Viviamo un'epoca in cui il "bello" è fuoriuscito dall'arte per infilarsi in ogni aspetto della nostra vita, l'esperienza estetica non è mai stata tanto ipertrofica. In passato non era certo così.
Le condizioni ambientali aiutano: la competizione ha spinto i prezzi dei beni talmente in basso e la qualità talmente in alto che la differenza alla fine la fa lo stile.
La ricerca del piacere sensoriale non è mai stata così diffusa. La creazione di un'identità personale attraverso il gusto per le forme è ormai un fenomeno di massa.
Eppure nemmeno oggi non mancano i nemici (più o meno dichiarati) del “bello”, propongo i quattro "tipi" più tenaci:
- IL PROFETA: per lui tutto ciò che va oltre la sostanza è "spreco".
- L'IDEOLOGO: per lui tutto ciò che va oltre la sostanza è "manipolazione dei poteri forti".
- L'EVOLUZIONISTA: per lui tutto ciò che va oltre la sostanza è "lotta per lo status".
- IL TOTALITARISTA: per lui tutto ciò che va oltre il suo gusto è "cattivo gusto".
Il primo scambia il "bello" con un lusso, il secondo con un' illusione, il terzo con un segnale, il quarto con una regola. Tutti e quattro sono restii a riconoscerne il valore intrinseco.
Meglio però dare un'incarnazione a queste figure astratte, con tutte le forzature che un'operazione del genere comporta.
PAPA FRANCESCO potrebbe identificarsi col “profeta”: la guerra dichiarata alla “societá dello spreco" lo spinge a propagandare di sè un'immagine sciatta: ventiquattrore, utilitaria e paramenti al minimo. Le bellezze del Vaticano diventano motivo di imbarazzo e occorre prenderne le distanze, magari decentrando la propria residenza. Il sottinteso: meglio sarebbe donare tutto in favore dei poveri!
NAOMI WOLF potrebbe identificarsi con l' “ideologa”. Nel suo inno alla bruttezza, incita le donne a "essere come sono", evitando di "pittarsi" come invece le vorrebbe il patriarcato. La femminista fedele alla causa esibisce con orgoglio un look dimesso e senza orpelli. Per lei rivoluzione fa rima con acqua&sapone.
ROBERT FRANK potrebbe identificarsi con l' “evoluzionista”. Per lui la nostra ricchezza non è indice di prosperità ma il mero effetto collaterale di una gara nociva "tutti contro" ribattezzata con successo "febbre del lusso".
VITTORIO SGARBI SALVATORE SETTIS potrebbe identificarsi con il “totalitarista estetico”. La crociata ad alzo zero contro i graffitari, l'appello serrato a piani regolatori più stringenti, l'assalto ai gusti altrui, l'intolleranza per il difforme, la sindrome del sovrintendente alle belle arti in servizio permanente effettivo, la visione museale della società, fanno di lui il direttore in pectore dell'UCES (Ufficio Centrale dell'Estetica di Stato).