venerdì 9 luglio 2010

Il fisco ideale in due mosse

Come costruirlo tenendo sotto controllo iniquità, inefficienza e sopraffazione?

Primo, l' imposta cardine dovrebbe essere sui consumi, cio' garantisce equità ed efficienza: comprime l' odioso arbitrio delle aliquote progressive e non colpisce la voglia di investire.

Purchè ci si ricordi sempre che IGE o IVA non sono imposte sui consumi.

Secondo, per ridurre l' incivile spionaggio fiscale (vera piaga del mondo moderno) ci si affidi a tributi indiretti. Il reddito sarebbe derivato presuntivamente da stime ed indici.

Oggi già esiste un redditometro (tiene conto di casa, auto, assicurazioni...) che viene calcolato a nostra insaputa. Ma si possono introdurre nuovi indici sempre più sofisticati: statura, IQ... purchè lo si faccia senza disturbare il contribuente.

Praticamente ho già finito.

Ricordo solo che i Consumi, ovvero l' imponibile, sono dati da Reddito meno Investimenti. Il Reddito è presuntivo e gli investimenti effettuati nell' anno devono essere documentati dal contribuente.

Accenno solo ad una conseguenza della riforma: sparirebbero d' incanto commercialisti, tributaristi e Agenzia delle Entrate. Basterebbero pochi catasti e un pugno di burocrati.

Le imprese nemmeno sarebbero tenute ad un bilancio fiscale.

C' è poi la questione delle aliquote: per non ricadere in pratiche estorsive direi che non si puo' andare oltre il 10% sul reddito. Penso che tutti pagherebbero volentieri lasciando la mancia.

Utopia? No, solo doverosa segnaletica per chi è in cammino e non sa che direzione prendere.

giovedì 8 luglio 2010

Rimetti a noi i nostri debiti

Un tempo, in questo periodo, sarei stato in spiaggia sulla sdraio, magari dopo un bel bagno, quando godi anche dell' afa, con la settimana enigmistica tra le mani e il naso che palleggia qua e là mentre scruta in alternanza un paio di vignette per scoprire cos' abbiano in comune.

In epoca adulta, invece, a palleggiare sono io, nella frescura di un treno pendolari. Guardo Magnolia e tento di scoprire il filo rosso che lega tutte le storie.

Tento di non farmi sviare dall' esordio programmatico della pellicola: non penso proprio che ci si limiti ad esporre i ricami del caso, per quanto spettacolari essi siano. Con il caso ci dobbiamo fare i conti, ok, ma non puo' esser tutto lì.

Tento di non farmi sviare dall' ovvio: sono tutte relazioni avariate tra padri e figli. Ma non puo' essere solo un catalogo di brutture.

Tento di non farmi sviare dalla Saretta: solo la lealtà conta e risolve. Non posso uniformarmi passivamente ad un' idea per quanto brillante.

Tento di non farmi sviare neanche da me stesso e dalla vocina nel film che dice "tu ti dimentichi del passato ma lui non si dimentica di te": cerco di spiegarmi.

Il film dura tre ore, per almeno due ore lo studi, ma poi devi concludere e verificare.

Io pensavo di averlo in pugno, avevo concluso che fosse un film sull' Anima.

Cos' è l' anima? Oggi mi alzo e so con certezza che sono la stessa persona di ieri, questa continuità esiste grazie all' Anima.

Chi rinnega la sua anima la paga cara, non creda.

Chi fa a fette la sua vita, e impacchetta le fette più sgradevoli credendo di farle sparire occultandole sotto il tappeto, non s' illuda, il passato torna alla guida di un bulldozer.

Ho guardato tanti film western e queste cose le so bene.

Una sostanza del genere godeva poi anche del supporto formale: tante storie tagliate a fette ed isolate, con l' arte registica in grado di farle interagire in una polifonia: ora la fuga si stringe (una sola immagine per racconto), ed ora si allarga (intere sequenze). Una musicalità avvolgente al punto di trasformare quell' insieme eteroclito in un tutt' uno, al punto da conferire un' Anima all' intero film.

Ma c' era pur sempre Stanley a non far quadrare i conti: un bambinetto, uno che non aveva "pezzi di vita" buttati che tornavano nella notte come zombi a visitarlo. Al limite, quei "pezzi di vita" se li stava vivendo proprio ora nella brutta storia che lo riguardava.

Stanley era una tessera che non entrava nel puzzle. Dicevo, fa niente, c' è sempre una tessera mal sagomata.

Ma poi vennero le rane. Così come Altman fece venire la scossa di terremoto, qui vennero le rane.

Vennero le rane a farmi cambiare idea, a farmela cambiare in senso quasi opposto: dopo le "rane" mi sono convinto che il passato non è tutto, che lo si puo' annullare o perlomeno ridimensionare.

Insomma, si puo' ricominciare.

A me, in piccolo, è successo: mentre litigo con un amico comincia a grandinare, ma parlo di chicci grandi così. Guardo la grandine, poi ci guardiamo per tornare a quella grandine pazzesca. Alla fine di quello strano fenomeno atmosferico, chissà perchè, non ho più voglia di litigare, sono tutto rilassato e pure il mio "nemico". Bene, sta smettendo, devo andare, alla prossima.

A volte una risata vale quanto grandine e rane. Dovete incontrare quel tale con cui avete da sempre rapporti molto tesi, ma nel corso dell' incontro a base di frecciatine succede qualcosa - lui inciampa buffamente, oppure alla tele danno un film di Toto' e una battuta surreale s' insinua tra voi - fate insieme una crassa risata del tutto casuale, la fate insieme e dopo sentite che non puo' e non deve essere più come prima.

