lunedì 29 giugno 2009

Troppo razionale per essere sano.

Forse l' Homo Economicus non esiste. Certo che l' Homo Autisticus ci si avvicina parecchio.

One group that does not value perceived losses differently than gains are individuals with autism, a disorder characterized by problems with social interaction. When tested, autistics often demonstrate strict logic when balancing gains and losses, but this seeming rationality may itself denote abnormal behavior. "Adhering to logical, rational principles of ideal economic choice may be biologically unnatural," says Colin F. Camerer, a professor of behavioral economics at Caltech

Quando all' autismo potrà subentrare un più tranquillizzante: "ragionare con la propria testa"?

Keynes non ha più le carte in regola

Ci vuol poco a dire che i mercati finanziari non sono efficienti. Per avere una certa autorevolezza bisognerebbe dirlo dopo aver fatto molti soldi in borsa.

Keynes sembrava avere le carte in regola, ma poi arriva quel guastafeste di Scott Sumner a toglierle di mano...

“In early 1920, he [Keynes] set up a syndicate, with his brother, some of the Bloomsbury circle, and a financier friend from the City of London. By the end of April 1920, they had made a further $80,000. Then suddenly, in the space of 4 weeks, a spasm of optimism about Germany briefly drove the declining currencies back up, wiping out their entire capital. Keynes found himself on the verge of bankruptcy and had to be bailed out by his tolerant father. Nevertheless, propped up by his indulgent family and by a loan from the coolly acute financier Sir Ernest Cassel, he persevered in his speculation” Translation, without help from his rich daddy and rich friends, this cocky, arrogant, smart-aleck would have fallen on his face, ended up digging ditches somewhere and we would never have heard of him. But he did have a rich daddy, who bailed him out.... Don’t anyone write in and tell me that Keynes made lots of other good investments, because if you’ve got a rich backstop, none of that matters.

La Libertà in cerca della sua sorellina.

Nel post precedente sul tema ci siamo divisi secondo due approcci che tento di sintetizzare.

1. La Libertà è intimimamente legata alla Verità. L' allucinato che segue le sue chimere non puo' per questo dirsi libero.

2. Libertà è fare tutto cio' che si vuole senza che gli altri interferiscano.

Il secondo approccio non individua dei valori, e io lo preferisco. Tutti capiscono e si dispongono al dialogo, non solo chi condivide con me una certa nozione di Verità.

Inoltre, si evita il tiro alla fune: la discussione si fa subito meno retorica poichè non si tratta più di accaparrarsi un valore, bensì di attribuirgli dei limiti.

Il mio limite preferito è questo: ciscuno di noi nasce con pari diritti inviolabili (vogliamo chiamarli naturali?). Sarebbe bene che questi diritti siano pochi, in modo da lasciare più spazio possibile alla discussione. Sarebbe ancora meglio se ne esistesse uno solo.

Fortunatamente c' è un diritto che risponde a questa caratteristica e, oltre ad essere evidente, massimizza la libertà: è il diritto di proprietà.

Ciascuno di noi puo' ben dirsi proprietario del proprio carpo fin dalla nascita. Quale persona di buon senso lo negherebbe?

Oltretutto, il diritto di proprietà massimizza la libertà di scelta poichè è un diritto assoluto, ovvero: non stabilisce a priori relazioni con gli altri lasciando che sia solo il consenso reciproco a plasmarle.

Il binomio fruttuoso non è dunque Libertà e Verità, bensì Libertà e Proprietà. Solo le ultime due sono consanguinee.

Davide mi ha criticato bollando il mio approcco come "misero". Non so bene cosa intendere con l' aggettivo "misero", anche se lo posso intuire e, in parte, essere d' accordo.

Penso comunque che la Libertà così intesa si riscatti a posteriori, quando diventa uno strumento di ricerca della Verità. pensiamo solo alle scienze. E magari approda a quelle verità che noi, per un eccesso di zelo, avevamo bruciato ponendole a priori e pregiudicando il consenso di molti.

P.S. Le distanze tra 1. e 2. forse non sono così abissali, perlomeno quando 1. sfocia nella verità dei Comandamenti. Fateci caso, se si eccettuano i comandamenti legati ai "desideri", tutti gli altri possono essere considerati una parafrasi del diritto di proprietà.

Una distinzione miscononosciuta

Quella tra libero mercato (equilibrio ed efficienza) e capitalismo (ricerca e conoscenza).

sabato 27 giugno 2009

Per tutti i colpi che mancano

uno strano vento sembra prendere le decisioni al tuo posto... appena arrivi inaspettata, appena parti senza preavviso... il mio cuore salta un colpo...

