Nella strapazzata versione di dell’ Hallelujah di Phil Kline, il riconoscimento del cadavere di Handel non emerge grazie ai profili ma al sapiente sovrapporsi dei campi.
Tono su tono, grigio su grigio, ecco spuntare all’ orizzonte un nuovo strano assemblaggio del capolavoro. E’ lui!
Dal big bang ai buchi neri, dal fiat lux all’ apocalisse, dall’ alta fedeltà al grado zero del suono andata e ritorno. Avanti e indreé. Un bel viaggetto senza rete tra accelerazioni e sospensioni.
Il buio, l’ opacità, l’ indistinto, la lontananza, lo smog, le presenze ectoplasmatiche… tutta roba difficile da sgombrare in questo disco. Unica oasi in cui l’ opprimente cortina sembra alzarsi per incanto, la pastorale di Paul Lansky. Le generose inserzioni (nastri, elettronica, percussioni) riescono miracolosamente a preservare equilibri e trasparenza.
tirando le somme:: si salvano 2 pezzi su 11. Un po’ pochino per rimettere di nuovo nel lettore questo cd arrivato in casa mia da molto lontano. Se ne riparla (forse) tra qualche anno. Per ora lo consegno alla polvere del salotto.
Genealogia: Matthew Herbert.
AAVV – Messiah remix