Chi non ha figli è egoista?
Sì.
Da un punto di vista materiale sì.
Il costo del figlio, infatti, è quasi interamente a carico dei genitori mentre i benefici sono diffusi.
In questo senso il figlio è il contrario dell’inquinamento: chi inquina guadagna a spese degli altri, chi fa un figlio ci rimette a beneficio degli altri.
Pensate a quanto benessere ci viene dal fatto che Mozart sia esistito: ma i costi del suo mantenimento se li sono intestati i suoi genitori e solo loro. “Vi sembra giusto?” pensa senza dirlo nemmeno a se stesso l’egoista.
Un caso estremo di generosità, quello dei genitori di Mozart. Sì, un caso estremo, ma in piccolo lo stesso puo’ dirsi per i genitori dell’operaio della Pirelli: lo hanno mantenuto e io adesso posso sfruttare la sua opera facendo affari nel settore della gomma.
Un tale proclamava: “vorrei sei figli così almeno uno potrà risolvere i problemi del mondo”. La logica è corretta: più figli al mondo, più cervelli, più idee, più ricchezza. E a godere sono soprattutto i terzi.
Questo fatto non puo’ essere digerito dall’egoista: “perché io dovrei pagare e gli altri godere?”. Il suo demone ragiona così.
Ogni generazione prospera sulle idee avute dalle precedenti. Le idee possono essere di tanti tipi: rotare la coltivazione nei campi, introdurre una franchigia nei contratti di assicurazione, ricorrere alla spoletta nei telai automatici… Poiché le idee vengono dalle persone: più persone, più idee, più ricchezza per la comunità intera.
Una logica ferrea quanto semplice, e che lavora ovunque: a parità di tutto il resto in campo calcistico la nazionale brasiliana sconfiggerà sempre quella svizzera, per forza: il Brasile è più grande e più popoloso!
Altri due motivi ci fanno dire: “più persone, più ricchezza”.
Primo, i geni si ispirano a vicenda creando un circolo virtuoso che è tanto più potente quanto più numerosi sono i geni – e quindi le persone – in circolazione.
Secondo: il numero di persone (e quindi di figli) incrementa la domanda di benessere. Quanti più siamo, tanto più i geni sono incentivati a liberare la loro genialità.
Qualcuno fa notare che alcune parti del mondo non prosperano affatto per quanto siano numerose. Calma, forse la popolosità è un effetto, non una causa. Il problema in quei paesi non è tanto il numero delle persone ma le politiche governative: politiche anti-business porterebbe all’ indigenza anche una nazione fatta esclusivamente da Einstein e Mozart.
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Il bambino è qualcosa di curioso. Prima di avere un bambino tutti noi ci pensiamo due volte: in tutti noi, infatti, spira il vento dell’egoismo.
Un bambino è qualcosa di particolare: tentenniamo nel generarlo anche se sappiamo in anticipo che non ci pentiremo mai di averlo fatto.
In questo senso è come una droga: nel momento del contatto si crea dipendenza.
Eppure, una differenza importante c’è: nel caso della droga la dipendenza è temuta, nel caso del bambino è cercata.
Insomma: sappiamo in anticipo qual è la scelta giusta eppure tentenniamo. Evidentemente il nostro egoismo materiale è davvero grande! Sappiamo perfettamente che non ci pentiremo mai della nostra scelta, eppure ci freniamo. Forse il nostro demone si sta chiedendo: ma non posso fare qualcosa che destini a me i benefici della mia scelta?
Comprare o adottare un cane – per esempio – puo’ essere un affare molto migliore per l’egoista: sopporta i costi di questa nuova presenza ma incamera anche tutti i benefici.
Un cane non stipula contratti (la sua firma non è riconosciuta), non innova per le generazioni future (i pronipoti vivono esattamente come gli antenati), in questo senso i benefici che produce non sono diffusi, vengono perlopiù incamerati da chi sopporta i costi. La sua affettuosa compagnia se la gode esattamente chi si sobbarca le levatacce per il bisognino.
Certo, quando con le mie bambine incontriamo un cane con padrone disponibile per mezza giornata la festa gratuita è garantita, eppure il concetto che vorrei passasse mi sembra ormai chiaro.
Comprare un cane non è un atto altruistico così come rinunciare al cane non è un atto egoistico. Fare un figlio è un atto altruistico mentre rinunciare ad un figlio è un atto egoistico.
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Finora ho trattato l’egoismo più evidente di chi non fa figli: quello materiale verso terzi.
Ci possono però altre forme di egoismo implicate, per esempio quello nei confronti del nascituro.
Qui le cose sono un po’ più complesse e per ammettere l’esistenza di questo egoismo occorre fare uno sforzo in più.
L’argomento per l’esistenza di questo egoismo è semplice: se accettiamo il fatto che donare 100 euro a X costituisca un atto di generosità, donargli la vita è un atto di generosità estrema.
A meno che la vita sia un bene negativo, ovvero un male.
Ma anche i 100 euro potrebbero essere un bene negativo per X, in questo caso il donatario se ne disferebbe azzerando il bilancio costi/benefici, da cio’ deriva il fatto che un dono puo’ essere solo un bene. Ma allo stesso modo, colui il quale non gradisce il bene della vita puo’ sempre suicidarsi. Insomma, la logica economica ci porta a dire che il “gift of life” esiste eccome.
Alcuni obbiettano che il nascituro, contrariamente a X, non esiste al momento, è dunque assurdo trattarlo allo stesso modo.
Qui è facile rispondere con un’analogia: anche le generazioni future non esistono al momento, questo vuol forse dire che – faccio solo un esempio – inquinare e devastare il pianeta sia moralmente neutro? La maggior parte delle persone non la pensa così, per lo stesso motivo il nascituro non puo’ essere considerato un nulla, e chi lo considera tale è un egoista.