A volte sono i micro-traumi a congiungere ancor più di una risata. Quando facevo l' istruttore militare dovevo andare alle quattro del mattino nelle camerate a dare un' immotivata sveglia con un paio di petardi. Era un trauma per tutti. Quel micro-trauma insensato vissuto insieme serviva per unire la truppa, per livellarla, per creare cameratismo. E funzionava di brutto. Cos' è un raudo sotto il letto alle quattro del mattino? Lo sappiamo solo io e il mio vicino di branda, c' intendiamo con un' occhiata e non riusciamo a dire niente in merito, tu non potrai mai saperlo.

Con le rane interpretate così si giustifica persino un difetto del film: la recitazione sovraeccitata, direi quasi "mucciniana". Serve per far esplodere meglio la bomba distrattiva dello straordinario, nonchè a diffondere la rilassatezza che ne è la conseguente radiazione.

Padre e figlio si confrontano senza considerarsi, chiusi nei propri dolori ed ostili come sempre. Cade la prima rana e già la linea del sopracciglio paterno muta leggermente, non ha più la stessa ostinata curvatura, quella curvatura che per i due era di dovere stando al reciproco cospetto; ora invece cambia, si addolcisce, forse si puo'...

Le rane sono il segnale: ora! Ora è il momento buono, il momento buono per cominciare o per ricominciare, approfittane, fallo, i tuoi debiti sono rimessi.

Un momento buono che grazie alla misericordia di chissà chi arriva sempre, anche in punto di morte.

La dinamica dei bilanci pubblici

Un' assurdità comunemente sostenuta è che l' evasione obbliga il contribuente onesto a pagare di più. Ma non è così. Gli oneri fiscali che vengono evasi o elusi non vengono assunti da altre persone. Se il mio vicino lavora in nero, le mie aliquote fiscali non aumentano.

Charles Adams

Da un punto di vista statico Adams è inappuntabile, ma da un punto di vista dinamico?

Anche.

Questo per la buona ragione che qualsiasi aumento di entrate viene inevitabilmente speso dalla politica, persino prima che si sia realizzato. Volete qualche esempio?

Se siamo arrivati a far spendere dal burocrate il 50% delle ricchezze prodotte quando un tempo non si azzardava oltre la soglia del 10%, un motivo ci sarà. Magari la retorica della "lotta all' evasione" un ruolo nello sfacelo ce l' ha.

mercoledì 7 luglio 2010

Alla ricerca del nulla

Dicono che la Ricerca, ancor più che la Sanità, sia un focolaio di spreco dei fondi pubblici. Forse si approfitta della prosopopea che molti montano ad arte intorno al concetto di "ricerca".

Certo che ascoltando Frati, rettore alla Sapienza, la tesi accresce la sua credibilità:

"Il 30% dei ricercatori a Giurisprudenza non ha prodotto nulla nell’ambito della ricerca scientifica, e in generale alla Sapienza il 10% dei ricercatori non ha prodotto nulla in 10 anni... Queste persone vanno cacciate dall’Università"

Fasciodemocrazia

Il decreto sulle intercettazioni mobilità i giornalisti a difesa della libertà d' espressione. I giudici si uniscono solerti alla lotta.

ma sentite questa.

Scrive Bartolomeo Di Monaco:

Lo confesso: a vederlo e a sentirlo parlare, quel Luca Palamara, il presidente cioè dell’Anm, dà una sensazione sgradevole. Ha una espressione troppo furba per potergli credere. Dovessi stipulare un accordo con lui, mi farei assistere (avendone i mezzi, e non li ho) dai migliori specialisti internazionali. E non sarei sicuro lo stesso...

Insomma, Di Monaco ci rende noto che secondo lui Palamara ha una faccia "da furbetto".

Palamara querela chiedendo 100.000 euro di risarcimento e facendo chiudere il sito.

A quanto pare Di Monaco non puo' pensare che Palamaro abbia la faccia da furbetto.

Pensare certe cose è reato. Riferire il proprio pensiero è un crimine diffamatorio, come se il pensiero di Tizio appartenesse a Caio.

Io, povero ingenuo, credevo che la diffamazione si configurasse come una truffa. No! E' una vero e proprio limite alla libertà di pensiero. Una delle tante continuità tra democrazia e fascismo.

martedì 6 luglio 2010

Il GT del quanrto secolo

Sempre più di frequente, da certi macchinoni contrassegnati dai simboli del tamarraggio globale, anzichè il solito rassicurante umtz-umtz-umtz, si sentono fuoriuscire melismi foresti che serpeggiano sinuosi nell' etere senza mai il benefico declivio della riposante cadenza, il tutto condito da vocali profondamente aspirate, quasi prelogomeni allo scaracchio, che ci fanno sentire nelle mani dell' invasore magrebino. Nel week end, lui, il tamarro levantino, si tiene su il morale così.

Ci fanno sentire nelle mani dell' invasore?

Alzeremo dunque le barricate contro questa musica, simbolo della subdola colonizzazione canora?

In realtà, in passato Mediolanum le barricate le alzò con successo, ma non contro quella musica, bensì grazie ad una musica chiaramente imparentata con quella: il nemico da respingere veniva da nord, era l' arianesimo, e la medicina musicale per alzare il morale alla truppa (la folla resistente stipata nelle Basiliche) era genitrice di quella che esce dai GT.

Alla testa di Milano, il milanese più degno di sempre, parlo del tedesco Ambrogio. E a riferire le eroiche gesta del crucco, un altro grande amico di Milano, l' africano Agostino (mia mamma non ci crede ancora che era africano... "ma va là...").

Le ridondanti melodie orientali che veleggiavano nelle volte ambrosiane, anche se ascoltate senza l' ausilio di un Gt che sgasa, rimangono inequivocabili. Esempio:



La vera colonizzazione musicale venne più tardi, da "Roma", con lo splendido gregoriano come grimardello.