Avanti così...

... e farai del tuo cuore un pozzo gelato, del tuo camminare un binario dall' immobilità agganciata e bullonata...

Saperi oscurati

A dispetto di tante diatribe, in silenzio cresce la conoscenza.

How about this: growth isn't a mystery. By and large, we know what works and what doesn't. Corruption doesn't work well, property rights do. Globalization is working everywhere it is allowed. Protectionism is a disaster, in the long term and usually before. Democracy, unfortunately, seems insignificant in promoting growth, but free markets are essential. And, as every young American RTS playing teen knows, technology wins. And as almost every great innovator attests, entrepreneurship equals technology

Senza il "cattivo" nessuna storia puo' essere raccontata.

Chi ama la discussione è inevitabile finisca per discutere sui dissensi. Cio' svia la percezione di chi osserva e impedisce di vedere che dietro lunghe diatribe potrebbe esserci un accordo di fondo tra gli interlocutori.

Prendiamo l' adagio secondo cui "non si trovano due economisti che la pensino nella stessa maniera". Ma questo significa guardare al dibattito attraverso uno specchio deformante. Facendo ordine si scopre che: le loro idee sono molto simili. Non solo: queste idee si differenziano parecchio da quelle dell' uomo della strada. E' una differenza che in questo campo corrobora la conclusione:"The experts are right, the public is wrong".

Altra materia dove ci si accapiglia in continuazione: come favorire lo sviluppo dei paesi poveri. Nella battaglia quotidiana delle idee va perso cio' che ormai sappiamo con certezza - è moltissimo! -, e che passa sotto silenzio facendo sembrare queste questioni eterne quando invece registrano sostanziali progressi:

How about this: growth isn't a mystery. By and large, we know what works and what doesn't. Corruption doesn't work well, property rights do. Globalization is working everywhere it is allowed. Protectionism is a disaster, in the long term and usually before. Democracy, unfortunately, seems insignificant in promoting growth, but free markets are essential. And, as every young American RTS playing teen knows, technology wins. And as almost every great innovator attests, entrepreneurship equals technology

The experts are right, the public is wrong.

Almeno in Economia.

Piccolo conflitto d' interesse. Ma convincente.

giovedì 25 giugno 2009

Vota il teorema del secolo

Elenco e volgarizzo i papabili.

1. Teorema di Nash (o dell' equilibrio): tra parti razionali in inconflitto esiste un equilibrio strategico che comunque non coincide sempre con l' equilibrio ottimale.

2. Teorema di Godel (o dell' incompletezza): ogni linguaggio coerente e sufficientemente complesso è sprovvisto di una fondazione logica (contiene proposizioni indecidibili).

3. Teorema di Coase (o della distribuzione casuale dei diritti): dove i diritti sono trasferibili senza costi, l' attribuzione iniziale degli stessi è indifferente.

4. Teorema di Arrow (o dell' impossibilità): non esiste un sistema elettorale che garantisca l' elezione del candidato preferito dalla maggioranza.

5. Teorema di Aumann (o del disaccordo impossibile): dopo una discussione dai tempi finiti, due interlocutori onesti e ragionevoli saranno d' accordo su tutto.

6. Teorema di Quine (o dell' empirismo radicale): non ha senso distinguere le proposizioni sintetiche da quelle analitiche.

7. Teorema di Braess (o delle strade): a parità di volumi di traffico, aprire una nuova via in un sistema stradale puo' portare ingorghi crescenti.

8. Folk theorem (Aumann): l' esito di una strategia altruistica in un gioco spot è il medesimo rispetto a quello ottenuto da una strategia egoistica in un gioco ripetuto.

Personalmente voto 3 con una certa convinzione. E' sorprendente e controintuitivo. E poi ha avuto un' utilità non indifferente che fa capolino in quasi tutte le questioni rilevanti della modernità e della convivenza. Come se non bastasse, toglie il "diritto" dalle mani dei giuristi per renderlo più comprensibile e razionale. Anche i piani di studi delle facoltà di giurisprudenza si sono adeguati. Un' altra categoria spiazzata sono i moralisti.

2 è geniale e ha risolto una lunga diatriba tra i logici-matematici, senza però influire granchè altrove. Resta comunque una formulazione di concetti abbastanza intuitivi e già prima si agiva un po' come se fosse valido.

1 è senz' altro il frutto di una "beautiful mind" ma nella conclusione negativa mi sembra un caso speciale di 3.

