mercoledì 1 febbraio 2017

La lotta all'evasione è un sempreverde

Politico: “è mia ferma intenzione realizzare il paradiso in terra”.
Giornalista: “e come coprirà le spese?”.
Politico: “naturalmente con la lotta all’evasione”.
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Ecco, di un politico del genere meglio non fidarsi.
Ma non tanto per la prima affermazione, quanto per la seconda. Di sicuro non si fida di lui Roberto Perotti, che spiega il suo sentimento avverso nel libro “Status Quo”.
All’apparenza chi si lancia in crociate contro l’evasione fa leva sul popolo indignato dei tartassati costretti a pagare. Senonché, l’indignazione svapora presto in presenza di azioni concrete, e così il crociata si ritrova ben presto da solo lancia in resta:
… Sperare di cambiare le cose esclusivamente con un approccio soft è irrealistico. A parole tutti si indignano quando si parla di evasione ma, appena la finanza controlla qualcuno o qualche categoria specifica, prevale l’istinto buonista: perché prendersela con X quando tutti sanno che Y e Z evadono più di X?…
La lotta all’evasione non è un buon affare per il politico e gli annunci sono destinati a rimanere tali:
… Comprensibilmente, tutto questo spaventa i politici. In una società di evasori, fare una seria lotta all’evasione è il modo migliore per perdere voti. Non fatevi ingannare dai sondaggi, che mostrano sempre la lotta all’evasione come una delle principali priorità degli italiani. Gli italiani, e non solo loro, sono per la lotta all’evasione, ma quella degli altri… Pensare di risolvere il problema senza sanzioni e senza condanne è irrealistico. Per fare la frittata bisogna rompere le uova…
L’indignato che lancia la crociata contro l’evasione, poi, quando la crociata parte si rende conto che l’evasore spesso è lui. Chi non ha nelle orecchie il  comune lamento (“non mi ha fatto la ricevuta fiscale”) elevato spesso dai co-responsabili e co-beneficiari dell’evasione stessa.
C’è poi il popolo dei “lavoretti”: spesso i lavoratori dipendenti recriminano di pagare tutte le tasse. Vero, ma…. Ma la medesima categoria è la maggiormente rappresentata nell’area a più forte evasione in Italia, quella dell’economia sommersa. Insomma, in materia di lotta all’evasione chi grida di più per far partire una “seria lotta all’evasione”, poi, quando la lotta parte sul serio, grida all’ingiustizia e al “boia” Equitalia.
Qui va fatta però una precisazione, tanto per non buttarci troppo giù: gli italiani sono un popolo di evasori non perché lo siano di natura o di mentalità. Lo sono perché sono un popolo di lavoratori autonomi (che mediamente, visto che ne hanno la possibilità, evadono, ma non più dei lavoratori autonomi scandinavi, che sono però molti di meno). E poi perché, specie al Sud (la vera anomalia italica è lì), l’evasione tollerata è il welfare prescelto dalla classe dirigente per mettere in relativa sicurezza una polveriera. Immaginatevi solo se certe percentuali di disoccupazione date per il Sud fossero reali! Ci sarebbe la rivoluzione, ma quella vera.
Ma torniamo al nostro politico: ecco un altro motivo di diffidenza:
… è impensabile recuperare decine di miliardi in pochi anni. Recuperare l’evasione non è come dare una multa, il contenzioso può durare anni o decenni, e ha un esito incerto
Poi c’è un terzo motivo del quale parlano in pochi perché politicamente scorretto:
… Se ogni euro recuperato dall’evasione va a finanziare nuove spese, da un punto di vista macroeconomico recuperare l’evasione equivale ad aumentare la pressione fiscale, con le conseguenze che si possono immaginare. Le tasse sarebbero distribuite in modo più equo, è vero, ma sarebbe solo una questione di “mal comune, mezzo gaudio”: chi già pagava continua a pagare come prima. Se invece il recupero dell’evasione fosse utilizzato per ridurre le tasse a chi già le paga, allora sarebbe molto diverso…
Gentiloni risponde all’Europa - che gli chiede di ridurre il deficit - dicendo di voler evitare le politiche depressive di un aumento della tassazione, ricorrendo invece alla lotta all’evasione. Purtroppo, la lotta all’evasione – qualora abbia successo – coincide proprio con un aumento delle tasse e quindi con una manovra depressiva in piena regola.
Spesso l’evasione recuperata finanzia una spesa pubblica inefficiente, questo peggiora le cose anziché migliorarle.
