazione). Si manovri il primo per tenere sotto controllo la seconda;
  3. friedmaniani; c' è una relazione tra M (base monetaria, banconote) e MV (aggregato monetario); con i si controlli M al fine di stabilizzare MV;
  4. austriaci rilassati (free bancking?): se proprio vogliamo mantenere una banca centrale, che si limiti a conservare M fissa rispecchiando un sistema di gold standard. Che poi equivale a non avercela nemmeno;
  5. austriaci incazzati: gold standard e riserva non frazionate, altrochè!

1 oggi è rifiutata da quasi tutti (a parole).

3 critica 2 poichè non crede che si possano sintonizzare i e p. Storicamente, i banchieri che si muovevano in questo senso hanno sempre agito male anche se di per sè l' obiettivo sarebbe accettabile.

2 critica 3 poichè la giudica superata: nel terzo millennio possediamo conoscenze e una "tecnologia monetaria" tale da poter stabilire con cura un fine tuning tra M e p.

3 critica 4 e 5 poichè la politica gold standard non è ottimale: favorendo la deflazione fa partire domanda speculativa di moneta sottraendo risorse agli investimenti. Inoltre il mercato della moneta, specie se deve confrontarsi con crisi sui mercati reali, ha dei costi di transazione che la presenza di una Banca Centrale in grado di variare M puo' aggirare.

4 e 5 criticano 3 poichè non credono nella politica. Oltre a cio' ci sono difficoltà oggettive nell' isolare V: i derivati fanno parte dell' aggregato monetario? Savona e Giannini si sono presi a legnate su questo punto. Cosa pensi 4 di 2 e 1 ve lo risparmio finchè i piccoli non sono andati a nanna.

4 critica 5 puntando sull' accusa ideologica di non credere veramente nelle forze di mercato.

5 critica 4 sulla base di argomenti legulei. Sotto sotto dà di gomito e fa presente che il '29 è stata la fine del liberalismo e non possiamo permettercene un altro.

Ma un libero mercato della moneta cosa sceglierebbe? Difficile dirlo, storicamente sembra aver scelto proprio 4. Nella scala del "rigore" siamo ben messi.

Eppure cio' che noi oggi chiamiamo "libero mercato" ha scelto, quando va bene, 2.

Alcuni vorrebbero vincere la battaglia ideologica senza nemmeno combatterla, chi invece ci dà dentro con serietà si accorgerebbe che molti conti non tornano.


Un altro criterio con cui formulare i giudizi consisterebbe nel trascurare le ipotesi ad hoc, finendo per dare peso alle previsioni fatte a tempo debito. Ma anche questa mossa è sterile, le cassandre popolavano entrambi i fronti (per favore, risparmiatemi noiosi linkaggi).

E se poi dalla golden rule sui tassi si passa alle regole di mercato e di governance, le cose non cambiano di molto e i piatti della bilancia ideologica non sono poi tanto squilibrati: la crisi attuale si è coagulata intorno a banche d' invesimento altamente regolate mentre ha lasciato indenni i poco controllati hedge fund (David Brooks sul NYT); Fannie e fraddie, saltate, sono inoltre tra le istituzioni più monitorate al mondo (Jonathan Kay sul FT).



P.S. Esempi di satbilizzazione tramite maggior mercato? Ecco una misura liberale ed equilibrante: esenzione fiscale per gli interessi attivi e non deducibilità per quelli passivi. Perchè tutto cio' è pro-market? Ma perchè l' imposta sul reddito (istituzione non di mercato) crea distorsioni nel rapporto consumo/risparmio favorendo il primo e sospingendo l' indebitamento.



... ma ora basta grattarsi la testa, allentiamo la tensione e dall' orgia di Wall Street passiamo alle più rilassate orge disneyane...



... per i particolari anatomici clicca sulla foto ( l' accettazione provvederà in automatico a prelevare il tuo indirizzo id).

venerdì 19 settembre 2008

Investimenti telecomandati

Non avrei mai creduto che nella land of freedom ci fossero leggi che obbligano le banche ad investire male i propri soldi:

"... we are all talking about subprime loans and the havoc they've wreaked on the economy, but no one is talking about why banks give out these loans -- they are required to by law. Since the Community Reinvestment Act of 1977, Congress requires banks to offer loans to minorities in low-income areas, even if the clients can't make down payments, don't have good credit histories, or even employment histories..."

chissà se ce n' è ancora bisogno.

Marte visto a occhio nudo

Qualche posticino dove i marziani si troverebbero a casa.

