Ieri ho partecipato ad una scuola di comunità dei ciellini. E' praticamente un club di lettura, solo che si leggono solo i libri di Don Giussani.
Stiamo leggendo "Si puo' vivere così?", Rizzoli.
Viene assegnato un capitolo, poi piccoli gruppi di 8/10 persone s' incontrano a casa di un membro a rotazione per commentarlo insieme e rendere testimonianza di episodi di vita vissuta legati a quella tematica.
Dopodichè si mangia e si beve, cosa vi credevate.
Ieri il apitolo riguardava "il sacrificio"; Giussani sul punto non dà scampo: l' uomo di fede deve sacrificare alla fede tutto in ogni momento della sua vita; moglie, marito, figli, ricchezza, non deve guardare in faccia a niente... tutto.
Un tale ha chiesto persino se vincendo al super enalotto la vincita dovesse essere interamente donata alla chiesa, magari alla Compagnia delle Opere. In effetti mi sembra che il Gius non faccia aperture che consentano soluzioni alternative.
Oooohh... questo Giussani, il solito integralista senza ragione... direbbe mia mamma.
Puo' darsi integralista, ma non "senza ragione". E mi spiego.
La scommessa di Pascal è uno degli argomenti più forti per giustificare la razionalità dell' atto di fede.
I cattolici amano però rappresentarsela così: vale sempre la pena di credere quando ci promettono un bene infinito, anche se le probabilità che si realizzi sono minime.
La fede è dunque razionale. Sì, ma la versione dell' argomento fornita da molti cattolici è edulcorata.
Gli atei non riescono a smontarla, ma perlomeno, nel tentativo di farlo, ne danno una formulazione più rigorosa al fine di demoralizzare il credente di buon senso: vale la pena investire tutto nella fede di un bene infinito, anche se improbabile.
Qui l' argomento ateo sviluppato rigorosamente ricorrendo alla teoria delle scommesse.
In altre parole: solo il fondamentalismo è razionale.
In questo senso le parole radicali di Giussani vanno a braccetto con quelle dell' ateo Tabarrok.