Ensemble Organum, Marcel Pérès - Chants de l' eglise milanaise - Harmonia Mundi.

Fatherhood 101



A proposito di padri geniali tirocinanti...

Nathaniel Hawthorne, Venti giorni con Julian (Adelphi 2004), 8 euro

Il 28 luglio 1851 Sophia, la moglie di Nathaniel Hawthorne, parte con le due figlie Una e Rose per far visita ai suoi genitori, lasciando a casa il marito e il figlio Julian di cinque anni, da soli. In quei venti giorni Hawthorne tiene un diario delle sue giornate con Julian. Il bagno la mattina, la pettinatura dei ricci, le passeggiate in campagna.

Il modo migliore per farsi un'idea o un'impressione vivida di un paesaggio è quello di sedervisi dinanzi e mettersi a leggere, o immergersi nei propri pensieri; così poi, quando gli occhi vengono attratti dal paesaggio, si ha la sensazione di cogliere la Natura alla sprovvista, vedendola prima che abbia il tempo di mutare aspetto. L'effetto non dura che un istante, e svanisce non appena se ne diviene consapevoli; ma, per quell'attimo, è reale. (...) Il mistero è svelato, e l'istante dopo ridiventa un mistero.

In questa intuizione di ars poetica, con la quale si conclude il diario dei venti giorni con Julian, sembra di poter scorgere il frutto di quelle giornate: preso dalle incombenze quotidiane che il figlio gli imponeva, Hawthorne non aveva tempo per grandi meditazioni. Eppure proprio facendo "altro", quasi inconsapevolmente, egli è riuscito a cogliere "alla sprovvista" la realtà viva delle cose e a comunicarla nelle parole del suo diario.
- Antonio Spadaro, "Civiltà cattolica” (gennaio 2010) qui

Regalmente ridicoli

Il Sole - Alexander Sokurov.

Non è passato molto tempo da quando il mondo occidentale si chiedeva se i giapponesi non fossero davvero la razza superiore che affermavano di essere quando, nella guerra del Pacifico, misero in gionocchio gli USA, la Francia, la Gran Bretagna e i Paesi Bassi. Anche se alla fine vennero sconfitti, la ferocia combattiva dei loro guerrieri era sbalordiva.

Senza pronunciare alcun comando, li comandava un omino chiuso in un palazzo e quasi mai uscito da lì, si trattava dell' incarnazione di Dio in terra: l' Imperatore.

Grazie a dei nati-vecchi come Kaspar Hauser o il Ragazzo Selvaggio, riusciamo a proiettarci alle scaturigini della grammatica, laddove il linguaggio sgorga per la prima volta da non si sa cosa.

Anche questo imperatore è un bambino anziano mai veramente uscito dall' incubatrice del Palazzo Reale. Ad impedrgli di nascere, a tenerlo barricato lì dentro, è il ferreo cerimoniale: ha visto quasi solo zucche inchinate che hanno visto quasi solo il pavimento di Corte.

Ma come passa il suo tempo il dio?

Lo passa acculturandosi, una cultura fiorita nel vuoto pneumatico dell' inesperienza.

Di fronte a questo Dio fattosi carne ci sentiamo come di fronte al campionissimo di Genius, il gioco a quiz per bambini: ammirazione e sfiducia si alternano in noi. Un Gesù bambino coltissimo e mai veramente nato.

Se Dio è tutto, il resto è nulla. Il genocidio di Hiroshima puo' convivere con l' accurata indagine sulle abitudini della Dorilla Convex, abitatrice di corsi d' acqua salmastri nell' alto Giappone.

L' Uomo Dio si reca all' ambasciata dei vincitori per trattare la pace, il breve tragitto in auto percorrendo la Tokio bombardata lo riconosco: è quello del Budda che lascia per la prima volta il suo palazzo per scoprire il male guardando dal finestrino.

Ma il dio nipponico scopre anche i sigari offerti da Mac Arthur e li fuma con la voluttà del ragazzino di terza media che si occulta nei gabinetti.

Gesù scendeva in strada e guardava in faccia i figli di suo padre, anche per questo vestiva alla moda con abiti ricercati che destavano l' ammirazione dei suoi contemporanei; il cristo re dei giapponesi, invece, veste all' occidentale ma con vent' anni di ritardo sulla moda.

Il suo aspetto è ridicolo e regale, risolini ed inchini si alternano al suo passaggio.

Privato della scorta, ridicolmente e regalmente, con l' espressione di Giovanna D' Arco e l' incedere di Charlot, tenta di prendere la porta giusta, quella che lo sottragga alla barbarie di una discussione pratica e lo riconduca al cospetto della Luce di suo Padre, il Sole.

[Peccato, ho cercato a lungo di estrapolare e mettere qua questa scena emblematica di tutto il film, ma il mio dvd deve essere difettoso]

Il film è pesante e non ripaga tutta la fatica. A questo punto preferisco il Sokutov vero, quello ancora più pesante ma che regala rari squarci di spiritualità cinematografica.

Richiesta di chiarimento: ma perchè l' imperatore atteggia continuamente la bocca a quel modo? Boh.

lunedì 5 luglio 2010

Ravasi su scienza e fede

Facile, facile.

...la scienza si dedica ai fatti, ai dati, al «come»; la metafisica e la religione si consacrano ai valori, ai significati ultimi, al «perché»

ma - come ha osservato acutamente Michael Heller - esistono alcuni tipi di asserzioni che si lasciano trasferire dal campo delle scienze sperimentali a quello filosofico e viceversa senza confondere i livelli, anzi, con esiti fecondi (si pensi al contributo che la filosofia ha offerto alla scienza riguardo alle categorie «tempo» e «spazio»). È così che ha preso vigore, accanto alla sempre valida «teoria dei due livelli», una sussidiaria «teoria del dialogo» propugnata da Józef Tischner che fa leva sul fatto che ogni uomo è dotato di una coscienza e, quindi, ogni ricerca sulla vita umana e sul rapporto con l' universo esige una pluralità armonica di itinerari e di esiti...