4 è molto bello e ideale per fare "giochini sorprendenti", ma vale quanto detto per 2.

5 sorprende, ma la vita continua come prima. 6 è eludibile: chiameremo "verità naturali" cio' che prima chiamavamo "verità a priori".

Notata la prevalenza di economisti-matematici? E' un regalino per Davide. Comunque la lista è allungabile (previa motivazione)

mercoledì 24 giugno 2009

Quota ottanta arrivò una mattina

... come neve umida che tonfa giù dal tetto, l' inatteso sghignazza...

Il senso religioso testato dal dott. Newcomb

Riccardo e Giovanni sono due ragazzi di belle speranze, dicono di nutrire un robusto sentimento religioso al quale abbinano un forte senso della libertà: sulle qestioni cruciali pretendono di decidere di testa loro e sono arci-convinti della loro autonomia decisionale, nulla puo' farli deflettere da queste certezze.

Recentemente hanno conosciuto il dott. Newcomb, un tipo curioso che studiando i cervelli riesce sistematicamente a prevedere le scelte dei due ragazzi. I due all' inizio non potevano credere ad una cosa del genere, ma in seguito hanno toccato con mano questa capacità e si sono arresi all' evidenza. Ora sono sempre nei paraggi del laboratorio di Newcomb e tempestano di domande il dottore per carpirne il segreto o quantomeno per avere lumi.

Ma anche il dott. Newcomb nutre una sua curiosità nei confronti dei ragazzi: sente chiaramente che dopo averlo incontrato la fede di uno dei due è più pronta a vacillare. Per avere le idee più chiare in proposito invita i due ragazzi a casa sua per proporre loro un test e verificare la sua ipotesi.

Il dott. Newcomb si presenta ai ragazzi nel salotto di casa sua dietro ad una scrivania sulla quale stanno due scatole: una trasparente ed una opaca. La scatola trasparente contiene 10.000 euro, si vedono chiaramente.

Newcomb prende la parola: "Ragazzi, ecco due scatole, vi chiedo di fare una scelta tra queste alternative: o 1) vi portate a casa entrambe le scatole, o 2) vi portate a casa solo la scatola opaca. Vi chiederete, ma cosa contiene la scatola opaca? Ebbene, non posso dirvelo. Sappiate solo che l' ho sistemata in modo tale che contenga 1.000.000 di euro qualora facciate la scelta 2). Qualora invece propendiate per la scelta 1) ho ritenuto di lasciarla vuota. E' tempo di scegliere, prego."

Dopo breve conciliabolo Riccardo e Giovanni cominciano a litigare. Il primo propende per 2) mentre il secondo per 1). Entrambi hanno buone ragioni: Riccardo ha visto all' opera le capacità predittive del Dott. Newcomb e reputa 2) la scelta più ragionevole. Giovanni sa che portandosi a casa tutto quello che c' è sulla scrivania avrà tutto nelle sue mani indipendentemente da come ha sistemato le cose il dottore.

Il dott. Newcomb sa che entrambi i ragazzi hanno ragione, entrambe le opzioni sono razionali, ma ora sa anche che il senso religioso di Riccardo è quello più impermeabile ai suoi poteri: la libertà in cui crede quel ragazzo convive meglio con la presenza di una mente in grado di prevederne le scelte in tutto e per tutto.

lunedì 22 giugno 2009

L' anti-umanesimo di PPP

Ho abbordato per la prima volta gli Scritti Corsari di Pasolini. Mi riferisco a quella serie di editoriali sul Corriere in cui lo scrittore dispiega la propria analisi sociologica.

Siamo nel decennio degli anni settanta e le sensibili antenne del poeta colgono che un nuovo fascismo, molto peggiore di quello precedente, avanza e reprime: si tratta del "consumismo".

Il momento è decisivo. In nome della battaglia contro questo mostro tentacolare la Chiesa e i Comunisti dovrebbero allearsi per fare fronte comune, magari chiedendo una mano anche ai paleofascisti, così innoqui rispetto al nemico attuale. Perfino gli stragisti delle stragi si Stato potrebbero venir buoni, in fondo sono pur sempre gente del nostro stampo.

PPP non perde tempo e mette sull' avviso la Cristianità: una Chiesa disposta a compromessi con il Capitalismo si macchia segnando oltretutto il proprio declino. Dunque una macchia ben peggiore delle precedenti, una macchia irreparabile. Chi non vede in Satana le fattezze di un Borghese?

