Una delle poche politiche che raccolgono il consenso quasi unanime degli studiosi è quella relativa alla libera immigrazione: i benefici per l’immigrato sono enormi, parliamo del programma anti-povertà di gran lunga più efficiente mai escogitato; i vantaggi per la popolazione locale sono apprezzabili: manodopera a basso costo e prezzi più accessibili; i danni, quando esistono, sono invece minimi e riguardano una fetta marginale della popolazione nativa.
Tuttavia resta in piedi un solido argomento contro l’immigrazione che guarda al lungo periodo.
1) La correlazione tra IQ medio e prosperità nazionale è forte.
2) Gli immigrati abbassano l’IQ medio della nazione dove arrivano.
3) Sul lungo periodo il paese che accoglie molta immigrazione si impoverisce.
Commento a 1. Mentre esistono molti “cretini di successo”, lo stesso non vale per i paesi: se l’intelligenza media del paese è elevata, la prosperità è nei fatti assicurata.
Commento a 2. Gli immigrati vengono da paesi poveri, quasi sempre con abitanti dall’IQ medio inferiore a quello dei paesi di destinazione.
Commento a 3. Ci sono molti modi attraverso i quali un IQ basso rovina la qualità dell’ambiente in cui agisce: per esempio votando male. Tanto per dirne una, il soggetto dall’ IQ basso di solito avversa le politiche pro-market e di libera immigrazione, due tra i principali motori della ricchezza.
Lettura consigliata per approfondire: Hive Mind: How Your Nation's IQ Matters So Much More Than Your Own – di Garett Jones