1.6. Giussani e Rahner. La critica di Edoardo BenvenutoRead more at location 929
Note: TITOLO. PER RAHNER IL SENSO RELIGIOSI È SENSO DEL CRISTIANESIMO. SIAMO DEI CRISTIANI PRE PROGRAMMATI. NON C È SPAZIO X ESPERIENZE ALTERNATIVE Edit
Note: il neokantiano rahner: l a priori dell uomo è un orientamento a cristo. evidente l affinitá con gius. la via antropologica della teologia. la critica di benvenuto: o si fa appello alla natura umana o si fa appello all esperienza. l a priori in gius latita.in gius il senso religioso assomiglia troppo alla ragione. l a prori di gius: il senso religioso. l a posteriori: cristo e le verità rivelate. l a priori di rahner: un senso cristico che contiene già dei valori cosa con dividere con l altro? x gius il valore della ricerca di senso. per rahner i valori comuni accusa di benvenuto: gius fa un minestrone che accoglie troppo tesi: benvenuto nn vede che la sua critica si attaglia molto meglio a rahner Edit
Non aveva Karl Rahner nel suo kantismo trascendentale dimostrato che l’a priori ontologico di ogni uomo è mosso verso la soluzione cristologica?Read more at location 931
Benvenuto nel suo saggio Qualche domanda attorno al “senso religioso”, pubblicato nell’ottobre 1988 nella rivista “Il Regno”Read more at location 934
Il senso religioso di Giussani entrava in questo clima.Read more at location 942
esempi gustosi e belle citazioni poetiche (dall’amatissimo LeopardiRead more at location 943
Ecco qual è il nocciolo della questione: se si pretende – come da gran parte della teologia contemporanea – che sia inerente all’ontologia della natura umana, ed anzi di essa costitutiva, l’apertura infinita dell’uomo a Dio e alla sua rivelazione, diviene necessario radicare tale sete inestinguibile di Dio nel cuore dell’uomo in quanto tale, di là dalla formulazione esplicita e consapevole della domanda teologica. Per questo Rahner innerva il «fattore esistenziale soprannaturale» al livello dell’«esperienza trascendentale»Read more at location 950
l’esperienza di sé dell’uomo è anche esperienza di DioRead more at location 955
la sua identificazione, troppo stretta, tra senso religioso e ragione,Read more at location 957
Questa puntualizzazione veniva letta alla luce dell’antropologia soprannaturale propria di Rahner, antropologia per la quale la “grazia” è data già con la natura dell’uomo. In tal modo il limite di Giussani non starebbe solo nel suo intellettualismo ma, più radicalmente, nel distinguere tra la dimensione religiosa e il piano dei valori umaniRead more at location 958
l’idea Christi è un a priori presente in noi.Read more at location 964
il «tutto è potenzialmente cristiano» rahneriano – ognuno è un cristiano “anonimo” – si converte in «tutto il cristianesimo è potenzialmente mondano»151.Read more at location 970
critica alla distinzione giussaniana tra antropologia religiosa e Rivelazione.Read more at location 973
Antonio Sicari aveva chiesto: «a chi dice: “basta che ci intendiamo su un minimo comune di valori” non è pericoloso offrire quest’ultimo valore comune che è il senso religioso? Non è rischioso?»152. Rispondendo Giussani affermava: No, perché questo è una modalità umana che fonda tutti i valori e non permette di trascurarne nemmeno uno.Read more at location 975
Il senso religioso diveniva qui l’universale comune, il luogo che decide dell’autenticità dei valori, il terreno proprio del dialogo e dell’incontro fra tutti gli uomini, credenti o non credenti.Read more at location 982
Il senso religioso si riconosce dalle domande fondamentali di senso – come vuole l’antropologia filosofica – oppure si sedimenta nei valori comuni i quali conterrebbero, più o meno consapevolmente, l’idea Christi? In questo secondo caso saremmo di fronte ai logoi spermaticoi “cristici” i quali documentano che la grazia è già immanente alla natura. È, quest’ultima, la posizione di Rahner, l’unica, secondo l’autore, che consente di incontrare il mondo senza chiusure e settarismi.Read more at location 994
la netta distinzione giussaniana tra natura e grazia, tra senso religioso e Rivelazione,Read more at location 1005
In un ribaltamento di prospettive Benvenuto provvede qui, senza accorgersene, a una autocritica della sua posizione. La con-fusione tra cristianesimo e religioni del mondo, l’in-distinzione tra il cristologico e il “religioso” sono proprie, infatti, della cristologia trascendentale.Read more at location 1025
non permette più di distinguere, in modo chiaro, tra il cristiano e lo “sciamanico”.Read more at location 1032
