martedì 18 ottobre 2011

Apprendistato nelle tenebre

Stephen Crane – Il segno rosso del coraggio

… apparve subito chiaro che ben presto un dio gonfio di sangue si sarebbe satollato…

… considerò le minacce in agguato nel futuro, e non gli riuscì di vedersi dritto e impavido al centro di esse… si ricordò delle immagini di gloria a spada sguainata, ma nell’ ombra dell’ imminente tumulto sospettò che si trattasse soltanto di quadri inverosimili…

Una delle esperienze più forti la vivi quando constati con lucidità e nel breve volgere di un attimo – magari dopo anni di riflessione anche esagerata su di te stesso – che non sai bene chi sei, che non sai bene con chi hai a che fare e se puoi veramente contare su di te.

Capita di solito alla vigilia di un evento traumatico. E’ una sensazione che ho sperimentato prima della mia recente operazione chirurgica e che, nel libro letto in ospedale, prova anche il “soldatino blu” Henry Fleming. Lui non attende l’ accensione dei faretti in sala operatoria ma, tra conati di vomito e sorsate di rum, il segnale della carica che lo proietterà verso verso un trattamento privo di anestesie e forse nelle braccia della morte.

Chi sarò? Sarò un pavido? Un coraggioso? Un temerario?

Come per incanto diventi una variabile ignota a te stesso. Di fronte la “disastro” imminente le tue consuete leggi di vita non valgono più, quel che sapevi di te cessa di essere importante. Sei assalito da timori di stupidità e incompetenza. Come nella prima gioventù, devi rifarti un’ esperienza partendo da zero.

Ti isoli, cerchi di cavare dal cilindro risposte formidabili o massime che ti possano trarre d’ impaccio con un colpo da maestro. Ma non le trovi, il momento si avvicina e annaspi.

Capita spesso, non si creda. Specie in certi temperamenti che hanno fantasticato molto in passato e ora sono costretti al contatto incandescente con la realtà.

Henry apparteneva di diritto alla razza dei sognatori a occhi aperti, leggeva libroni come l’ Iliade agognando - e disperando - di assistere e partecipare attivamente a combattimenti simili a quelli dei Greci. Ma gli toccava con rammarico di vivere in un mondo in cui gli uomini erano – purtroppo - “migliori”, o comunque più timidi. Tutti. Tutti dei gentili timidoni tranne (forse) lui, il taciturno Henry.

Nel corso della sua “vita in utero” trascorsa al paesello, affrontava spesso i discorsi sulla guerra, anzi, li cercava e li provocava, specie con chi era di opinioni opposte alle sue. Una volta scatenato il dissenso, era davvero piacevole crogiolarsi in una discussione burrascosa certi che il proprio movente etico fosse inattaccabile. Viveva lavorando ogni giorno alla frase che avrebbe detto alla mamma al momento del distacco per l’ arruolamento volontario.

Ma poi, una volta al fronte, rintronato dal rombo del cannone, percorrendo i bordi più prossimi al mostruoso alterco guerresco, lambito dai primi proiettili che cominciano a fischiare mordendo i rami come se fossero mille minuscole accette, fu preso di mira da pensieri molesti e vigliacchi che allontanò a fatica e con vergogna.

Purtroppo tornarono. Cadde preda di un logorante tormento e cominciò per lui la battaglia più impegnativa, quella sul “fronte interno”. Sono battaglie che si svolgono nella mente ma che non si vincono mettendosi seduti e rintracciando in un pensiero la chiave risolutrice dell’ enigma.

In questi casi la propria vicinanza diventa scomoda… dopo tutti i ricami della gioventù, eccoti in compagnia di un probabile fifone. Si prova di tutto per verificare e disconfermare , ci si misura sul metro dei compagni ma senza cavare un ragno dal buco. Si sta allora in disparte occupati in un dibattito estenuante quanto inane con se stessi.

Dopodiché, l’ evidenza dei fatti: Henry è un coniglio, Henry scappa non visto a gambe levate. Corre nei boschi senza minimamente sapere da che parte sia la salvezza, gira intorno, qualcosa di simile all’ istinto delle falene lo tiene vicino alla battaglia. Una strana fortuna fa in modo che gli ostacoli davanti a lui cadano per trasformarsi in aiuto.

