http://www.lastampa.it/2016/04/28/vaticaninsider/ita/vaticano/levoluzione-della-dottrina-spiegata-da-civilt-cattolica-Dv7ptylhYjlJE5xJR9DwoO/pagina.html
L’evoluzione della dottrina By Andrea Tornielli
- Rausch riporta esempi di come l’insegnamento dottrinale si sia sviluppato e abbia subito correzioni e contestualizzazioni «guidate dalla fedeltà al kerygma essenziale e ai princìpi che esprimono l’aspetto duraturo del messaggio cristiano»
- L’autore parte dalla domanda che si pose nel V secolo san Vincenzo di Lerino: «Un progresso della religione ci può essere nella Chiesa di Cristo?».
- Il santo rispondeva affermativamente, proponendo l’esempio delle membra del corpo umano, che sono certamente diverse dal bambino all’adulto e poi nella persona anziana, pur rimanendo sempre le stesse.
- un progresso nella fede e non di un cambiamento.... il cambiamento implica il passaggio di una data cosa a qualcos’altro di diverso».
- Pensiamo a quando la schiavitù era ammessa o la pena di morte era ammessa senza alcun problema. Dunque si cresce nella comprensione della verità.
- Paoa Francesco. Gli esegeti e i teologi aiutano la Chiesa a maturare il proprio giudizio. Anche le altre scienze e la loro evoluzione aiutano la Chiesa in questa crescita nella comprensione.
- è da considerare «opportuna una riformulazione dell’enunciazione del deposito della fede, ossia della verità della dottrina, chiarendone il significato e dandogli nuova veste espressiva affinché sia efficace sotto il profilo pastorale».
- «Occorre che questa dottrina certa ed immutabile, alla quale si deve prestare un assenso fedele, sia approfondita ed esposta secondo quanto è richiesto dai nostri tempi.
- L’approfondimento e la riesposizione della dottrina devono dunque tener conto del «nesso vitale tra la dottrina e l’annuncio (kerygma) al cuore del Vangelo»,
- «Chi respinge un dogma si pone al di fuori della comunità di fede - ricorda padre Rausch - Ma i dogmi possono essere reinterpretati da successive azioni magisteriali,
- Concilio Vaticano II ha sviluppato e chiarito la definizione del Concilio Vaticano I riguardo a quella che viene comunemente chiamata “infallibilità pontificia”». Il concilio Vaticano II ha infatti ampliato la definizione del Vaticano I, comprendendovi i vescovi in unione con il Papa
- Il Vaticano II ha insegnato che anche i fedeli prendono parte all’infallibilità della Chiesa: «La totalità dei fedeli che hanno l’unzione ricevuta dal Santo non può sbagliarsi nel credere... i fedeli «non sono soltanto i destinatari passivi di ciò che la gerarchia insegna e che i teologi esplicitano: essi sono al contrario soggetti viventi e attivi in seno alla Chiesa». E svolgono un ruolo nello sviluppo della dottrina,
- La regola della fede nella sua essenza non cambia, ma le espressioni della dottrina e la sua comprensione spontanea segnata dalla cultura cambiano, e per questo il Magistero e i Concili devono assicurare la giusta formulazione della fede».
- Passando dall’enciclica «Mirari vos» di Gregorio XVI (1832) che definiva «assurda ed erronea sentenza, o piuttosto delirio, che si debba ammettere e garantire a ciascuno la libertà di coscienza», e dal Sillabo del beato Pio IX (1864), all’affermazione della libertà religiosa tra i diritti fondamentali di ogni essere umano.
- Un altro esempio citato riguarda l’affermazione «fuori della Chiesa non c’è salvezza», che è stata notevolmente approfondita e per la quale, ha affermato il Papa emerito Benedetto XVI si è verificata «una profonda evoluzione del dogma».
- Un ulteriore esempio riguarda la schiavitù.
- «la dottrina della Chiesa non va ridotta a qualcosa di meramente regolativo e informativo, espungendone il carattere vissuto e trasformativo proprio del dinamismo
- Giovanni XXIII, il quale desiderava un magistero di carattere fondamentalmente pastorale, piuttosto che soltanto dedito a ripetere precedenti formulazioni dottrinali.
- “pastoralità della dottrina”. La dottrina va dunque interpretata in relazione al cuore del kerygma cristiano e alla luce del contesto pastorale in cui verrà applicata,
continua