La tolleranza dell' ideologia edonistica costituirebbe la peggiore delle repressioni. Il fascismo di Comodità&Bnessere soffoca e atrofizza anche la Società più vitale. Dove si annidi poi questo despota, Pasolini ammette di non saperlo: "è un Potere senza Volto... non so in cosa consista nè chi lo rappresenti...". Sa però che è una forma Totale di Fascismo che attua un' omologazione repressiva.

Il Poeta è incontenibile, probabilmente secerne dentro di sè una quantità fissa di magniloquenza che si ritrova poi a dover espellere con regolarità mediante l' uso di iperboli, meglio se sostenute dalla parola "fascismo". I contenuti diventano del tutto secondari, l' ispirazione detta legge. Sorge l' inquietante dubbio che se la lontananza non contribuisse a mitizzare le performances del prestigioso letterato, saremmo dalle parti di Sgarbi o poco oltre.

La mia prospettiva è molto diversa: all' uomo piace consumare (soddisfare i propri desideri materiali) e il ribrezzo di Pasolini è il normale schifo che l' esteta prova quando guarda in faccia un uomo. Mi verrebbe voglia di dire: "caro Pasolini, ma non vedi: l' uomo che tanto ti ripugna è lo stesso a cui hai fatto la corte un attimo prima; lo stesso! Nessuna repressione lo opprime. Possibile che la tua sensibile vibrissa non colga questa elementare verità?".

P.S. Ironia della sorte ammetto che la mia convinzione si è rafforzata dopo recenti discussioni avute con dei sacerdoti: l' uomo è essenzialmente desiderio e voglia di soddisfarlo. Se l' uomo è questo, non sembra poi così strano o frutto di una "repressione" il fatto che sia ANCHE un consumatore.

I metodi dell' economia

  1. Pragmatismo neoclassico: da alcune ipotesi - anche irrealistiche - sulle preferenze e sulla razionalità dei soggetti, si traggono conclusioni quantitative verificabili.
  2. Pragmatismo keynesiano: da alcune ipotesi, alcune ad hoc, sulle preferenze e sulla razionalità dei soggetti si traggono conclusioni quantitative verificabili.
  3. Realismo comportamentista: da alcune ipotesi realistiche e verificate relative a preferenze e razionalità dei soggetti, si traggono conclusioni quantitative verificabili.
  4. Scuola storica: dall' intuito sviluppato tramite la conoscenza della storia economica, si traggono speculazioni qualitative verificabili.
  5. Apriorismo misesiano (prasseologia): da alcuni postulati avalutativi relativi all' azione del soggetto, si traggono delle conclusioni razionali non verificabili.
  6. Apriorismo rothbardiano: da alcuni postulati etici intorno alla "proprietà" individuale, si traggono conclusioni razionali non verificabili.
  7. Apriorismo hayekiano: da alcuni postulati intorno all' ignoranza e alla razionalità limitata dei soggetti, si traggono conclusioni qualitative circa il valore conoscitivo della "concorrenza".
  8. Individualismo metodologico: mette al centro il soggetto. E' il metodo da cui si sviluppano tutti gli altri.



Critiche e connubi

3:7. Strana alleanza in nome del realismo e della razionalità limitata. Strana perchè non c' è niente di più estraneo al comportamentista che una qualsiasi forma di apriorismo.

1:2. 2 comporta "solo" un' eccezione specifica alla razionalità degli operatori: in certe condizioni rileva il salario nominale piuttosto che quello reale.

5:6. 6, introducendo relazioni etiche esce dall' alveo scientifico.

6:5. 5, mettendo sullo stesso piano tutte le preferenze, si ritrova senza argomenti a favore del laissez faire.

1: 5-6. Rinunciando al calcolo statistico rinunciano a stabilire "quanto" un fattore sia rilevante. Per neutralizzare i trade off sono costretti a postulare l' inesistenza degli stati mentali e dei controfattuali.

1: 5-6. Il soggettivismo radicale nega la continuità delle funzioni di utilità. Ma così facendo si nega anche l' incontro tra domanda ed offerta.





Distinguere la beneficienza degli egoisti

Non è poi così difficile: mentre l' altruista concentra la propria beneficienza su una causa, l' egoista diversifica.

Il ragionamento per giungere a questa conclusione è semplice: se valutassi la Lotta contro i Tumori come la "causa" prioritaria, perchè mai dirottare altrove la mia generosità: ogni euro devoluto all' Unicef sarebbe sottratto al finanziamento di più nobili propositi.

Molti donatori invece non mettono al centro i destinatari, preferiscono mettere al centro se stessi e la sensazione soddisfacente che traggono pensando di aver donato un po' a tutti.