DeviantArt user Santani

Nel corso della fuga senza meta, il dibattito esistenziale è rimpiazzato ora da una preoccupazione non meno impellente: come sopportare le occhiate scrutatrici dei compagni mentre si cerca di mettere in piedi qualche storiella giustificatrice della propria condotta? Ma in questi casi non esistono storie a cui si possa credere; le si imbastisce con lena accorgendosi che la propria mente è confusa e debole per qualsiasi operazione tranne che per scovare implacabilmente i punti deboli di quei patetici raccontini.

La sanzione sociale è una cappa terribile che incombe nelle società puritane. In altre storie una lettera scarlatta condannava, in questa una ferita incidentale al capo (il segno rosso del coraggio) salva.

Il finale è bellissimo; anzi, di più, è larochefoucauldiano: Henry viene accolto con onore e curato nelle file del suo reggimento, la vigliaccheria di Henry non potrà mai essere ricostruita da nessuno e lentamente svanisce anche nella mente del protagonista, è come non ci fosse mai stata.

Aveva commesso i suoi errori nelle tenebre… e quindi era ancora un uomo…

Ma non è tutto, la condizione periclitante si trasforma d’ incanto in una condizione privilegiata: Henry era stato in completa balia della sorte, e solo nelle mani della sorte un uomo diventa “un uomo esperto”. Quello che fino a un attimo prima veniva ritenuto da Henry un infamante curriculum, ora gli consente di darsi arie e atteggiarsi spontaneamente a veterano.

La lezione ricevuta è chiara e ti proietta dritto dritto nell’ età adulta: molti obblighi della vita si possono facilmente eludere, la legge dei compensi è indolente e cieca. Era stato nel bel mezzo di qualcosa di “mostruoso”, ma i “mostri” non colpiscono con precisione.

La vita è bella! Ma soprattutto è molto più facile del previsto. Forte di questa nuova autostima, Henry combatterà le battaglie a venire da vero eroe, e consacrato come eroe tornerà al paesello.

Recessi della coscienza di henry a parte, restiamo noi gli unici testimoni di qualcosa che non riusciamo nemmeno a considerare una vigliaccheria. Forse era solo una coscienza in cammino verso il suo destino eroico.

Bella storia, ma soprattutto raccontata con stile. I lampi di Crane sono da grande scrittore.

Qui di seguito alcuni esempi.

La guerra non è una passeggiata.

… una volta un soldato alto raccolse tutto il suo coraggio e andò risolutamente a lavare una camicia…

Gira una voce tra le truppe.

… c’ è chi giudicava quanto si bisbigliava come un affronto personale… c’ è chi si sente in obbligo di difendere la veridicità della notizia di cui era ambasciatore aggirandosi qua e là per il campo con aria di grande importanza e un caratteristico disprezzo a fornire prove …

Vite interiori troppo intense:

… desiderava stare solo con certi nuovi pensieri che gli erano proprio allora venuti in mente…

Guerra sognata e guerra reale:

… aveva creduto che la guerra fosse un susseguirsi di combattimenti mortali con intervalli appena sufficienti per il sonno… ora sapeva che in questo genere di esperienze l’ attività preponderante consiste nello scaldarsi durante le lunghe pause che sospendono le lunghe e incomprensibili marce…

Il bullo:

… era un uomo un poco cencioso che gli sputava con grande abilità fra le scarpe… possedeva un gran fondo di sicumera infantile e inoffensiva…

Anche un puntino blu ha i suoi sogni nel cassetto:

… desiderò senza riserve tutto quanto aveva fuggito… essere nella sua fattoria… fare i suoi interminabili giri dalla casa al granaio, dal granaio ai campi, dai campi alla casa…

In trincea ci si addormenta un po’ come in ospedale:

… esausti… e oppressi dalla monotonia della propria sofferenza…

Come si riconosce un reggimento di sbarbatelli:

… i berretti si assomigliano tutti ancora troppo…

Ritirata!:

… la borraccia gli batteva ritmicamente contro la coscia e il tascapane gli oscillava mollemente. A ogni passo il moschetto gli si muoveva un poco sulla spalla… avvertiva l’ impressione di non avere il berretto ben saldo in testa… Hey, Henry… corri come una mucca!…

Squarci di bellezza intorno al mattatoio:

… nella luce da cattedrale di una foresta…

Cosa succede durante una battaglia?

