lunedì 27 dicembre 2010

Gengis Khan

Ci sono molti modi per rendere conto delle relazioni tra uomini e donne nel corso della storia senza ricorrere all' implausibile concetto di "patriarcato" come ad altri ferri vecchi del femminismo più retrivo e dogmatico.

Pochi dubitano che l' evoluzione abbia modellato una differenza profonda tra uomo e donna, eppure pochi rischiano di far danni come colore che, pretendendo di averla individuata (o negata) cercano poi di costruirci sopra il modello di società più confacente.

Alternativa: dare pari diritti a tutti e lasciare che la società fiorisca non programmata.

Detto questo, anch' io ho una mia idea sul tema, mi baso innazitutto su due fatti.

FATTO 1: nella nostra società gli uomini (maschi) sono al "top". Ma anche al "bottom": fatevi un giro tra carcerati e barboni, quasi solo uomini. Non parliamo poi delle vittime sul lavoro o in guerra.

FATTO 2: Che percentuale dei nostri antenati è costituita da donne? E che percentuale è costituita da uomini? Risposta abbastanza sorprendente: 80% e 40%! Gengis Khan ebbe un migliaio di figli e qualsiasi uomo potrebbe eguagliarlo. Una donna non va oltre la dozzina. Difficilmente una donna resta senza figli con tanti uomini assatanati in giro. Molto facilmente un uomo sfigato resta senza figli visto che in giro ci sono solo donne esigenti.

CONGETTURA 1: Il FATTO 2 spiega perchè sia l' uomo il soggetto deputato ad intraprendere attività rischiose e su vasta scala: ha la possibilità di inseminare mezzo mondo e, contemporaneamente, di rimanere a secco se giudicato uno sfigato. La donna si è specializzata invece nell' intimità e nel nucleo ristretto: i suoi figli lei li avrà, quel che deve garantirsi è la protezione. Questo spiega anche perchè l' uomo è più impegnato nelle vaste reti relazionali anonime mentre la donna dà il suo meglio nelle ridotte reti relazionali affettive. Il FATTO 1 conferma del resto la congettura: più rischio, più polarizzazione.

CONGETTURA 2: la differenza uomo/donna risiede più nelle motivazioni che nelle abilità, cio' non toglie che sia una differenza profonda.

Prendiamo la musica: nella storia della musica impressiona la rarità di talenti femminili. Ci hanno spiegato che gioca un ruolo l' ambito sociale tutto dedito a scoraggiare la donna. Eppure, questa spiegazione non si accorda con una quantità di fatti. Esempio: nel XIX secolo le donne suonavano il piano molto più degli uomini senza aver dato un grande contributo creativo; nel frattempo uomini neri afro americani inventavano il blues e il jazz, generi che rivoluzieranno l' ascolto della musica. Possiamo girarla come vogliamo ma questi uomini, spesso schiavi o ex schiavi, partivano senz' altro da posizioni più svantaggiate.

CONCLUSIONE: la Cultura di una società puo' essere vista come una strategia tramite la quale uomini e donne stanno insieme in modo efficiente, in modo tale cioè che 1+1 faccia più di 2. E i benefici "sistemici" sono tanto più generosi quanto più il "sistema" è allargato. Ma man mano che il gruppo si espande, le competenze dell' uomo, come abbiamo visto, hanno il sopravvento. E' per questo che le società dove "conoscenza", "benessere" e "potere" hanno un ruolo centrale, probabilmente avranno uomini ai loro vertici. Sono infatti "sistemi" tesi ad esaltare comoponenti che dal punto di vista evolutivo ricadono nella sfera di competenza maschile.

Questo paradigma mi sembra il più convincente ed inlinea con i fatti. Lo traggo per lo più da Roy Beaumeister che l' ha messo a punto in modo chiaro (qui una sintesi)

Io ne venni a conoscenza seguendo il buon David Friedman, nell' occasione si chiedeva chi tra destra e sinistra frapponesse i maggiori ostacoli all' insegnamento dell' evoluzionismo nelle scuole:

"And the religious right has been the chief force against teaching evolution."

(Quoted from Barbara Forrest, a Southeastern Lousiana University philosophy professor and prominent critic of creationist science.)

It's a widespread view, but true in only a narrow sense. People who say they are against teaching the theory of evolution are very likely to be Christian fundamentalists. But people who are against taking seriously the implications of evolution, strongly enough to want to attack those who disagree, including those who teach those implications, are quite likely to be on the left.

Consider the most striking case, the question of whether there are differences between men and women with regard to the distribution of intellectual abilities or behavioral patterns. That no such differences exist, or if that if they exist they are insignificant, is a matter of faith for many on the left. The faith is so strongly held that when the president of Harvard, himself a prominent academic, merely raised the possibility that one reason why there were fewer women than men in certain fields might be such differences, he was ferociously attacked and eventually driven to resign.


http://daviddfriedman.blogspot.com/2008/08/who-is-against-evolution.html