Se passando da St. Petersburg ti capitasse di imbatterti in Tom, non mancherai di riconoscerlo per il suo tipico modo di presentarsi.
Si mette davanti a te e ti fa: "Posso dartene un fracco se voglio".
In alternativa segna con l' alluce una linea in terra e ti guarda con sufficienza.
Poi riprende: "ti sfido a superarla, fallo e ti riempio di botte. Mi sa che sei solo un coniglio che non accetta le sfide".
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Tom se ne sbatte delle punizioni.
Certo, zia Polly minaccia le frustate ed è un' educatrice che conosce bene quanto risparmiare la verga sia la rovina dei bambini.
Ma poi si limita ad un buffetto in testa con il ditale. Capirai.
E' anche vero che le sue parole a volte sono terribili.
E allora? Le parole non fanno male!
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Tom sembra avere una filosofia innata che lo scorta ovunque vada.
Ecco il ritornello: le tristezze che porta con sè un guaio procurato vengono presto dimenticate se ci si impegna a fondo nel pianificare la successiva impresa teppistica.
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Tom, nonostante la giovane età, ha una notevole esperienza di "lavori socialmente utili".
In particolare è un habituè dei lavori forzati del Sabato Mattina.
Staccionate da verniciare e roba del genere. Piuttosto deprimente in effetti.
Ma è un inconveniente solo all' apparenza.
In fondo evadere non è poi così difficile, basta turlupinare il solito negro che passa gettandogli un paio di bilie.
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E' sempre bello vessare i nostri coetanei bietoloni che girano per il paese a frotte.
Questo perlomeno è cio' che pensa Tom.
Forse è proprio a tale convinzione che deve la sua serenità d' animo e la sua spavalderia.
Sa che se una pena lo grava, c' è sempre in giro un fessacchiotto a cui è possibile trasferirla.
Per lui questa è una rassicurante legge di natura.
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Se c' è da spaccare la faccia a un antipatico, Tom ci sta sempre. Si tratta di una pratica elettrizzante.
Ma Tom ha imparato anche un' altra lezione: quella per cui un Capo raramente deve abbassarsi a farlo in prima persona.
E' roba da pesci piccoli. E' roba che puo' essere demandata ai mocciosi.
Ora che è maturato, la sua ambizione è un' altra: stare sul poggio a vedere la sua ganga menar le mani e, nel frattempo, dirigere le operazioni da lassù con il minimo dispendio di energie.
In realtà la banda non c' è ancora anche se Tom ha già fissato l' altisonante parola d' ordine traendola dai suoi libri (di pirateria) prediletti: SANGUE.
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Sid, il fratello, è un tipo tranquillo che vuole bene a Tom. Più di quanto Tom sospetti.
Forse è per questo che mette al corrente zia Polly quando Tom esagera.
Per reagire a tale fatto increscioso Tom conosce una sola contromisura: lo pesta.
Tutto sommato sembra che come deterrente questa strategia funzioni abbastanza bene.
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Ormai non è più possibile negare l' evidenza: Tom ruba. Prima rubacchiava, ma adesso ruba proprio come una gazza.
Ruba mele, gatti morti e ranocchi vivi, bilie, berretti, cosce di pollo, code di lecertola, vesciche (direttamente dal macello)...non finirebbe mai di rubare se fosse per lui.
Sa bene quali siano i momenti migliori per perpetrare il misfatto.
Esempio, quando zia Polly, ispirata e con gli occhi socchiusi, si infervora nel rivolgergli un predicozzo edificante con tanto di fiorite citazioni dalle Scritture...ecco allora che, all' apogeo del phatos, il degenere allunga una mano di velluto e gratta una frittella.
Poi scende in strada soddisfatto a succhiarsi la leccornia che, come si sa, è sempre più saporita se ottenuta con la frode.
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Tom forse c' ha la donna. E' una melliflua pupa bionda con le trecce che a guardarla mette tenerezza. Una che lo chiama Thomas anche di fronte ai suoi amici. Di solito lo chiamano Thomas solo prima delle cinghiate.
