martedì 31 agosto 2010
Copyright
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Why the dramatic expansion of German industry in the 19th century? It was the fact that Germany had no copyright law...
http://chronicle.com/article/Putting-Ideas-to-Work/124142/
Filoni in via di esaurimento
Eppure l' istruzione on line è infinitamente più comoda.
Eppure l' università on line potrebbe essere di qualità estremamente più elevata (i migliori prof del mondo a casa nostra).
Eppure l' istruzione on line garantirebbe ai migliori docenti compensi stratosferici.
Eppure...
Ecco, l' istruzione on line e il suo fallimento sono una miniera di informazioni per chi è interessato a svelare la natura dell' istruzione.
Ma siamo sicuri che "i filoni di questa miniera" non siano in fase di esaurimento?
Bill Gates - uno dalla vista lunga - sembra puntare sull' istruzione on line.
Anche per i suoi figli.
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Sul termine "religione"
Imbarazzo dei bayesiani (sia credenti che atei).
Proposta: ma perchè non la smettiamo di definire in modo infantile come "religiosa" ogni credenza aprioristica con cui siamo in disaccordo?
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lunedì 30 agosto 2010
Feliciometri nell' abisso pascaliano
Capita sempre quando è felice, ma non solo a lui, a tutti: "A" comincia a formicolare.
Se invece formicola "B" (siamo sempre dentro il cervello) Giovanni dice di essere infelice.
Ora sappiamo cosa rende felici Giovanni... e anche Piero. Magari domani potremmo procurare loro una "felicità artificiale".
Quel che non sapremo mai è quanto aumenta la felicità all' aumentare del "formicolio".
Non sapremo mai nemmeno se Piero è pià felice di Giovanni: magari a Giovanni vibra pazzamente la parte "A" del cervello, mentre in Piero la parte "A" è immota, da cio' non potremmo mai concludere che Giovanni è più felice di Piero.
Insomma, la felicità può essere fotografata ma non puo' essere mai resa nè "cardinale" nè "confrontabile".
Ognuno di noi, come diceva Pascal, possiede un' interiorità che è simile ad un abisso.
Why Catholics Don’t Understand Economics
Interessante la distinzione tra "economic good" e "spiritual good".
Anche qui a colpire è "la maledizione del gratuito":
I have what I think is a new theory about why this situation persists. People who live and work primarily within the Catholic milieu are dealing mainly with goods of an infinite nature. These are goods like salvation, the intercession of saints, prayers of an infinitely replicable nature, texts, images, and songs that constitute non-scarce goods, the nature of which requires no rationing, allocation, and choices regarding their distribution.
None of these goods take up physical space. One can make infinite numbers of copies of them. They can be used without displacing other instances of the good. They do not depreciate with time. Their integrity remains intact no matter how many times they are used. Thus they require no economization. For that reason, there need to be no property norms concerning their use. They need not be priced. There is no problem associated with their rational allocation. They are what economists call “free goods.”
domenica 29 agosto 2010
Todd Henderson sull' Insider trading
http://truthonthemarket.com/2010/10/03/brad-delong-on-todd-henderson/
Israel vs. Dr. House
In fondo per Israel la medicina è una pseudo-scienza, non c' è nulla di più sbagliato che trattarla come una scienza vera e propria.
E' per questo che il valore dell' opera medica risiede in gran parte nella vicinanza umana tra i protagonisti (medico e paziente in primis).
Cerco d' immaginarmi un approccio alternativo e mi viene in mente il Dr. House, uno che non perde tanto tempo con il paziente per andare subito al sodo.
Diagnosi, terapia e prognosi, ecco il trittico in cui esprime al meglio il suo genio medico.
Non vedo con regolarità il telefilm, ma Diana forse mi ha edotto quanto basta.
L' arbitro non sospetto di questo match potrebbe essere Robin Hanson.
Penso seriamente che Robin su quel ring alzerebbe il braccio a Israel. E questo nonostante sia una persona molto diversa da lui: umanista l' uno, transumaniano l' altro.
Inizierebbe il suo arbitraggio sentendo le ragioni dei contendenti.
Il Dr. House punta al sodo? Ma per Hanson in queste faccende il "sodo" non esiste, e i numeri sembrano parlare chiaro.
Il Dr. House punta tutto sulla cura? Ma per Hanson noi non andiamo tanto dai medici per curarci, e i numeri sembrano confermarlo.
Direi che a questo punto occorre precisare.
Se noi andassimo negli ospedali per curarci dovremmo concludere che la Sanità è un fallimento, un immenso spreco di risorse.
Certo, esistono alcune tecniche di base ultra verificate, esistono strumentazioni decisive per la diagnosi, esistono medicine imprescindibili che salvano una marea di vite umane che ieri sarebbero andate perdute, ma quel che noi di solito chiamiamo "Sanità" è l' immenso placebo che sta attorno a questo nocciolo duro.
Così pensa Hanson, e i numeri sembrano dargli ragione (è inevitabile per chi guarda prima ai numeri e poi taglia un vestito su misura per loro).
Ma perchè tanto "spreco" visto che non siamo degli stupidi?
Evidentemente noi chiediamo altro alla Sanità, e non solo semplici cure.
Hanson pensa che medico e Sanità ci servano per dimostrare quanto ci "prendiamo cura" di noi stessi e degli altri.
L' importante non è tanto curare (20%) ma prendersi cura (80%).
Per "curare" non occorrerebbe certo l' imponente spiegamento di forze che ostenta il settore sanitario un po' in tutto il mondo!
Il sovrappiù trova quindi la sua spiegazione nell' ipotesi hansoniana, infatti il placebo non cura nulla ma lascia intatto lo "sforzo per la cura", ovvero cio' che ci sta davvero a cuore.
Se quel che ci interessa veramente è produrre quello sforzo, la mastodontica Sanità moderna viene proprio incontro a questo bisogno.
La mia storia recente mi ha fatto frequentare ospedali da mane a sera: Hanson ne esce confermatissimo.
Alla solita domanda: "devo fare anche questo per il bene della piccola?", il più onesto rispondeva ambiguamente: "guardi... non è che sia poi... comunque lei lo faccia... un domani non avrà rimorsi di coscienza".
Tradotto: "guardi, è praticamente certo che non serve a un cazzo, ma lei, visto che farlo è pur sempre un sacrificio, visto che è pur sempre qualcosa di oneroso, visto che è pur sempre qualcosa in più... lei lo faccia in modo un domani da essere sempre a posto con la coscienza".
Altri medici e altre ostetriche rispondono invece in modo magari anche deciso... ma in perenne contraddizione tra loro. E tu resti lì, a soppesare le loro contraddizioni.
Nella Sanità l' imperativo è "fare il massimo" e in particolare "far fare il massimo" per i bambini.
Tre quarti delle cose che fanno e ti fanno fare non servono a "curare" ma a "fare il massimo".
Tu per caso sei un tale che non ha intenzione di "fare il massimo" per il suo bambino? E allora pedala.
Fare quel che serve è routine noiosa da infermieri, "fare il massimo" è roba per geni, roba per il Dr. House. Senonchè gli effetti del "massimo" sono avvolti da nebbie più spesse di quelle che cingono l' Olimpo.
E allora, una volta smascherata la mitologia del "massimo" cosa si può davvero aggiungere alla semplice cura del malato?
Bè, l' unico modo sensato di impreziosire una cura diagnosticabile anche dall' infermiere consiste nel profondere un impegno per un contatto più umano e rasserenante con il malato e il bisognoso in genere.
Diamo alle cose l' importanza che hanno sulla base dei fatti come li conosciamo oggi: 20% alla cura, 80% al prendersi cura; e lasciamo da parte la mitologia del "dare il massimo".
Insomma, assist di Hanson, gol di Israel.
P.S. Lungi da Hanson pensare che la medicina non sia utile (scienza o pseudoscienza che sia).
In altri termini: quel 20% dello sforzo che coincide con la cura è utilissimo e salva la vita, come dicevo.
Ma poi c' è l' 80% restante.
House sembra investirlo ancora sulla pura "cura", ma secondo i dati di Hanson, si schianta contro un muro: la cura non dà più nulla, è una zucca da cui non puoi spremere altro sangue.
Eppure noi uno sforzo supplementare, che è poi l' 80% dello sforzo complessivo, lo pretendiamo.
Evidentemente non abbiamo bisogno di cure - visto che sono inefficaci e noi non siamo tanto stupidi da non capirlo - abbiamo bisogno che "ci si prenda cura".
Proprio oggi la Sara pensava di avere problemi alla ferita (suppurava). In realtà non era nulla di grave, il dott. montoli l' ha vista e l' ha tranquillizzata.
Al momento del congedo abbiamo chiesto se dovevamo disinfettarla con regolarità. Lui, colto un po' di sorpresa, ha detto di farlo pure.
La risposta corretta sarebbe stata "fate quel che volete" ma se avesse risposto correttamente noi LO AVREMMO GIUDICATO MALE. Evidentemente non eravamo in cerca solo di "risposte corrette".
Facciamo un altro esempio: vai dal medico, lui ti visita e ti dice l' essenziale. Poi tu gli fai altre mille domande e lui si sente in dovere di rispondere anche se ormai l' essenziale è stato detto e tutto il resto è superfluo. Ma se avesse risposto con un' alzata di spalle alle tue numerose domande TU PROBABILMENTE LO AVRESTI GIUDICATO MALE.
sabato 28 agosto 2010
Perle di Radio Tre: la colllana infinita
Eccolo che spiega una tesi shoccante: gli sconti sui libri danneggiano il lettore.
Mi sa che devo guardarmi li documentario perchè non c' ho proprio capito niente.
D' altronde ci aveva avvisato "è una cosa difficile da capire, non si tratta di concetti idonei all' info-tainment, sono meccanismi che sfuggono al lettore".
Insomma, uno stipa più contraddizioni che puo' in un ragionamento, e crede di farla franca avvertendoci che "le cose sono molto difficili da capire".
Mah, forse a sedici anni mi avrebbe fregato fin da subito, ora no, ora mi deve mostrare il suo documentario che guarderò con occhio critico, puoi scommetterci.
P.S. se non fosse per la faticaccia di isolare l' audio, con le perle di radio Tre farei volentieri una collana tanto abbondano. In queste vacanze ne colgo almeno un paio al giorno e non occorre certo immergersi in profondità.
