Quanto vale la bellezza?
Per rispondere ci vorrebbe un professore di estetica
Ma forse i più qualificati sono i manager di Motorola: quando negli anni novanta hanno colorato per primi la cassa del loro telefonino (un'operazuone che a loro non costava nulla) poterono aumentarne il prezzo senza impatto sulle vendite.
Per molti un atto del genere equivale ad una frode. Pagare di più per una "verniciatina" è da stupidi. È la funzione non la forma che conta.
Per costoro la forma è una presenza demoniaca che ci tenta facendo prevalere gli istinti sulla ragione.
L'enfasi sulla cosmesi, poi, è il marchio distintivo del capitalismo e della sua itteformabilr falsità.
Moda, pubblicitá patinate... una fiera delle illusioni edonisticje con la quale il capitalismo tradisce le sue radici puritane.
La teoria dei persuasori occulti non è falsificabile: quanto più tentiamo di proclamare il valore reale del bello, tanto più siamo "manupolati".
L'ornamento e la decorazione come quintessenza dei falsi desideri.
Persino le presentazioni con Powerpoint sono state messe all'indice: che spreco quando delle normali slides a mano assolvono al compito.
In queste parole fa capolino l'antica polemica contro il lusso e lo spreco: viviamo nella cultura dello scarto.
Anche in molte liturgie della Chiesa c'è chi vede la sostanza sacrficata alla forma
L'accusa: una festa per i sensi, una carestia per il cuore. L'abbellimento depotenzia la verità.
L'accusa: una festa per i sensi, una carestia per il cuore. L'abbellimento depotenzia la verità.
La crociata contro i "trucchi" esalta l'aspetto "acqua e sapone". La retorica dell'autentico prende si mira "i mascheroni". Si diceva: il make up ruba la matita divina.
Naomi Wolf, nel suo inno alla bruttezza, incita le donne a essere come sono, evitando di "pittarsi" come le vorrebbe il patriarcato. La femminista fedele alla causa esibisce con orgoglio la sua sciatteria.
Ma nonostant profeti e ideologhi, noi restiamo convinti che lo stile conti, che non sia solo asservimento o illusione.
Lo stile conta in molti modi: ci solleva l'anima e ci consente l'espressione sena parole.
Giusicare i vestiti di Tizio è un po' come goudicare la sua mente. Se non sai sistemarti i capelli, quante altre cose non sai fare?
Tra i nemici del "bello diffuso", oltre a profeti ed ideologhi, c'è l'evoluzionista: per lui è tutta una questione di status.
Il lusso è tutta questione d'invidia: lo voglio perchè ce l"ha il mio vicino.
In questo senso noi non ci godiamo il bello bensì la nostra posizione privilegiata.
Il bello non ci interessa: noi non vogliamo quelle scarpe costose, vogliamo esibirle raccogliendo l'ammirazione degli astanti.
In questo senso ci guadagneremmo tutti indossando delle divise e vivendo in un soviet.
Ma il nostro senso comune ci dice davvero questo? No, ci dice piuttosto che la bellezza ha anche un suo valore intrinseco.
Per chi disprezza la "superficie", chi identifica l'autentico con lo statico vede nella "superficie" che cambia senza motivo qualcosa di spregevole. Ecco allora che la moda diventa il nemico assoluto. La moda, ovvero l'obsolescenza calcolata, è l'epitome delli sfruttamento moderno in azione.
Ma la moda esisteva anche 800 anni fa. Ed esiste anche su cose non commerciali come i nomi di persona. C'è forse pubblicità manipolatoria anche lì?
Meglio ammettere che i gusti individuali sono mutevoli. Noi usiamo la moda per concederci un piacere estetico e darci un'identità personale.
Meglio ammettere che il piacere estetico ha una sua autonomia. In questo senso anche le parate naziste sono belle, anche le immagini dell'attentato alle Torri Gemelle.