2. Come duemila anni fa. L’esperienza cristiana oggiRead more at location 1429
2.5. La dicotomia tra “fatto” e “valore” e l’impossibile “esperienza”. Le critiche di Barcellona e SeverinoRead more at location 2086
Note: barcellona: troppa ragione in giussani b.: conoscenza amorosa e giudicante nn possono convivere b: dal fatto di gesù segue il ns innamoramento nn la ns valutazione. nn si passa da un fatto ad un valore b: nn ci sono ragioni x amare una donna. nn ci sono ragioni x amare gesù severino: fede e ragione sono incompatibili.no c è una o c è l altra severino: l evidenza ragionevole nn tiene. il fatto è estraneo alla ragione pertiene ai fenomeni all illusiobe severino: il fatto illusorio nn comunica col valore razionale s: la natura dell uomo gli impone sia la domanda che la risposta consolatoria barcellona e severino: due critiche opposte Edit
Note: TITOLO. IMO: 1) CONTRO B: SOGGETTIVITÀ E RAGIONE POSSONO CONVIVERE 2) CONTRO G.: INSUFFICIENTE IL RACCORDO FORNIYO TRA SOGG. E RAGIONE. 2.5@@@@@@@@@@@@@ Edit
obiezioni di critici illustri. Tra essi, Pietro Barcellona ed Emanuele Severino.Read more at location 2090
In questo passaggio tra il “fatto” della presenza di Cristo e la ragione per cui si dovrebbe credere in Lui, non mi risulta chiaroRead more at location 2092
Vedo in questo complesso argomentare un residuo del tentativo storico di dare una base razionale, sia pure propedeutica, alla fedeRead more at location 2095
secondo l’autore, la “conoscenza amorosa” è radicalmente diversa da quella giudicante.Read more at location 2098
Barcellona segue in ciò la tipica impostazione di Max Weber sulla “avalutatività” del conoscere,Read more at location 2104
Trovo una contraddizione tra la rappresentazione della venuta al mondo del Messia come fatto e il successivo argomentare per attribuire valore di testimonianza al fatto stesso. Nella tradizione filosofica europea, tra fatto e valore c’è una differenza di piani,Read more at location 2105
Ragionare sui presupposti che inducono all’intuizione amorosa significa trasferire sul piano del pensiero razionaleRead more at location 2114
si deve invece considerare una mediazione vivente, concreta e reale ma non simbolizzabileRead more at location 2116
Non credo che ci siano ragioni plausibili per amare una donnaRead more at location 2120
esperienza”, privata del giudizio, si risolve in un affectusRead more at location 2125
Barcellona perviene qui a un pessimismo antropologico prossimo a quello della Riforma.Read more at location 2134
Una lettura analoga, anch’essa segnata dalla grande ombra di Kant, è quella di Emanuele Severino.Read more at location 2140
il filosofo contestava il valore di “evidenza” alle verità di fede.Read more at location 2142
Oggi è chiaro – scriveva – che le cosiddette “verità storiche” non sono verità evidenti, ma soltanto ipotesi più o meno confermate (come sapeva sant’Agostino), e quindi è un’ipotesi, ben confermata, tanto che sia vissuto Giulio Cesare quanto che sia vissuto l’uomo stesso Gesù. Ma, per quanto confermata, un’ipotesi non riesce mai ad essere una verità evidente. Specie se l’ipotesi afferma non solo che sia esistito quell’uomo, ma che addirittura egli fosse Dio. Il credente si trova di fronte a un dilemma: o l’incarnazione di Dio è un’ipotesi, che nella fede viene assunta come vera, e dunque è una fede che non può smentire la fede contraria, perché ha lo stesso valore di essa; oppure è un’evidenza della ragione, e il cristianesimo finisce così col cancellare il proprio carattere soprannaturaleRead more at location 2143
Severino che, spinozianamente, non può riconoscere una teleologia immanente.Read more at location 2180
una ferrea distinzione tra esperienza-di-sé ed esperienza-di-altri.Read more at location 2190
Noi vediamo le fattezze di un amico; ma non possiamo vedere il cuore dell’amico.Read more at location 2193
Ciò che Gesù compie induce alcuni dei suoi contemporanei a credere che egli sia il Salvatore; ma nemmeno le opere di Gesù rendono visibile il suo cuore di Salvatore,Read more at location 2194
le “verità di fatto” (Leibniz) non sono “verità di ragione”, non hanno, cioè, un carattere conoscitivo, universaleRead more at location 2219
La distanza delle posizioni sorge qui a motivo della concezione severiniana di esperienzaRead more at location 2222
siamo molto distanti dalla prospettiva di Pietro Barcellona. Per quest’ultimo il peso reale cade sulla vita come amore – il luogo di Cristo – e il regno della ragione è l’ambito degli idoli e degli spettri. L’esatto contrario di Severino,Read more at location 2229