Cos' è la scienza?
Ma se proprio volete interpellare qualcuno in merito rivolgetevi senza indugio al reverendo Bayes e a Pierre Duhem.
Avete letto "comunità scientifica"? Non leggete oltre!
Cos' è la scienza?
Potremmo dire che è una forma di conoscenza acquisita "contando" i fatti.
Sfrondiamo ancora: potremmo dire che è una conoscenza probabilistica fondata sui fatti.
Sembra che abbiamo finito di rispondere ed invece dobbiamo ancora cominciare.
Infatti tutto parte dalla domanda cruciale: cos' è una probabilità?
Ci sono due scuole di pensiero.
I Frequentisti: per loro la probabilità è il rapporto tra due grandezze oggettive: casi favorevoli fratto casi possibili. La probabilità che gettando la moneta esca "testa" è di un mezzo perchè esiste un caso favorevole (testa) e due casi possibili (testa e croce).
I Bayesiani: per loro la probabilità è una grandezza derivata da un' intuizione soggettiva: se scommetto su un cavallo dato "a quattro", evidentemento attribuisco alla vittoria di quel cavallo una probabilità superiore al 25%.
Ebbene, difficile sapere cosa sia la scienza per chi non sa che l' unica concezione coerente di probabilità è quella fornita dal reverendo Bayes.
Le immagini frequentiste sono una semplificazione utile ma incoerente allorchè intendiamo "conoscere" anzichè "semplificare" il concetto di probabilità. Si tratta di incoerenze più volte mostrate (vedi tag "bayesiani").
Morale: la scienza è una conoscenza sempre "sporcata" dall' intuizione soggettiva e i soggetti sono differenti l' uno dall' altro (si spera).
Che lo sappia lo scienziato mezze maniche, quello che immagina la scienza come un ingranaggio che gira da sè con il pilota automatico saldamente innestato.
E' pur vero che, esperimento dopo esperimento, le conoscenze in ambito scientifico sono destinate a convergere e tutti i disaccordi verranno dissipati prima o poi (teorema di Aumann).
Ma questa convergenza puo' essere ragionevolmente pensata all' infinito.
Per chi la pensa così la scienza è fatta di tante strade soggettive che ciascuno di noi puo' e deve percorrere separatamente, proprio per fedeltà alla natura di questa conoscenza.
Spesso, per proferire con maggiore autorevolezza verità faziose, ci si gonfia il petto e si lascia scivolare nel colloquio l' espressione "comunità scientifica": lo sostiene come un sol uomo la "comunità scientifica".
Ma è proprio quando la "comunità scientifica" parla come un sol uomo ad essere sospetta. Sembra quasi che voglia sbaraccare mandando in pensione la scienza.
C' è chi vuol far finire la storia e chi vuol far finire la scienza.
L' espressione "comunità scienfica" è sommamente ingannevole poichè mette l' accento su cio' che accomuna anzichè su cio' che separa, ma è solo cio' che separa a rendere genuinamente "scientifica" quella comunità.
venerdì 27 agosto 2010
La bontà delle favole vale zero
Ma quasi sempre si puo' anche girar pagina senza ripensamenti: la firma segnala subito l'avversione ideologica e aprioristica che inquina ogni possibile messaggio; voci del genere si autoestinguono, secernono un veleno che è anche antidoto. Non hanno nessuna voglia di farsi ascoltare dagli "altri" e quindi noi non le ascoltiamo.
Ma Panebianco non ha certo una voce tanto querula, lui puo' e deve essere letto.
Il principe degli editrialisti mette in guardia la Chiesa da minoranze organizzate che agiscono al suo interno.
Si parla di immigrazione.
... a giudicare dalle prese di posizione di una parte almeno dei vertici della Chiesa sembra che, spesso, essi siano più influenzati dall' attivismo delle minoranze cattoliche impegnate nel volontariato pro immigrati che dalle opinioni, se non prevalenti, certo fortemente rappresentate (secondo i sondaggi) fra i fedeli che frequentano le funzioni domenicali...
Non è tanto una questione "democratica", quanto di realismo e onestà.
Abbiamo già visto a più riprese come la Caritas, per esempio, tarocca i dati sulla povertà pompandoli a dismisura. Il problema non è il taroccaggio ma il fatto che lo si reputa lecito se fatto con buone intenzioni.
Qualcuno vorrebbe infatti una Chiesa impegnata nel diffondere solidarietà e fratellanza tra gli uomini; il realismo non ha senso ed è controproducente, la Chiesa ha solo un messaggio e deve urlarlo più forte che puo': amatevi.
A compensare ci penseranno altri, noi della Chiesa siamo solo una rotella dell' ingranaggio e dobbiamo ruotare sempre nel solito senso.
L' immigrato delinque? Fa niente, amalo.
Il rom vive di espedienti? Fa niente, amalo.
Il messaggio non deve valere solo per il singolo cittadino ma anche per il legislatore: amate! perdonate! Fatelo il più possibile, fatelo sempre, fatelo quando scrivete le vostre leggi.
Perchè la Chiesa ritorni alla bontà occorre costruire il paese delle favole, solo lì esiste la Fata buona, e molti si mettono d' impegno e sciolgono le briglie ad una fantasia accorata.
Attenzione Papa Ratz, non lasciarti irretire troppo dai favolieri.
Chi non si fa certo irretire è il Cardinal Biffi. Ricordiamo le sue profetiche parole proprio sull' immigrazione.
Disse che lo Stato sembrava essere stato colto di sorpresa dall’ondata migratoria, mostrando incapacità di “gestire razionalmente la situazione entro le regole irrinunciabili e gli ambiti propri dell’ordinata convivenza civile”.
Ma disse che anche la Chiesa appariva smarrita:
“Sono state colte di sorpresa anche le comunità cristiane, ammirevoli in molti casi nel prodigarsi prontamente ad alleviare disagi e pene, ma sprovviste finora di una visione non astratta. [...] Le generiche esaltazioni della solidarietà e del primato della carità evangelica – che in sé e in linea di principio sono legittime e anzi doverose, quale che sia la razza, la cultura, la religione e la legalità della presenza dell’uomo in difficoltà – si dimostrano più generose e ben intenzionate che utili, se rifuggono dal commisurarsi con la complessità del problema e la ruvidezza della realtà effettuale.
“Anche nella nostra esplicita consapevolezza di pastori [...] abbiamo avuto in merito due estesi documenti. [...] Ambedue sono più che altro (e doverosamente) tesi a costruire e a diffondere nella cristianità una ‘cultura dell’accoglienza’. Manca invece un po’ di realismo nel vaglio delle difficoltà e dei problemi; e soprattutto appare insufficiente il risalto dato alla missione evangelizzatrice della Chiesa nei confronti di tutti gli uomini, e quindi anche di coloro che vengono a dimorare da noi”.
E adesso bisogna scegliere tra la bontà delle favole dei "cristiani adulti" e l' umanità biffiana da calare in un mondo vero.
Finora la Chiesa ha sempre scelto il mondo vero, ora cosa sceglierà?
Finora la Chiesa ha sempre privilegiato il "tutto" alla parte in commedia? Ora accetterà di farsi vaccinare dalle parole di Biffi?
U.S. church-run hospitals provide higher quality care
E non è tutto:
doctors who hold religious beliefs are far less likely to allow a patient to die than those who have no faith
link
Il fanatico della scienza ha tutto il diritto di dire: "... ma quando ti fa male la pancia vai all' ospedale, mica dal mago...".
Chissà, forse tra un po' il fanatico religioso potrà dire: "... ma quando vai all' ospedale e la cosa è seria vai dal medico religioso, mica dal primo che passa...".
Berlusconismo latente
Il teologo si è svegliato un po' tardi ma non ha certo tutti i torti.
Come puoi un giorno dire che Berlusconi è il male in terra e il giorno dopo fare affari con lui finanziandolo?
Il mercato in fondo è una democrazia capillare e sofisticata in cui votiamo tutti i giorni. Non solo, possiamo pure pesare il nostro voto.
Mancuso si è accorto solo oggi di votare tutti i giorni per Berlusconi, e di farlo pure con un voto assai "pesante" (chissà che impressione). Da qui i suoi problemi di coscienza.
Ben arrivato sulla terra!, viene voglia di dire.
Altri "berlusconiani" che scrivono per Mondadori e per Einaudi hanno reagito, ne abbiamo sentite di tutti i colori. Sorvolo.
Non sorvolo però su un "berlusconiano" sorprendente, Eugenio Scalfari.
Anche lui accorda da anni l' autorevole preferenza a Berlusconi, e la giustifica dicendo:
1) che il problema resta quello del “gigantesco conflitto di interessi del capo del Governo in carica";
2) che finché Einaudi (Scalfari scrive per Einaudi) mantiene l’attuale autonomia rispetto alla proprietà, lui, Scalfari, e con lui tanti altri resteranno con Berlusconi;
3) che se ne andrà quando queste condizioni non siano più in essere.
Riassunto: il conflitto d' interesse è un problema, ma finchè non crea problemi, come problema possiamo trascurarlo. Da ultimo, si riserva in futuro, forse, di non votare più il magnate di Arcore.
?
Quanto riportato non è una gaffe fatta pensando tra sè e sè, non sono pensieri privati. E' la solita pallosissima articolessa che inizia in prima pagina di Repubblica e non si sa mai dove finisce, quel periodico fiume di parole squinternate quanto si vuole ma "ufficiali" che quasi nessuno leggerebbe in assenza della sintesi di zelanti sbobinatori.
E adesso, prima delle conclusioni, una parola sul "fratello scemo", ovvero il voto che non conta: quello politico che affido ogni tot anni alla mia volatile scheda elettorale.
La sua scarsa rilevanza è facilmente compresa: 1) non incide sull' esito finale 2) non mi responsabilizza in modo concreto 3) non ha molto senso meditarne l' uso: me lo regalano e m' impongono di regalarlo.
Detto questo, chiunque capisce che qualora il voto accordato con la scheda e il voto accordato con il portafoglio divergesse, per capire le reali preferenze dell' individuo dovremmo guardare al secondo.
Conclusioni: Scalfaro è molto più "berlusconiano" di me.