Voltiamo pagina e passiamo all' arte, chi non nota il parallelismo?

"...X si dedica ai fatti, ai dati, al «come»; Y si consacra ai valori, ai significati, al «perché»..."

Chi è tenuto a rispondere ai "come" non deve sentirsi sminuito, così come chi affronta i "perchè" non esageri con le invasioni di campo, denuncerebbe un certo dilettantismo.

Dogmatico è bello

Non mi piace la compagnia dei dogmatici che schifano la ragione, ma temo anche i materialisti che schifano ogni dogma.

Propongo qualche dogma sperando che possa interessare.

1. Il mondo fisico esiste.

2. La mente che ho in testa esiste. E non sono l' unico con una dotazione del genere.

3. La mia mente, nonostante le influenze che subisce, è libera di scegliere, almeno un po'.

4. Esistono dei comandi morali, chiamiamoli "principi", che la mia mente afferra.

Il punto quattro a molti, specie ai relativisti, sembra problematico.

Sebbene in sè non richieda di fare enunciazioni, mi viene in mente qualcosa tipo: 1) è sbagliato torturare ed uccidere un innocente; oppure 2) evita di stuprare una donna per il solo gusto di farlo, anche se sei ragionevolmente sicuro che la cosa non avrà per te conseguenze spiacevoli.

Ecco, per quanto si studi, si calcoli, si scopra e si pubblichi, penso proprio che nulla sia in grado di scalfire le verità di cui sopra. Cio' fa di me un dogmatico, spero di buon senso.

Vi piacciono i dogmi con cui costruisco il mio cordone sanitario? Vi sembra che facciano di me una persona troppo "rigida"? Siete più propensi a togliere dogmi o ad aggiungerne?

Ho lasciato da parte la faccenda religiosa perchè non fa altro che alzare polveroni dove tutte le vacche diventano grigie.

Mi piace esplicitare chiaramente i miei dogmi, anche perchè non credo molto nella distinzione dogmatici/non dogmatici; trovo più plausibile quella tra dogmatici dichiarati e dogmatici non dichiarati.

Tatè Nsonsgan Trio

La dolce sensualità africana giunge via Brasile depurata dal tiepidume che assale e strangola il viaggiatore temerario che si azzarda a doppiare le Canarie.

Incubi conradiani e altre sudaticcie sgradevolezze sono messe al bando da chi, vivendo in quel calderone, ha imparato presto l' arte del fresco e della sua conversazione.

Scordatevi il negro scheletrico che nella polvere, facendo scintillare i suoi dentoni, pizzica sempre la stessa corda.

Una volta segati i denti al leone resta l' ombra della verzura tra Cocchi e Ananassi.

Abbiamo abbandonato nobili musiche perchè, esorcizzando la sporcizia, finivano inevitabilmente per suonare truffaldine: il mondo non è così.

Possiamo ora tornare ad un mondo pre-conradiano? Possiamo riabilitare l' Ordine e l' Armonia?

Sì, ma solo nella forma del coffe break (intermezzo tra apocalissi), solo come ultima sigaretta del condannato (soglia sull' apocalisse), solo come puerile reminiscenza su cui autocommiserarsi (fuga mentale dall' apocalisse), solo come scambio di curiose collanine (collezionismo onanistico per non pensare all' apocalisse)... tutti sport da svolgersi nel flusso delle aeree condizionate.

Una musica facile dunque, buona per video, aperitivi... e anche per l' ascolto.



Tatè Nsongan: guitar, percussion, vox.
Lamberto Curtoni: cello.
Cheickh Fall: kora, percussion, vox


wow, finalmente disponibili a 10 euro l' una le collanine con i pianeti

La Nobildonna e il Duca

Camillo Langone lo raccomanda tra i film di culto nel suo Manifesto per una Destra Divina.

Morale: la faute a Voltaire!

E' proprio vero, solo un inglese coglie ed esprime al meglio la scelleratezza dei lumi e della Rivoluzione Francese.

Il motivo è semplice: il popolo inglese si è modernizzato e ha esportato nel mondo la modernità.

[... Noi, in fondo, oggi viviamo nel mondo (democrazia + libero mercato) inventato dall' inghilterra...]

E ha fatto tutto cio' nel culto della Tradizione.

I Francesi hanno scelto un' altra via, la via di Voltaire e Bartali: "... è tutto sbagliato, è tutto da rifare...".

Il ribrezzo per quei metodi è stato espresso una volta per tutte da Edmund Burke.

E anche da Grace Elliott, vera eroina del film.

La tempra di Rossella Ohara rediviva: al posto di Atlanta, Parigi.

Una Parigi ricostruita in studio proprio come Atlanta. Fondali inerti che vengono vivificati dai meravigliosi dialoghi di Rohmer.

Solo tre personaggi: il popolo/suburra, il rivoluzionario/invasato e poi, solo di fronte allo sfacelo, l' Uomo.

Ovvero il Nobile, colui che avrebbe voluto/dovuto reggere i fili di una transizione sfuggita di mano.

Grace, al contrario di Rossella, forse non riceve l' iniziazione dai tragici eventi ma, esattamente come lei è Nobildonna che sa conversare, intuire, pensare, trovare le parole... Ma sopratutto non sa trattenere a lungo le emozioni, la maschera costruita per i salotti nobiliari non agisce su di lei in modo perverso. Forse anche per questo sa mantenere la sua dignità nell' umiliante confronto con i "rappresentanti della Ragione", ovvero la suburra invasata.

sabato 3 luglio 2010

Il pitone ci sperava

Piiistaa, Miriam, fammi strada. Voglio raccontarti di un personaggio non meno infido del tuo Giuda.