Il caso Rai è un esempio da manuale:
… con il canone in bolletta diminuirà l’evasione, ma le risorse ricavate verranno tutte utilizzate per aumentare il bilancio della Rai che, come vedremo, è già oggi ben superiore a quello della Bbc…
Se convertire il recupero di evasione in spesa pubblica aumenta la pressione fiscale, figuriamoci quando la spesa è inefficiente. E che lo sia è quanto sostiene Giuseppe Bortolussi nel suo libro Tassati e mazziati cimentandosi in un confronto con la Germania:
… L’Italia presenta, nel periodo 2005-2009, una pressione tributaria superiore di 5,6 punti di PIL rispetto a quella tedesca; anche tenendo conto del fatto che parte delle nostre tasse se ne va per pagare gli interessi sul debito pubblico (2,1 punti in più rispetto alla Germania), la nostra pressione tributaria risulta comunque superiore a quella tedesca di circa 3,5 punti di PIL…
Da notare che il confronto è fatto sulla “pressione tributaria” e non su quella “fiscale” (che comprenderebbe anche i contributi e sarebbe ancor più impietosa).
Ebbene, di fronte a questi dati una domanda sorge spontanea:
… In altre parole: un cittadino italiano, a parità di reddito, paga più tasse rispetto al contribuente tedesco. E allora che fine fanno i nostri soldi? E perché in Germania le cose funzionano e da noi no?
In altri termini ancora: siamo sicuri che sia colpa, come spesso si dice, solo di chi evade le tasse e non di chi ci amministra o di chi lo ha fatto per anni?
Ed ecco un’analogia molto significativa che sbroglia la matassa:
… Per rendere meglio l’idea possiamo fare l’esempio di due condomini: il Condominio Germania, costituito da sei appartamenti, con i locali sempre in ordine e le scale pulite, e il Condominio Italia, sempre di sei appartamenti di uguale metratura, solo che le scale sono sporche, il riscaldamento funziona male, i vetri sono rotti. L’amministratore del Condominio Italia continua a giustificarsi dicendo in giro che tutte le inefficienze del servizio sono causate dal fatto che gli inquilini dell’ultimo piano non hanno mai pagato le spese condominiali (in sostanza evadono), riducendo così le risorse di cui dispone. Poi, però, si scopre che ogni appartamento del Condominio Germania paga 100 euro all’anno per la gestione comune, mentre il Condominio Italia ne paga 150. Facendo i conti, il Condominio Germania dispone ogni anno di 600 euro, e con quelli riesce a far funzionare bene le cose; il Condominio Italia di euro a disposizione ne ha addirittura 750 all’anno, nonostante gli «evasori» dell’ultimo piano, ma le scale sono sporche e i vetri sono rotti eccetera… Il risultato è deprimente: paghiamo più tasse dei tedeschi per ottenere molto di meno…
L’autore va a vedere nel dettaglio come vengono spesi i soldi per capire dove stanno le differenze più macroscopiche tra i due “amministratori”:
… Secondo uno studio della CGIA di Mestre, nel 2008 la spesa per retribuzioni della Pubblica amministrazione italiana era pari al 10,9% del PIL, in sostanziale crescita rispetto a inizio decennio: tolti gli interessi sul debito, un quarto della spesa pubblica nazionale è assorbita dagli stipendi. In Germania, invece, le cose vanno un po’ diversamente: negli ultimi anni il peso del costo del lavoro pubblico sul PIL è diminuito progressivamente fino ad arrivare al 6,9% nel 2008; per questo, la quota di spesa imputabile alle retribuzioni pubbliche è appena il 16,7%, circa nove punti in meno rispetto al nostro Paese… In Italia vi sono complessivamente circa 3,6 milioni di dipendenti pubblici, ovvero uno ogni 16 abitanti; in Germania, invece, i dipendenti pubblici sono 4,5 milioni, ovvero uno ogni 18 abitanti…
Conclusione: non mancano le risorse ma la capacità di non sprecarle.
… In sostanza, in Italia i soldi a disposizione sono comunque di più che in Germania; ma allora perché da noi le cose non funzionano? Il problema in Italia, come ho cercato di spiegarvi, non sta nella mancanza di risorse o nella cattiva gestione delle entrate…
E’ dal lato della spesa che si manifestano i problemi maggiori:
… Diventa dunque lecito ripetere che se tutti pagassero quanto dovuto sarebbe una cosa bellissima, anche perché c’è chi di tasse ne paga troppe e potrebbe sperare di vedere finalmente ridotta la pressione fiscale a suo carico. Tuttavia temo, come ho già spiegato, che la storia ci insegni che lo Stato, anziché avere più soldi da gestire, avrebbe più soldi da sprecare, e lo dimostra il fatto che il recupero dell’evasione lo troviamo ogni anno in finanziaria già puntualmente impegnato…
E Bortolussi ci va leggero rilevando che siamo “spreconi” rispetto alla Germania. L’economista sa infatti che la Germania è a sua volta “sprecona”. Possiamo dirlo anche assumendo che la Germania sia il benchmark in questo campo. Ma perché? Semplice, fa parte della natura della spesa pubblica: il politico non è né interessato né ha le competenze per spendere bene. I soldi non sono suoi e non li spende per sé. Certo, l’elettore potrebbe controllarlo ma l’elettore non è interessato e nemmeno ha le competenze per farlo. Il controllo, infatti, è un bene pubblico (perché dovrei controllare io e non tu?), oltretutto estremamente complicato da produrre (ci sono milioni di controlli su materie poco trasparenti da svolgere).
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