Viene voglia di dire: ma caro Barbapapà... ma perchè hai triturato i coglioni ai berlusconiani per decenni quando poi ti fai bastare una giustificazioncina tanto banale per continuare integerrimo la militanza berlusconiana?
In altri termini, avendo votato Berlusconi in questi anni, potrei avvalermi degli argomenti suggeriti da Scalfaro, ma non ne sento poi tanto l' esigenza, in fondo non sono berlusconiano a tal punto da potermi equiparare a Scalfaro, Mancuso e a parecchi altri pezzi da novanta... praticamente dei gerarchi. Solo chi si è spinto così in là nel sostegno a leader discutibili è chiamato a giustificarsi. Solo per loro ci sarà forse in futuro la Norimberga che tanto vorrebbero.
giovedì 26 agosto 2010
Libera scuola in libero stato
In materia spirituale, lo scambio civile è di questo tenore: ti prometto di non usare la forza della legge per importi la mia religione e ti chiedo di fare altrettanto. La libertà di coscienza è troppo importante per me e non vorrei mai che una maggioranza forzi una minoranza in queste materie. E, te lo assicuro, lo direi anche se facessi parte della maggioranza.
Lo stesso dovrebbe valere per la scuola. Anche se sono un "Cristiano rinato" mi offenderebbe un governo che emanasse una legge volta a rendere obbligatoria per tutti i bambini la lettura della Bibbia, oppure andare a Messa fino ad una certa età. Per lo stesso motivo mi sento offeso quando la politica delibera leggi in cui obbliga i nostri bambini a leggere certi libri di biologia o di matematica, oppure fissa per loro un tempo minimo di permanenza a scuola.
Non ho mai visto un olio filare così liscio.
Come si puo' ancora essere laici e contrari alla scuola libera?
Un link per sintetizzare megllio la visione liberale.
Novello stregone
Non è così difficile, lo riconosci subito: è quello spirito che pur di liberare le sue pulsioni antiscientifiche arriva ad ignorare quasi per intero il pensiero epistemologico novecentesco.
Definire la scienza è impresa disperata, eppure qualche paletto l' epistemologia novecentesca l' ha pur messo.
Ci ha insegnato che la scienza include, non esclude; che la scienza dà la parola, non silenzia.
Ci ha insegnato che la scienza vive di concorrenza tra le idee, che tutti hanno diritto di sperimentare, che nessuno puo' essere espulso dalla competizione con provvedimento autoritario.
Ci ha insegnato insomma che una teoria puo' essere al limite sospesa ma mai scartata.
Come riassumerlo in due righe?
All'inizio del secolo Carnap credeva che il metodo scientifico potesse verificare la teoria "una volta per tutte".
Popper, avvalendosi di strumenti logici, dimostrò che questa credenza era a dir poco ingenua.
Negli anni cinquanta Popper credette di poter dire che il metodo scientifico potesse confutare la teoria "una volta per tutte". Secondo lui esistevano esperimenti cruciali.
Questa credenza si rivelò, se possibile, ancora più ingenua.
Dal punto di vista logico questa ingenuità fu dimostrata dalla tesi Duhem-Quine.
Dal punto di vista fattuale l' ingenuità fu smascherata presto dalle ricognizioni storiche dei popperiani stessi: Feyarebend, Lakatos, Laudan, Kuhn...
Il novello stregone ama burocratizzare la scienza, l' espressione "una volta per tutte" lo manda in visibilio, il novello stregone desidera ardentemente che la scienza vesta i panni dell' Ufficiale Giudiziario, vorrebbe una scienza armata del timbro dell' ufficialità, una scienza che escluda, che silenzi al più presto le voci discordanti in modo che non si possano sentire mai più.
Il novello stregone, per pacificare i suoi desideri, deve per forza di cose resuscitare vecchie ingenuità, far finta che il pensiero epistemologico novecentesco non sia mai stato pensato, deve poter pensare che il pensiero critico, minoritario, già confutato possa essere bruciato "una volta per tutte" sui roghi ai quali ama scaldarsi digrignando i denti.
martedì 24 agosto 2010
Miseria del proceduralismo
Il proceduralista è vittima dell' impellente necessità di distinguere tra "legittimità" e "giustificazione": la prima riguarda i diritti, la seconda i precetti etici.
Ma perchè?
Per il giusnaturalista in fondo questa distinzione è pedante visto che per lui ciò che è giustificato è anche legittimo, per quanto a volte illegale.
[Attenzione: cio' non significa che tutto cio' che è legittimo sia giustificabile].
Il proceduralista è afflitto da una visione dei diritti particolare, è questa visione che rende necessaria l' apparente pedanteria che sfoggia.
Immaginatevi di dover inventare un diritto al giorno!
[per molti non sembra essere un problema, recentemente qualcuno si è perfino inventato il diritto alle vacanze!]
Ebbene, il "proceduralista" in genere ha proprio questo vizietto: la sua testa è sempre in ebollizione nel tentativo di isolare un nuovo diritto e presentarlo tra squilli di tromba all' Assemblea dell' ONU (diritto ai pasticcini, diritto al lavoro, diritto all' acqua, diritto al massaggio thailandese, diritto ad avere la mamma giovane, diritto alle vacanze, diritto all' esproprio proletario, diritto di occupare le scuole, diritto di abortire...).
Tenuta insieme con lo sputo, questa congerie di "diritti" improvvisati non puo' che produrre un sistema incoerente: tutto è in conflitto con tutto, il diritto alle vacanze non si concilia certo con quello contrattuale, il diritto al salario minimo non si concilia con il diritto al lavoro, il diritto alla mamma giovane fa a pugni con il diritto alla fecondazione assistita... niente si concilia con niente... che fare?
Il liberale è un tipo fortunato, lui vive in un altro mondo, un mondo in cui esiste un unico diritto: fare quello che si vuole nel rispetto dell' altrui libertà. Fine.
Una volta fissati i confini, alè, il gioco puo' iniziare.
Una simile visione è coerente, non produce alcun conflitto tra i diritti. Si tratta di una visione "armonica", una visione in cui manca del tutto l' "elemento tragico", quello in cui affoga il "proceduralista spinto".
Per "elemento tragico" intendo il caso in cui l'esercizio contemporaneo di due diritti sia inconciliabile.
Un caso di scuola tanto per capirsi: la libertà negativa è per esempio inconciliabile con le forme più diffuse di giustizia sociale, ma questo conflitto non tange il liberale poichè ritiene truffaldino il concetto stesso di "giustizia sociale" e puo' dunque ignorarlo.
Non devo aggiungere altro per chiarire il probabile profilo ideologico del "proceduralista" puro: un sincero anti-liberale o, nel migliore dei casi, un liberale "alle vongole", un liberalismostraziato dai "se" e dai "ma".
La sua visione è ricca di "tragedie" imbarazzanti; indulge in forme di giustizia sociale (welfare) che sospendono in continuazione i diritti liberali fino a farne una caricatura.
Ma come si salva dal coacervo di incoerenze che mina la sua visione?
Semplice, è costretto ad introdurre "procedure" in grado di conciliare in qualche modo tutte le storture prodotte dallasua fervida fantasia.
Per esempio, esiste un diritto alla vita e un diritto ad abortire che entrano in conflitto. Che si fa? Si vota adottando la "procedura" democratica (l' embrione non vota, ma pazienza, qualcuno voterà per lui).
Tali procedure sono mere convenzioni e non rivestono alcun contenuto etico. Seguendo la pedanteria "proceduralista" diremo che servono a legittimare, non a giustificare!
Dietro il "proceduralismo" sta dunque il preoccupante fenomeno della "proliferazione dei diritti" - che poi coincide con la compressione dei diritti fondamentali - e l' incoerenza che porta con sè.
Qualcuno potrebbe pensare al "proceduralista" come ad un freddo formalista. Errore! Ironia della sorte il "proceduralista" è spesso un moralista compulsivo: senza la vocazione al moralismo è difficile riuscire nell' impresa di inventare un diritto al giorno.
Il "proceduralismo" ha giocato un ruolo non secondario nel fare dell' Italia un paese carente di cultura liberale. Quando Bobbio oscura Leoni il liberalismo è compromesso, vengono inevitabilmente sdoganate ideologie che sono degli ossimeri già solo nel nome, pensate ai "liberal socialisti" del partito d' azione! Brrrr. Ecco, ircocervi di tal fatta ebbero inevitabilmente vita breve, cio' non toglie che l' equivoco di fondo si sia perpetuato giungendo fino a noi inquinando le acque.
lunedì 23 agosto 2010
Chiuso!
Non mi meraviglio, il vezzo di consentire l' accesso gratuito nei parchi pubblici fa sì che molti spazi verdi non vengano mai riattati e i pochi rimasti versino in cattive condizioni.
Maledetta mania del gratuito! Le risorse bruciate da questo cattivo costume sono immense in tutti i campi. Viene quasi da chiedersi dove lo spreco sia massimo per indicarlo al pubblico ludibrio.
Si tratta comunque di sprechi invisibili, meglio non contare molto sulla loro denuncia.
In cima alla lista sta comunque il free parking. Eh sì, sembra impossibile ma girando per le città esistono ancora dei parcheggi gratuiti!
Fanno un gran baccano con il riscaldamento globale, la congestione viaria, e poi...
Ancora qualche fonte (link - link).
Ma non spero molto nella resipiscenza dei governanti, come novelli Caligola amano far cadere i fregugli dalla loro tavola e godono al vedere la ridda dei cani baneficiati che accorrono per contendersi e spolpare il maledetto "gratuito".
PAY & SIT: the private bench (HD) from Fabian Brunsing on Vimeo.
Caplan vs. Diana
... Caplan si trova ora di fronte un avversario ben più temibile che lo fronteggia portandolo fuori dal suo terreno...
I fatti.
Il giovane professore ha recentemente anticipato uno stralcio del libro in uscita che riguarda il trattamento della disciplina nei ragazzini.
La sua impostazione sembra quella tipica dell' economista: regole, bastone e carota.
In altri termini: gli incentivi contano, sfruttiamoli.
E' il metodo delle tre "C": chiarezza, coerenza, conseguenzialità.
