Poche stagioni sono state risparmiate dal pernicioso fenomeno dei giovani che scendono in piazza per lottare e difendere il loro futuro.
[mettete pure le virgolette dove vi aggrada, difficile eccedere].
La periodica "riforma" della scuola italica è in questi casi un' esca succulenta; come saliva canina un fracassoso corteo minorenne e minorato scorrerà presto per le strade di una città adulta e giustamente disinteressata.
Ci sarà pur sempre qualche giornalista co.co.co. che metterà sotto quei menti brufolosi la spugna di un microfono nel quale riprodurre il classico "belato del sedicenne"; ci sarà sempre una foto sul giornale con lei in spagoletta a lui mentre guardano l' orizzonte lontano (in realtà stanno cercando un cesso); ci sarà sempre la solita puntata dedicata da Fahre (se è quella dell' anno scorso riciclata, pazienza, difficile accorgersene).
Lo spettacolo che offre questa canea rattrista l' osservatore; ma la repulsione anticipa sempre di un attimo la malinconia. Questo almeno se l' osservatore sono io.
Tra quelle sagome deformi per il recente allungamento, non distinguo altro che tumulto e scoordinamento cognitivo. Voci sgraziate urlano slogan sciatti e conformisti fino a tarda sera, fino a che ciascuno torna alla sua play station.
Le masse convocate da un dittatore africano appaiono più fantasiose, più spontanee, più riflessive, più propositive. Più tutto.
Possibile che ad una simile iattura non si possa porre un freno? Possibile che ancora dobbiamo scostare i calcinacci del 68 quando scendiamo in città per una commissione? Cade a pezzi Pompei ma non cade una baracca nata fatiscente? Possibile che la parte sana della giovuentù si lasci rappresentare da questo ciarpame senza reagire? Possibile che il "diritto a sognare" si porti sempre dietro il "dovere alla deficienza"?
Domande che bruciano, specie in chi, pur non riuscendo a nascondere simili epifanie, d' istinto ha sentimenti di speranza nell' umanità a venire.
Come salvare i nostri figli dalla maledizione del brufolo? Toccherà anche a loro entrare in questo circo di animali maltrattati e pagliacci che ruttano tristi battute da trivio?
Cosa fare non lo so, ma sento che un pericolo insidioso sta in quel maledetto "diritto a sognare", sempre condito con altro romanticume putrefatto.
Ed ecco allora che, in nome della "bella irrazionalità", l' okkupazione, da vacanza vigliacca, si trasforma in un' avventura che compensa i fighetti malvestiti con cura dall' autoprivazione imposta del Ggrande Fratello.
Non fraintendetemi. Dico che nessuno spettacolo bea quanto quello offerto da un giovane che sogna, ma aggiungo subito che nessuno spettacolo avvilisce quanto quello offerto da un giovane istruito del suo "diritto a sognare".
La faccia citrulla che svetta oltre la keifa non è la faccia di un ragazzo che "sogna", è la faccia di un ragazzo che "esercità un diritto".
Ecco allora quel che non va: i diritti sono gratis mentre i sogni si pagano; non esiste un sogno disgiunto dal suo prezzo, così come non esiste l' eroina aggratis.
Il regno dei sogni è lo stesso dei prezzi!!
Ma che nessuno si demoralizzi per questo: non esiste un regno tanto magico quanto quello dei prezzi (anche se si presta poco alla massa "bestia pazza").
E allora che il giovane si paghi i suoi sogni, che si appassioni a quella magia senza disgiungerla dalla magia dei prezzi.
Come disperdere la manifestazione facendo giungere questo insegnamento? Quale favola raccontare a questi bambini cresciutelli per far sentire almeno una volta nella vita il rintocco di un' altra campana? Come scoraggiare l' intruppamento? Come insegnare "versi" differenti dal "belato compulsivo del sedicenne"?
"The Price of Everything. Parabole of possibility and prosperity" è una novella scritta da Russel Roberts, penso anche che sia il lacrimogeno più efficace per sciogliere quel genere di cortei che tanto offende il più elementare senso estetico ancor prima che la ragione.
Nessuno al mondo sa costruire una matita, lo sapevate?
Un oggetto tanto comune e insignificante è anche un miracolo in cui convergono alte tecnologie molto differenti tra loro, un oggetto per cui si impiegano materiali eterocliti che provengono da tutto il mondo.
Nessuno sa costruire una matita, eppure ci sono matite per tutti noi. Quando ci serve, ecco che la troviamo al momento giusto e al posto giusto. Mesi prima un minatore nello Sri Lanka ha estratto la grafite necessaria per servire al meglio quel bisogno che in noi è sopravvenuto oggi.
Noi non avevamo avvertito nessuno, il minatore dello Sri Lanka non ne sapeva niente, e così neppure il boscaiolo dell' Illinois, l' estrattore giapponese di alluminio, il "gomalores" dell' ammazzonia e le mille altre persone coinvolte. Chi soprassiede a questo miracoloso coordinamento? Nessuno, è un sofisticato ordine senza gerarchi. Il presso è l' autorità che ci libera da ogni autorità.
Perchè sotto il pontile da cui il bimbo lancia le sue briciole c' è sempre un buon numero di papere, ma non troppe da creare assembramenti? Eppure nessuno ha mandato un memo alle papere del lago.
Si tratta di un ordine senza comandanti. Anche lì fa tutto il prezzo.
Come fa lo stormo di anatre a configurarsi in mille forme cangianti che impauriscono il falcone? Niente generali nemmeno lì. Solo prezzi.
Perchè la formica regina, ovvero la regina del popolo animale più minuzosamente organizzato, nel formicaio svolge mille servigi tranne quello di organizzare il suo popolo? Perchè per avere ordine non ci vuole una regina, bastano i prezzi.
Ricordiamoci come il miracolo dei prezzi ci preserva da un "comandante in capo". Ricordiamocelo specie quando imprechiamo contro i prezzi che si alzano. Ricordiamocelo specie quando pensiamo che qualcosa sia gratuito perchè un "cattivo maestro" è venuto a sussurrarci (dai microfoni della radio) la balla del "diritto a sognare".
Il "diritto a sognare" senza vincoli spetta solo al despota onnipotente. Se vogliamo vivere in un mondo senza despoti ma che non rinunci alla fantasia sbrigliata e alla magia, familiarizziamo con il "prezzo". Il prezzo ci dà l' una e l' altra cosa.
Russ Roberts spiega il miracolo dei prezzi senza parlare mai dei prezzi. Attraverso i prezzi ci immerge nella fastidiosa realtà delle "manifestazioni giovanili"; l' insensatezza di simili imprese emerge sempre più chiara pagina dopo pagina, enmerge senza offendere la suscettibilità di chi è caduto in tentazione partecipando.
Anzi, il protagonista è Ramon, un partecipante con il cuore al posto giusto e con tanto di megafono in spalla. Ci crede veramente. Crede!, direbbe Mario Martone.
E' la saggia Ruth che ne parla alla bella Amy che prenderà per mano Ramon facendogli imboccare la nuova via, quella del ragionamento. Credere non è tutto, c' è anche la testa. Il sogno non è tutto, ci sono anche i prezzi. Servono per sognare meglio, non solo per aprire gli occhi al mondo.
Già, il messicano Ramon, un agitatore poco agitato, un tipo dall' intenzione retta, un ragazzo che cerca d' inventarsi un sogno prima ancora che un diritto.
Il miglior candidato ad uscire dal famelico branco dei sognatori vigliacchi.