lunedì 20 luglio 2020

ULTIMISSIMO AGGIORNAMENTO INTERNALISMO ESTERNALISMO. RETTIFICA DEI PRECEDENTI DEFINITIVO

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TUTTO IL SAPERE E' SOGGETTIVO Se ritieni che un'affermazione sia vera, ti accorgerai presto che la giustificazione della tua credenza è reperibile sempre e solo nel tuo cuore. Non tutti i filosofi sono d'accordo, per alcuni di loro la giustificazione sta da qualche parte fuori dal nostro cuore (e di noi in generale). Si fanno chiamare "esternalisti". Qui bisogna evitare un equivoco diffuso tra noi profani, molti pensano di reperire la giusficazione all'esterno per il semplice fatto di affidarsi, per esempio, al "metodo scientifico", o al "metodo della chiaroveggenza". Occorre però chiedersi come mai ci si affida al "metodo X", e non si potrà che rispondere "perché mi ha convinto", dopodiché sarà chiaro che questa convinzione riguarda il mio cuore, ovvero l'interiorità del soggetto. La posizione "esternalista" è incongrua poiché conduce ad una descrizione delirante degli stati mentali del soggetto. E' compatibile infatti con conclusioni di questo tenore: "l'affermazione A mi sembra più vera dell'affermazione B ma credo a B e non ad A". Solo un pèazzo potrebbe avere un simile stato mentale. L'internalista, al contrario, giudica vero cio' che gli sembra vero. E se sopraggiungono delle prove che gli fanno cambiare idea, cambierà anche il suo stato mentale di conseguenza. Da Jacques Monod in poi la scienza ha un sacro terrore del soggetto, cosicché, i filosofi che intendono apparire come suoi paladini s'ingegnano in modo cervellotico per sostenere ancora l'idea esternalista in una battaglia impossibile se non dando un addio ideologico al senso comune (e anche ai profani che vogliono farsi una semplice idea nel merito di queste questioni). P.S. Il gergo filosofico (internalismo, soggettivismo...) è fastidioso, e qui lo evito, ma ha una sua giustificazione. Ammettiamo che un "soggettivista" nel senso descritto creda anche che le sue facoltà di apprendimento siano affidabili. In un caso del genere nulla lo distingue da un oggettivista nel senso comune del termine. Per non ingenerare equivoci i filosofi moderni - rigorosi ma barbosi - usano il termine "internalismo" anziché "soggettivismo".

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C'è un soggettivismo che si contrappone all'oggettivismo e al realismo e che, volente o nolente, flirta con il relativismo e lo scetticismo. Molti, non a torto, lo ritengono pericoloso, di solito però viene confuso con il cosiddetto internalismo e si finsce per buttare il bambino con l'acqua sporca. Facciamo un po' di chiarezza.

1) Facciamo un ripassino. Le posizioni internaliste riguardano in generale l'epistemologia e quindi, indirettamente l'etica e l'estetica. In esse si assume che la conoscenza è basata sull'introspezione: io so di sapere (coscienza di sapere qualcosa). E' questo il fondamento di tutto. La conclusione di un sillogismo è vera per inferenza dalle premesse ma le premesse iniziali sono vere perché la mia coscienza interiore lo intuisce e me lo rivela. Io ho accesso a queste informazioni. L'apparenza ESTERIORE dell'alluzinazione è la medesima della realtà, ma attraverso l'introspezione INTERIORE io posso distinguere tra l'una e l'altra. Il soggetto, alla fine è al centro di tutto, ma come si puo' ben vedere, cio' non degenera nello scetticismo, anzi, si tratta di una mossa per combattere le scetticismo: la coscienza è fondamento. L'esternalismo nega tutto questo e condiziona la conoscenza ad elementi esteriori, per esempio il fatto di aver seguito una procedura corretta. Per l'esternalismo la conoscenza è sempre inferenziale, per l'internalismo invece deriva da un accesso diretto alla coscienza, almeno in ultima analisi.

2) Se vogliamo respingere lo scetticismo non dobbiamo confondere soggettivismo e internalismo. Esempio: le cascate del Niagara sono uno spettacolo maestoso, potremmo perfino definirle "belle" ma, domanda, questa bellezza permane nel momento in cui non viene in contatto con l'occhio umano? Sembrerebbe di poter rispondere di no. Che senso ha una bellezza a prescindere dal soggetto che l'ammira? Non riesco nemmeno ad immaginarmela. Ma si puo' andare anche oltre con gli esempi, pensate a un suono, che senso ha questo concetto senza un orecchio umano che ascolta? Il suono senza orecchio sembrerebbe inconcepibile, tanto è vero che la scienza ci dice che esistono soltanto le frequenze d'onda, i suoni non sa nemmeno cosa siano, in fondo sono solo una nostra esperienza interiore, ma se noi non ci siamo. Facendo questi esempi voglio solo dire che la presenza del soggetto è indispensabile affinché certi fenomeni si concretizzino. La battaglia al soggettivismo potrebbe buttare via il bambino con l'acqua sporca, ovvero l'internalismo (fondamento soggettivo) con il

3) Affinché l'internalismo non vanifichi la sua battaglia contro lo scetticismo occorre però che si avvalga del concetto di "coscienza retta", ovvero di natura umana. L'errore introspettivo sistematico comporta quindi una nattura difettosa (perversa). Il bello, il buono e il vero esistono in potenza e la nostra mente puo' riconoscerli tramite l'intuizione introspettiva. Esempio: il soggetto trasforma una certa lunghezza d'onda in rosso, ma un soggetto daltonico la trasforma in verde. Qual è qui il soggetto "ben funzionante"? Qual è il soggetto che deve correggersi? Si tratta allora di recuperare Aristotele? Sì, ma la distinzione tra atto e potenza non è altro che il modernissimo "nulla si crea, nulla si distrugge". Ora, si tratta di capire come tarare il linguaggio: una presenza in potenza è un "esserci" a tutti gli effetti? Potremmo rispondere di no per evitare le derive mistiche di certo platonismo, ma rispondendo di no il ruolo del soggetto ritornerebbe centrale. Ecco, questo soggettivismo è quello che definirei "sano".

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L'internalismo della conoscenza, a sua volta, non va confuso con l'internalismo della mente. Quest'ultimo è una posizione tipica sull'origine dell'intenzione e delle credenze. Se io sto davanti a un albero il fatto di sapere che sto davanti a un albero origina da un fatto esterno a me, ovvero la presenza di un albero di fronte a me. Ma se io desidero qualcosa, dove origina questo desiderio? L'internalista lo considera autentico, ovvero originato nel soggetto. L'esternalista invece dà più importanza alla componente esterna, proprio come nel caso della conoscenza fattuale che abbiamo visto nel caso dell'albero. Chiaramente c'è sia una componente interiore che una componente esteriore, ma qui si tratta di prendere partito per una delle due. In questo caso la posizione internalista è particolarmente adatta a combinarsi con l'individualismo. Detto questo ciascuno vede come una posizione internalista non rischia certo di scadere nel relativismo, anzi, è la posizione esternalista che rischia di sacrificare il libero arbitrio dell'individuo.