Diana avversa questo metodo e dice che di fronte ad una violazione delle regole da parte del ragazzino:
devi chiederti perché lo fa... e a quale gioco linguistico sta giocando, magari gliel'hai insegnato tu
Mi sembra quindi che Diana punti maggiormente sulla "ricerca delle cause": intervenendo sulla fonte di certi comportamenti spiacevoli potremo sradicarli.
Entrambe le strategie sono lecite, a questo punto andrebbero valutate in termini di efficienza, ma non è questa la sede.
Il punto è che Diana in passato, a più riprese, ha sottolineato l' esigenza di trattare i minori come dei "piccoli adulti" competenti. Il liberale dovrebbe cioè applicare la visione che ha del "mondo adulto" al "mondo dei bambini". Questo per la buona ragione per cui tra i due mondi non c' è affatto l' abisso che molti vogliono metterci.
Io personalmente non so fino a che punto i piccoli debbano essere trattati come dei veri e propri "soggetti", in fondo se fossero davvero tali non avrebbero bisogno di un tutore.
Ma lasciamo perdere questa questione, l' aspetto che desidero ora sottolineare è che gli auspici di Diana vengono paradossalmente realizzati dal metodo delle tre "C"... molto più che dal metodo proposto da lei stessa.
Solo il metodo delle tre "C" considera il ragazzino come RESPONSABILE delle sue azioni.
Detto in altri termini, solo Caplan assume che la motivazione decisiva per un certo comportamento sia interiore. E sull' interiorità di una persona non si puo' intervenire per plasmarla a nostro piacimento, altrimenti non sarebbe tale.
Sono proprio le lenti con cui il liberale guarda al "mondo adulto"!: un mondo popolato da soggetti responsabili che agiscono in forza di una motivazione interiore.
Il metodo proposto da Diana presuppone che i comportamenti siano determinati alla fonte da cause esterne. Sono queste a pesare molto più delle motivazioni interiori.
Presuppone insomma una psicologia causalista: interveniamo sulle cause e plasmeremo i comportamenti.
Ma l' assenza o la drastica riduzione di responsabilità del soggetto che porta con sè la psicologia causalista, è incompatibile con una visione liberale.
***
Forse ho esacerbato le posizione per rendere più chiaro il disaccordo, perchè a me, leggendo i commenti, sembrava che un disaccordo ci fosse. Attendo comunque fiducioso rettifiche e suggerimenti a questa mia prima impostazione dell' interessante match in corso tra due pesi massimi.
domenica 22 agosto 2010
Libertarianism A-Z: previdenza sociale
Poiché si ritiene che gli uomini non risparmino a sufficienza per la vecchiaia si è pensato di istituire la Previdenza Sociale.
Il fatto che lo schema di fondo sia organizzato in guisa di Catena di Sant’ Antonio (Ponzi scheme) - come nella migliore tradizione delle truffe finanziarie - rende l’ istituto piuttosto instabile oltre che iniquo.
Anche istituzionalizzare la figura del “cittadino imprevidente” logora il cruciale rapporto governati-governanti.
La povertà dei vecchi è un problema. Ma è un altro problema! Ad esso hanno sempre adempiuto la famiglia e la carità privata. In era di Previdenza Sociale questi due nobili istituzioni si sono definitivamente atrofizzate, brutta perdita.
A fianco di “famiglia” e “generosità” potremmo metterci anche un reddito minimo. Tutto, ma non la Catena di Sant’ Antonio!
Le pensioni tradiscono spesso la loro stessa missione diventando fonte di distorsioni imbarazzanti: ci si ritira dal lavoro anche in età in cui si potrebbe continuare a lavorare. Motivo? La pensione è maturata e giunta a scadenza, si passa all’ incasso indipendentemente da tutto.
Le pensioni coercitive diminuiscono anche il risparmio volontario di un Paese. Un bel guaio, sia morale che economico.
Riabilitazione
Io, elettore, so bene che il controllo democratico che potrò esercitare sarà scarso e tengo conto razionalmente di questo sapere quando voto.
Ottima difesa, Democrazia e Mercato 1 a 1.
Eppure qualcosa - il concetto di irrazionalità razionale - potrebbe ancora far pendere il bilancino in favore del mercato.
Chiedo asilo
Il motivo?
Lo stesso per cui non mi convince il diritto di asilo.
Quando una democrazia puo' dirsi autentica?
A volte viene da chiedere agli USA di invadere la Francia o la Germania o qualche altro paese della vecchia europa per ripristinare la democrazia.
Non mi sorprenderei se un francese o un tedesco chiedesse asilo negli USA.
Non mi sorprende che Uwe Romeike abbia recentemente chiesto e ottenuto asilo politico negli USA.
Non scappava dal Sudan, bensì dal Baden Wurtttemberg.
Un triste paese dove si voleva imporre ai figli di Uwe di andare in una certa scuola anzichè in un' altra.
Per il giudice di Memphis che ha concesso l' asilo politico, i coniugi Romeike si sono battuti per il bene dei figli, rifiutando i programmi scolastici ministeriali e l’idea stessa che lo Stato decida in merito ai valori che i giovani devono condividere.
La storia suona al tempo stesso assurda (Germania e USA non sono separati da un abisso) e sensatissima (non esistono motivazioni migliori per chiedere asilo).
Per ripristinare il buon senso forse è meglio levare di mezzo il diritto d'asilo, e con essi dimenticare i progetti per esportare le democrazia. Cho lo Stato si limiti a fare quel che è chiamato a fare.
Segreto scolastico
Non si puo' dire, eppure la Sudbury School esiste.
The Sudbury Valley model of education is not a variation of standard education. It is not a progressive version of traditional schooling. It is not a Montessori school or a Dewey school or a Piagetian constructivist school. It is something entirely different. To understand the school one has to begin with a completely different mindset from that which dominates current educational thinking. One has to begin with the thought: Adults do not control children's education; children educate themselves.
Forse esiste per la felicità di Diana. Di sicuro conferma la visione di Hanson: School isn't about learning!
sabato 21 agosto 2010
Metti il casco, si parte!
Illusionisti per dispetto
Nel XX secolo l' empirismo ha goduto di buona fama e ancora oggi possiamo dire che è in salute.
Strano perchè forse non esiste nulla di più facile da confutare. Bastano pochi controesempi e il gioco è fatto.
Prendiamo l' affermazione "A":
"A": Non esiste nulla che sia interamente rosso e, allo steso tempo, interamente grigio.
"A" è vera, e ciascuno constata che non sono i "sensi" a renderci edotti di questo fatto.
L' empirismo collassa.
Non serve a molto dire che "A" è vera per la definizione che diamo di "rosso" e per la definizione che diamo di "grigio": un' inferenza per derivare "A" è sempre necessaria, non si scappa.
Le regole dell' inferenza sono dunque vere e non vengono apprese tramite i sensi.
Per l' empirismo è uno scacco.
Le regole dell' inferenza non possono poi nemmeno essere definite come "convenzioni".
Se fossero convenzioni allora potremmo definire per convenzione la falsità di "A". Il che è piuttosto assurdo.
Prendiamo una vera convenzione e chiamiamola "B".
"B": in italia si deve guidare a destra.
Anche "B" è vera. Questa verità sì però chè dipende da convenzioni, infatti basta mutare certe convenzioni per falsificare "B" agli occhi di tutti.
Ciascuno vede la differenze tra "A" (vera nella realtà) e "B" (vera per convenzione). Fine dell' empirismo.
Ma allora perchè l' empirismo è ancora tra noi?
Non so, forse per motivi estetici.
Non c' è dubbio che noi conosciamo moltissime cose attraverso i sensi. Sarebbe bello e semplice poter dire che noi conosciamo TUTTO attraverso i sensi, le altre conoscenze, un po' per dispetto, le dichiaro "illusorie".
A chi non viene in mente un' analoga dispettosa fuga nell' illusionismo?
Chi non ricorda una certa estetica materialista?: poichè la mente non è un' entità materiale, allora dichiaro che l' evidenza della sua esistenza è illusoria.
Un albero flessuoso ed elegante, ma sotto un intrico contorto di radici.
venerdì 20 agosto 2010
Ninna nanne da tutto il mondo
Berlusconi al CEPU
"... non preoccupatevi il valore legale del titolo di studio non si tocca..."
Riferito da Franco Debenedetti su Radio Radicale.
Gates andrà in paradiso?
La sua attività filantropica è massiccia.
Ma i suoi veri meriti riguardano le attività lucrative:
Even if Mr. Gates makes progress in achieving his ambitious philanthropic objectives—eradicating disease, reducing global poverty, and improving educational quality—these accomplishments are unlikely to match what he achieved by giving us the amazing capability we literally have at our fingertips to access and spread information. The very doctors and scientists who may develop cures for diseases like malaria will rely on the tools Microsoft supplies to conduct their research. Had Mr. Gates decided to step down from his company and turn to philanthropy sooner than he did, they might have fewer such tools
Comprare vicino? Ma quando mai!
... e se non bastasse...link
Marx Brothers in Africa
I nuovi ingegneri sociali ci danno dentro...
Tre moltitudini
Molti non sanno dissimulare la loro diffidenza verso il mercato.
Molti non capiscono nemmeno cosa sia il mercato.
Ecco, queste tre moltitudini tendono a coincidere.
Vernon Smith è forse la persona più idonea per illustrare questa coincidenza, è forse la persona più idonea ad illustrare la razionalità intrinseca dell' economia.
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A volte ci si scorda che le "regole" tanto invocate dovrebbero giungere dalla politica.
Ma tutti noi ammettiamo che l' unica "politica" sana sia quella di matrice democratica.
Spingendo oltre la riflessione si deve ammettere che questa preferenza deriva dal fatto che i regimi democratici prevedono una competizione.
Solo la presenza di un elemento competitivo "salva" la Politica.
Ecco, ma se le cose stanno così, è proprio accentuando questo elemento che la politica migliora.
Ma accentuare questo elemento trasforma lentamente la Politica in Economia. Il mercato è infatti il luogo deputato per la competizione.
In ultima analisi è dunque il "mercato" che deve dare regole al mercato.
Un esempio tanto per capirci: il mercato necessita di regole, la politica le fornisce, la globalizzazione spinge la politica verso alcune regole piuttosto che altre.
Ma cio' che chiamiamo "globalizzazione" non è altro che il mercato internazionale.
