Warning: commento provocatorio. Ad un freddo razionalista sembra abbastanza evidente che gli animali possano soffrire e che quindi l'uomo sia impegnato in un genocidio quotidiano che, complessivamente, fa impallidire quelli di Mao, Stalin e Hitler messi insieme. Cos'altro potrebbe dire? L'unico modo per uscirne è adottare un approccio positivo anziché normativo: vediamo come funziona la nostra natura ed evitiamo di combattere contro i mulini a vento. Propongo allora quella che mi sembra la descrizione più corretta dei nostri comportamenti morali: noi respingiamo sia le posizione dei "troppo cattivi" (in questo caso chi prende a calci il suo cane) che quella dei "troppo buoni" (in questo caso l'animal liberation front). I primi sono malvagi ( = credenze sbagliate), i secondi sono perversi ( = credenze di lusso). Condanniamo insomma non tanto i cattivi ma chi vuole distinguersi. In ambito morale prediligiamo una posizione mediana, magari medio-alta (ma nemmeno troppo alta). Puo' darsi che domani il contesto cambi e cambi anche la medietà - questo è relativismo, signori (o contestualismo?) - ma per ora condanniamo sulla base del contesto in cui siamo. Questa è una descrizione che rende ben conto dei fatti? Direi di sì: Gli animali sono pupazzi incapaci di soffrire? Buuuuu. Stiamo quindi assistendo a una Shoah? Buuuuu.