Eh già, non posso astenermi. Quando nel forum Augias viene tirato in ballo, sento che devo dire la mia, che esimermi sarebbe un tradimento, che devo dare sfogo alla passione che mi lega inesorabilmente al buon vecchio Pitone. [E' così che lo chiamano tutte le maestranze RAI...arriva er Pitone]...


Ogni volta che lo vedo in TV, lui mi fa l' occhiolino, io aggrotto la fronte in modo interrogativo, e lui me ne fa un altro. Le sue performances sono tutte una sequela di strizzatine d' occhio, alla fine se ne contano a decine, quasi tutte incomprensibili a chi si è acculturato frettolosamente.


Il fatto è che il Pitone, non c' è che dire, è gentile, educato, pettinato (più o meno), signorile, a modo, garbato, cortese...


...ma, sopratutto, è subdolo.

Subdolo come...non saprei dire...subdolo come un Pitone, ecco. Un Pitone reticolato. [ma lo sai che questi macchinisti rai sono proprio delle lenze?]


Nella sua "striscia" quotidiana dell' una, il lubrico Pitone mette in scena ogni giorno la quintessenza della doppiezza.


Sempre alle prese con un' allusione, con una risatina d' intesa verso la parrocchietta degli spettatori selezionati, con l' arte del non-detto, con un accenno subito abbandonato ostentando finto pudore, con un occulto riferimento che non si capisce ma poi si capisce, con l' ammiccamento complice, con segnali criptici che fanno tanto "mafia", con un gesuitismo da cortigiano untuoso...


Beneficiati della sua gradevole compagnia, non smettiamo mai di sorridere, anzi, ridiamo sussultando leggermente, senza mai perdere in attendibilità, dando contenuto sfogo al nostro elegante e silenzioso buonumore.

Poi ridiamo ancora e, quando sembra finita, ridiamo ancora un po' per atterrare meglio nel mondo delle cose serie. Come siamo fighi.


Ridacchiamo composti e con la tranquillità d' animo di chi puo' farlo "alle spalle", evitando quell' increscioso fastidio che è l' obiezione.


Poi, tutto d' un tratto, quando l' allusione è troppo scoperta, ecco che sul proscenio della recita pitica, esce il falso pompiere che alberga in lui: "...no...no...ma cosa avete capito?...non volevo certo dire quello..." e giù una sghignazzatina affinchè sia chiaro che...voleva proprio dire quello.


Siccome il Pitone non puo' pontificare tutto il tempo, allora invita ospiti che riferiscano fedelmente il suo pensiero. Poichè è un gentleman e aborre la telerissa, invita solo quelli, da sempre.


Dobbiamo capirlo: è talmente dozzinale entrare in contatto con la controparte. Non trovate? Poi magari ti tocca anche interrompere la tua rilassante risatina per fornire un chiarimento. Alla lunga la controparte fa venire l' ulcera, il Pitone non ha tutti i torti quando agisce all' insegna di questo motto...

... le frustrazioni lo prosternano, povero Pitone. In fondo vorrebbe solo parlare di bassa politicuzza partecipando alle zuffe da bar come un pirla qualsiasi, la sua intima natura è quella ("pirla qualsiasi"). Ma, purtroppo, l' altissima considerazione che ha di sè lo costringe a simulare dimestichezza con la cultura più raffinata, ad occuparsi solo di cibo per la mente rinchiudendosi in quell' angusto e frigido recinto.

Ecco che allora, nel tempo, l' evoluzione darwiniana del suo enorme cerebro, gli ha regalato la splendida ambiguità che lo abilità a molti giochi di prestigio. Per esempio, quello di affrontare ed esaurire tre argomenti in un solo discorso.


E' un magnifico lanciatore di freccette (avvelenate), i suoi nano-strali partono da tutte le direzioni per arrivare in un unico punto: la schiena del nemico.


Schiena? Sì, schiena. Si è forse mai visto un subdolo che non fosse anche vigliacco? E il Pitone è il subdolo per eccellenza della TV italiana.


'Sto nemico, essendo antipatico al Pitone, si trasforma quasi subito in un "nemico pubblico", e, nel volgere di poco, nel "nemico della civiltà", alla fine della fiera è diventato il "nemico dell' umanità". Un capolavoro che non dura più di venti minuti rai.


E' un nemico decisamente indifendibile. Di solito trattasi di un orribile e immorale cafone che manca un congiuntivo su due. Il suo nome non verrà mai pronunciato. Le sottili e moderate labbra del Pitone non hanno mai accolto il nome di uno solo dei nemici trafitti proditoriamente.


***


Ma non sono tutte rose e fiori, cara Miriam, ultimamente anche il Pitone ha avuto i suoi grattacapi.


Eh sì, lui ci sperava...ci spera sempre, ma questa volta sembrava proprio l' occasione buona e c' ha sperato ancora di più.


E' il sogno di tutti gli intellettuali zoppicanti: vendicare la loro mediocrità imboccando l' unica via che puo' condurli alla fama, alla gloria, a rimanere scolpiti nell' immaginario collettivo. E qual è questa Via? Semplice: una bella censura clericale. E' roba esplosiva questa, è roba che ti eterna nei secoli un giordanobruno qualsiasi.


E il Pitone ci sperava, caspita se ci sperava, con 'sto libro su Gesù poi! Ma i Censori si rivelavano dei veri maleducati, si facevano attendere come dame di alto lignaggio, e la tanto attesa censura tardava in modo sfacciato.