Cosa è successo? E' successo che il mercato ha regolato il mercato.
Adesso intravvediamo meglio cosa intende vernon Smith quando dice che "l' economia ha una sua razionalità interna".
E magari capiamo anche meglio la coincidenza delle tre moltitudini.
giovedì 19 agosto 2010
Uè uè
C' è molto di tutto: molta cultura, molti libri, molta spazzatura, molta qualità, molto pop e molto elitarismo con la puzza sotto il naso.
Il mondo letterario non fa eccezione.
Da un lato il regno dell' abbondanza ci rassicura e ci esalta, dall' altro ci angoscia facendo uscire il nostro lato reazionario.
E' diventata centrale la capacità di scegliere: passiamo più tempo a scegliere che a consumare.
Fortunatamente il teorema Alchian/Allen ci rassicura: la qualità oggi conviene pù che in passato. Il motivo? lo stesso per cui il vino italiano consumato dagli australiani è di qualità migliore rispetto al vino italiano consumato dagli italiani.
Ma intanto l' ansia di dover scegliere resta.
E' un po' come per il telefono: dopo la privatizzazione una ridda crescente di offerte e di alternative hanno offuscato il nostro orizzonte una volta felicemente sgomberato dalla penuria.
C' è perfino chi ha rimpianto il monopolio con recondite motivazioni molto simili a chi rimpiange l' infanzia: che bello quando altri sceglievano per noi!
La libertà porta con sè la responsabilità e per questo molti la odiano senza poterla odiare direttamente per via della buona stampa di cui gode.
Non è solo il tiranno a limitare le nostre libertà positive, anche la penuria puo' fare la sua parte: niente da mangiare, nessun menù da cui scegliere.
Alzare un peana al dittatore non è elegante, per contro un inno alla carestia è ancora concesso. E' così che l' angosciato dall' abbondanza puo' ancora trovare un idolo a cui rivolgersi.
L' "angosciato" che fa più chiasso in questo periodo è il critico letterario Giulio Ferroni, anche oggi scrive l' elzeviro del Corriere.
Ha le carte in regola per trattare il tema visto che l' ha già fatto oggetto di un famoso libro: "Dopo la fine" (Donzelli).
Ferroni non arriva a dire "che bello quando altri sceglievano per noi", si limita ad un più modesto "che bello quando non c' era granchè da scegliere".
Ferroni si occupa di narrativa, lamenta la "costipazione dei numeri", la "plateale impossibilità di fare il punto della situazione".
Le colpe vengono fatte ricadere sulla prepotente abbondanza, sull' elefantiasi della produzione.
Non ha mica tempo di leggere tutto, Ferroni.
Le rassegne critiche che cercano di isolare il meglio della nostra produzione letteraria, come quella recente curata sul supplemento del 24 ore, appaiono a Ferroni come altamente inaffidabili. Il motivo è esmpre lo stesso e potete leggerlo retrocedendo di qualche capoverso.
A Ferroni viene il capogiro se pensa a tutto quanto viene scritto e detto ogni giorno.
Il titolo dell' articolo suona così: "Critica e qualità uccise dal mercato".
Ma il contenuto dell' articolo non accenna alla qualità, è solo una testimonianza del disorientamento che subisce l' angosciato in preda ai suoi impulsi reazionari.
La gente ha voglia di leggere. E tutto cio' sembra di essere di grave nocumento alla letteratura e alla critica letteraria.
Che bello se uscisse un libro all'anno!
Ferroni potrebbe ritirarsi in campagna, fumare i suoi sigari e nelle volute distillare una pagina al giorno del capolavoro. Lasciarla decantare per un anno, dopodichè far cadere dall' alto la sua ingegnosa chiosa.
Leggere Ferroni non mi fa tanto pensare al panorama letterario italiano, in fondo tutti siamo al corrente della frenetica produzione libraria, mi fa piuttosto pensare a Ferroni. E non sono bei pensieri.
A me Ferroni sembra un po' spudorato.
Senza soffrire di un certo delirio di onniscienza, mi dico, non si puo' soffrire l' abbondanza come la soffre Ferroni.
Ferroni mi appare come quei matti che hanno la mania di avere tutto sotto controllo. Io li rispetto, la sofferenza è sofferenza. Ma anche la pazzia è pazzia.
Non si puo' avere tutto sotto controllo, se oggi lo si puo' ancor meno di ieri la sostanza non cambia.
Ma Ferroni non è matto, cos' è allora?
Forse è un bambino capriccioso. In più spudorato perchè incapace di non esibire il suo capriccio.
Ferroni in fondo rimpiange di non essere onnisciente, di non avere tutto in testa.
Rimpiange che tutti i libri del mondo non riescano a stare sulla sua scrivania. Rimpiange che si scrive troppo e lui non riesce più ad imparare tutto a memoria, si è rotto l' incantesimo.
E' un po' come se mio figlio rimpiangesse di essere nato nel 2010: "se fossi nato nel medioevo a scuola dovrei studiare molta meno Storia!".
Chiunque reagirebbe dicendo: "bambinate!".
E infatti al lamento di Ferroni cade presto il travestimento per assumere alle mie orecchie il tono lamentoso di un puerile uè uè.
Ma caro Ferroni, cosa vuoi che ti dica, in questa abbondanza usa le tue antenne (i tuoi filtri, direbbero Alchian/Allen) per isolare gli autori che ritieni degni e presentaceli.
Abbandona le tue ammorbanti volute di fumo campagnole e datti da fare per costruire dei buoni filtri.
Se qualcun altro ci presenterà autori alternativi che tu non conosci nemmeno, mordi il manicotto e soffri in silenzio.
Devi sapere che non si tratta di una nobile sofferenza, molto più probabilmente è solo invidia cagionata da metodi di cernita che non sono all' altezza.
E' un genere di sofferenza che la gente dotata di un minimo di senso del pudore cerca di nascondere in quanto disonorevole, un segnale della grettezza d' animo.
Inutile esibirla limitandosi ad un camuffamento raffazzonato che vorrebbe vendercela come "critica all' abbondanza" del moderno.
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mercoledì 18 agosto 2010
Relevant techniques for figuring out my ideology--if I'm dead
Recentemente David Henderson ha toccato con mano ancora una volta questa caratteristica dei media americani.
La verità del reale
Qui troverete solo un vero scrittore che narra veri racconti. Qui troverete alta letteratura.
Il gulag è lontano, almeno quanto lo è la Rivoluzione industriale in Dickens.
In un certo senso l' arte sopraffina di Varlam Salamov penalizza il suo ruolo di testimone. La scrittura fabulistica ci avvince alle storie facendoci dimenticare il posto terribile dove siamo capitati.
Quando accenno alla "fabula" non penso tanto all' incanto di un sogno ad occhi aperti, quanto all' esilio claustrofobico in un' altra dimensione.
Il "reale" sembra essere l' unica via per cogliere il "terribile", ma Salamov sceglie una via alternativa.
I prigionieri, dimentichi e quindi esiliati dal loro passato e dal loro triste destino, sono assorbiti unicamente dalla loro irrilevante lotta quotidiana per giungere a fine giornata, domani si vedrà.
Quando non ha senso formulare un progetto che vada al di là di due giorni, come puo' avere senso... la "dimensione storica" della vicenda?
Il gulag, Stalin, la Siberia, l' Unione Sovietica sono concetti che fuggono per svanire nel nulla, dapprima fuggono dalla testa dei prigionieri, subito dopo dalla pagina dell' autore, e presto anche dalla testa del lettore.
Eccoci in esilio da ogni dimensione storica, eccoci in grado di cogliere la minuscola prigione in cui lo spirito umano viene rinchiuso quando il corpo è rinchiuso nell' enorme carcere siberiano.
In un luogo tanto mostruoso la cosa facile sarebbe quella di indugiare su sentimenti mostruosi, ma i sentimenti descritti da Salamov li abbiamo su per giù provati anche noi sui banchi di scuola o nei luoghi di lavoro.
Perchè l' uomo dia il peggio di sè non sembra necessario che pesi 35 kg e attenda alle sue 20 ore di lavoro giornaliere a meno 50 gradi.
Pesare un terzo del proprio peso forma quando fuori ci sono 50 gradi sotto zero significa stare all' inferno. Cos' ha allora di caratteristico l' Inferno?
Una cosa negativa: predomina il sentimento dell' odio. Ma per fortuna l' odio è solo un sentimento, e allora soccorre la seconda caratteristica, forse positiva: il sentimento non puo' essere coltivato, nemmeno provato a lungo, emerge brevemente per poi scomparire. La vendetta è intorpidita fino ad essere abortita. I pallidi colori pastello dell' invidia ne fanno un fantasma incosistente.
Ciascun racconto occupa poche pagine, è un piccolo ed effimero francobollo.
Si conclude sempre in modo compassato consegnando al silenzio l' essenziale.
Il "terribile" è scontato e mai menzionato, solo l' epifenomeno desta interesse, solo la nota a margine ci parla con tono di verità.
Levi e Trouffaut l' hanno insegnato: svelare un trucco è oggi cento volte più appassionante che narreare le gesta eroiche del santo o quelle blasfeme del diavolo.
Salamov esegue e supera i maestri.
Forse ora anche noi suoi fedeli lettori sedotti per sempre saremmo capaci di sbarcare il lunario in un Lager.
Chissà se Salamov voleva essere cio' che è stato per me. In fondo lui andava predicando che la verità del reale è di un genere tutto particolare.
Secondo lui, fino al secolo scorso, lo scrittore non doveva conoscere troppo bene il suo soggetto: in quel caso avrebbe tradito il lettore in favore di quest' ultimo.
Ma i tempi andavano cambiando, diceva, e lo scrittore doveva divenire uno "specialista", doveva conoscere da dentro cio' di cui parlava. E lui, non per niente, aveva una conoscenza di prima mano del gulag.
Tuttavia, nonostante queste intenzioni, la verità di Salamov anzichè avere l' odore della realtà conserva l' odore della letteratura. Dell' alta letteratura.
Zanna rossa
La moda di portare in serie A chi milita onestamente in serie B, fa parlare molti di lui come di un "grande scrittore".
Cio' mi ha spinto a rileggerlo, il volume dato via con il giornale conteneva una prefazione commossa dell' Oriana Fallaci, una specie di "posto delle fragole".