Tom le ha fatto una corte strana quanto serrata a suon di infantili acrobazie ginniche alternate con altre esibizioni grottesche e assurdi pavoneggiamenti.
Poi si è dedicato alle smorfie, a sputare lontanissimo, a fare rutti articolati e a scappellottare altri ragazzi in sua presenza. Mai viste tante scempiaggini tutte insieme.
Cio' non toglie che Tom e Becky siano una coppia all' altezza di Paolo e Francesca, o Werther e Carlotta.
Quando Tom la vede che arriva diventa rosso e imbranato. La salivazione si inceppa, comincia a cincischiare ed è pervaso da un adorante timore reverenziale. Un po' come tutti quelli che devono passare in un "amen" dalle botte alle carezze.
Finchè si sblocca e ricomincia con naturalezza a fare lo scemo e a spararla grossa.
Puo' darsi che un' inconsapevole parola di lei lo intristisca per l' intera giornata.
Quand' è così non è da escludere che Tom metta su un muso misterioso ai più e si apparti in un angolino per piangere un po' in santa pace.
Come i mafiosi al MET, quando dal loro palchetto contemplano Cavalleria Rusticana.
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Se proprio non c' è niente da fare si possono pur sempre molestare gli animali.
A quest' ultima risorsa Tom ricorre spesso e volentieri, specie nelle lunghe giornate estive dove ha a disposizione moltissimo di quel tempo particolare che non è denaro.
Ha una vera passione per i gatti morti (specie se irrigiditi), che, oltretutto, seguendo alcuni raccapriccianti protocolli, sembra che mandino via i porri.
Sui gatti vivi invece si possono sperimentare nuovi intrugli medicinali. Il gatto di casa Sawyer, perlomeno, è schiattato in seguito a esperimenti del genere, non dopo essersi esibito in una tarantola frenetica che ha devastato il salotto di casa.
Ma ci sono anche ranocchi da infilzare (occhio alle verruche però), code di lucertola da collezionare e nidi da esplorare (con grave nocumento degli occupanti).
Le mosche sono in salvo solo in Chiesa e durante la Predica, momento in cui la palpebra del Nostro si appesantisce rendendolo incapace di seguire l’ istinto.
Memorabile l' impudenza di una nera temeraria che, proprio in quei momenti, atterrò sulla spalliera davanti a Tom cominciando a stropicciarsi la testa sfregandosela così vigorosamente da dare l' impressione che la testa stessa fosse sul punto di staccarsi dall' esile filamento del collo. Procedeva tranquilla e irridente nella toletta, come se fosse consapevole della sua immunità.
Ma poi la Predica terminò e la sfrontata avrebbe visto affogata nel sangue tanta arroganza se...
Una passione inspiegabile è riservata alle zecche. Sollecitate dallo spillone sembra che corrano velocissime. Tom ne ha una niente male. Alcuni dicono che è piccola, ma si fa presto a criticare una zecca quando non se ne possiede.
Arrivo a dire che in cambio di una zecca Tom sarebbe disposto anche a rinunciare al suo topo morto (hai presente quei topi morti che si legano allo spago per farli girare intorno alla testa? Figata!). Per regolarsi meglio si consideri che un topo morto (freschissimo) è stato il regalo di fidanzamento che ha completamente travolto le difese di Becky.
Non se ne parla invece se in cambio gli si chiede il suo "tesoro", ovvero: un grosso scarafaggio nero con pinze formidabili che Tom porta sempre con sè.
Infilato tra le natiche dei barboncini di passaggio li trasforma in comete pelose che orbitano guaendo intorno all' abitato.
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Tom ha imparato presto e bene come "restare a galla". Regola numero uno: fuggire le proprie responsabilità.
Simula et dissimula. Gran parte delle giornate di Tom sono dedicate a queste arti gesuitiche.
Purtroppo un bambino ha poche "responsabilità", quindi non puo' coltivare con metodo la pratica che consiste nell' eluderle.
Se si cerca con il lanternino qualcosa però si trova. Per es. la scuola.
