domenica 19 ottobre 2008

La vita come parodia dell' adolescenza

Come identificare il libro che più rilascia influssi nel mondo della cultura oggi? Da dove vengono le parole che meglio hanno ingravidato i terreni ubertosi da cui oggi falciamo la messe più abbondante?



Missione impossibile, ovviamente. Non resta che giocarci su in modo si spera intelligente.



Ipotesi, un ascoltatore di Radio Tre potrebbe isolare questa proxy: qual è il libro più citato a Damasco?



Risposta: Raffaele La Capria, Ferito a Morte, 1961. Sono corso a comprarlo (4 euro) e a leggerlo.



E' un libro su Napoli, spietato, disperato. In cio' gemello di un altro bel libro recentemente incontrato/scontrato.



Da Napoli trasuda un calore in grado di sciogliere qualsiasi progetto, una bellezza già perfettamente compiuta, che non richiede ulteriori interventi: la Natura non chiama più la Storia, Posillipo è una creatura fatta e finita da qualche dio in vena di capolavori, l' uomo è superfluo in questo presepe pagano, non gli resta che sfinirsi in una chiacchiera debosciata per distrarsi dall' agonia che lo toglierà definitivamente di mezzo.



In più siamo tra gente ricca, l' alta borghesia della città. In assenza di bisogni materiali, l' inanità di ogni movimento aleggia come una cappa ineludibile sin dal primo mattino. Dopo lo sbadiglio iniziale, la solita amara constatazione: anche oggi c' è il sole. Un sole senza veli, cancerogeno per lo Spirito. La giornata, con l' immota esagerazione di luce che sempre la segue, ha già bloccato la sua morsa sulla città, la tregua notturna esala ormai vinta; il tempo del "non far niente" quando è giusto che sia così, è scaduto. Comincia il "non far niente" con i sensi di colpa, l' amara vacanza, la prigione di un' adolescenza fuori termine.



Per tutto il romanzo in cielo non transita una nuvola a turbare il metallo di quell' azzurro che blocca ogni cosa complice una luminosità dalla trasparenza crudele. Il Sole, invidioso di altre bellezze, non tollera competitori e procede con l' annientamento dall' interno degli animi umani; instilla una pigrizia che costringa i corpi a disubbidire e le "vite pensate" a scivolarsene via da quei corpi come lucertole dalla pietra.



Il pelo dell' acqua marina divide due mondi affetti dalla medesima paralisi. Quello sotto è una metafora geniale di quello sopra. Immergiamoci allora un attimo in quel freddo simulacro, la bara tanto sospirata, tutto si muve in modo rallentato, l' illusione sembra per un attimo smascherata: ecco che arriva la Spigola, ombra grigia profilata nell' azzurro, pare immobile, sospesa, l' occhio fisso, di celluloide, il rilievo delle squame, la testa corrucciata di una maschera cinese... (è il memorabile attacco).



Intanto il mare, con il vai e vieni delle sue onde, caria irreparabilmente le fondamenta alla città che brilla come una stagnola. Scava nel tufo il suo millimetro annuale, solo pochi secoli ci separano dal collasso finale, unico traguardo di chi anela alla maturità affidandosi allo shock.







*************** seconda tentativo di dire la stessa cosa...



Gironzolando in libreria cercavo di accoppiarmi con qualche romanzo, ma questa volta non ero attratto da spiriti affini, piuttosto invece da qualcosa che fosse stato "influente" nel tempo e nel mio Paese. Da dove vengono gli istinti che oggi dominano l' italiano?



Un ascoltatore di Radio Tre che compie queste elucubrazioni, viene subito sospinto verso la trasmissione Damasco, lì i protagonisti della nostra cultura passano in rassegna i libri che per loro sono stati importanti. Qual è il più citato?



Penso proprio di non sbagliare: Raffaele La Capria, Ferito a Morte. Ma ce l' hanno qui? Sì, scontato per giunta. Quattro euro con copertina rigida. Preso. Letto. Meditato.



E' un libro dalla bellezza terribile e smunta in cui vengono illustrate, parlando di Napoli, le ragioni del pessimismo più irredimibile. La vividezza del resoconto non puo' che alzare quelle ragioni a vera filosofia del Negativo. E dire che su Napoli avevo appena letto sentenze definitive non meno ispirate (annamo bene). Mica avrete bisogno del link alla Ortese, spero...



Tornando alla contagiosità di certe visioni. Ma perchè l' ottica catastrofista ha tanta presa sui cervelli pensanti del nostro Paese? Se avessi voluto scavallare qualche generazione per rivolgermi ad un ipotetico Damasco di trent' anni fa, probabilmente avrei isolato un Pasolini, altro apocalittico.



Io in merito ho la mia idea: il pessimismo è sexy.



A voi chiederei se avete responsi alternativi sia all' interrogativo iniziale (quale romanzo ha più influito) che a quello finale (la fascinazione del pessimismo).