Sogni da un minuto sul limitar dell' alba

... e il poeta trasse dal suo cumulo di parole un racconto strano...

sabato 20 giugno 2009

L' economia è una scienza (2)

Anche alla luce dei commenti seguiti, mi sia consentita una piccola appendice al punto 2 del precedente post, quello in cui affermavo che la "precisione" di un sapere è irrilevante al fine di giudicarne la "scientificità".

Tuttavia la "precisione" incide pur sempre sull' utilità delle conoscenze; non per niente confrontavo quel sapere con il "lancio della moneta". Che me ne faccio di una cultura che posso sosituire con una moneta? Per quanto l' utilità non sia il solo scopo della Scienza, nemmeno puo' essere troppo trascurata.

Ammetto che si possa procedere oltre al "lancio delle monete" e confrontare le conclusioni della teoria economica con il sapere intuitivo dell' Uomo della Strada (UdS). Qualora dovesse prevalere il fiuto di quest' ultimo, sarebbe dura parlare ancora di Scienza nonstante l' impeccabile metodologia dispiegata.

Credo comunque che le discipline economiche superino anche questo test; credo cioè che l' esperto ne sappia di più dell' UdS. Nei 9 punti che seguono faccio qualche osservazione, segnalo qualche avvertenza ed emetto una conclusione.

1. Quando l' UdS entra nell' acceleratore di particelle di Ginevra non sa dove mettere le mani. Ancora meno quando entra negli uffici della FED. A questo punto bisogna chiedersi se la FED sia utile. Facendo la tara con i guai che a combinato, concluderei affermativamente. L' alternativa "spontanea" alla FED è il Gold Standard: se oggi avessimo un sistema Gold Standard penso che i nostri redditi sarebbero stati inferiori almeno di 1/3.

2. Spesso poi il pensiero economico è controintuitive, cioè non viene colto di primo acchito da UdS. Pensiamo solo alla teoria dei vantaggi comparanti, quella su cui si impernia la globalizzazione. Nel nostro piccolo abbiamo avuto qualche esempio parlando dei reni e del perchè per giocare in borsa non serva a niente essere grandi economisti.

3. Per ci ama la dura realtà: le economie dove le scienze economiche sono più sviluppate e dove la consulenza di esperti è più diffusa, sono anche le economie più sviluppate e più imitate. E' solo una combinazione?

4. Pensando a UdS viene in mente la "Saggezza della folla". Ma attenzione, non stiamo parlando della tesi Surowieki/Baricco, quella secondo cui la Folla di UdS sceglie meglio dell' Esperto. Lì non si dà UdS vs. Esperto, piuttosto Moltitudine vs. Uno.

5. Parlando di fiuto, non intendo quello impiegato per individuare le ipotesi di partenza. Quello è proprio anche dei grandi scienziati a cui la lampadina si accende nei modi più strani. Noi parliamo di una particolare sensibilità per le conclusioni, per la predizione.

6. C' è comunque anche un fiuto dell' Esperto legato alle conclusioni. Se dovesse prevalere su quello di UdS, allora la frequentazione dei modelli econometrici sarebbe stata utile. Nel merito oso dire che quando l' Esperto attinge alla sua conoscenza complessiva, fiuto compreso, e sceglie l' oggetto dei suoi pronunciamenti, sopravanza sistematicamente il singolo UdS.

7. Ci sono poi gli storici dell' economia. Si limitano a descrivere il passato senza avanzare pretese predittive. Eppure non me la sento di affermare che il fiuto dello storico sugli eventi economici futuri produca risultati sistematicamente inferiori a quelli dell' economista che trascura la storia.

8. Il soggetto più affidabile nelle predizioni, per me, è l' economista con una buona preparazione storica. I lavori accademici più convincenti sono quelli che coniugano i modelli teorici e la ricerca statistica con una sostanziosa esemplificazione tratta dalla storia economica. Cosa che non capita nelle scienze canoniche: in fondo un fisico teorico puo' fare tranquillamente il suo mestiere ignorando del tutto la storia della sua disciplina.

9. Se questo è vero, diremo che l' economista è un po' meno scienziato del fisico e un po' più uomo di cultura.

venerdì 19 giugno 2009

Morituri indifferenti

... voglio essere povero come la natura, avere la semplicità che hanno i cieli, la non-crudeltà della pianta quando serra la mascella, il non spavento del lombrico quando realizza la sorte accogliendola con una mutezza lontana, primordiale, simile ad una nota di cristallo...