Così, in un momento di panico, se l' è inventata.


Mica scemo il Pitone.


D' altronde si sa come vanno queste cose, se il processo non dovesse disgraziatamente arrivare, te lo puoi sempre architettare per conto tuo. Sì, certo, bisogna essere un po' subdoli per farlo. E allora? Che problema c'è? Manca forse la materia prima?

"IO PROCESSATO DALLA CHIESA PER IL MIO LIBRO"


Questo titolo campeggiava sopra l' articolo in cui il Pitone denunciava tra l' orgoglioso, l' indignato e l' affranto, di essere rimasto vittima di una "dotta reprimenda".


Il Torquemada di turno si chiamava Romano Penna (noto studioso di esegesi neotestamentaria). Il meschino processo si era tenuto nell' inquietante Università Lateranense. Le fascine per il rogo sarebbero state accatastate in luogo ancora da precisare, si spera Campo dei Fiori. Sempre lì l' erezione della Statua...


Nell' articolo il morituro non si asteneva dal riportare le crudeli parole con cui era stata pronunciata l' abominevole senenza: "...non si puo' parlare di Gesù se si prescinde dalla fede...".


Pur lambito dlla fiamma mondatrice, il Pitone riusciva a mantenere in nervi saldi per dilungarsi a spiegare per filo e per segno il perchè "Gesù sia compreso meglio a prescindere dalla fede".


Ma...guardiamoci un po' nelle palle degli occhi, e diciamocelo: è fatta...ecchissenefrega di come si comprende Gesù e di tutto il resto...


Il primo a disinteressarsi della faccenda speculativa è il Pitone stesso, chissà che non convinca qualcuno e debba così rinunciare al suo Bronzo e ai Libri di Storia. Non sia mai, meglio concentrarsi sul lato scandalistico.


***


Ah, dimenticavo di dire: un breve accertamento è stato sufficiente per scoprire che "Il Processo del secolo" si era tenuto all' insaputa dei Giudici e di tutte le parti coinvolte, eccezion fatta del Pitone.


Purtroppo alcuni dettagli insignificanti potrebbero mettere in pericolo la ricostruzione del "martire": sembra che nella sua conferenza, Romano Penna non lo abbia degnato di alcuna "reprimenda". A questa notizia lo sconcerto è piombato tra gli eretici più ortodossi.


Il prof. Sergio Lanza, organizzatore della "Lectio", ha confermato che il Pitone era presente tra il pubblico - fu notato poichè, ligio ad un dovere di irriverenza, si alzò prima per andarsene - ma che il suo Saggio non è stato valutato in alcun modo nel corso dell' incontro.


Ormai per gli ingenui è tutto chiaro, il Pitone ha travisato un passaggio del Professore, il quale non voleva certo impedire lo studio di Gesù ai non credenti (e me pareva).


Figuriamoci, si era limitato a dire: "Poichè le uniche fonti su Gesù provengono dalle comunità dei credenti, bisogna analizzarle senza prescindere dalla fede che permea queste comunità". Sono banalità talmente banali che di solito vengono pronunciate ad una platea dormiente.


***


Calma però, forse c' è altro materiale, forse non si è trattato di foga eccessiva nel difendersi da accuse fantasma, il Telefono Giallo è rovente, qualcosa si muove nei sotterranei del Vaticano.

Andiamo un po' più a fondo, il popolo bue ceda la mano ai sottili indagatori dell' illuminismo più avanzato.


Detto fatto. Nuovi elementi sembrano emergere e un' ulteriore inquietante ipotesi viene messa sul tappeto, ora ve la sussurro ma, mi raccomando, acqua in bocca: sembra che il Prof. Penna nello svolgere la sua apparentemente innocua conferenza, vedendo in sala il Pitone e sapendolo esperto del "ramo", gli abbia fatto nientemeno che...l' occhiolino. Cosa ci sarà sotto? Paura eh?

... fine prima puntata...

Total Eclipse of the Heart








Ricordo ancora un tempo lontano quando le canzoni venivano cantate, prima dell' invenzione dei microfoni.

Ora il segreto consiste nel farle "trapelare". Non più cantarle ma pensarle a voce alta.

Con apparecchi sofisticati si tenta di registrare il cantante quando le ripensa, magari sotto la doccia, magari mentre si rade.

In realtà il cantante vecchio stile non serve neanche più, si puo' rottamare o lasciare che di lui se ne occupi la TV, grazie tante e arrivederci.

Serve chi quelle canzoni le sappia pensare con forza, in modo che l' elettrocefalogramma lasci anche una traccia acustica o qualcosa del genere.

Non è facile pensare a fondo una canzone, magari banale.

Se dominate la giusta tecnologia, se rinforzate il pensiero della canzone abbinandolo ad un amore (facile con un classico come total eclipse), forse potete provarci anche voi.

In gergo si chiama: Loving Massacre.

RASHIM (Austria) - SUNS SHADOWS - MOSZ
Martin Brandlmayr: marimba e bass
Howe Gelb: piano

venerdì 2 luglio 2010

Quinta traccia: il piacere

Ne parlavamo giusto l' altro giorno con Sara.

Da ciellina sosteneva che il cattolico deve evitare il moralismo: essere cattolico è un piacere, e il cattolicesimo andrebbe proposto come soluzione pragmatica prima ancora che come soluzione etica in senso tradizionale. Sii cattolico fino in fondo e sarai felice.

Figuriamoci, sfondi una porta aperta ma...

Figuriamoci, la statistica conferma uno solido legame tra religiosità e felicità, però...

Però meglio andarci piano, l' Etica non puo' arrivare al punto di coincidere con l' Economia.

I motivi li sappiamo.