Veniva ricordato con la lacrimuccia il posto fisico (in alto a destra) dove erano allocati sullo scaffale fiorentino di papa' i volumi di Zanna Bianca.
In lui però ho rinvenuto quel che mi aspettavo: un' onesta militanza in serie B.
Per carità, non è poco, la compagnia è ottima, al suo fianco c' è Andrea Pazienza, le sorelle Bronte, Liala e anche Umberto Eco, tanto per dire. Mica paglia.
Cio' che non tutti sanno però è che London fu un fervente socialista, si schierò in modo inequivoco in favore della rivoluzione e dell' assassinio della classe dirigente del suo paese.
Ancora più nascosto è il fatto che London fu un razzista tutto di un pezzo: "Prima di tutto sono un uomo bianco, solo dopo sono un socialista".
Questo strano coacervo di ideali potrebbe sembrare il frutto confuso della tipica mente confusa che portano a spasso molti artisti, così incapaci di vedere il mondo com'è, forse per l' eccesso di sensibilità.
Ma London non è uno scrittore di serie A e la sua mente non puo' essere tanto confusa.
E infatti...
Il socialismo è un ideale utopico e chi non difetta del tutto di realismo sa bene che deve procurarsi una vittima sacrificale per far girare quell' innaturale macchina.
Il socialismo è una leva potente ma richiede un solido punto di leva per essere azionata.
Gli esempi si sprecano. Il socialismo di Marx richiedeva in modo petulante l' annientamento della classe borghese, il socialismo di Hitler proclamava a gran voce gli ebrei come suo punto di leva, il socialismo scandinavo puntava tutto sull' eugenetica...
Le magnifiche sorti progressive di London, chiedevano solo di sacrificare "negri" ed altra umanità di scarto. La vogliamo far funzionare o no la nostra amata macchina? E allora, non facciamo tanto gli schifiltosi.
Tutto il resto è chiacchiera da artisti, e chi è abituato alla dura vita sotto zero, delle chiacchere non sa che farsene.
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Il London impresentabile è ritratto qui.
Ma la tradizione del razzismo progressista è lunga (anche per i motivi spiegati). Qualche link puo' essere utile.
link
link
Cosa si puo' concludere? Mah, forse che solo l' ideologia liberale mette al riparo da ogni razzismo, destra e sinistra possono sempre finire in quella malsana palude immersi fino al collo.
Dopo il divorzio
Formalmente s' impone la seconda soluzione, la Carta costituzionale parla chiaro.
Sostanzialmente le cose stanno in modo diverso: ormai, da quando è iniziata la cosiddetta seconda Repubblica, c' è accordo diffuso che la maggioranza destinata a governare sia scelta direttamente dagli italiani il giorno delle votazioni.
Almeno fin qui siamo d' accordo?
Chi si dissocia da questa premessa è autorizzato a non considerare stringente quanto segue. Ma non penso siano in molti a farlo, almeno stando alle opinioni espresse finchè nessun interesse di bottega era comparso all' orizzonte.
Allora proseguiamo.
Quando Forma e Sostanza giuridica collidono, cosa privilegiare?
Dipende, e qui entrano in campo le ideologie.
La prima ideologia la chiamerò AUTORITARIA.
Per gli autoritari prevale sempre la forma. La forma è la lettera della legge e la Legge è la volontà dell' Autorità (inchino, please).
Come si cambia la volontà dell' Autorità?
Semplice, un bel giorno l' Autorità stessa deve alzarsi dal letto con la voglia di cambiare, dopodichè delibera una nuova legislazione che rettifichi la precedente. Et voilà.
La forma mentis degli autoritari non è così complessa da spiegare. Per loro esiste una volontà indiscutibile con la quale l' autorità organizza il reale e lo plasma in conformità al suo progetto intelligente.
Finchè parliamo di società questa Volontà è il valore più alto, nonchè la fonte della Legge destinata a prevalere.
Chi aderisce all' ideologia autoritaria è necessariamente un "creazionista giuridico".
La seconda ideologia in gioco la chiamerò LIBERALE.
Il liberale ha un istinto ben preciso: al "creazionismo" giuridico antepone l' "evoluzionismo" giuridico.
Per il liberale l' Autorità è al servizio del Reale. La legislazione, cioè, "insegue" il reale e lo suggella con i suoi timbri burocratici.
Come si cambia la Legislazione, dunque?
Semplice, il Reale muta evolvendo ed instaurando nuove consuetudini e l' autorità si conforma a questo mutamento rettificando di conseguenza la legislazione di cui è responsabile.
Avete notato che nel descrivere l' ideologia liberale ho usato il termine "Legislazione" e non "Legge"?
L' ho fatto apposta: per il liberale solo il Reale produce Legge attraverso costumi e consuetudini spontaneamente emerse, l' Autorità puo' porre mano solo alla Legislazione, ovvero ai provvedimenti parlamentari.
Per il liberale una Legislazione è legittima solo nella misura in cui si appiattisce sulla Legge.
Bene, detto questo il più è fatto. Inquadrato il problema nella sua cornice teorica non vale neanche la pena di affaticarsi con le conclusioni, ciascuno ormai puo' vedere da sè cosa dovrebbe conseguire dal Divorzio estivo più famoso d' Italia.
domenica 15 agosto 2010
Indovina chi viene a pranzo
Buon ferragosto ai Broncobillis, con questo pranzo scaciato ma prelibato romano, che è un vero gioiello di umorismo e umanità.
(Il trailer americano è migliore - più chiaro e immediato, al solito.)
sabato 14 agosto 2010
La questione di Dio
Innanzitutto vorrei dire che sulla questione di Dio intendo giudicare come su ogni altra questione, impegnando le medesime facoltà mentali che metto in campo per scegliere le pere all' Esselunga.
In altre parole, anche qui possiamo ridurre tutto ad un affare di probabilità, esattamente come tutte le questioni, comprese quelle scientifiche.
E' il reverendo Bayes che ci insegna a maneggiare con rigore questo genere di faccende.
Diffidate degli altri, in particolare dei "frequentisti", è gente che propaganda metodiche semplificate partendo dall' assunto che la probabilità sia una misura oggettiva (casi vincenticasi possibili).
E' una via scorretta ma più semplice, utile ma falsa.
Il bayesiano doc sa bene invece che ogni calcolo probabilistico deve rifarsi ad una probabilità a priori, che nelle questioni complesse è sempre soggettiva. La scommessa è il paradigma di cui si serve per illustrare al meglio il concetto di probabilità.
Far cadere la maschera al "frequentista" non è poi così difficile, mi permetto di riproporre il solito caso, è troppo eloquente per rinunciarvi.
Se un test medico ha un falso positivo del 5% e voi risultate positivi, quale sarà la probabilità di essere malati?
Per un frequentista la risposta è semplice: 95%.
Ma è anche una risposta falsa proprio perchè non tiene conto della probabilità a priori, ovvero della percentuale di malati che conta la popolazione.
L' errore non è da poco: se ritengo che solo l' 1% della popolazione sia malato, il test mi dice in realtà che sono malato con una probabilità del 10%.
Frequentisti: 95% (sbagliato), bayesiani 10% (corretto). Capita la differenza?
Solo il bayesiano "spiega" la scienza, in particolare spiega la presenza di disaccordi, di posizioni alternative, di discussioni, di avvicinamenti. Un frequentista rischia di concepire una scienza robotizzata: si contano le frequenze e fine, nessun disaccordo, nessuna soggettività.
Nella scienza non esistono nè test infallibili, nè esperimenti criciali, ecco allora che diventa decisiva una probabilità soggettiva come quella a priori.
La questione di Dio è simile.
Persino se ammettessimo l' esistenza di test in grado di darci un qualche responso sull' esistenza di Dio, rimarrebbe cruciale l' aspetto soggettivo della faccenda, la probabilità a priori.
Il test potrebbe persino dirci con una probabilità del 95% che Dio non esiste, ma la probabilità su cui l' uomo razionale fa la sua scelta è un' altra e tiene conto della probabilità a priori, ovvero la probabilità soggettiva che il buon senso assegna all' esistenza di Dio.
Se i numeri fossero quelli dell' esempio precedente dovremmo concludere che Dio esiste con una probabilità del 90%!
Insomma, il buon senso ha un ruolo chiave sia nella scienze dove le occasioni di sperimentazioni sono rare e imprecise (le scienze umane, per esempio) sia nella questione di Dio, dove test attendibili probabilmente non esistono nemmeno e non esisteranno mai.
Dicevo per inciso che la probabilità soggettiva si forma con il buon senso, il che è vero. Faccio presente che il buon senso attinge pur sempre alla ragione.
Ora parlo per me.
Il mio buon senso mi dice che Dio esiste, potrei tentare di spiegarlo in modo semplice o in modo più sofisticato ma è proprio così che mi parla.
Forse Davide ha ragione quando contesta il termine "dimostrazione", si tratta comunque di qualcosa a cui la ragione non puo' che essere sensibile.
Pregare previene l' alcolismo
Scherzo? Per legami molto meno evidenti si spendono miliardi.
link
Marilynne Robinson
Ascolteranno?
No, ma deporre l' astio ed affidarsi alla bellezza e alla semplicità puo' sempre aiutare.
Una maestrina che scrive fiabe fa la lezione a Richard Dawkins, Daniel Dennett, Steven Pinker, E.O. Wilson.
Ascolteranno?
No, ma deporre l' astio ed affidarsi alla bellezza e alla semplicità puo' sempre aiutare.
Il video di una sua conferenza a Yale.
i 10 nemici del liberalismo
1 - Chi crede che la vita sia un gioco a somma zero, si prende a chi ha: il liberalismo punta sulla creazione della ricchezza.
2 - I nostalgici che sognano il mondo della loro infanzia: il liberalismo è perenne trasformazione.
3 - Quelle Chiese sempre pronte ad enfatizzare gli effetti perversi delle società liberali.
4 - I Nazionalisti, che vedono il cittadino umile servitore della Patria: il liberalismo vede lo Stato al servizio dell' individuo.
5 - I romantici disperati dal fatto che la ricchezza attenua la dimensione drammatica della vita: il liberalismo pone l' accento sulla conciliazione.