… un ufficiale impreca con empietà convenzionale… come se si fosse dato il martello sulle dita, a casa…

… un altro ufficiale a cavallo mostra la collera furibonda di un bambino viziato dimenando testa, braccia e gambe…

… un altro ufficiale si rivolge ai suoi uomini, per persuaderli, con il tono di una maestrina che parla a un gruppo di ragazzi della prima elementare… risparmiate il fuoco, ragazzi… non sparate fino a quando non ve lo dico io… aspettate che siano vicini… non fate gli sciocchi…

… un ufficiale impreca e gesticola in direzione dei suoi uomini come un pastore scontento che lotta con il gregge…

… c’ è una singolare mancanza di pose eroiche…

… c’ è un intrecciarsi di grida che ingiungono agli uomini della truppa di fare cose contrastanti e impossibili…

… i sensi, intorbiditi dal fragore, vogliono che tu svenga…

… guarda come il Colonnello trascina la gamba… ha avuto tutto la guerra che voleva…

… prima di sparare pensi sempre che il tuo fucile sia scarico e cerchi di concentrare la mente turbata ricordando il momento in cui l’ avevi ricaricato, ma non ci riesci… al primo colpo succede sempre così… a tutti…

… il tenente incrociò un soldato che, alla prima scarica dei suoi compagni era fuggito strillando… dietro le linee, quei due stavano recitando una scena a parte laggiù in fondo…

Come combattono le persone d’ indole pacifica?

… con la violenza esasperata degli animali domestici molestati… come pacifiche mucche tormentate dai cani…

Si parla in battaglia? Eccome!

… dalle sue labbra uscì una nera processione di bizzarre imprecazioni… un altro cominciò a parlare in tono querulo, come chi abbia perduto il suo cappello… perché non mandano rinforzi?… perché non ci vengono a salvare?…

Che facce hanno i feriti?

… hanno un espressione attonita e triste… come se un vecchio amico abbia giocato loro un brutto tiro…  altri sono pieni di rancore per le loro ferite e pronti a imputare a chiunque la causa di esse… dopo la battaglia agonizzano al fianco dei codardi tornati silenziosamente sul posto… sono per loro dei rimproveri viventi… i morti stanno invece a terra in atteggiamenti fantastici, quasi si fossero schiantati dall’ alto… i cadaveri sono anche i più invidiati…

Come termina una battaglia?

… il fuoco diminuì d’ intensità fino a ridursi alle ultime fucilate vendicative… dopodiché comincia a correre di bocca in bocca sempre la stessa frase con diverse varianti: “bene, li abbiamo respinti…”…

Il temerario:

… un bimbo chiassoso, pieno di un’ audacia tutta inesperienza… sconsiderato, ostinato, geloso e ricco di un coraggio superficiale…

La coda di paglia:

… gli sembrò che tutte le teste, come mosse da un solo muscolo, si girassero verso di lui…

Rissa sfumata:

… ci fu una discussione molto ingarbugliata… ma durante quel chiarimento che non chiariva niente, il desiderio di dar pugni sembrò sfumare…

Non esageriamo la centralità delle nostre guerre!:

… quell’ angolo di mondo conduceva una strana esistenza battagliera…

Presso la truppa trapela la notizia di un possibile attacco:

… poi tornarono a sedere in atteggiamento di aver accettato la cosa… e vi meditarono sopra con cento varietà di espressioni… era un argomento grave, che dava da pensare…

Introduzione:

… tossì d’ un tratto a guisa di premessa e poi parlò…

Avanti… maaaarsh…

… la linea mosse lenta in avanti, come un muro che crolla… e con un ansito convulso che voleva essere un grido di esultanza il reggimento intraprese il suo viaggio…

Il riposo del soldato:

… il soldato si rigirava e tornava ad appoggiare il corpo dopo che l’ esperienza del sonno gli aveva insegnato le ineguaglianze e le asperità del terreno su cui giaceva…