L’ arte è il regno della sfumatura?
Forse che sì, ma forse che no.
Per il “forse no” sembrano schierarsi i “meritocratici fuori-mercato”.
Se non digitalizzi l’ universo come fai infatti a redigere quiz in tutte le materie? Come fai a misurare il merito stando alla larga dai mercati e dormire tranquillo?
Se il merito è il frutto di un’ autopsia, inutile cincischiare, hai bisogno di cadaveri.
Veniamo al sodo: nel test Invalsi dei licei si proponeva un brano di Rigoni Stern, in cui una ragazza cadeva sugli sci davanti a un soldato che la risollevava chiedendole scusa proprio nel mentre lei riprendeva la discesa «indispettita, crucciata e arrabbiata per quella stupida caduta».
Domanda del burocrate: perché la ragazza se ne va senza dire grazie?
A. È seccata dall'invadenza del militare;
B. Si vergogna del proprio aspetto;
C. È irritata con se stessa per essere caduta;
D. Si è fatta male cadendo.
Per il calcolatore ministeriale c’ è una risposta giusta e una sola (la C?).
Una vera fortuna visto che, guarda caso, abbiamo a disposizione una sola crocetta.
Ma per gli “sfumaturisti” probabilmente la risposta giusta è per l’ appunto un coacervo di sfumature che coinvolgono sia A che B che C che D.
Questo per il semplice fatto che Rigoni Stern sa scrivere, ovvero, non si fa imprigionare in una casella.
Veramente non si fa imprigionare neanche in quattro caselle, per cui, in casi del genere, chi penetra a fondo cio’ che legge lo riconosci non solo perché non saprebbe dove mettere la crocetta ma, semmai, perché in grado di allungare creativamente la lista proposta arrivando fino alla Z: con Rigoni possiamo permettercelo!
E al diavolo le assurdità targate Invalsi.