Simulare malattie è altamente indicato per marinare la scuola.
Tom sa simulare molto bene i mal di pancia, il mal di denti e il mal di testa. La sua specialità, però, è costituita da non meglio precisati dolori alle dita. Lo stesso Tom, oggi come oggi, dubita che siano completamente sane.
Tom è un artista nel gemere. Sa anche farsi sentire molto chiaramente da tutti quando decide di soffocare un gemito per non disturbare il prossimo.
Dopo tutta l' esperienza cumulata, Tom ora conosce alla perfezione qual è il trucco migliore per sgravarsi da ogni responsabilità: avere buone intenzioni.
Con un salvacondotto del genere potresti anche dare fuoco al paese e gli stolti ancora parlerebbero di te con deferenza.
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Tom pensa che che se hai veramente qualcosa di importante da dire, allora devi dirlo infilandoci una bestemmia.
Le cose importanti non possono essere comunicate senza almeno un' oscenità, si perde in chiarezza.
Per questo soffre di un' invidia verde nei confronti di Huck. Lui puo' imprecare a tutto spiano anche in casa!
Tom sente molto questa condizione di inferiorità e ce la mette tutta per compensarla intavolando, appena puo', rumorosi turpiloqui per strada insieme ai suoi amici.
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Randellare gli ingenui è una missione che Tom ha preso molto sul serio. E, si sa, tra i bambini ci sono molti ingenui.
Ancora più emozionante è fare in modo che le legnate al fesso vengano impartite da una mano terza. Magari dal genitore stesso.
Per questo che Tom dedica particolari cure ad una delle sue attività preferite: fare la spia.
Fare la spia dà molte soddisfazioni, e chi lo negherebbe. Ma c' è qualcosa che promette gioie più durature: l' arte del ricatto.
Quando a Tom si presenta l' occasione di ordire un ricatto, quando i provvidenziali fatti mettono saldamente nelle sue mani le sorti di un debole, allora gli si illuminano gli occhi da predatore, entra in estasi e il cuore trabocca di esultanze sconosciute.
C' è da giurare che strizzerà il pivello fino a succhiargli anche il midollo, con grande spasso del lettore, almeno di quello sadico.
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Ma il momento che Tom attende con più letizia è sempre lo stesso. Il tipico momento in cui il bullo ascende al settimo cielo.
Si presenta raramente ma a volte si presenta.
E' quello in cui viene punito ingiustamente.
Dopo aver sopportato taciturno e con particolare fermezza l' immeritato castigo, Tom assapora ogni istante in cui l' inesorabile Verità emerge implacabile.
Quando le cose sono ormai chiare attende trepidando la compassione consolatrice di zia Polly.
Tom si mette volentieri in un angolo facendo il broncio e ingigantendo le proprie disgrazie.
Sa che zia Polly dentro soffre, anche se non dà segnali esteriori e va dicendo in giro che "una sberla a Tom non è mai sprecata".
In quei momenti Tom dà la stura ai sogni, si vede a letto malato, anzi, in agonia, con la zia Polly che implora una parola di perdono.
Ma lui si gira dall' altra parte negandogliela.
Seguono funerali zuppi di lacrime, pianti a squarciagola e mea culpa di tutti i presenti.
Queste lugubri fantasie in realtà lo rinfrancano. Ora Tom è pronto per tornare in strada a sfasciare qualcosa.
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Quel Pinocchio a stelle e strice di un Tom è un bullo molto particolare. Non sembra percorso da rabbie corrosive come il generico bullo.
Anzi, tra un casino e l' altro, bisogna ammettere che il suo cuore è leggero e colmo di piacevoli aspettative.
Inoltre, in quel cuore, c' è sempre spazio per almeno una canzone da fischiare al modo dei negri, con la lingua arrotolata sotto il palato.
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Questo mark Twain...! Per ovvie esigenze non spinse il pedale fino in fondo. Cio' non mi leva il dubbio che, a volte, abbia voluto parlarci di un tipo inquietante, il Cattivo Felice.