Mettere il piacere al centro e ragionare sempre e solo in termini pragmatisti porta a conclusioni ripugnanti: Hanson ritiene che il problema della Shoah consista nel fatto che i nazisti non erano abbastanza numerosi! E in quanto utilitarista ha perfettamente ragione!

Ma quanti nazisti servivano per fare della shoah una soluzione pragmatica? Nebbia.

Ecco, cara Sara, il pragmatismo si affida al "calcolo del piacere prodotto" ma un simile calcolo ci lascia spesso nella nebbia. L' etica resta pur sempre un faro in quella nebbia.

Anch' io credo che il precetto etico mi condurrà alla felicità. Ma è un puro atto di fede, non ha niente a che fare con calcoli di alcun tipo.

P.S. so bene in fondo che Sara ragionava "al margine", ovvero non perorava una verità ma una tendenza. Non: "la chiesa deve essere un' azienda" ma "la chiesa deve essere più azienda".

P.S. per chiesa-azienda intendo la chiesa che non vende precetti morali ma ricette di felicità.

Alcolisti Anonimi

E' una terapia efficace?

Difficile dirlo, certo che quando non è volontaria...

"... A 1999 meta-analysis of 21 existing studies, for example, concluded that AA members actually fared worse than drinkers who received no treatment at all. The authors acknowledged, however, that many of the subjects were coerced into attending AA by court order..."

link

giovedì 1 luglio 2010

Arte e Segatura

Il pianista Sergey Kuriokhin, si sa, è dotato di una tecnica prodigiosa, un vero virtuoso.

E' però anche un furbo di tre cotte, nella sua carriera ne ha combinate più di Bertoldo. Che dio ce lo preservi.

All' inizio il suo nome circolava oltrecortina tra realtà e leggenda, quasi fosse un novello Rachmaninov.

La sua immagine labirintica ci metteva sul chi vive, il filo tortuoso dei resoconti che lo riguardavano ci allertava, ma poi c' era la musica...

In alcune improvvisazioni su disco c' erano poi passaggi tali per cui ci chiedevamo se fossero autentici o il biondino dalla faccia un po' troppo furbetta avesse accelerato i nastri.

E lui ci giocava, il bastardo. Perchè conosceva la nostra prosopopea.

Sapeva quanto fosse ineludibile la seguente... domanda: è giusto, ai fini di maturare una valutazione estetica sull' opera, rispondere all' interrogativo che ci assillava?

In fondo la musica è quella, punto. Cosa vuoi ancora?

La questione dell' autenticità, e quindi del virtuosismo "reale", segnala solo un vile interesse per il circo, mica per la musica.

Tu (con tanto di indice accusatore)!!!!... sei interessato alla Musica o al circo?

Intimiditi da questa possibile reprimenda, conducevamo indagini riservate e presto il pettegolezzo prese il sopravvento sulla maiuscolosissima Arte. Contavamo forse sul fatto che il Sergino in persona ci avrebbe capito, lui che ad ogni concerto, forse per sgonfiare le maiuscole, trasformava il palco in uno zoo con animali vivi, segatura e una quantità di galline razzolanti indifferenti ai suoi capolavori.



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ultima ora: il critico cinematografico Roger Ebert aveva tempo fa esternato dicendo (ridacchiando) che il mondo dei videogiochi non avrebbe mai potuto produrre Arte con la maiuscola. suscitò un vespaio. Oggi ritratta cospargendosi il capo!

Misurare la Musica

Il precdente post ha scatenato una discussione intorno all' esperienza musicale. A mio modo di vedere si è riecheggiato più o meno il dibattito tra strutturalisti e sostanzialisti, ma fa niente.

Dal punto di vista teorico, la spinta propulsiva della discussione sembra ora esaurirsi, attendiamo nuovi pretesti per riprenderla.

Ma che ne dite di spostare per un momento il boccino guardando agli stessi temi da un punto di vista empirico?

L' economia ci insegna che esistono due generi di attività umane: produzione e consumo.

In una società ordinata è il consumatore a "dettar legge", il contrario sarebbe segno di alienazione: noi mangiamo per vivere, mica viviamo per mangiare.

Lo stesso discorso si puo' fare per coloro che hanno a che fare con la musica: le attività faticose che intraprendono per comprendere la musica sono volte al godimento della stessa, altrimenti sarebbero solo punizioni auto inflitte.

E' plausibile che chi più gode della musica che ascolta, meglio abbia "investito" le sue risorse.

Impariamo quindi da chi "gode" di più.

Purtroppo non esiste un "feliciometro" per misurare questo genere di cose, cio' non significa che dobbiamo darci per vinti, forse esiste qualche proxy.

Si potrebbe misurare chi passa più tempo a "consumare musica". Ma bisogna fare attenzione.

Il consumo della musica indica un godimento reale solo se non ci sono motivazioni secondarie per spendere il tempo in quel modo.

Faccio qualche esempio.

Se ascolto un pezzo perchè domani lo devo suonare in concerto, evidentemente non sto "consumando musica" visto che cio' che faccio è funzionale alla mia imminente esibizione.

Non è la proxy che cerchiamo.

Sono sempre andato ad una miriade di concerti, ma ci andavo perchè ci andava la ragazza a cui facevo il filo, o cose del genere.

Per me il concerto è solo un pretesto per stare in compagnia, possono suonare Bach o gli Urinals, a me va bene.

Non solo, ai concerti si sta scomodi e non noto mai interesse reale per la musica, tant' è che chi si incontra lì parla poco di musica. Lavoro e famiglia sono argomenti molto più gettonati.

Avete notato che un concerto non capita mai al momento giusto?: quella musica è bella, per carità, ma, chissà perchè, ora vorreste piuttosto dormire, o perlomeno stravaccarvi sul vostro comodo divano. Invece non si puo'... su belli dritti e un po' di pazienza che tra poco è finito.

