lunedì 27 dicembre 2010

Il Profeta

Condannato a sei anni di carcere, il diciannovenne Malik El Djebena non sa né leggere né scrivere. In prigione, Malik sembra più giovane e fragile rispetto agli altri detenuti. Preso di mira dal leader della gang corsa, che spadroneggia nel carcere, Malik è costretto a svolgere numerose "missioni", che rafforzeranno il suo animo e che gli faranno meritare la fiducia del boss. Malik è una persona molto audace e non esiterà a mettere a punto un suo piano segreto


Un film inquietante, innanzitutto per come descrive l' humus che contribuisce alla gemmazione di una mente criminale.

Gli ingredienti essenziali sembrano essere tre:

1) Istruzione.

2) Multietnicità.

3) Pene alternative al carcere.

Allorchè Malik accede ai tre elementi, il più è fatto.

Con un minimo di 1, 2 e 3, il diavolo si mostra in grado di fare anche i coperchi.

Tuto cio' che dovrebbe essere fuoriero di nuova edificazione concima in realtà un fantasmagorico fiore del male.

E' grazie a questo mix che la dispendiosa e disordinata barbarie...



... puo' trasformarsi in vera macchina di morte.



Eppure la storia è attraversata da una luce, parla stentorea anche la voce dell' Angelo, quella che invita alla salvezza.

Ma da dove viene?

Sembra di capire che venga dal pensiero delle cose ultime. La meditazione sulla morte nobilita e redime.

Purchè sia meditazione condotta all' interno di una relazione intima.

Le parole di Abdul a Malik: "cosa lascerò alla mia famiglia ora che un cancro mi sta portando via?", sembrano spingere la coppia al grande colpo. In realtà penso che quelle parole seminino dell' altro in Malik e lo spingano alla decisione cruciale.

Una segnalazione dalla quale non posso esimermi: nei panni del boss corso, Niels Arestrup è all' altezza del Padrino Marlon Brando.