La situazioni è grave ma poco serie

Nel lontano 1983, Lars, circondato dai suoi gnomi, festeggiava l' aurora boreale forse alzando il gomito. Un doppio vinile vinto all' asta per dimostrare che anche nella tetra Svezia esistono - nascosti come tesori - colori, baraonde, incazzature, equivoci, gridolini striduli e disorganizzazione creativa. Ma soprattutto per combattere il monopolio degli accigliati isolamenti esistenziali di stampo bergmaniano, trasmettendo un messaggio che credavamo nostra prerogativa: la situazione (e la solitudine) è grave ma poco seria.



Un' ultima ballata prima di cedere il passo alla squinternata impro multicolore che si sforza di inventare estati mediterranee e imbottigliamenti stradali che mettano in circolo adrenaline sconosciute...







giovedì 18 settembre 2008

Liberisti con lo scatolone in mano.

Il collasso di Wall-Street galvanizza l' indole anti-mercato di molti, bollono in pentola nuove versioni del Big Government? Forse sì.

Nel frattempo, i liberisti che non si rassegnano a traslocare in silenzio, impugnano con decisione i soli tre argomenti rimasti: distruzione creatrice, azzardo morale e politiche accomodanti.

Sui primi due concetti si sofferma, per esempio, Avinash Persaud sul FT:

"... [T]here is the subject of moral hazard. While central banks have been offering liquidity on generous terms and stopping institutions from going bankrupt, some banks were not engaged in hard restructuring but gaming the system. They were busy hoarding liquidity and pushing risky instruments into the hands of the authorities... the game is not about luring sovereign wealth funds to invest before markets recover but about how to restructure for a brave new world in which the financial sector is smaller...".

"Dieci anni di azzardo morale e politiche accomodanti" è il titolo parlante dell' articolo di Alessandro Merli sul 24 ore di ieri. Convincente quando dice, per esempio:

"... l' attuale bolla nel settore immobiliare e nelle materie prime nasce proprio dai ribassi per rispondere al crollo dei titoli internet..."

La cosa migliore dell' articolo è comunque una rassegna delle "spintarelle" a base di compressione dei tassi che la Fed non ha lesinato in questi anni.

Poi, sulla radio di tutti pagata da tutti, c' è la mitica fahre, per lei non ci sono dubbi: "il mercato" ha fallito su tutta la linea, bisogna togliere di mezzo (pardon, ripensare) questa realtà che nasce da una truffa (pardon, da un "azzardo") intellettuale. Questa è la tesi che si ricava dall' intervista fatta ad un uomo anziano. Forse l' uomo anziano ha ragione, ma senza argomenti come si fa a discutere? Godibile l' intervista, il questionatore (il mitico Cimatti) e il risponditore pregustavano da decenni momenti come questi e si davano manforte a vicenda spingendosi l' un l' altro in una acritica bolla affabulatoria. Finalmente un rifugio sicuro per chi disdegna la radio-rissa e le asprezze del contraddittorio.

Ho la sensazione che per Fahre noi viviamo in un mondo dove esiste solo il mercato, tutto è mercato... Le isituzioni (politiche) sono invisibili a fahre, il loro occhiale da letterati fatica ad intercettarne la presenza. La finanza è nei guai, chi ha sbagliato? Il problema non si pone: poichè esiste solo il mercato, ha sbagliato il mercato, che quindi non funziona.

Ma questo modo di procedere è solo una delle nefaste conseguenze di chi ha sempre professato il pensiero ideologico rimanendone marcato a fuoco. Certo che "in assenza di problemi", le soluzioni che si hanno in testa da sempre sono in posizione privilegiata per campare secoli.

E non basta linkare Alesina per prendere lo stipendio "da tutti"...

mercoledì 17 settembre 2008

Locus Solus, terza puntata

Nella terza formazione c' è Peter Blegvad che tenta ancora di fare il cantautore. Illuso.

Nessuno sembra disposto a seguirlo sulle sue solite piste. E' costretto quindi a strisciare emettendo un prosaico parlato mentre nel frattempo si ripara dal nugolo di oggetti sonori poco seri che gli piove addosso.




... puntata precedente.

martedì 16 settembre 2008

Di cosa parliamo quando parliamo di razzismo

Gli italiani sono razzisti? La domanda è tornata a martellare di recente in seguito ad un fatto di cronaca. Difficile rispondere, quindi non risponderò.

Anche perchè non è facile capire se chi ostenta condanne e chi minimizza siano in sintonia sul senso delle parole. A volte ho la sensazione che la bagarre politica travolga tutto e abbia interesse ad evitare la chiarezza.

In passato ho tentato timidamente alcune precisazioni (a me stesso).

