venerdì 22 aprile 2016

Relativismo estetico

Vediamo se questa analogia puo’ servire.

Tizio è ammalato, assume una pillola e guarisce. Ma è veramente guarito?

Per appurarlo Caio si concentra su Tizio, lo visita ripetutamente e lo frequenta. Poiché per Caio la sanità è uno stato oggettivo si puo’ capire se Tizio lo sia veramente. A Caio non interessa la pillola che ha assunto Tizio, c’è chi guarisce con la pillola blu e chi con quella rossa. Rispetto alle pillole Caio è un relativista ma rispetto alla guarigione è oggettivista: non basta che Tizio dica “sono guarito”.

Sempronio invece si concentra sulle pillole: sa che quella giusta è quella blu, se Tizio ha assunto quella allora è guarito, altrimenti no.


Pincopallino invece considera Tizio guarito perché è lui stesso a dirsi guarito, se così stanno le cose studiare le pillole o visitare Tizio è tempo perso: tutto è relativo. Che pillola abbia assunto e che persona sia diventata Tizio dopo quella assunzione è del tutto indifferente visto che lui si sente guarito.

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Il "sono guarito" equivale al "mi piace". Caio ritiene che se una cosa piace veramente comporti un reale appagamento, un elevazione spirituale in teoria verificabile.

Problema: la posizione di Caio è compatibile con l'autonomia del bello?

Autonomia del bello: possiamo ben dire che l'attentato del 9/11 è bello, anche se i suoi contenuti sono atroci. Possiamo dire che i film della  Leni Riefenstahl sono belli, anche se inneggiavano al nazismo?

Se il bello ti fa diventare nazista puo' dirsi realmente tale?

In un certo senso no se riteniamo che essere nazisti non comporti alcun innalzamento del proprio animo. In questo senso etica ed estetica sono collegate e l'autonomia della seconda diventa problematica.

Ma c'è anche da precisare che il bello nasce nel nostro cuore, cosicché i film di Leni possono essere all'origine di un bello se nasce nel cuore di una persona che li ammira ripudiando l'ideologia nazista.