No, non è questo l' "ascolto" che cerchiamo.

Tizio idolatra una rock star comprando tutti i suoi dischi e saccheggiando il marchandising. Ma forse lo fa solo per "entrare in un gruppo esclusivo", per darsi un tono, non tanto per la musica in sè.

La nostra proxy non sta lì.

Caio ha una grande collezione, se la spolvera tutto il giorno e la vanta di fronte a tutti.

Il tempo che passa Caio con la musica in realtà è tempo passato con una collezione da esibire.

Con la Sara ascoltiamo spesso musica, ma il fine recondito è quello di prendere idee per concerti ed altre sue esibizioni. Capisco bene che quello non è realmente "ascolto".

Il pianista, tizio, caio, io, la sara, magari godiamo in quel che facciamo ma, in assenza di feliciometri, non possiamo testimoniarlo in modo attendibile.

Il vero ascolto deve essere gratuito per indicare un godimento.

Cosa intendere per ascolto gratuito?

Mi viene in mente Pincopalla: lui si chiude nella cameretta ed ascolta per ore la sua musica.

magari sono semplici files resettati l' indomani.

E' un' attività che probabilmente non gli servirà mai a nulla, non avrà mai modo di parlarne con nessuno sfoggiando conoscenze, non dovrà rispondere ad un' interrogazione.

Dei suoi ascolti non trapela nulla all' esterno, figuriamoci, i più credono che nella sua cameretta guardi la TV.

Persino ai concerti, dove spende parecchio, Pincopalla ci va praticamente in incognito. Non ha amici coinvolti in ambito musicale, non rischia inviti a cui dire di "sì" quando direbbe dei "no". Se vedi Pincopalla ad un concerto, è sicuro che è lì per la musica.

Non ci sono altre spiegazioni, Pincopalla è il nostro uomo, Pincopalla fa quello che fa solo perchè gode nel farlo.

Poichè Pincopalla è colui che più gode della musica, da un punto di vista meramente empirico è lecito pensare che sia anche quello che la capisce più a fondo.

Meditiamo su quanto tempo spendiamo in ascolti gratuiti e solitari, ascolti che non possono lanciare segnali di nessun tipo all' esterno. Il vantaggio dell' oggetto di questa meditazione è che si puo' anche misurare.

Meditiamoci, e la nostra coscienza davanti a quel numero (minuti/giorno) saprà dirci se abbiamo investito bene le risorse per "comprendere".

Vain - Resplendend - Impossible

Chitarre scintillanti come gibigianne fanno gli onori al pirata musicista Lothar Preen imitando la precisione chirurgica del suo stiletto.

E per rendergli omaggio nel modo dovuto incrociano i loro riff come fossero tibie.

Nelle taverne marsigliesi dove girava travisato il malvivente era conosciuto come Vril, contrazione del titolo.

Puo' convivere la mania benpensante del fraseggio pulito e trasparente con il gusto teppistico di collezionare micro-cacofonie? Risposta definitiva: sì. Ma lo sapevamo già. Chimiamolo pure punk da camera.

Peccato per quella mentalità cartesiana di certi roker che vogliono dividere tutto e tutto digitalizzare. Colpa del passato "progressive" che non riescono a scrollarsi di dosso. Questa voglia di "dimostrare"... quanto nuoce.



Vril(Lukas Simonis, Bob Drake, Chris Cutler) - Efigies in cork - Rer

Quarta traccia: un dna libresco

Veniamo invitati a ricostruire una genalogia partendo dalle letture fatte.

Mi limito allora ad elencare la decina di libri che più mi ha influenzato. Parlo dunque dei più influenti, non dei migliori.

IL DIARIO DI ANNA FRANK (Anna Frank). Il primo libro che mi ha dato emozioni, il primo che non avevo voglia di finire.

L' INCONVENIENTE DI ESSERE NATI (Cioran). La sensualità del pessimismo. Il primo libro in cui capisci che le emozioni della lettura possono eguagliare quelle della vita.

VIAGGIO AL TERMINE DELLA NOTTE (Celine). Il demenziale come sale dell' arte contemporanea. Da allora mai più piatti insipidi. Quando Alberto Sordi bestemmia.

ZHUANGZI (Zhuangzi). Scoperta dell' assurdo: il suo lato spirituale.

MALONE MUORE (Samuel Beckett). Scoperta di come uccide l' assurdo: per soffocamento.

AUTODAFE' (Elias Canetti). Scoperta dell' assurdo come ospite inatteso: te lo trovi a casa un giorno e non sai da dove sia entrato.

TRILOGIA DEGLI SCARROZZANTI (Giovanni Testori). La lingua della mamma è d' avanguardia! Fantastico!

LA COGNIZIONE DEL DOLORE (Carlo Emilio Gadda). La tragedia di un uomo ridicolo. Mai letto qualcosa di tanto ridicolo. Mai letto qualcosa di tanto tragico.

JAKOB VAN GUNTEN (Robert Walser). Strategie di sopravvivenza: la tanatosi e l' ambiguo candore.

GIOVANNA D' ARCO (Charles Peguy). La bellezza dell' impreciso. Quando dall' eccesso di fede scaturisce una torrenzialità convulsa, tutto splende.

LEGGE, LEGISLAZIONE E LIBERTA' (F. A. Von Hayek). La libertà come figlia della tradizione. Storia della Ragione quando genera mostri.

L' INGRANAGGIO DELLA LIBERTA' (David Friedman). Un gentelmen senza ideologie tra i radicali sempre incazzati dietro i loro paraocchi? Sembrava impossibile. Anarchia e realismo. Tutto webbato da settimana scorsa.

Avete voglia di mettere la vostro Top Ten?