C' è un razzismo "forte" che consiste nel considerare un certo gruppo di individui meritevole di diritti differenziati. Per esempio, molti di noi ritengono sia il caso di estendere alcuni diritti umani ai primati antropomorfi, ma nessuno si sognerebbe di estendere a loro tutti i diritti umani. E' chiaro, appartengono ad una "razza" diversa dalla nostra. Nei loro confronti siamo "razzisti". Altro esempio, in una terra visitata da diversi tipologie di alieni, probabilmente il "razzismo" sarebbe la norma. Con davide ne abbiamo parlato incidentalmente e io mi ero spinto a fare pronostici un po' raggelanti.

Nei casi appena specificati troviamo il "razzismo" come qualcosa di normale e funzionale. Se facessi altri casi sempre attenendomi a quel criterio potrei al contrario creare reazioni giustamente indignate. Ora però mi interessa un razzismo diverso, il razzismo come superstizione irragionevole, chiamiamolo "razzismo debole".

Direi che il miglior modo per misurarlo è il "test di Landsburg". Ecco in cosa consiste:

  1. al gruppo che dobbiamo valutare verrà chiesto di assolvere alle funzioni tipiche espletate dalla polizia nei posti di blocco stradali: dovranno fermare le auto nel tentativo di intercettare chi trasporta droga. L' obiettivo consiste nel massimizzare le catture di spacciatori, e magari si fissa pure un bel premio. Ammettiamo che gli automobilisti che circolano siano Neri, Bianchi o Latini;
  2. notare che se i blocchi si concentrano sui N, per i B e i L esiste un incentivo nel dedicarsi allo spaccio;
  3. dopo aver fatto lavorare il gruppo per un certo periodo affinchè il sistema raggiunga un suo equilibrio, si procederà in una giornata casuale a bloccare l' esperimento;
  4. nei giorni successivi saranno gli sperimentatori a bloccare un pari numero di auto guidate da N, B e L e a procedere agli arresti del caso;

Conclusioni: se la maggioranza degli arrestati al punto 4 è costituita da N, allora concluderemo che nel gruppo controllato esisterà una sorta di razzismo nei confronti di B e L. Viceversa, se la maggioranza degli arrestati saranno L, allora il razzismo sarà nei confronti di B e N. E via così. L' etnia con meno arrstati sarà anche quella su cui si concentreranno i pregiudizi del gruppo osservato. Il gruppo non sarà razzista in senso debole se tra gli arrestati N=L=B.

Il gruppo più facilmente testabile è la polizia stessa. A NY, per esempio, l' esperimento ha avuto luogo: esiste un certo razzismo (ma non rilevante) nei confronti dei latini (troppo pochi arresti ai loro danni nella fase di controllo).

Probabilmente si puo' conservare la forma dell' esperimento rendendolo di facile applicazione per tutti. Chissà nella graduatoria finale come sarebbero messi gli italiani. Non nascondo una certa curiosità.

lunedì 15 settembre 2008

Gastruliamo?

Armando Massarenti è un divulgatore di filosofia che si definisce libertario, lo conosco da tempo poichè cura le pagine culturali del sole 24 ora. In libreria ho sfogliato all' impiedi il suo fresco libro dedicato alla ricerca sulle cellule staminali. Armando Massarenti è un duro e a lui suona ridicolo (non sbagliato) che l' Italia si attardi puntando sulle "staminali adulte".

Ma il capitoletto che ha attratto la mia attenzione riguardava un argomento collaterale, si intitolava: perchè l' embrione non è una persona. Una simile perentorietà dà un po' fastidio però ha il pregio di calamitare l' attenzione evitando ogni equivoco. Insomma, promette di farsi leggere anche all' impiedi. Gli argomenti sfornati da Massarenti sono di tre tipi e qui vorrei riprodurli con altrettanta brutalità allegando obiezioni che mi sembrano vincenti. Naturalmente, a causa delle condizioni logistico ambientali in cui ho affrontato il testo, mi riservo ulteriori approfondimenti. Ah, un' ultima cosa: gli argomenti di Massarenti non sono di Massarenti, sono gli argomenti canonici, quelli degni di considerazione una volta scansata l' indomita esibizione del divertente tuttologo Sartori sulla prima del Corriere.

ARGOMENTO: nell' embrione pre-gastrulazione (blastocisti) non esiste ancora un sistema nervoso e un cerebro, cio' è sufficiente per non considerarlo una persona poichè è in virtù della ragione che noi siamo persone.