6 - Gli spirituali che vedono l' uomo libero come un uomo gretto ed egoista: il liberalismo dice che l' uomo libero è semplicemente cio' che è nella realtà.
7 - I comunitaristi che antepongono la comunità all' individuo.
8 - Gli amanti dell' identità: secondo costoro un maghrabino nato in Francia con moglie svedese i cui figli studiano a Londra dovrebbe essere... un signor nessuno. Secondo i liberali invece è un signore punto e basta.
9 - Coloro che sono in cerca di soluzioni per ogni problema: il liberalismo quasi sempre ha solo una pseudo-soluzione: fate come credete.
10 - Gli amanti delle escatologie: il liberalismo prevede una ricerca infinita e senza approdi, mal si concilia con la "fine della storia".
La tesi "Duhem-Quine"
Questo per un semplice motivo: nessuna ipotesi puo' essere verificata isolatamente.
Una teoria è considerata vera se confermata da alcuni fatti e non subisce confutazioni. Ma è sempre possibile trovare argomentazioni che permettono di opporsi ad una obiezione, è sempre possibile rendere la propria teoria impermeabile alle critiche. Cio' discende appunto dalla tesi Duhem-Quine.
Nessuna ipotesi è verificabile isolatamente, dicevamo, cio' significa che una teoria (T1) puo' essere vera anche se le ipotesi che ne stanno alla base (H1a;H1b) sono false: basta che gli errori indotti dalla falsità delle ipotesi si compensino.
Se una teoria (T2) viene falsificata, nulla di completo sappiamo ancora sulla verità delle sue ipotesi (H2a;H2b), solo che in esse c' è qualcosa che non va. Ma chi ama sia la verità che T2 non deve preoccuparsi, esiste sempre un' ipotesi ausiliaria (H2c) che rende vera T2.
Esiste sempre, anche se magari H2c si limita, grazie al nuovo "errore" che introduce, a compensare i vecchi errori. Ma che H2c sia sbagliata non puo' essere verificato proprio per la tesi Duhem-Quine: nessuna ipotesi è verificabile isolatamente.
Tolomeo fu confutato da Copernico, ma attraverso l' ipotesi degli epicicli la sua teoria continuia ad essere valida anche se s' incasina non poco.
la dottrina comunista sembrò confutata dai collassi di Ungheria e Cecoslovacchia. Bastò introdurre ipotesi ausiliarie per raddrizzare il castello. In quel caso H2c = agenti CIA s' infiltrano e sobillano la popolazione.
Non si puo' nemmeno dire, come fece Popper, che l' introduzione di ipotesi ausiliarie (nel nostro caso H2c) sia una pratica anti-scientifica.
Uno storico della scienza avrà buon gioco a dimostrare che molte teorie vincenti del passato furono difese, specie al loro insorgere, tramite l' introduzione di ipotesi ausiliarie talvolta smaccate.
Galileo è l' esempio preclaro: la testardaggine del Toscano nel difendere cio' che appariva ormai confutato fu provvidenziale.
L' antropologo Durkheim con sbalorditiva lucidità ha mostrato che le procedure cognitive del "pensiero magico" non sono di natura diversa da quelle del "pensiero scientifico".
La testa del Mago della Pioggia si comporta come la testa di Galileo, è solo "ancora più" testardo e agisce privo di una reale concorrenza.
Cosa sia scienza e cosa sia "pensiero magico" è qualcosa da affidare dunque al buon senso, non esiste una formuletta come crede l' ingenuo.
Non esistendo una formula per stabilire cosa sia scienza, capiamo anche perchè la scienza non sarà mai un' attività demandabile ai robot.
Se cio' che non ci mancherà mai sono le teorie vere, e questo sembra dimostrato, significa forse che la scienza non ha accresciuto in niente la nostra conoscenza? Significa che il nostro sapere non è cumulabile?
Questa ipotesi è piuttosto ingenua, almeno quanto quella della scienza "robotizzabile", direi che non supera il giggle test bayesiano.
La tesi "Duhem-Quine" puo' essere conciliata con la tesi del "sapere cumulativo" solo grazie, ripeto, al senso comune: definire la scienza in modo rigoroso è impresa disperata, lasciamo perdere chi crede nella scienza robotizzata, il buon senso ci farà discernere il sapere autentico da quello farlocco, ben consci che tale discernimente è faticoso, mai definitivo e soprattutto richiede di essere realizzato in un ambiente dove non scarseggino "libertà", "tolleranza" e "concorrenza".
Dici poco.
Il maestro di Stalin
Come se un fascista parlasse di "mussolinismo".
A Radio Tre l' uso del termine autoassolutorio va per la maggiore. Quando si enumerano con ribrezzo i totalitarismi del novecento, s' intona sempre la solita filastrocca: Fascismo, Nazismo e... (pausa incerta e abbassamento del tono)... Stalinismo.
Ma lo vuoi capire, caro conduttore di Radio Tre, che lo Stalinismo sta al Comunismo come l' Hitlerismo sta al Nazismo?
Io te lo posso spiegare al bar e mentre te lo spiego mi confondo pure e faccio errori, tu hai la lingua sciolta e ridacchi, sei più che autorizzato a non prendermi sul serio.
Fattelo spiegare allora da Sergej Petrovic Mel' gunov, fatti spiegare che nessuno più di Lenin fu maestro a Stalin, fatti spiegare per filo e per segno quando iniziò "il regno delle tenebre".
E dopo le spiegazioni spero che ti deciderai - non dico a fare i conti con il passato, quelli sono affari tuoi - ma perlomeno a cambiare l' oscena filastrocca che reciti ancora oggi - 2010 - dai pubblici microfoni: non Stalinismo ma Comunismo, please!
Le colpe dell' Africa
Ma come? L' Africa è stata vittima dello schiavismo, non colpevole!
Da tempo cercavo un testo sulla storia dell' Africa. Questo sembra essere il più completo in circolazione e spiegherebbe anche il perchè della colpevolezza. I bianchi sfruttarono solo un fenomeno già radicato e fiorente.
Fuori lo Stato dal business dei matrimoni
A volte mi chiedo se i nemici della libertà non la combattano perchè, se si imponesse, cesserebbero una lunga serie di appassionanti discussioni.
Se lo stato uscisse dal business della scuola ognuno sceglierebbe programmi e metodi di suo gusto... e non ci sarebbero tante discussioni su quali sono i programmi e i metodi migliori.
Se lo stato uscisse dal business dei matrimoni, ognuno soppeserebbe i pro e i contro del matrimonio che intende contrarre... e non ci sarebbero tutte quelle discussioni sui matrimoni che funzionano e quelli che non funzionano.
Devo proseguire? Risparmiatemelo!
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Senza la verità non resta che il moralismo arrembante
"A partire dagli anni 60 si comincia a pensare, in circoli sempre più ampi di persone, che l' oggettività sarebbe un' illusione. Di qui deriva la convinzione che non ha alcun senso parlare di "sapere" e di "conoscenza", mentre si dovrebbe parlare solo di "punti di vista". Non di fatti ma solo di interpretazioni... E' con queste premesse che il "moralismo" ha cominciato ad espandersi presso gli intellettuali e gli insegnanti fino a diventare l' atteggiamento di gran lunga prevalente in questi ambienti... comiciano a diffondersi gli intellettuali organici, costoro non credono che il sapere possa essere fondato oggettivamente, cio' non toglie che le scienze umane possano giocare un ruolo politico importante... il concetto di "teoria utile" soppianta quello di "teoria vera"... Un episodio estremo ma emblematico di questa mentalità: in Quebec, all' università di Montreal, le femministe hanno proposto di diminuire gli standard di valutazione negli esami di dottorato a vantaggio delle candidate di sesso femminile, sostenendo che il sapere è sempre incerto mentre le esigenze morali sono indiscutibili... una conclusione che suona assurda ma in realtà in linea con le premesse... La svalutazione del sapere si accompagna quasi sempre con una sovravalutazione della morale o, più esattamente, con una esasperazione delle esigenze di uguaglianza... Già Hegel segnalava il meccanismo in questione parlando dell' intellettuale "buon anima". Le "buone anime" sono responsabili della sindrome della "conoscenza inutile" (J.F. Revel) o del "fallimento del pensiero" (A. Finkielkraut)... La proliferazione di "anime buone" spiega l' incredibile intolleranza intellettuale, spesso feroce quanto discreta, che vige in molte università. Un brillante professore italiano mi ha recentemente confidato che si sentiva implicitamente obbligato a sottolineare ai suoi colleghi, mettendolo fra parentesi, con discreti accenni o incisi, che era un "progressista". Da quando aveva smesso di conformarsi a questo obbligo, aveva l' impressione di essere trattato nell' indifferenza più totale, ci si dimenticava di "citarlo", di salutarlo perfino. La "fine delle ideologie" non era certo andata di pari passo con la fine dell' intolleranza..."
Raymond Boudon - Perchè gli intellettuali non amano il liberalismo - Rubettino
Mi tocca confermare: a Radio Tre, l' unico ambiente "colto" e vitale che frequento, aleggia sempre l' intemerata dal pulpito ( i poveri, gli ultimi, il modello imposto, la corruzione, la legalità...) e il sentimento di indignazione arieggia sempre quei corridoi.
Un altro fenomeno singolare è l' acerrimo moralismo che pervade i miei amici materialisti (Boudon li chiamerebbe "positivisti").
Ma come? Loro che, non ammettendo nemmeno l' esistenza di una coscienza e, per conseguenza, non dovrebbero dare alcun senso ad un concetto quale quello di Verità, come possono poi infervorarsi tanto? Coda di paglia?
Anche qui Boudon illumina.
venerdì 13 agosto 2010
Le accuse contro Nori
Qui si difende, sembra avere in mano delle buone carte.
Ma dove tracciare una linea? Dove il Diverso si trasforma da semplice "controparte" in "nemico" da osteggiare con tutti i mezzi?