OBIEZIONE: un argomento fondato sull' espressione "non esiste ancora..." mi sembra molto debole. Anche il bambino "non è ancora..." un adulto, eppure ha dei diritti; anche il feto di 8 mesi "non è ancora...." nato, eppure ha dei diritti. Non conta se qualcosa "non sia ancora..." in atto, cio' che conta sono le potenzialità che un certo organismo è in grado di sviluppare spontaneamente se conservato in un certo ambiente idoneo.

ARGOMENTO: niente sistema nervoso, niente dolore, niente gioie, niente persona.

OBIEZIONE: quando mi praticano una anestesia totale decadono forse i miei diritti in quanto, non potendo soffrire, perdo la mia personalità?

ARGOMENTO: ... ma l' anesetizzato sospende delle facoltà che aveva già acquisito.

OBIEZIONE: non mi sembra che per avere dei diritti sia necessario averli avuti in precedenza: guarda il bambino, oppure il feto di otto mesi.
***
C' è anche da dire che Massarenti dedica gran parte del libro stigmatizzando i finti successi che la ricerca sulle staminali adulte ha riportato, implicitamente esalta come essenziale la ricerca nel campo delle staminali embrionali. Non so se questo sia vero, probabilmente è così, il ragazzo (dai capelli bianchi) sembra preparato.

Peccato che questa impostazione lo indebolisca notevolmente allorchè affronta la questione etica, dimostra infatti che il Massarenti ha degli "interessi" in campo, ci ha già detto che alcune soluzioni "convengano" più di altre, come puo' ora essere imparziale nel giudizio? Per quanto i suoi argomenti vadano presi in considerazione, è già sospetto in partenza.

A meno che la sua etica non sia di tipo utilitarista: sacrificare gli emmbrioni, qualsiasi cosa siano, "conviene" alla società e quindi bisogna procedere. Ma allora perchè perdere tempo e capitoli per spiegarci che "l' embrione non è una persona"? Si ha la netta sensazione che per molti la questione sia del tutto irrilevante, cio' che conta è cominciare le dissezioni.

In fondo penso proprio questo. Naturalmente, per un utilitarista, anche sacrificare un bambino handicappato potrebbe "convenire" alla società. E partendo da lì si puo' procedere ideando sempre nuovi "sacrifici convenienti". La risposta più onesta dell' utilitarista nei casi estremi dovrebbe essere: sì, la cosa è conveniente ma non penso che la società sia ancora pronta per soluzioni di questo tipo.

La durezza di Massarenti lo preserva dalla mia acrimonia. In fondo penso che a lui non suoni certo come offesa l' essere considerato un "bieco" utilitarista. I suoi argomenti s' intonano alla personalità, mi suonano invece abbastanza insopportabili quando li ritrovo in bocca a Signore pronte a svenire se la dieta del gattino è carente di proteine.

L'Inerzia e i Padri

Per riprendere il discorso di Davide, su come parlare ai bambini per farsi ascoltare, propongo quest'altro breve video di Feynman, di cui allego la mia trascrizione. Mi sembra un esempio luminoso.


My father had taught me to notice things, and one day I was playing with what we call an express wagon, which is a little wagon which has a railing around it, for children to play with - they can pull it around. It had a ball in it, I remember this, it had a ball in it. And I pulled the wagon, and I noticed something about the way the ball moved. So I went to my father and said:
“Say, pop, I noticed something: when I pull the wagon the ball rolls to the back of the wagon, it rushes to the back of the wagon. And when I’m pulling along and I suddenly stop, the ball rushes to the front of the wagon. Why is that?”
And he said:
“Nobody knows. The general principle is that things that are moving try to keep moving, and things that are standing still tend to stand still unless you push on them hard. This tendency is called inertia, but nobody knows why it’s true.”
Now, that’s a deep understanding. He doesn’t just give me a name, he knew the difference between knowing the name of something, and knowing something. Which I learned very early.
He went on saying:
“If you look closely, you’ll find the ball does not rush to the back of the wagon. It’s the back of the wagon that you’re pulling towards against the ball, but the ball stands still… Or as a matter of fact from the friction starts to move forward, really, and doesn’t move back.”
So I ran back to the little wagon, and set the ball up again, and pulled the wagon from under, and looking sideways I saw that indeed he was right. The ball never moved backwards in the wagon, when I pulled the wagon forward. It moved back relative to the wagon, but relative to the sidewalk it was moving forward a little bit, and the wagon caught up with it.
So that’s the way I was educated by my father. With those kind of examples and discussions.
No pressure, just lovely, interesting discussion.


(p.s. scusate se apro un altro thread, ma sto ancora cercando di capire come inserire brani e link nei commenti) d

Vertici (3)

Venite figlie, piangete con me!
Guardate! - chi? - lo sposo,
Lo vedete - come? - come un agnello!
Un Agnello di Dio innocente
Ucciso sul legno della croce,
Vedete - che cosa? - la Sua pazienza.
Sempre apparisti paziente per quanto vilipeso.
Guardate - cosa? - ai nostri peccati;
Le colpe di ognuno hai voluto portare;
Saremmo disperati se avessi rinunciato;
Per amore nostro regge il peso di un legno fatto a croce.
Gesù, abbi misericordia di noi.


La mia versione è quella dei Berliner di von Karajan...



Poi bel bello arriva lui e toglie il soprano "a ripieno", omette la cifratura alla linea del Continuo, aggiunge segni dinamici e indicazioni di fraseggio un po' ovunque, enfatizza il II coro (quello delle domande)... ma i ritocchi e l' aggiornamento di Mendelssohn lo avranno poi migliorato?

Giudicate voi sulla base di questa versione allegata a "Voice" che tiene conto del maquillage di Felix, dir. Fasolis, Orchestra e Coro della Svizzera Italiana.



Infine è dovere il recupero delle parole di un Bernstein che si abbandona a giudizi assoluti. Le aveva proposte Davide in una precedente discussione (questo "vertice" lo dedichiamo a lui per tenerlo buono :-)):

"... suddenly the chorus breaks into two antiphonal choruses. 'See him!' cries the first one. 'Whom?' asks the second. And the first answers: 'The Bridegroom see. See Him!' 'How?' 'So like a Lamb.' And then over and against all this questioning and answering and throbbing, the voices of a boy's choir sing out the chorale tune, 'O Lamb of God Most Holy,' piercing through the worldly pain with the icy-clear truth of redemption. The contrapuntal combination of the three different choruses is thrilling. There is nothing like it in all music..."
Leonard Bernstein

Puntata precedente.

Un bachiano doc come Davide risponde con Gardiner, il linkaggio è dovuto.

Perchè i vostri figli saranno migliori di voi

Nonostante il brutto titolo ho comprato il libro di Steve Johnson (2005), era disponibile a metà prezzo. L' avevo già sfogliato in passato e conoscevo la sua tesi: la cultura di massa negli ultimi 30 anni è diventata, in media, più complessa e intellettualmente più impegnativa. SJ si concentra su videogiochi, film, TV e internet. A quanto pare la cultura popolare diventa via via più sofisticata pretendendo un impegno cognitivo crescente.

Lui chiama questa tendenza "La Curva del Dormiglione" rifacendosi ad una sequenza del famoso film in cui un' equipe di scienziati del 2173 rimane sconvolta dal fatto che la società del XX secolo non fosse riuscita a comprendere i benefici nutrizionali di torte alla crema e merendine. Mi sa che diana me ne aveva già accennato (woody, che è ipocondriaco, non esce quasi mai di casa senza diana).

Prima di bacajare si tenga perlomeno conto di un paio di precisazioni. Innanzitutto, il fatto che la cultura di massa richieda e stimoli un costante miglioramento nell' intelligenza dei nostri figli non significa che veicoli un edificante messaggio morale. Probabilmente è vero il contrario anche se si spera che l' intelligenza e la scelta morale abbiano una qualche attinenza. In secondo luogo, la tesi non implica che taluni telefilm siano valutati in futuro alla pari di "Cuore di Tenebra" o che l' assiduità con certi videogiochi sia formativa quanto la lettura di "Moby Dick". Probabilmente la cultura popolare impallidisce di fronte all' arte e alle sue immense ricchezze estetiche e intellettuali.

La curva del Dormiglione mette in discussione qualcos' altro: il fatto che le cose stiano andando peggio e che la cultura di massa sia impegnata in una corsa verso il basso di cui non si vede la fine. Serve insomma come replica alla strenua lamentela per cui violenza e nudità abbiano ormai invaso la TV, che l' inanità dei reality show intorpidisce le menti o che la play station rende vacuo lo sguardo dei fanatici: sappiate che dietro queste ed altre storture la Curva del Dormiglione sale costantemente contribuendo in modo decisivo a rendere i vostri figli più perspicaci di voi.

Mi piacerebbe che le tesi di SJ fossero confermate, io ne sono abbastanza convinto. Cio' significherebbe che il "popolo" puo' migliorarsi con le sue forze spontanee affidandosi anche all' industria dell' intrattenimento senza che si renda necessaria l' istituzione di un paternalistico Educatore imposto dall' alto.