Spinoza vs. Cartesio
"La psicologia cognitiva ha progettato brillanti situazioni sperimentali che fanno emergere l' esistenza di bias cognitivi. L' esistenza di queste distorsioni è interpretata dai positivisti come l' effetto di "montaggi" della mente di cui non si è esitato a supporre che siano l' esito dell' evoluzione biologica. Se si chiede ad un soggetto di prevedere i risultati di una partita del gioco che consiste nel lanciare una moneta dicendogli che la moneta è truccata in modo da far uscire otto "testa" a fronte di due "croce", costui farà una cattiva previsione optando per puntare otto volte su "testa" e due volte su "croce", così facendo vincerà con una probabilità pari al 68% mentre se avesse puntato sempre testa la probabilità sarebbe stata dell' 80%. Benchè la strategia scelta non sia ottimale è giustificabile con "buone ragioni". Queste distorsioni si spiegano facilmente se le si pensa come il risultato di "considerazioni ragionevoli" anche se poco approfondite, non c' è alcuna necessità di fare appello a effetti altamente speculativi dell' evoluzione biologica. Anche dire che "la terra è piatta" è perfettamente ragionevole quando parla la persona ordinaria che non approfondisce la questione, diverso sarebbe l' errore dello specialista su questo punto, ma questo errore è praticamente inesistente... E' legittimo quindi pensare che "Cartesio ha torto" e "Spinoza ha ragione", per il primo l' uomo pensa, per il secondo l' uomo agisce condizionato dall' ambiente. Più ragionevolmente, si possono attribuire a questi due giganti del pensiero occidentale due "programmi" efficaci, l' uno e l' altro indispensabili, ma la cui efficacia varia a seconda del fenomeno da spiegare. Tocqueville, Weber, Simmel, Pareto, Evans-Pritchard e altri, hanno anbbondantemente dimostrato la forza del programma di Cartesio... Spinoza è certamente fecondo quando è utilizzato dai biologi ma ha introdotto nelle scienze sociali concetti di dubbia veridicità quando non semplicemente banali..."
Raymond Boudon - Perchè gli intellettuali non amano il liberalismo - Rubettino
"Voi"
Secondo l' antropologia culturalista, non solo le norme variano da società a società ma tutte le norme, regole, credenze sono il prodotto della cultura dalla quale emergono; non vi è nulla di buono, vero e giusto in sè. Clifford Geertz, per esempio, sostiene che ci sono solo "verità culturali". Questa concezione è rinforzata dalla sensibilità "relativista" della cultura contemporanea. Ma non si creda che questo genere di relativismo diffuso ci ponga al riparo dai conflitti. Samuel Huntigton, forse il maggior rappresentante insieme a Levy Strauss di questo stile d' approccio allo studio dell' uomo, identifica nelle differenze culturali il germe di una inevitabile conflittualità. Il relativismo culturale (= i giudizi umani sono plasmati dall' ambiente culturale in cui il singolo cresce) ha ispirato e legittimato molte argomentazioni che hanno poi invaso le scienze umane come ad esempio quella secondo la quale "voi di destra" (o "voi di sinistra"), o "voi che provenite da quel posto", o "voi che avete quell' estrazione sociale", ecc. dunque "voi" non potete che avere in mente idee false e pericolose. Con il relativismo la domanda si sposta dal "che cosa" al "chi", la discussione spesso cessa per lasciare il posto al monologo. La rottura con l' ipotesi della razionalità umana viene definitivamente consumata..."
Raymond Boudon - Perchè gli intellettuali non amano il liberalismo - Rubettino
giovedì 12 agosto 2010
Dopo due anni...
L a crisi finanziaria, di cui si compie un triennio, ha avuto una radice comune sia negli Stati Uniti che in Europa: la corruzione della politica. Oltre Atlantico si consentì che Wall Street diventasse il maggior finanziatore delle campagne elettorali americane e così acquisisse il potere di dettare le proprie regole al Congresso. Nel contempo i governi premevano sulle banche perché concedessero mutui a tutti, inclusi molti immigrati recenti. Consentire a queste famiglie di acquistare una casa e realizzare in pochi anni il loro «sogno americano» fu una priorità sia delle amministrazioni di Bill Clinton che di George W. Bush. Poco male se questo incrinava la solidità delle banche: bastava blandire i banchieri consentendo loro di attribuirsi compensi favolosi. In Germania i presidenti dei Länder spingevano le casse di risparmio, di cui sono i maggiori azionisti, a concedere prestiti a condizioni di favore alle aziende della loro regione. Poiché alla fine dell' anno gli stessi politici esigevano anche ricchi dividendi, i banchieri facevano tornare i conti investendo in titoli molto rischiosi: obbligazioni greche e mutui americani. Non è un caso che le poche banche che non hanno superato i test di solidità patrimoniale effettuati dalla Bce sono tutte pubbliche. La proprietà pubblica impedisce l' apertura al mercato e rende difficile rafforzare il patrimonio quando ciò si rende necessario: è la situazione del Monte dei Paschi di Siena, che pur avendo superato il test, rimane pericolosamente vicino alla soglia di capitale minima richiesta. Pensare che la crisi sia stata prodotta da un eccesso di mercato, dalla finanza, o dalla globalizzazione, è una sciocchezza, sostenuta da chi ha interesse a evitare che si sottolineino le responsabilità della politica
Non è che l' unica somiglianza con il 1929 consiste nella mitologia che ha circondato l' evento?
mercoledì 11 agosto 2010
Maestri del sospetto
"Il liberalismo concepisce l' uomo come un essere ragionevole mosso da passioni e interessi comprensibili, chiamerei questa psicologia "ordinaria". Da Aristotele a Smith l' approccio non cambia, anche Weber ha insistito sul fatto che le scienze sociali debbano considerare le credenze e i comportamenti come comprensibili. Secondo la psicologia ordinaria noi siamo in grado di "comprendere" le ragioni dei Romani come quelle degli Ebrei del I secolo, le ragioni dei calvinisti come quelle dei puritani, le ragioni dei santi e quelle degli assassini. Con Freud, qualcosa cambia, la "psicologia ordinaria" viene sostituita dalla "psicologia dell' inconscio": le credenze del soggetto verrebbero costruite dall' astrusa macchina dell' inconscio, la quale nasconde le sue astuzie al soggetto, ma non all' intellettuale. Anche il positivismo rafforzò questo genere di approccio: siccome la scienza si occupa solo del "visibile", non ha senso considerare gli "stati di coscienza". Il principio di fondo è lo stesso e consiste nel dire che le credenze e i comportamenti individuali hanno la loro origine in forze materiali che sfuggono al controllo del soggetto. Gli strutturalisti, in seguito, si uniformarono su questa linea: l' uomo è sovrastato da misteriose strutture sociali che lo guidano come una marionetta. C' è sempre qualcosa "dietro" quello che facciamo, i maestri anti-liberali sono sempre anche "maestri del sospetto e del complotto". L' antropologia non rimase indietro, e infatti la cosiddetta antropologia culturalista si appropria del paradigma anti-liberale postulando che l' essere umano sia il prodotto della cultura del suo ambiente. Per queste ragioni molti considerano oggi le scienze umane come mere discipline destinate a correggere il "senso comune". I "maestri del sospetto" hanno a lungo dominato la scena del Novecento scalzando i "maestri del liberalismo". Trascurando la nozione di "autonomia", tanto cara a Kant e al liberalismo, il positivismo sta dietro alla sua emarginazione. Si tratta di schemi di pensiero che valorizzano molto il ruolo degli intellettuali poichè solo l' intellettuale è in grado di superare gli illusionismi del buon senso e guidare le masse sulla retta via..."
Da quanto detto si capisce bene come mai gli economisti siano rimasti gli unici intellettuali a presidiare le posizioni liberali: l' Homo Economicus è l' uomo razionale per eccellenza.
martedì 10 agosto 2010
Il sorpasso
E' quando fissa la scarpata ligure dove è precipitata la spider con a bordo il Mariani.
Lì Bruno Cortona guarda in faccia la realtà, e la realtà gli dice forte e chiaro che doveva morire lui, che sarebbe stato perfetto se fosse morto lui, un cerchio giottesco si sarebbe chiuso tra gli applausi, tutto al posto giusto: la sua storia, la storia del Mariani, la storia dell' Italia rinascente dalla guerra.
Ma non sarebbe stato perfetto il film, che diventa un capolavoro grazie al sigillo di quella faccia, grazie alla fedeltà ad un reale che non ama le simmetrie.
Quando arriva il poliziotto Bruno ha già ripreso il suo controllo, sa di nuovo dire il suo "lasciatemi in pace", sa di nuovo farsi rimbalzare il mondo addosso: "è uno che ho conosciuto ieri". Sa di nuovo stare solo con il suo dolore, recupera da maestro l' unico vero istinto del coatto: non condividere.
Bruno Cortona è in esilio, la vita è dura e lui si è auto-condannato al confino. La superficialità, la fuga, il divertimento sono la prigione che si è scelto. Una prigione mobile: non puo' fermarsi se non vuole assistere al penoso spettacolo di una stima guadagnata artificiosamente grazie ad un gesto istrionico e quindi condannata a scemare sotto la minaccia di un rapporto umano che si approfondisce.
Bruno Cortona è un uomo spacciato, sa di essere spacciato, sa che deve scappare se non vuole perdere definitivamente cio' che lascia (per esempio la figlia), scappare verso luna park sempre più iridiescenti. Bruno Cortona è un uomo braccato, sa di essere braccato, è sapiente nella sua superficialità e si turba per un attimo solo quando si accorge che la sorte, in uno scambio di persona sconcertante, ha preso il Mariani anzichè lui.
Forse aveva capito che il Mariani costituiva la sua ultima missione nel mondo reale; l' occasione di farci una capatina dal suo faticosissimo esilio; e lui, come noi, aveva un gran bisogno di realtà, di mondo. Molto più che di divertimento.
Questa era davvero un' occasione d' oro: alla miscela perfetta del Mariani mancava solo l' ingrediente che lui possedeva in abbondanza. Il Mariani sarebbe stato il suo capolavoro nel mondo, la sua cratura.
Ma questa missione, anzichè annunciarsi all' inizio della storia, si annuncia alla fine, quando tutto è già bruciato. L' umanità di Cortona non possiede più la modalità del progetto ("alla giornata"), ma possiede ancora quella dell' illuminazione.
La faccia sconcertata del Cortona ai bordi dell' Aurelia è la faccia di colui al quale ora non resta altro che il tunnel inquietante del divertimento nella fuga. Un dramma contemporaneo scritto quasi mezzo secolo fa.
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